EPIFANIE – un racconto

 

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la prima partesolo poche righe è stata pubblicata ieri 1 ottobre

Da quando ho lasciato l’insegnamento avevo anche pensato: avrò più tempo per andare in giro, a vedere o rivedere luoghi sconosciuti o dimenticati, leggere e rileggere libri nuovi o già consumati, incontrare persone nuove e stringere nuovi contatti oppure riacquistare il piacere di riprendere le antiche strade insieme ad amiche ed amici per troppo tempo lontani. Poi accade che entri in un ingranaggio perverso e scopri di non aver più tempo nemmeno per riflettere sui tuoi progetti, nemmeno programmare giornate felici e la routine ti prende e ti assorbe. Poi ti ribelli; non è possibile, mi dico, continuare a vivere questa vita ottenebrata dalle burocrazie vessatorie e mediti di fare un falò di tutte quelle cartacce e scartoffie di cui è riempita la nostra esistenza. Poi eviti il rischio di incendiare anche qualcosa di buono e le lasci lì nell’armadio che soffoca e semplicemente chiudi prima la porta del mobile e via via avvicinandoti  all’uscita, ne apri quell’ultima; e senza far tanto rumore la richiudi a quattro mandate. E senza bagagli ti avvii alla Stazione e sali sul primo treno che va…     Ed è quello che faccio sempre più spesso, andando verso il Sud. Parto dalla città toscana che mi ha visto crescere intellettualmente (sui risultati attendo riscontri “terzi”) e vado verso il Sud sulle terre ardenti della mia infanzia e della mia adolescenza. Ogni viaggio è una scoperta nuova; incontri straordinari di gente comune ed ordinari di gente straordinaria. Quei microcosmi multiformi e coloratissimi unici nella loro composizione ti sorprendono e ti coinvolgono, anche se non sempre sono ben accetti; ma sarebbero “luoghi” parlanti riservati a politici attenti, come accadde al Ministro Bray, un vero sconosciuto negli ambienti dorati della “politica da salotto televisivo e non solo” che per capire Pompei e per capire cosa fosse la Circumvesuviana salì su uno di quei vagoni e comprese come andava il mondo dalla parte dei pendolari. Purtroppo una signora (a me pare fosse una signora, ma se mi sbaglio nulla cambia) lo riconobbe (doveva essere persona colta o se non altro attenta al mondo che la circonda) e l’incantesimo svanì, la notizia dilagò ed il Ministro venne accolto non come un cittadino normale. Non sarebbe male davvero che qualcuno dei nostri Ministri si travestisse per andare a conoscere non i luoghi delle “tartine” (non sottilizziamo: non è luogo riservato solo ai “gufi” ma tutta la classe politica anche quella che parla con ipocrita ostentazione ad uso dei “merli” ben conosce la pratica delle “tartine” e degli “aperitivi” soprattutto in tempi di campagne elettorali, che di questi tempi sono molto frequenti se ci mettiamo anche le Primarie e le Secondarie) ma quelli della “sofferenza” che è sempre più diffusa tra l’indifferenza generale. Bisognerebbe fare come John Sullivan il protagonista del film “Sullivan’s Travels” del 1941, scritto e diretto da Preston Sturges.  E’ “I dimenticati” uno dei migliori film di denuncia del cinema americano.  E, dunque, il viaggio! Sì, è sempre uno straordinario palcoscenico che ti si para di fronte e basta avere a disposizione una matita ed un foglio…………

Epifanie –  continua

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