LE ISOLE SI ACCENDONO 2015 – PRATO E MONDO – CARMEN BUGAN – un brano dalle sue prose

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CARMEN BUGAN

La poesia nasce dalla vita. L’esperienza estetica, per quanto immaginaria e fittizia, si aggrappa al cuore della vita vissuta. Il mio processo creativo è direttamente influenzato dalla mia esperienza con la mia lingua materna. Gli effetti della repressione linguistica si manifestano nella mia creatività: non scrivo in rumeno e non cerco la mediazione della traduzione della mia opera scritta in inglese, perché non c’è nulla che io voglia ridire alla mia lingua nella mia lingua. Ho subìto molti interrogatori da bambina, interrogatori che snaturavano la lingua con la loro brutalità. Tutto ciò che dicevamo in casa era registrato su nastro dalla Securitate così fedelmente che io, anzi noi come famiglia, abbiamo creato versioni di noi stessi tali da non offendere gli oppressori, perché temevamo per le nostre vite. Non parlavamo di quanto ci mancasse mio padre e delle cose terribili che vedevamo e sentivamo intorno a noi o delle centinaia e centinaia di interrogatori che mia madre subiva, della paura che lei potesse non tornare più a casa, o che la Securitate potesse farci del male o ucciderci. Diventammo tutti molto silenziosi, facendo in modo che le nostre conversazioni ruotassero tutte intorno ad argomenti domestici: Hai tagliato la legna? Puoi portare un po’ d’acqua? Diamo aria ai tappeti? Abbiamo addirittura tentato di mentire riguardo all’ora in cui ci saremmo svegliati la mattina e avremmo preso l’autobus, per non dare alle guardie, che stavano fuori dalla finestra, il tempo di prepararsi a seguirci. Non è questa una lingua con cui crescere. Molto si potrebbe dire al riguardo: è necessario compiere uno studio linguistico dell’oppressione se si vuole comprendere la relazione esistente tra l’oppressione politica e lo sviluppo del senso d’identità individuale attraverso la narrazione di se stessi. (da “Sulla soglia della dimenticanza” trad. Chiara De Luca)

chiara