VIAGGIATORI – I GIORNI 1972 – parte 11

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VIAGGIATORI – I GIORNI 1972 – parte 11

Sorridere, sorridere sempre. Ma quando non ne ho voglia, non lo faccio, pur se inconsciamente. Eppure quando finisce la carica, “Chi ha sbagliato?”. E non si sa o non si vuol rispondere.
Vorrei dire: “Ti voglio bene”. Ma ho paura dei tuoi turbamenti.
“Ti voglio bene” e tu nel silenzio della mia fantasia: “Anch’io”. Poi niente.
E guardarci negli occhi, fermi, così, per un po’ senza parlare. I tuoi occhi dolci e buoni che non hanno bisogno di parole, che non hanno bisogno di parole. I miei occhi che cercano un affetto e non sanno disperare. I nostri occhi che si guardano e non sappiamo nemmeno cosa dire, ora che il tempo è passato e non può ritornare.
“Ti voglio bene”. “Anch’io”, la risposta che attendo “Anch’io te ne voglio”. E poi niente. Separarsi per sempre. “Io di qua, tu di là. Poche parole nel vento: “Ti voglio bene”. “Anch’io”.
“Non c’è più uno spazio di mare veramente pulito”
Esagerando a mo’ di rottura. Assentì senza ulteriori commenti.
La ragazza aveva capelli più corti dei miei, un viso veloce, come quello di un bambino vispo e intelligente. Si manteneva appena a galla. Più in là aveva le sue compagne ma solo lei sembrava disposta a chiacchierare. Il suo dialetto la tradì romana ed anche lei, checchè io tentassi di tenere nascosto le mie inflessioni dialettali, scoprì la mia origine napoletana.
Domande retoriche ed uguali risposte dall’una e dall’altra parte. Il mare aveva in superficie qualche pezzettino di pece galleggiante.
Il mio amico, in silenzio, mi teneva d’occhio ai bordi della riva. Seppi molto di loro, ma poi ci salutammo e basta. Avrei voluto dar loro un appuntamento per il pomeriggio, ma non ebbi la forza necessaria di scegliere il momento, né d’altronde l’ebbe il mio amico. Andarono via.
Noi continuammo a marciare sulla sabbia e sui ciottoli. Fingemmo di niente, notando anche che le tre amiche della sera prima, quelle del locale, erano lì sedute e ci guardavano sorridendo con malcelata malignità.
Alcuni ragazzi tornarono dal mare in completo da sub ma senza alcuna preda. Due ragazzotte, dai capelli castani, volgevano le loro tette alla sabbia per prendere il sole in maniera più omogenea. Finsero di turbarsi al nostro sguardo interessato. Almeno così evidentemente lo considerarono. Due ragazzi, di certo loro amici, le invitarono ad una nuotata, tirandole ora per le mani ora per i piedi. Via nel mare con un tuffo per pulirsi della sabbia.
Le giornate di pioggia trascorse nella soffitta erano magnifiche. Mi piaceva mettermi comodo. Spesso veniva a trovarmi, la mia amica. Anche a lei piaceva stare comoda. Non nascondeva mai niente, senza inibizioni. Nelle giornate di pioggia, doccia al naturale sul terrazzo. Ci drogavamo d’ozono respirandolo insieme. Al vento ed al sole ci asciugavamo, l’aria trasmetteva la sua voce stridula e la sua risata.
Mi sembra talvolta di sentirla, la sua risata, tra il fruscio degli alberi scossi dal vento, mentre sono solo nella mia soffitta.
Finito, tutto. Non so nemmeno dove sia, adesso. In quale soffitta.
I GIORNI 1972 – fine parte 11

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