“DICI TU…Titolo provvisorio” di Riccardo Imperiali di Francavilla – Festival della Letteratura nei Campi Flegrei

Dici tu titolo provvisorio

Festival Pozzuoli

Si parte da un prestesto, pre-testo, da un’occasione, un tema anche banale (il termine non ha accezione necessariamente negativa, a meno che qualcuno non abbia la consapevolezza che lo stesso Dio che ci ha creato dal banale semplice “fango” non abbia fatto nulla di buono), ordinario (è meglio), consueto, di quelli da cui non penseresti mai si possa iniziare a scrivere un racconto decente o un romanzo, e ci si diverte a far venir fuori una serie di riflessioni, di “scatole cinesi” dove ad ogni modo la sorpresa è nel nocciolo, nella parte finale. A dirla con Gambardella (“Vinicio Sparafuoco…”) è come i fuochi d’artificio: si parte con una certa lentezza, con nonchalance per arrivare al “gran finale” (e qui ovviamente non sono maestro, se “maestro” di qualcosa io lo sia). Sto parlando di “Dici tu…Titolo provvisorio” di Riccardo Imperiali di Francavilla 2014 Tullio Pironti Editore, 19 racconti che invito tutti a leggere sia che vi siete arrabbiati ed avete bisogno di ritrovare la pace vostra, sia che siete tranquilli e volete divertirvi e rilassarvi. Non si pensi tuttavia ad una lettura solo rilassante, leggera; c’è della indubbia sostanza nell’autore che, da quel che mi viene detto, ha ritrovato la strada perduta ed a mio parere è bene che la continui. Tutto quello che si è accumulato con l’esperienza umana e professionale potrà continuare a confluire nella produzione letteraria. In questa riflessione inserisco la mia presunzione aggiungendo che i racconti di Riccardo Imperiali sono indirizzati ad un pubblico intelligente e pronto a coglierne le sfumature eleganti. In effetti non sono, lo accennavo all’inizio, dei veri e propri racconti; sembra quasi che da un cilindro l’autore ricavi i temi su cui “ricamare” un ragionamento. Prendete ad esempio, ma solo ad esempio il primo racconto “Due palle” e ci troverete l’anima napoletana (“Napoli è questa: una banale spesa che diventa teatro, chiacchiera, finzione, gioco, una continua presa in giro reciproca, vita.”) Ed era “Maestro” in questo Eduardo De Filippo che giocava frequentemente sulle “banalità” (oh Dio, nuovamente questo termine!): ve lo ricordate il “caffè in “Questi fantasmi”? Nel leggere,poi, si avverte la voce dell’autore con la sua pacata ironia, forse necessitata anche dalle problematiche non sempre positive della quotidianità (se non si sorride cosa rimane? La disperazione) che viene stemperata proprio con una sottile pacata arguta ironia. L’autore infatti riesce a “…fare assurgere a problema esistenziale anche episodi improvvisi come fontane divelte al centro della città, in ora di punta, fuori al supermercato” (“La fontana del Comune”). E, se leggete “Una serata in jazz”, ci troverete l’anima del melomane (non so se mi sbaglio ma l’autore conosce bene le diverse caratteristiche “umane” degli strumenti in un’orchestra pur minima) anche se lui conclude: “Mi sa che, di musica, continuo a non capire un cazzo, però che serata di jazz!”. Io quel racconto l’ho trovato eccezionale. Ed andando avanti, trovando il titolo “Preti, pretini, pretoni” cosa pensate che non vi divertirete? Ma fino alla fine è così: nell’ultimo racconto, “L’Italia, una fiaba per bambini”, ponendosi dalla parte dei più piccoli sviluppa ragionamenti esilaranti (seri, eh!) di un gruppo di bambini (età media cinque anni) che, come accade di norma, si fingono, nei loro giochi, grandi (“Votiamo. Ho sentito che i grandi così fanno….”) discutendo questioni planetarie come quella di portare un po’ di sole del Sud nel freddo di Belluno (non so se qualcuno ricorda l’amenità di quel “signore” che voleva sterrare un monte di 1595 metri – il Tomatico – per portare il sole alle valli del Feltrino) ed esilarante è la discussione su “terrone, terrino, terronone, terronetto” per identificare i meridionali. Ci ho riso tanto senza farmi sentire e vi assicuro che vi ho dato, con il mio modesto commento, solo meno di un decimo di quel che ho ricevuto, leggendo queste pagine.

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