Archivi del giorno: 13 Giugno 2015
Baranes e la finanza internazionale
ESAMI DI STATO 2015 – EXPO 2015 e LUIGI RUSSI A PRATO – CIRCOLO MATTEOTTI LUNEDI’ 15 GIUGNO ORE 21.00
Quest’anno tra le tracce della prima prova scritta tutti attendono qualche riferimento a EXPO 2015 – per potersi preparare nulla di più utile sarebbe incontrare Luigi Russi che lunedì sera sarà presente al Circolo “Giacomo Matteotti” in via Verdi 30 a PRATO (di fronte al Teatro Metastasio) – Luigi ha scritto un libro importante su uno dei temi più rilevanti che il genere umano ha di fronte: la sua alimentazione. EXPO 2015 riporta come slogan principale “Nutrire il pianeta – Energia per la vita” ma tutti sanno che tra gli obiettivi di quanti partecipano vi sono prevalenti egoismi di poche società multinazionali che controllano il settore alimentare favorendo cinicamente il loro potere finanziario attraverso meccanismi che non prevedono alcun tipo di attenzione verso i bisogni concreti delle popolazioni.
In questo post allego la Prefazione che nel libro è affidata ad Andrea Baranes
Andrea Baranes è presidente della Fondazione Culturale Responsabilità Etica, della rete di Banca Etica. E’ portavoce della campagna 005 per l’introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie ed è stato responsabile delle campagne su istituzioni finanziarie private presso la CRBM.
E’ autore di diversi libri sui temi dellaFINANZA e dell’economia, tra i quali Finanza per Indignati” (Ponte Alle Grazie), “Come depredare il Sud del mondo” e “Il grande gioco della fame” (Altreconomia) e “Per qualche dollaro in più – come la finanza casinò si sta giocando il pianeta” (Datanews). Collabora con diverse riviste specializzate nel settore economico e della sostenibilità, quali “Valori” e “Altreconomia”, e con i siti Sbilanciamoci.info e nonconimieisoldi.org.
Prefazione
di ANDREA BARANES
La finanziarizzazione del cibo e delle materie prime è forse
l’esempio più evidente e nello stesso tempo più inaccettabile tanto
dell’incredibile espansione della sfera finanziaria quanto della
sua inefficienza. Tramite i derivati è possibile realizzare speculazioni
sul prezzo delle materie prime, andando di fatto a scommettere
sulla fame dei più poveri. Somme gigantesche che ruotano
vorticosamente all’inseguimento del massimo profitto nel
più breve tempo possibile, esasperando volatilità e instabilità.
Nello stesso momento, milioni di piccoli contadini sono esclusi
dall’accesso al credito e dai servizi finanziari.
Se la finanza deve essere uno strumento al servizio dell’economia
per mettere in contatto chi ha dei soldi con chi ne ha bisogno
per le proprie attività, ebbene, non possiamo parlare «unicamente
» di una inefficiente e inefficace allocazione delle risorse,
ma di un vero e proprio fallimento del mercato: domanda e
offerta di soldi non si incontrano, viene meno la stessa idea di un
«mercato finanziario». In altri termini una finanza ipertrofica,
che ha causato la peggiore crisi degli ultimi decenni, non riesce
nemmeno a fare quello che dovrebbe.
Alla stessa conclusione si arriva guardando l’impennata dei
prezzi delle materie prime nel 2008. Il prezzo del grano, o del
mais, è quasi raddoppiato nel giro di pochi mesi. Non c’è stata
però nessuna carestia o siccità che facesse di colpo crollare le
produzioni e quindi l’offerta. Al contrario, sono i giganteschi capitali
in fuga dai mercati finanziari «tradizionali» che con lo
scoppio della crisi si sono riversati alla ricerca di investimenti più
sicuri, quali le materie prime. La domanda puramente finanziaria,
veicolata principalmente tramite i derivati, ha spinto al rialzo
i prezzi, condannando milioni di persone alla fame. Il prezzo
di tutte le principali 25 materie prime, agricole e non, è aumentato
a inizio 2008. Un andamento più unico che raro e a maggior
ragione incomprensibile in termini economici in un momento di
crisi, quindi di calo della domanda che avrebbe dovuto portare
a una diminuzione dei prezzi.
Parliamo quindi di una finanza che da strumento al servizio
dell’economia è diventata fine a se stessa, e arriva fino al punto
di falsare i princìpi fondamentali dell’economia, a partire dalla
legge della domanda e dell’offerta, su cui dovrebbe basarsi.
In questo libro, Luigi Russi spiega in maniera semplice quanto
rigorosa quali sono i principali meccanismi che alimentano
questo sistema, le tappe attraverso le quali si è giunti alla finanziarizzazione
del cibo e delle materie prime, gli impatti sui più
deboli e su chi continua a vedere e a vivere l’agricoltura nei suoi
diversi aspetti sociali e ambientali, ben prima che economici.
Il testo ci permette di capire come la finanza si sia trasformata
in un vero e proprio sistema, per un verso autoreferenziale e
per l’altro capace di condizionare pesantemente le attività
economiche e produttive. Il lettore è guidato a comprendere come
funzionano i derivati e i passaggi che portano all’aumento dei
prezzi, della volatilità e dell’instabilità, come sia possibile essere
arrivati al punto in cui i prodotti agricoli e la stessa terra – tramite
il fenomeno del «furto di terre» – vengono ridotti a semplici
asset finanziari.
Andando ancora oltre, si affronta il problema di come l’intera
catena alimentare e l’intera filiera, dalle multinazionali alla grande
distribuzione, ragionino secondo logiche puramente finanziarie
che nulla hanno a che vedere con gli obiettivi sociali e ambientali
dell’agricoltura. Non è più solo questione di un eccessi-
vo peso della finanza nell’agricoltura, ma di una completa sottomissione
di tutto il processo a logiche di massimizzazione del
profitto Al culmine del paradosso, i piccoli contadini e chi continua
a vivere in modo diverso l’agricoltura vengono progressivamente
emarginati dai «recinti» imposti dalle logiche attuali. È
in questo quadro che si compie fino in fondo il processo di finanziarizzazione
del cibo, o come la definisce l’autore rifacendosi
al Leviatano di Hobbes, la «mostruosità della relazione tra
cibo e finanza».
Il testo da un lato fornisce basi teoriche che vanno dalla teoria
dei sistemi al funzionamento dei derivati, dei fondi d’investimento
indicizzati al prezzo delle materie prime o di altri strumenti.
Dall’altro non mancano gli esempi concreti e i casi studio
– dal mercato del caffè al fenomeno dell’accaparramento di terre
– che attraverso un percorso sia economico sia storico – pensiamo
in particolare alla «Rivoluzione Verde» e al ruolo di Banca
Mondiale, Fmi e Wto – ci portano a capire le progressive tappe
e trasformazioni sia della produzione agricola sia dello stesso
sistema finanziario.
In pasto al capitale
In pasto al capitale non è solo un’importante testimonianza e
uno strumento di apprendimento. Comprendere tali meccanismi
è fondamentale per potere cambiare rotta, per riflettere sugli eccessi
che stiamo vivendo e su come riportare la finanza ad essere
uno strumento al servizio delle attività produttive e della società,
non l’opposto, come avviene oggi. È ancora più importante
alla luce di una crisi causata proprio dalla finanza privata tra
2007 e 2008 e della quale sembra non vedersi la fine, e anche
perché l’Expo di Milano del 2015 vede proprio il cibo come tema
di fondo. Un tema che finalmente torna al centro dell’agenda
politica, ma dove troppo spesso, come Luigi Russi evidenzia,
il rapporto tra cibo e finanza configura «un groviglio nel quale
ogni elemento è combinato in modo da assumere il proprio posto
in una macchina globale che genera profitto fine a se stesso».
Occorre spezzare queste catene. Nel finale del libro sono evidenziati
alcuni possibili percorsi che partono dalle resistenze dei
contadini in tutto il mondo, Italia inclusa. Esempi che mostrano
come una logica cooperativa e non competitiva e l’unione tra
produttori e consumatori possano proporre delle soluzioni locali
e che nascono dal basso.
Ma più in generale è l’intero sistema finanziario a dovere essere
rimesso in discussione dalle fondamenta. Come accennato, il
cibo è forse l’esempio più emblematico degli impatti della finanza
sulle nostre vite, ma non certo l’unico. Pensiamo all’inaccettabile
aumento delle disuguaglianze tra Paesi e all’interno dei
singoli Paesi, pensiamo alla stessa austerità imposta a Stati e cittadini
mentre la finanza continua ad essere inondata di liquidità
nel tentativo di fare ripartire un’economia strangolata proprio
dallo strapotere finanziario. E gli esempi potrebbero essere diversi
altri. Prima ancora dell’imporre delle regole urgenti quanto
necessarie per chiudere una volta per tutte questo casinò finanziario,
è l’intero impianto ideologico a dovere essere rimesso
in discussione.
È semplicemente assurdo che le nostre necessità fondamentali,
a partire dal cibo, debbano adattarsi ai diktat di uno strumento
che dovrebbe accompagnare e sostenere le attività economiche
e rispondere a bisogni fondamentali dell’umanità, e che
oggi pretende, invece, di essere il centro di gravità attorno a cui
devono ruotare tali attività e bisogni. Questo libro ci guida a
comprendere come tale sistema, tale «capitale affamato», non
solo non rappresenti più una parte della soluzione ai problemi
del cibo e dell’alimentazione, ma ne sia diventato uno dei principali
problemi.”