LEZIONI DI CINEMA

PELLICOLA

“LEZIONI”
di
CINEMA

1

del prof. Giuseppe Maddaluno*

Napoli – Pozzuoli – Feltre – Empoli – Prato
(ho avviato a scrivere nel 2005)

Cosa significa “lezioni” nel titolo di questa raccolta di momenti diversi che in questi anni si sono susseguiti davanti a me e che hanno contribuito a farmi essere quello che sono, con tutti i limiti che posseggo e che spesso caratterizzano il mio lavoro più di quanto non lo riescano a fare i pregi?
Con il termine “lezioni” ho voluto asserire il mio ruolo di acquisitore più che quello di venditore di cultura; le “lezioni” di cui parlerò sono infatti quelle che mi hanno formato nel corso degli anni anche quando ero io a proporre, ad organizzare momenti diversi nella società, nella cultura, nella politica, nel sindacato. Le “lezioni” dunque non sono quelle che ho impartito nel corso di questi anni ai miei allievi oppure ai cittadini, quando ho dovuto svolgere il ruolo, con grande fatica, di relatore o di professore, ma sono quelle che mi hanno regalato i grandi autori del cinema attraverso i loro capolavori oppure i grandi esperti e critici dell’arte cinematografica oppure gli artisti, i grandi interpreti del cinema, oppure ancora alcuni giovani che appassionandosi al cinema mi stimolavano ad operare insieme a loro su alcuni argomenti, oppure ancora altri giovani che mi hanno insegnato a realizzare cinema pensando di poterlo imparare da me.
Non sto facendo affatto professione di modestia, sto soltanto dicendo la verità: ho imparato a fare, ho imparato a sapere fingendo di saper fare, fingendo di saper sapere; ed intanto ho imparato qualcosa. Ma non sarà mai tutto! E dunque imparerò ancora, anche in questa occasione: perché non ho mai pensato fino ad ora di raccogliere tutte le mie esperienze “strane” per portarle ad esempio agli altri. La mia curiosità è inesauribile e pretendo di dimostrarlo con le tracce di questo percorso che dagli anni dell’infanzia mi ha condotto fino a qui, nel 2005, ma poi forse aggiungerò qualche altro annetto cammin facendo.

PRIMI PASSI

1947 – 12 febbraio: che giorno era?
Poco importa. Era il giorno in cui sono nato. A Napoli in un ospedale verso Capodichino, dove ora c’è l’Aereoporto partenopeo. In quell’anno una serie di film più o meno importanti uscirono sul mercato, ma non credo di averli visti se non un paio di anni dopo. Per la cronaca, del 1947 erano “Germania anno zero” di Roberto Rossellini, “Monsieur Verdoux” di Charlie Chaplin, “Il diavolo in corpo” di Claude Autant Lara, “Il caso Paradine” di Alfred Hitchcock, “Les dernières vacances” di Roger Leenhardt, “La Certosa di Parma” di Christian Jaque, “The Dreams That Money Can Bey” di Hans Richter, “Quai des Orfèvres” di Henry-George Clouzot, “Le catene della colpa” di Jacques Tourneur, “Caccia tragica” di Giuseppe De Santis e, soprattutto, “Tarzan e i cacciatori bianchi” con Johnny Weissmuller, uno dei suoi ultimi film nelle vesti, ormai un po’ strette per lui, di Tarzan.
Perché “soprattutto”? In effetti nei primissimi anni della mia vita il cinema ebbe un ruolo fondamentale, ma se dovessi sforzare le mie meningi per ricordare quali fossero i primi film che ho visto non potrei dimenticare – forse non potrei andare al di là di essi – i film di Tarzan o di Jim della Giungla (altro eroe della serie – forse un clone “ante litteram” – di Tarzan e di tutti i suoi successivi epigoni più colti). In effetti, credo che, come tutte le famiglie dell’immediato secondo dopoguerra del Novecento, anche la mia (erano anni in cui non esisteva ancora la magica scatola della televisione) amava trascorrere parte delle serate – un po’ di più nei fine settimana – al cinema. Nella mia città – a proposito, sono di Pozzuoli, patria, a dispetto di quanto per molto tempo dichiarato da lei stessa, di Sofia Scicolone alias Sofia Lazzaro e poi definitivamente di Sofia Loren – vi erano molti locali: li ricordo benissimo perché sono stati aperti tutti fino all’inizio degli anni settanta.
C’era il “Toledo” (vedi foto 2), proprio accanto al Palazzo omonimo che ricordava la presenza spagnola a Pozzuoli e naturalmente nel Regno di Napoli; e c’era il “Lopez”, altro nome inequivocabile per la sua provenienza nazionale, collegato in pratica ad un complesso termale, ora del tutto distrutto, di cui poteva e potrebbe essere ricca la mia città; e poi il “Sacchini”(vedi foto 1) , un piccolo teatro prospiciente la Villa Comunale, sede prima che io nascessi della Residenza del Podestà fascista, poi negli anni fino ad oggi del Posto di Polizia; un altro locale si chiamava “Serapide” ed era proprio accanto all’antico complesso archeologico, detto erroneamente “Tempio di Serapide”, a due, ma proprio due, passi dal Porto, dal mare e dal mercato del pesce; un po’ più distante, ma chi conosce bene la realtà delle cose sa che si fa per dire, c’era il “Mediterraneo”, un locale cinematografico più ampio e più nuovo, alla base del Rione Terra, in pratica sopra un tunnel, che era servito anche da rifugio per la popolazione negli anni di guerra durante gli allarmi e che collegava, per un certo periodo con una linea di tranvai, la Piazza principale (Piazza della Repubblica) con via Matteotti (Lungomare detto anche di Via Napoli, perché di là si raggiunge Bagnoli che di Napoli è la propaggine che si spinge fino a Pozzuoli). C’erano così ben cinque cinema in un percorso di poco più di tre-quattrocento metri, non di più certamente. Ed in alcuni di questi c’erano già allora più sale, una delle quali veniva attrezzata soprattutto per l’estate in modo che fosse appetibile con il suo tetto parzialmente scoperto.

Pozzuoli – Cinema “Sacchini” (non esiste più) (foto 1)

SACCHINI

 

Pozzuoli – Mura esterne ex Cinema “Toledo” (foto 2)

 

cINEMA tOLEDO

.* Giuseppe Maddaluno docente di Materie Letterarie in pensione – organizzatore culturale di associazioni teatrali e cinematografiche, impegnato in Politica attiva e civica soprattutto sul piano della Cultura; è stato Presidente dell’Associazione Film Video makers toscani negli anni Ottanta del XX secolo ed è Presidente dell’Associazione “Dicearchia 2008”; ha fondato il Circolo Cinematografico “La Grande Bouffe” a Feltre verso la fine degli anni Settanta ed è co-fondatore del Cinema “Terminale” di Prato. Ha realizzato alcuni film (“Capelli” – “I giorni e le notti – parte prima”) e dei documentari (“Giovanna – storia di una donna” e “Appunti sull’Olocausto”). Si impegna ancora per la costruzione di una vera “Sinistra democratica” a partire dal PD, per il quale è stato coordinatore, insieme a Tina Santini, del Comitato promotore nella sua fase precostitutiva a Prato. Il resto della Storia è tutta da scrivere.

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