VIAGGIATORI – I GIORNI 1972 – parte 18

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I GIORNI – 18

A casa mia. Telefonate anonime. Sapevo chi era. Pazienza. La voce vigliacca. Un solo interesse, purtroppo comune. Sempre, o quasi, alla stessa ora. Ogni giorno, più volte. Un amico, minacce ed offese. Un amico. Era. Non un nemico. La nemica tramava. Un’ipocrita spandeva sorrisi. Povero, colui che li raccoglieva. Povero e cieco, non ha più niente da perdere. Ormai.
Il tempo. Passerà. Tutto via come se fosse il vento. Non guardare dietro. Alzati, e cammina. Rasenta i muri. Presto verrà la luce ad illuminarti.
Il temporale avanzava. Fulmini e tuoni. Tanti. La pioggia. Tutto bagnato. Sentir di essere vivo. Incamminarsi di nuovo. E gridare “Ti amo” in faccia al mondo per quanto di esso è ancora naturale. Sperando che la gente ti creda pazzo. Gridarlo forte. Forte. Forte. Più forte. Nell’attesa del niente.
Quella sera, l’eclisse. Tutti i giornali ne parlavano. Totale, dicevano. Uno spettacolo, commento. Né io né l’altro si aveva voglia. Fingemmo di dimenticare.
Sul muretto. Il via vai. I negozi. Un’edicola. Vi entrammo. Ne uscimmo: un rotocalco e l’enigmistica. Questa, per me. uno sguardo comune alle barzellette. Risate, domande, risposte. Indovinelli strani. Incroci di parole risolte alla luce dei negozi, sul muretto. Lo sguardo diviso tra lo scritto e i passanti. Primo e secondo faro intermittente.
Inverno inoltrato. Strade piene di foglie, di sabbia. Il vento le porta con sé, le sparge dappertutto. Le case sulla sabbia. Dolore di un esilio. Arrivare di notte in una casa che non è tua. Consumare una cena, affrettata, al lume di una candela. Il vento, il suo sibilo ululato e dormire, lontano dal tuo paese. Conoscere e vivere l’”otium” latino con i tuoi volumi preferiti e pensieri che si concretizzano su fogli di fortuna. Tra il vento e la pioggia, passeggiare in un lungo viale alberato. I rami e le foglie squassati e scomposte deliziose assordanti.
Sulla spiaggia, seduto su un masso, ascoltare ed intuire le voci del mare, nell’umano silenzio, per ore. E ti sembra di vedere ogni cosa impossibile a vedersi. Fantasmi di un mondo perduto. Si alzano dal mare, dalle sterpaglie mediterranee, per giocare a rimpiattino con te.
Il vento si ferma per un attimo. Il silenzio. Qualche passo, lo senti. Ti accorgi, però, di essere solo. Come te, altra gente. Dopo il primo, tanti altri. Come te. In esilio. Riconosci un amico. Abbracci e baci. Ricordi comuni, problemi e dolori, abbracci e baci. Tristi rievocazioni. Abbracci e baci. L’animo e la voce, muti. Un nuovo mondo da scoprire, una nuova vita. lavati da ogni esperienza. Senza pregiudizi, senza pudore. Esaltazione dell’animo. Nel dolore ritrovi, come spesso accade, l’amico che avevi perduto e ti abbandona l’amico cui avevi creduto. Nuove amicizie, senza pregiudizi, senza pudore. Nuove esperienze. Serate trascorse in modo diverso. Il ritrovarsi come nell’Inferno di Dante.

I GIORNI – fine parte 18 – continua….

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