PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – nona parte – continua intervista a Pietrino Vannucci

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PERCHE’ GIRAI UN DOCUMENTARIO SU “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO – nona parte

…continua intervista a Pietrino Vannucci

“E’ in questo clima che Gillo Pontecorvo, Montaldo, Ciruzzi, Giraldi e gli altri giunsero a Prato, e con il concorso di molti lavoratori realizzarono il film Giovanna. Il film rappresenta un importante documento sulla condizione operaia, in particolare su quella della donna lavoratrice, doppiamente sfruttata sia nella fabbrica che nella società, e fu un contributo alla lotta per l’emancipazione del lavoro e per i diritti delle donne.

La presenza della donna nell’industria tessile pratese, a differenza delle industrie cotoniere dell’Italia settentrionale, non era maggioritaria, ma tuttavia era una presenza massiccia, pensiamo ai lavori di rammendatura e alle altre operazioni che particolarmente negli anni ’50 venivano fatte. Le donne erano insostituibili, ma non erano trattate a parità dell’uomo. Dal punto di vista salariale, anche a parità di mansioni e di lavoro, la donna riceveva una retribuzione inferiore e nella scala dei valori professionali era inquadrata contrattualmente nelle categorie più basse del mansionario. E quindi la battaglia per la parità sindacale fu uno degli aspetti centrali della rivendicazione sindacale degli anni ’50, e le donne pratesi dettero un contributo molto importante a questa lotta. Fra le protagoniste di quella battaglia voglio ricordare, tra le altre, Cesarina Tortelli, che lavorava alla fabbrica Sbraci Metello, un’attivista che ha dato tutta la vita al sindacato e al suo partito. Oltre a lottare assieme alle altre donne, face causa al suo padrone in un momento in cui era molto difficile far valere questo diritto tramite la magistratura e si rischiava il licenziamento. Cesarina Tortelli vinse la causa. Questa fu una vicenda importante nella lotta per giungere alla conquista della parità di salario a parità di mansioni, che contrattualmente viene sancita immediatamente dopo la fine degli anni ‘50.
A Prato vi fu una notevole partecipazione delle donne alla vita sindacale e politica, caratterizzata da grande passione, da un impegno quotidiano nell’attività e nella lotta. Anche se gli uomini erano in maggioranza nei posti di direzione del sindacato e anche nella fabbrica, le donne erano una parte importante e significativa nella struttura organizzativa. Nei reparti delle fabbriche erano soprattutto le donne che organizzavano i lavoratori al sindacato, riscuotevano i contributi sindacali, organizzavano la partecipazione agli scioperi. Era questa un’attività pericolosa, infatti molte delle nostre compagne sono state per questo licenziate. Furono centinaia i licenziamenti per attività sindacale, chi con una scusa chi con un’altra, e troppo spesso con il pretesto della mancanza di lavoro chi veniva colpita era in primo luogo l’attivista sindacale. Di queste voglio ricordare solo due nomi: Nara Marconi e Brunella Bini.
Ricordo inoltre che tra i 110 licenziamenti che avvennero al Fabbricone, la stragrande maggioranza era costituita da donne, dalle nostre meravigliose attiviste di reparto, che costituivano l’ossatura del sindacato in quella fabbrica che è sempre stata all’avanguardia delle lotte nel pratese. Già nel 1943 le donne della fabbrica Calamai Bruno avevano scioperato contro la tessera del pane e per la fine della guerra. Furono tutte costrette a salire sui camion, arrestate e portate a Firenze. Vi sono molti episodi in quell’epoca, l’epoca dell’occupazione nazista, ove le donne del Fabbricone, della Mazzini, della Magnolfi, della Cangioli, riescono a organizzare scioperi e manifestazioni contro il fascismo e per la fine della guerra. Anche negli anni ’50, le donne di quelle e di altre aziende furono sempre presenti nei momenti più difficili della storia del sindacato pratese.
…fine parte nona … continua

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