PERCHE’ “JOSHUA MADALON” E NON GIUSEPPE MADDALUNO – 2a parte

gufi

Helsinki 1975

PERCHE’ “JOSHUA MADALON” E NON GIUSEPPE MADDALUNO – 2a parte

Astratti furori erano in me in quel periodo; non avevo ancora prospettive chiare sul mio futuro. A pensarci ora mi vien da sorridere: avevo venticinque anni, ero laureato ed avevo appena finito di svolgere il mio noioso “dovere” militare…. Di questo poi scriverò se ne avrò voglia e tempo. La combriccola di amici l’ avevo un po’ lasciata da parte ma già allora la mia “testa” non dormiva nemmeno di notte, allorquando mi svegliavo e mettevo ordine alle mie giornate future. Uno strano “ordine” possiamo chiamarlo senza alcun dubbio un disordine, un caos, dal quale riuscivo però a cavare linee più o meno rette. Mi era sempre piaciuta la musica, anche se non ci capivo granchè, ma mi era balzato in mente di poter organizzare qualcosa che avesse a che fare con la musica. Come potevo? Da solo al massimo potevo mettermi a cantare nel chiuso delle mie stanze anticipando quella modalità “karaoke” che non avevano ancora inventato oppure fare come quel mezzo matto che a Pozzuoli chiamavano “Celentano” sia perché gli somigliava, e lui faceva di tutto per imitarne le smorfie, sia perché tentava pure di cantare come lui. Cioè avrei dovuto per strada cantare imitando qualche altro astro nascente della canzone italiana. Ma a me piacevano “I Gufi” (sarà stato anche questo un “segno” del destino?) e la Nuova Compagnia di Canto Popolare, della quale avevo seguito sin dagli inizi il percorso ed avevo organizzato un loro Concerto alla Cittadella Apostolica di Pozzuoli; e non era facile mettermi a cantare da solo per la strada canti come quelli. E proprio a quel concerto della NCCP avevo incrociato altri ragazzi come me entusiasti di quel particolare genere musicale. Li avevo incrociati appena, mentre ero preso dagli impegni organizzativi ma mi ero ripromesso di ricontattarli. E fu così che quando mi capitò di vedere Salvatore gli chiesi se era interessato ad occuparsi della costituzione di un Gruppo che facesse “musica popolare”; fu entusiasta dell’idea e mi propose di contattare Enzo. Con lui non parlammo molto, l’idea era chiara a tutti e ci piaceva: decidemmo così di rivederci per concretizzare il progetto: avremmo cantato tutti e tre, ma a suonare bastavano loro, anche se ci mancava un vero e proprio percussionista. “Joshua Madalon Group” era nato. Non sarebbe durato molto ma intanto il nome era stato inventato; riconoscevano in me l’ideatore.
In un prossimo post, andando indietro nel tempo, vi chiarirò il motivo per cui pur chiamandomi Giuseppe all’anagrafe, la maggior parte dei miei amici di adolescenza (quelli d’infanzia mi chiamano “Peppì”) mi chiama ancora adesso “Giosuè”. Anche mia moglie e i miei figli mi conoscono per Giosuè. A presto, amiche ed amici!

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