IN PASTO AL CAPITALE di Luigi Russi – con l’autore Angela Schiavone e Giuseppe Maddaluno – FESTIVAL DELLE IDEE POLITICHE 23 aprile ore 17.00 Bar Il Gozzetto Largo San Paolo – Darsena di POZZUOLI

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IN PASTO AL CAPITALE di Luigi Russi – con l’autore Angela Schiavone e Giuseppe Maddaluno – FESTIVAL DELLE IDEE POLITICHE 23 aprile ore 17.00 Bar Il Gozzetto Largo San Paolo – Darsena di POZZUOLI

Un libro intenso e ricco di indicazioni precise e specifiche sulla finanziarizzazione del cibo in atto da qualche decennio in tutto il mondo. Un libro “utile” per la comprensione di una parte delle dinamiche che sovraintendono all’economia globalizzata in questo avvio di XXI secolo.
Se proprio dobbiamo osservare le grandi trasformazioni in atto nella nostra società, questa del comparto “alimentare” ne evidenzia in modo stridente gli aspetti maggiormente paradossali con quelle che dovrebbero naturalmente essere le “missions” della produzione alimentare, e cioè quelle dei soddisfacimenti primari ad uso universale, come poter sfamare tutti consentendo ai più poveri di poter per lo meno accedere al minimo di sussistenza.
In un giorno che precede di poco più di una sola settimana l’avvio di EXPO 2015 (illuminata da luci e colori sgargianti e ricchi ambienti) analizziamone le contraddizioni tra “interessi” dei pochi e “bisogni” dei molti.

Insieme all’autore LUIGI RUSSI in un pre-Festival delle Idee Politiche (II Edizione), Angela Schiavone de “Il diario del viaggiatore” e Giuseppe Maddaluno di “Dicearchia 2008″ introdurranno nella maniera più semplice e sintetica possibile il libro “IN PASTO AL CAPITALE” edizione Castelvecchi

GIOVEDI’ 23 APRILE 2015 ORE 17.00
BAR “IL GOZZETTO” LARGO SAN PAOLO – DARSENA DI POZZUOLI

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PRATO E IL CASO LEONARDO

PRATO E IL CASO LEONARDO

Non si tratta del genio di Vinci e non ci ha proposto un enigma da risolvere. Si tratta del bravo medico ortopedico che lavora in Prato a Villa Fiorita e che è incappato in uno dei tranelli più frequenti in cui si inceppa entrando nella vita politica, l’estromissione di imperio da una lista, allorquando non fai comodo. Non conosco il pedegree “politico” di Pasquale Leonardo e non sono in grado se la sua folgorazione sulla via fiorentina di Renzi sia avvenuta negli ultimi anni o mesi o la sua “storia” venga da più lontano. Ne parlo per sottolineare non tanto la gravità del fatto quanto la recidività dei fatti che vedono un Partito che negli ultimi tempi con il renzismo ha fatto della parola “cambiamento” un “must” da vendere a cittadini desiderosi di metodi nuovi all’opera ma che, nella realtà, non mantiene quanto apparentemente ed ipocritamente ad uso dei gonzi avrebbe promesso. Nelle ultime ore una consigliera del Movimento 5 stelle si è sperticata in critiche all’antidemocratico PD senza però aver mai attraversato i gioghi dell’umiltà riconoscendo che nemmeno il suo è un movimento democratico, perché la Democrazia non è il web ma è la piazza, i Circoli, le Associazioni, i mercati, le strade. Il web è ancora esclusivo e lo sarà a lungo. Le ho detto, essendo anche stato suo insegnante, di andarsi a studiare la storia locale del suo Movimento (che lei dovrebbe ben conoscere e non rimuoverla dalla memoria a proprio vantaggio) per evitare degli “scivoloni”. A Pasquale Leonardo posso dire che trovo veniale come peccato quello di aver strappato la tessera (io, ad esempio, non potrei; e non l’avrei strappata perché così facendo avrei negato la mia libertà di adesione o non adesione ad un’idea, ad un progetto) ma trovo “mortale” quello di aver pensato a fondare un nuovo Partito. Non ne abbiamo bisogno e le scelte “importanti” non si compiono a caldo. Sono uno che ha già colto l’invito “renziano” di cambiare verso: e facendogli eco mi permetto di divertirmi al “gioco dell’oca” e torno indietro, divertendomi ed allenando nella mia Palestra le Idee di Cultura che ci fanno ricchi. Non si preoccupi il dottor Leonardo e stia certo: diamo più fastidio fuori che dentro, perché questo PD, che non è quello che ho contribuito a fondare perché fosse strumento di vero rinnovamento, ha a noia quelli che pensano liberamente e non stanno zitti, anzi urlano civilmente il loro dissenso.

G.M. (J.M.)

URLO CIVILE: “INDIGNATI” con l’accento sulla seconda “I”

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Il passaggio che Melania Petriello, accompagnata dal suo Editore – Danila De Lucia – ha voluto regalarci ha lasciato un segno profondo. Alla FIL (Formazione Innovazione Lavoro) dove abbiamo incontrato tanta forza morale e dignità Melania ha infuso coraggio ed ha indicato un percorso da seguire per esprimere con maggiore vigore e razionalità la propria indignazione. Al Circolo “Matteotti” Melania ha diffuso energia sostenuta da una lettura davvero appropriata di un brano scelto da Antonello Nave e letto da Roberto Caccamo di “Altroteatro” che si conclude con un URLO CIVILE: “INDIGNATI!!!” con l’accento sulla seconda “I”. Il pubblico tutto scelto (mancavano alcune persone che andranno recuperate nel percorso che continua) ha partecipato in modo attivo ponendo quesiti ed interloquendo. Con Melania e Danila siamo poi andati ad inaugurare la splendida Mostra di Egisto Nino Ceccatelli, altra forza della Cultura pratese, grande antropologo visuale e fotografo etnografico allo Spazio DADO di Piazza del Pesce. Abbiamo poi visitato una parte di Prato: siamo stati al Teatro “Magnolfi” accompagnati da un chaperon d’eccezione, Remino Cavaciocchi, che ci ha poi portati al “Cantiere”, realtà periferica e centrale forse “unica”, alla quale ho dedicato una piccola parte del mio impegno “amministrativo”; siamo poi andati a visitare – ospiti dell’Amministrazione comunale – il Museo Civico di Palazzo Pretorio e Danila e Melania sono state in estasi ad imbeversi della Cultura medievale, rinascimentale e moderna nella straordinaria ri-sistemazione approntata. La felicità costa davvero poco se si vive in un’Italia così bella e ricca, anche se rimonta più forte la “rabbia” allorquando quella “bellezza” straordinaria viene deturpata dall’ignominia e dalla sciatteria di chi dovrebbe governarla. Ci siamo poi addentrati nella Chinatown fino al cuore del Macrolotto Zero e di San Paolo e siamo stati a discutere con il gruppo di Tramediquartiere – Sara Iacopini e Massimo Tofanelli, al quale Melania ha promesso attenzione e collaborazione. Dopo il pranzo abbiamo salutato Danila e Melania, che sono ritornate nella loro Benevento, con il nostro invito a ritornare presto per realizzare altri Progetti comuni.
Stamattina ho inviato una breve sintetica mail di ringraziamento a quanti hanno lavorato in questi giorni per la riuscita del nostro Evento:

intanto mi piace ringraziare il supporto che la nostra “squadra” ha prodotto in questi giorni. Ringrazio l’Assessore Simone Mangani al di là di ogni convenzione formale per la sua presenza altrettanto poco formale; ringrazio il Circolo Matteotti (Alessandro, Luciano e Vincenzo) per l’ospitalità che forniscono; “Succede a Prato” con Nicola che ha agito da grafico pubblicitario “egregio” e Lucio; “Altroteatro” che ci ha proposto una lettura – attraverso Roberto – scelta da Antonello di un brano “meridionalista” nel quale si avverte l’ “URLO CIVILE”; la FIL che con Michele ci ha aperto le porte di una conoscenza unica e speciale; ADSP e Circolo San Paolo che soprattutto con Marzio e Gabriele hanno sostenuto ed accompagnato Danila e Melania nella conoscenza della nostra città; “Tramediquartiere” con Sara e Massimo che hanno dimostrato come da una piccola realtà di periferia si possa contribuire a cambiare la rassegnazione in fiducia in se stessi e nelle istituzioni; ringrazio allo stesso tempo tutti coloro che continueranno a lavorare per il Progetto di “URLO CIVILE” che con Melania vogliamo realizzare a Prato.

Giuseppe Maddaluno – Dicearchia 2008

A PRATO NON SI STA MAI FERMI – un workshop organizzato da TRAMEDIQUARTIERE – UN PARCO AGROURBANO con Michela Pasquali e David Fanfani 23 E 24 APRILE presso la Polisportiva Aurora in via Ciardi 20 a San Paolo

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A PRATO NON SI STA MAI FERMI

Il gruppo di lavoro di TRAME DI QUARTIERE – racconti dei luoghi e degli abitanti di san paolo e Macrolotto Zero organizza

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WORKSHOP UN PARCO AGROURBANO PER SAN PAOLO E MACROLOTTO ZERO

IL WORKSHOP PREVEDE UNA PARTE CONOSCITIVA E UNA PARTE PROGETTUALE: VOGLIAMO DISCUTERE, SCRIVERE, RACCONTARE, IMMAGINAREQUESTO NUOVO E POSSIBILE SPAZIO PUBBLICO con MICHELA PASQUALI e DAVID FANFANI presso la POLISPORTIVA AURORA IN via Ciardi 20

 

E’ un’iniziativa del Progetto Prato – Regione Toscana – PIN Polo Universitario Città di Prato – IRIS

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PRATO – VENERDI’ 17 APRILE ORE 18.00 AL CIRCOLO MATTEOTTI – MELANIA PETRIELLO e PRESENTAZIONE “AL MIO PAESE. SETTE VIZI UNA SOLA ITALIA”

con un video che vi mostra diverse bellezze che “forse” vi fanno comprendere alcuni dei motivi per cui Joshua Madalon (Giuseppe Maddaluno) ogni tanto torna in quell’area dei Campi Flegrei nella quale partecipa a – e li organizza – eventi culturali….

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PRESENTAZIONE “AL MIO PAESE. SETTE VIZI UNA SOLA ITALIA”

E’ un libro da leggere ad alta voce dalle primissime pagine

In un pomeriggio di ordinaria (auto)sopportazione, ho aperto il cassettodei sogni possibili: l’ideificio che avete in mano è la prima cosa balzata fuori.
Al mio Paese è il viaggio dell’occhio che guarda per raccontare, utilizzando il filtro della lingua, della catarsi, della identificazione.
Della dissomiglianza. Della coralità.
È uno sforzo. Un rigurgito. Il ticchettio delle lettere sulla tastiera. L’abat-jour che fa compagnia perché scaccia lo spettro del buio.
Il paradigma della frattura tra ricerca e giornalismo, che attiene alla necessità storica di ricontestualizzare la memoria. E che abbiamo il dovere di raccontare, per vincere la resistenza della demagogia e della disaffezione.
La cultura è la sola risposta. Magari altra. Magari molteplice. Magari capovolta.

Io sono l’Italia dice Melania ed io le faccio “coro”
“noi” le facciamo coro io io io
noi noi
NOI

C’è un PROLOGO di Franco Di Mare nel quale si tratta il sottile divario tra “vizio” e “virtù” tra quest’ultima e il primo.
Ed in esso ritroviamo l’incerto riconoscimento di una VERITA’ ASSOLUTA
E C’è UN POST-PROLOGO NEL QUALE FA CAPOLINO L’impunita’, DESIGNATO POI COME L’ottavo vizio, QUELLO PEGGIORE, PERCHé è QUELLO CHE PERVADE LA societa’ DEI VIZI.
E via via poi fra un’anticipazione-presentazione della Melania ed un testo prodotto da “belle penne”, belle e giovani penne “Una rosa di vizi in un giardino di grigie virtù” o forse il contrario.
E così all’AVARIZIA viene dedicata la “narrazione” di Luca Maurelli, “CAPO DI GABINETTO” (dove la parola “GABINETTO” è ambigua! Volutamente ambigua!) un sordido ritratto di “funzionario grigio” nel quale le parole agiscono come “vetriolo”.
E dopo l’Avarizia è l’IRA ad essere oggetto di un intermezzo di Melania, che ha colpito l’attenzione del nostro Antonello Nave per il suo riferimento ad un’icona specialisima del “meridionalismo” asse centrale della grande CULTURA sociologica storica e politica del nostro PAESE.

…continua…

17 aprile – MELANIA PETRIELLO A PRATO – Promemoria Comunicato Stampa

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MELANIA PETRIELLO A PRATO – Promemoria Comunicato Stampa
COMUNICATO STAMPA

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VENERDI’ 17 APRILE ALLE ORE 18.00 presso il Circolo “G.Matteotti” in via Verdi 30 un gruppo di Associazioni culturali presenti sul territorio pratese ( Dicearchia 2008 – Circolo “Matteotti”, Laboratorio di via del Cittadino, Succede a Prato, Il diario del viaggiatore, Altroteatro, ADSP Circolo delle Idee ) presenta il libro “Al mio Paese. Sette vizi una sola Italia” di Melania Petriello – edizioni eDimedia. L’iniziativa ha ottenuto il patrocinio del Comune di Prato – Assessorato alla Cultura. Sarà presente l’Assessore alla Cultura Simone Mangani.
L’autrice, la effervescente giornalista romana, anima culturale di Eliseo Scuola che, anche dopo la chiusura definitiva di quel Teatro, continua ad agire nella realtà culturale della Capitale, presenterà il suo nuovo Progetto, “Manipolati – storie violente” e proporrà, alla realtà culturale pratese che vorrà recepirne le caratteristiche, una sua realizzazione teatrale nei prossimi mesi.
In serata, alle ore 21.00 Melania Petriello parteciperà all’inaugurazione della Mostra fotografica di Egisto Nino Ceccatelli dedicata agli Stati Uniti d’America allo spazio DADO in Piazza del Pesce.

Melania Petriello, accompagnata da Giuseppe Maddaluno, incontrerà venerdì pomeriggio un gruppo di disoccupati che partecipano ad un Laboratorio di scrittura creativa e, nella mattinata di sabato 18 visiterà il Teatro “Magnolfi”, il “Cantiere” straordinario esempio di “periferia nel cuore della città” e poi si recherà intorno alle 11.00 nella realtà del macrolotto Zero e di San Paolo insieme agli operatori di “Tramediquartiere”.

Se siete interessatei ad un’intervista con la Melania Petriello potete chiamare il 346 5259722 (Melania sarà a Prato dalle ore 12.00 del 17 alle ore 15.00 del 18 aprile).

In calce alcune tracce del reading in costruzione “Manipolati – storie violente”

MANIPOLATI – STORIE VIOLENTE
Manipolazioni della coscienza e del consenso, violenze urbane palpabili e sanguinamenti familiari, solitudini grevi nella centrifuga dal tempo, sogni e segni corrosi, il peso dell’incuria sulla prepotenza dell’oblio.
I fatti raccontano di un paese ferito e stanco, nelle cui pieghe si dipana il colore delle resistenze.
Dietro le storie, ci sono le donne e gli uomini che ne muovono l’epilogo. Vite abortite o consegnate, rinascimenti privati e silenzi affollati, memorie rapite dalla chiamata al racconto. Identità che appartengono alla storia comune, nelle quale ci sono colpevoli e vinti, carnefici mascherati e morti senza giustizia. Ci sono le città che viviamo e la città che siamo. C’è, anche, il non essere mai del tutto.
Con una sola, forte responsabilità che chiede riscatto: allargare la parentesi del bene.
Certe parole hanno ragione, e quando ci chiediamo che fine fanno le abbiamo già condannate.
Salvarle è provare a salvarsi.

giovedì 23 aprile ore 17.00 Pozzuoli Il Gozzetto Largo san paolo c/o Darsena – Angela Schiavone e Giuseppe Maddaluno presentano Luigi Russi autore di “In pasto al capitale” – Chi è Luigi Russi

 

 

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Il video è relativo alla presentazione del libro “In pasto al capitale” di Luigi Russi il 7 maggio 2013 allo IUC  (International University College)  di Torino

 

 

Siete tuttei invitatei alla presentazione che, insieme all’autore e ad Angela Schiavone de “Il diario del viaggiatore” nell’ambito del Festival delle Idee Politiche farò a POZZUOLI il 23 aprile presso il Gozzetto in Largo San Paolo – Darsena

 

giovedì 23 aprile – ore 17 a Pozzuoli – presso il Gozzetto – Largo san Paolo co Darsena – Angela Schiavone e Giuseppe Maddaluno de “Il Diario del viaggiatore” in collaborazione con il Festival delle Idee Politiche presentano il libro “In pasto al capitale” di Luigi Russi – sarà presente l’autore

giovedì 23 aprile – ore 17 a Pozzuoli – presso il Gozzetto – Largo san Paolo co Darsena – Angela Schiavone e Giuseppe Maddaluno de “Il Diario del viaggiatore” in collaborazione con il Festival delle Idee Politiche 2015 presentano il libro “In pasto al capitale” di Luigi Russi – sarà presente l’autore

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Un invito ai miei amici campani – al PAN di Napoli – mercoledì 15 aprile ore 17.30 – TODO CAMBIA di Gennaro Carotenuto

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Un invito ai miei amici campani – al PAN di Napoli – mercoledì 15 aprile ore 17.30 – TODO CAMBIA di Gennaro Carotenuto

Interverranno il Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, il prof. Marco Meriggi e la prof.ssa Gabriella Gribaudi dell’Università Federico II, la prof.ssa Raffaela Nocera dell’Università Orientale

 

 

Todo cambia. Figli di desaparecidos e fine dell’impunità in Argentina, Cile e Uruguay, Le Monnier, 2015

Cosa hanno in comune Sofia Prats, figlia di un alto ufficiale dell’Esercito cileno, e Jessica Tapia, figlia di un minatore comunista? Entrambi i loro padri furono assassinati da Augusto Pinochet e dal Terrorismo di Stato delle dittature latinoamericane. Attraverso la storia orale, la metodologia che aiuta a capire come le persone comuni abbiano affrontato i grandi passaggi delle loro epoche, leggiamo le testimonianze originali, a volte drammatiche, a volte serene, su come i figli dei desaparecidos in Argentina, Cile e Uruguay abbiano preso in mano le loro vite. La storiografia serve così a sciogliere stereotipi consolidati sul Continente. “Todo cambia”, come canta Mercedes Sosa. Decenni di lotte per la verità e la giustizia fanno sì che oggi molti dei torturatori e assassini che negli anni Settanta aprirono le vene dell’America latina, dopo processi esemplari, qui studiati attraverso fonti giudiziarie inedite, stiano pagando per i loro crimini suturando le ferite di una società intera.
“Quella che con questa ricerca voglio contribuire a raccontare – scrive l’autore nella sua introduzione – è una storia successiva, un postumo, una conseguenza di quella lotta al calor bianco dell’epoca delle dittature. È una storia figlia delle dittature, che ha a che vedere con i sopravvissuti, con i percorsi dell’impunità e della giustizia, e con l’esperienza di vita dei figli dei desaparecidos, segnata sovente dalla ricerca, prima di genitori scomparsi, quindi dall’impegno per coronare una trentennale ricerca di verità e giustizia che è sia individuale sia collettiva e che nell’ultimo decennio ha permesso a una parte rilevante della regione di uscire dal cono d’ombra dell’impunità e dell’oblio nel quale era stata relegata nei vent’anni precedenti”.

Introduzione

«Rispetto al desaparecido, finché sta come sta, è un’incognita il desaparecido. Se apparisse avrebbe un trattamento ‘X’. Se l’apparizione si convertisse in certezza del suo decesso, avrebbe un trattamento ‘Z’. Però finché è desaparecido, non può avere un trattamento speciale. È un desaparecido, non ha entità. Non è né morto né vivo, è desaparecido. Di fronte a ciò non possiamo fare nulla».

Jorge Rafael Videla

Coloro che non sarebbero stati né morti né vivi, evaporati fino a non avere più uno stato giuridico, li ritrovo in un appartamento del centro di Buenos Aires. È una comune civile abitazione di un condominio dell’Avenida Rivadavia. Vi tocco con mano il fior di conio più cruento che la lingua spagnola abbia consegnato al mondo nel Novecento: desaparecido. In una stanza che potrebbe essere un soggiorno familiare mi accoglie una sequenza di scaffalature di metallo, che copre per intero le quattro pareti. Lungo i ripiani, dove regna un ordine pulcro, sono allineate 340 scatole di cartone: «Mele del Rio Negro, Produzione Argentina». Ognuna di esse contiene i resti di un essere umano.

Eccoli i desaparecidos, o almeno una centesima parte di questi; aspettano in quelle scatole di mele che sia loro restituita un’identità.

Molti di questi resti provengono da una grande fossa comune di un cimitero alle porte della capitale. È stato risparmiato loro «il volo della morte» descritto nel saggio omonimo di Horacio Verbitsky, che a metà anni Novanta illuminò il mondo sulle pratiche del Terrorismo di Stato in America Latina. Classificati come NN, il silenzio dei seppellitori all’inumazione era stato comprato con la moneta della paura. Al momento dell’incontro con il direttore dell’EAAF (l’équipe argentina di antropologi forensi), da quell’appartamento era uscita, per essere sepolta degnamente, appena una dozzina di desaparecidos ai quali era stata restituita l’identità e sono poche centinaia il totale degli identificati a oggi. Dario Olmo, il direttore, è un uomo dalla sensibilità rara che, partendo dall’Argentina, ha dedicato la vita a dare un nome alle vittime senza nome, dal Guatemala al Ruanda, dal Kurdistan all’ex Jugoslavia. L’esperienza degli antropologi forensi argentini, che hanno operato in 45 Paesi di tutti i continenti, coniuga metodologie di ricerca che vanno ben oltre il lascito di James Watson e Francis Crick, i due scienziati che rivoluzionarono anche gli studi penalistici, mettendo a disposizione l’elemento dell’analisi del DNA. Fin dal 1987, un’epoca precocissima per tali idee, in Argentina fu creata una banca dati genetica. Serviva per identificare i morti, ma soprattutto per cercare i vivi, quelle centinaia di bambini ai quali la dittatura aveva tolto l’identità, appropriandosene e affidandoli a terzi, in genere complici del regime, dopo averne ucciso i genitori.

…continua….

 

invito alla partecipazione – MELANIA PETRIELLO a Prato – venerdì 17 ore 18.00 Circolo Matteotti Via Verdi 30 – Anticipazione di “MANIPOLATI”

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MELANIA PETRIELLO a Prato – venerdì 17 ore 18.00 Circolo Matteotti Via Verdi 30 – Anticipazione di “MANIPOLATI”

Ci sono donne e uomini che fanno un mestiere complicato: costruiscono parole.
Assistono ogni giorno al miracolo del foglio bianco che prende a macchiarsi, si contamina, scalpita, grida, dissente, riempie di senso.
Le parole non sono segni ma percorsi: indicano, chiara, la direzione. E detengono il potere assoluto: avere torto o essere nella ragione. Ma è come nella commedia dell’arte: i figuranti prendono a moltiplicarsi, il gioco si fa duro, ha diritto la finzione, perdura il mascheramento, fluttua l’inganno.
Chi dice la verità? Sono i fatti a costruire il torto e la ragione, o le parole a dare ai fatti il beneficio del vero e il fardello della bugia? In un Paese preso, o perso, a rammendare brandelli di necessità sono utili entrambi.
Il dubbio fortifica, la giustizia cementa.
Sono tanti i punti interrogativi che la storia affigge. Come cemento cadono gli interrogativi, ma non restano i punti.
Chi ha ucciso Pasolini il primo novembre del ’75, cosa di fatto si è dissolto a Capaci, quante parole buone c’erano nell’agenda rossa di Borsellino e su quale comodino questa si trovi dal ’92, a chi ha fatto comodo la stagione delle stragi, quale meccanismo si sia innescato nella palestra Diaz di Genova, cosa abbiano ordito le sacche estremiste lente a svuotarsi, chi ha segnato gli 81 morti di Ustica e perché era troppo facile uccidere Mino Pecorelli o Giancarlo Siani, se la massoneria è morta o ha solo completato il disegno, in quanti stiano guadagnando dal crac del 2009.
L’Italia è quel paese nel quel si moltiplicano le commissioni d’inchiesta senza la conseguente moltiplicazione di riposte.
I costruttori di parole hanno la grande responsabilità di scegliere se mettersi a spolverare le storie sospese o ritenere la sospensione una imperdonabile, ma imprescindibile, matrice delle cose.
Non siamo noi ad interrogare il passato, è lui in carne e ossa che, quando ancora insoluto, ritorna su nuove gambe e con occhi nuovi.
Cambia nome e si mimetizza nella modernità.
Più stiamo zitti, più aumenta la sua capacità polmonare.
La radiografia di quello che siamo porta in sé i segni della lotta alla quale siamo sopravvissuti.
Le mafie, come le dittature, hanno più paura delle parole che della bomba atomica o del 41 bis. Perché le parole liberano dalla manipolazioni o stringono al collo come la corda del suicida.
Sono maldestri e a volte ingannano, ingenui o impazienti, ma i costruttori di parole ci servono più del pane. Perché le persone, anche a pancia vuota, possono scegliere da che parte stare.