
FUGA VERSO (nessuna) PATAGONIA
in (nessuna) Patagonia
uno splendido libro di Mariano Baino edizioni ad est dell’equatore
Nel partecipare da organizzatore, insieme ad Angela Schiavone, Gabriella Romano e la loro Associazione “Il diario del viaggiatore”, a “Libri di mare libri di terra – Festival della Letteratura nell’area flegrea” ed alla terza Edizione del Premio “Michele Sovente” ho potuto incontrare tante autrici ed autori ed anche qualche casa editrice locale. Ne ho già parlato in alcune occasioni ed ora che vado preparando l’iniziativa del 30 gennaio dedicata a Vincenzo Gambardella voglio proprio accennare alla casa editrice che lo ha sostenuto nella pubblicazione di “Vinicio Sparafuoco detto Toccacielo”: “ad est dell’equatore”.
Se andate a consultare il sito web http://www.adestdellequatore.com/ capirete i motivi del mio gradimento: si tratta di una piccola casa editrice molto coraggiosa ma anche straordinariamente capace di valorizzare le produzioni di autori che evidenziano la ricchezza del nostro Sud. In “chi siamo” ho trovato parole che non posso che condividere essendo la base della mia naturale essenza: “passione, entusiasmo, curiosità, progetti”. Il “coraggio” di cui parlo è quello di muoversi in una realtà, quella nazionale – non solo locale -, dove è molto difficile muoversi ed avere successo. Per le operazioni che “ad est dell’equatore” ha scelto di intraprendere le auguro di cuore di poter avere i successi che merita. E ne sono ancor più convinto dopo aver letto sia il già menzionato libro di Vincenzo Gambardella sia quello di Anna Barbato (“Io è un’altra”) nel momento in cui ho avuto fra le mani il libro di Mariano Baino, “in (nessuna) Patagonia”. E’ stata un’illuminazione, una folgorazione immediata sin dalle primissime pagine.
Dicevo in altro post: si tratta di un romanzo, di un saggio, di un diario di viaggi? E rispondevo già: è tutt’uno!
Non ero del tutto impreparato a seguire la lettura di questo libro; proprio nel corso di quest’ultimo anno ho avuto modo di ammirare le straordinarie estreme infinite bellezze naturalistiche degli ultimi lembi dell’America meridionale luogo misterioso non solo perché lontanissimo per tutti noi ma anche per le leggende che vi sono state ambientate, luoghi contrassegnati dalle perenni sfide che mettono inevitabilmente alla prova gli uomini (e qualche sparuta ma coraggiosa donna) che intendono per svariate ragioni, non sempre encomiabili, intraprendere. La Terra del Fuoco appare – ed è infatti – un luogo adatto ai confinamenti per persone sgradite alla società civile per diversi motivi.
Quelle bellezze le avevo scoperte – o rispolverate dalla polvere delle nozioni scolastiche – come novello Magellano proprio seguendo le vicissitudini di tre nostri connazionali che, in tempi diversi e con varie motivazioni, si sono recati in quei luoghi.; parlo in primo luogo del padre salesiano Alberto Maria De Agostini, biellese, che nel 1910 sostenuto da una cultura di famiglia (il fratello maggiore lo aveva già preceduto, pubblicando uno studio sulla Terra del Fuoco nel 1891; si tratta peraltro del fondatore della celebre casa editrice De Agostini): di lui Mariano Baino tratta con doviziosa cura nella prima parte del libro. In seconda battuta, perché si parla di tempi più recenti (2007-2010), Isabella Sandri e Giuseppe Mario Gaudino, realizzano recandosi coraggiosamente in Patagonia sulle orme di padre De Agostini, dopo averne studiato a lungo tutta la documentazione esistente in Piemonte, un bellissimo film (si tratta di un documentario ma ha un suo andamento fortemente narrativo e sperimentale come è nelle migliori corde dei due autori) “Per questi stretti morire. Cartografia di una passione” attingendo anche ad una serie di immagini fotografiche e spezzoni rielaborati dal film “Terre magellaniche” che lo stesso Padre De Agostini realizzò a testimonianza del suo impegno.
C’è con estrema evidenza nel libro di Baino una preparazione a monte ed un lavoro di ricerca di altissimo livello. Vi troverete un elenco infinito di personaggi accuratamente arricchiti da aneddoti sui quali l’autore non manca mai di riportare i dovuti riferimenti bibliografici.
Armatevi prima di avviare la lettura di cartine geografiche e preparatevi al viaggio; lo potrete vivere come una vera e propria avventura stando comodamente seduti nelle vostre tranquille dimore. Là fuori nella vostra fantasia vi è la maestosità di inviolati paesaggi, vi è una realtà nella quale la vita è dura forse più per coloro che decidono di trascorrervi parte della loro esistenza che per quelli che vi sono nati, una realtà forte e minacciosa che domina su tutto e su tutti. Eppure non c’è posto più lontano di questi nei quali dimenticare e farsi dimenticare, attenuare e poi man mano eliminare le nevrosi quotidiane della nostra società. Ed è proprio questo aspetto che mi ha maggiormente coinvolto: di tanto in tanto – all’inizio ed alla fine – riappaiono sui paesaggi incontaminati della Patagonia le “ragioni di un viaggio, di un ricercato esilio” con le ombre altrettanto minacciose di un Paese – l’itaglia – alla deriva, dal quale ci si vorrebbe tener lontani.
Efficace l’invettiva che mi riporta alla mente il Dante Alighieri della “Comedia”: “La fuga, la fuga! Via dall’unico paese che ha tre destre: liberale; clericofascista e populista; di sinistra. Duro, certo, lasciare la patria e le urne bianche dei padri, quando va piegandosi l’arco della vita. Ma l’importante è scoccare come una freccia. Schizzare via. Per ora, estraneo in patria. Estraneità idiopatica. Del resto, è l’epoca stessa che è come orfana e esiliata. Oltre che ridicola, certo.” (Mariano Baino “in (nessuna) Patagonia” ad est dell’equatore 2014 – pag. 11). PREPARATEVI ALLA FUGA!


