PASOLINI 40 silloge poetica ed evento scenico – PRATO al CIRCOLO MATTEOTTI in via Verdi 30 – martedì 3 novembre ore 21.00 – INVITO

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PASOLINI 40 silloge poetica ed evento scenico – PRATO al CIRCOLO MATTEOTTI in via Verdi 30 – martedì 3 novembre ore 21.00 – INVITO

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COMUNICATO STAMPA

Le Associazioni DICEARCHIA2008 – ALTROTEATRO – CIRCOLO MATTEOTTI – ADSP CIRCOLO DELLE IDEE – LABORATORIO DI VIA DEL CITTADINO – SUCCEDE A PRATO –ZAPPA! – LEFTLAB – VIAGGI E SCOPERTE
Vi invitano ad intervenire alla Conferenza Stampa indetta per il giorno 31 ottobre alle ore 11.00 presso il Circolo “Matteotti” in via Verdi 30 a Prato
Vi ringraziamo anticipatamente per il rilievo che vorrete assegnare alle nostre iniziative
p. le Ass.ni
prof. Giuseppe Maddaluno

Il libro verrà presentato a Prato la sera – ore 21.00 – del 3 novembre presso il Circolo “Matteotti” in via Verdi 30 e verrà accompagnato anche da un evento teatrale a cura sempre di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave.

E’ UN’INIZIATIVA DI
DICEARCHIA2008 – ALTROTEATRO – CIRCOLO MATTEOTTI – ADSP CIRCOLO DELLE IDEE – LABORATORIO DI VIA DEL CITTADINO – SUCCEDE A PRATO –ZAPPA! – LEFTLAB – VIAGGI E SCOPERTE

“PASOLINI 40 … il dialogo non finisce … versi di-versi” è una silloge poetica voluta da Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave, due intellettuali ed operatori culturali attivi nell’area fiorentina-pratese da circa venti (per Antonello) trenta-quaranta (per Giuseppe). Entrambi già dieci anni fa furono protagonisti a vario titolo e livello di un Programma dedicato al ricordo di Pier Paolo Pasolini sul territorio pratese.
Quest’anno Maddaluno e Nave hanno voluto far tesoro degli incontri “culturali” che negli ultimi mesi li hanno visti cooperare in modo assiduo e propositivo. E li hanno raccolti in un libretto di 64 pagine autoprodotte (il libro sarà distribuito in cambio solo del rimborso come contributo delle spese vive). Giuseppe Maddaluno ha portato le sue esperienze costruite a partire dalla sua collaborazione con l’Associazione “Il diario del viaggiatore” di Angela Schiavone soprattutto in relazione al “Festival della Letteratura nei Campi Flegrei – Premio Michele Sovente”. Antonello Nave, presidente di Altroteatro, ha contribuito con il suo bagaglio culturale acquisito nel corso degli anni in giro per l’Italia.
Nel libro sono contributi anche di grandi personalità del mondo letterario poetico, come Valerio Magrelli e Michael Schmidt, ma anche figure giovani già ormai accreditate come Chiara De Luca, Melania Petriello e Gilda Policastro. Forte è la presenza del Mezzogiorno, a partire da quella di Gaetano Calabrese, il poeta errante dell’Irpinia; molte voci derivano dal Festival della Paesologia di Aliano diretto da Franco Arminio (Eliana Petrizzi, artista che, oltre ai suoi versi, ha donato al libro la riproduzione in copertina di una sua opera; Mariapina Salzarulo, che operando nell’area parigina ha scritto dei versi in francese; Claudia Fofi che si definisce “ostetrica della voce” che utilizza per esprimere le sue emozioni e la sua creatività); altre provengono dall’area partenopea flegrea: Cinzia Caputo, Mimmo Grasso, Matilde Iaccarino, Marcella Raiola, Angela Schiavone, Stefania Tarantino; altre ancora dall’area irpino-sannita (Monia Gaita, Antonietta Gnerre) o da quella abbruzzese (Ida Di Ianni e Maria Santucci). Da Roma, Brigidina Gentile; da Brescia, Marianna Cavalli; e poi c’è Silvia Bertaggia, che dice di essere “in alto, a sinistra” abitando “dentro i cieli alti di Bretagna” a Rennes; da Novara, Aldo Ferraris; da Prato, Attilio Maltinti, Anna Pandico, Chiara Recchia e Stefania Zampiga.

Il libro verrà presentato a Prato la sera – ore 21.00 – del 3 novembre presso il Circolo “Matteotti” in via Verdi 30 e verrà accompagnato anche da un evento teatrale a cura sempre di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave.

PASOLINI 40 – silloge poetica – il contributo di GAETANO CALABRESE – poeta errante dell’Irpinia

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GAETANO CALABRESE – poeta errante dell’Irpinia è una delle figure più straordinarie presenti non solo in questa minima silloge ma in tutto il nostro Paese – poeta vero, costantemente vero e naturale si impone con la sua creatività linguistica privilegiando la forma dialettale ma non escludendo mai la lingua nazionale, capace anche di improvvisare senza che ciò appaia improvvisato. Ci siamo conosciuti soltanto telefonicamente ma ne ho ricevuto e ne ricevo un arricchimento inenarrabile per persone come me che hanno bisogno di scrivere e rileggere per poter poi esternare. Pubblica quasi sempre in modo autonomo affidando i suoi versi a fogli volanti, che chiama “plaquettes”, arricchiti con disegni personali, che distribuisce in luoghi pubblici o in piazze.
Vive a Lioni in provincia di Avellino.

Mi ha scritto una lettera autografa che è la dimostrazione piena di un’autentica amicizia che non è possibile trascurare e che va in maniera assoluta ricambiata. Dopo poche linee del suo curriculum, difficilmente sintetizzabile una prova della sua efficace poetica.

per AUTOS EDIZIONI:
_ “NUVOLE LONTANE”- RACCONTI – (2002),
donato alla Lega Nazionale per la Lotta Contro i
Tumori, Sezione di Avellino;
_ “LO SCRITTORE, IL RACCONTO, IL ROMANZO –
APPUNTI PER RIFLETTERE-” (2003) un saggio che
tratta dei problemi dell’editoria in Italia, della
dinamica narrativa, della critica letteraria contemporanea,
con un’originalissima riflessione su “CHI È IL
POETA”;
_ “41 FOGLI SPARSI – RACCOLTA DI SCRITTI VARI”-
(2004) spaziando dalla poesia, al racconto, alla relazione letteraria.
È Autore / Editore.
Scrive in lingua e in dialetto. È noto come “IL POETA ERRANTE DELL’IRPINIA” in quanto dona in rassegne ed incontri suoi versi (spesso inediti) in fogli ‘recto/verso’ o ‘libriccini’, ma sempre autografati e illustrati.
Alcune sue poesie e racconti sono stati e vengono antologizzati in riviste letterarie ed estranee pubblicazioni.
Collabora a varie associazioni culturali.
Partecipa come relatore ad eventi letterari e come ‘performer’ a ‘readings’ di poesia nazionali, ma, per pigrizia, non partecipa ai premi letterari.
È un cultore del dialetto lionese.

HA IN PROSSIMA PUBBLICAZIONE DUE LIBRI: RACCONTI E POESIA.

I POETI DA RE PARTI MIE… *-*
Li poeti da re parti mie fanno
tanta fatìe e po’ ogni gghiuorno
girano attuorno a tanti “pecché”
senza paura d’ogni “ma” e de “se”.
Co’ lo penziero scarcegddano ogni
cosa a cunto e raggione e fanno
‘na canzone iusto ‘n funn’a lo core
ca pòte parla’ pe’ anni, misi e ore.
Lassano a gdd’urdeme pedate ‘mpegni
pe’ filastrocche ‘mprovisate, pazzìe,
a vote cuntarielli o pazzielle
‘mbirloccate, meschkate a mattammuoglio
ma bbone pe’ capi’ ogni ‘ngrauoglio.
Artetecusi come so’, mò, senza
paura, afferrano Capocifero
pe’ re corna e lo mmoccano ‘n terra
fino a quanno no’ loro torna la verità
chiara e stesa, accossì no’ rest’appesa
la ‘ngiustizia umana: sempe lontana.
Cchiù d’àuti sanno ca la bucìa
resiste poco e sulo a la scurìa,
e prèano re stelle e la luna
de no’ li fa’ ave’ fortuna manco
pe’ ’na nottata, accossì, a l’assuta
de lo sole, ponno ‘ngnova’ co’ toste
parole chi ogni male volesse
accova’ pe’ farla franca qua e gddà.
Li poeti da re parti mie, puro
si ‘ndossecati de malinconie,
non se lèvano coppole o cappiegddi
nì pe’ oro, nì pe’ cavatiegddi,
e, quanno pare ca perdono tiempo,
vann’appriess’a re lape come viento
a trova’ tr’adduri li meglio fiuri
pe’ fa’ e da’ tanto mèle colato
e ‘n’arcobaleno capovotato
a l’anime ‘nnocenti e ‘ncantano
la mente de li gruossi facènnoli
criaturi: pe’ natura sicuri.
Li poeti da re parti mie sanno
buono totte re litanie de certi
soprastanti malenati, pe’ quesso
so’ nemici giurati de quigddi ca,
chiamannoli “spostati”, *l’oléssero
tutti ‘nfanfalùti, anzi ‘nfatuàti,
pecché, accossì, loro – come mastri
d’ogni festa – ponno meglio arrobba’
a mano lesta: suonni, umanità,
vita, convinti de chiude partita
‘n terra e ‘n cielo, addò però non se
pòte mette ‘no velo a re stelle,
a la luna, a lo sole, nì se pònno
confonne totte re parole ditte,
probbio scritte ‘ndrezzate, a calenne
cantate: quegdde ca po’ sole sole
pigliano la via a farse poesia,
senza trova’ nì morte e nì taùto,
pecché lo canto quann’ è assuto
ha già lassato dint’a l’aria suoni
e memoria, anzi probbio l’ànema
de ‘no core ca spàsema, sparpetéia
‘n facci’a lo dolore, contanno prima,
doppo, fatti, posti, anni e ore.
Li poeti da re parti mie puro
tra re nuvole trovano re vie;
campano onesti co’ tanta ‘ndréssìe
e scrivono ogni notte co’ mano
de criature peccerelle, a l’albi
assucano re làcreme non belle,
so’ capaci de lassa’ miezzo core
sempe a chi è stato ammeserùto
e ‘na carezza de perdono a chi
s’è ‘ncattevùto; vénciono li guai
co’ li penzieri pecché sanno lo
munno già d’aiéri, so’ la speranza
ca no’ more mai, lo iato stipato
pe’ ‘no secolo, già oi pe’ crai.

 

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PANDICO – RECCHIA – ZAMPIGA tre donne da Prato in “PASOLINI 40” silloge poetica a cura di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave presentazione martedì 3 novembre ore 21.00 presso il Circolo Matteotti in via Verdi 30 PRATO

PANDICO – RECCHIA – ZAMPIGA tre donne da Prato in “PASOLINI 40” silloge poetica a cura di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave presentazione martedì 3 novembre ore 21.00 presso il Circolo Matteotti in via Verdi 30 PRATO

Accennavo ieri alla piccola pattuglia pratese; è formata da tre donne e due uomini
Oggi parliamo delle donne.

Pandico Anna

PANDICO Anna

Laurea in Lettere Classiche presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II” – Tesi in storia della filosofia antica, sull’interpretazione del mito di Narciso dall’antichità ai nostri giorni, in particolare sull’analisi del parallelo tra Plotino e Andrè Gidè. – Insegnante a tempo indeterminato di materie letterarie e latino, attualmente in servizio presso il Liceo Socio-psico-pedagogico G. Rodari di Prato.

Da anni si occupa di teatro, come attrice e di scrittura creativa. Ha frequentato vari corsi di recitazione e laboratori di scrittura creativa. Per la scrittura teatrale ha frequentato la Scuola di Drammaturgia di Dacia Maraini, Teatro delle Donne, Calenzano, con seguenti docenti: Dacia Maraini, Giuseppe Manfridi, Ugo Chiti, Stefano Massini, Carlina Torta, Silvia Calamai, Letizia Russo.
Partecipa come attrice a vari stages e seminari con: Salvino Raco – Marcello Bartoli – Elena Turchi e Alessandro Mantechi – Claudio Morganti – Remondi e Caporossi – Maria Cassi e Leonardo Brizzi .
Frequenta il Corso di Cinema “Sull’analisi comparata tra testo scritto e la messa in scena cinematografica ” promosso dalla Regione Toscana c/o Istituto I.T.I. diretto dal regista Gabriele Lecconi. –

Attrice in “Le Confessioni di Sant’Agostino” – liberamente tratto dalle Confessioni diSant’Agostino – Regia di Salvino Raco – Attrice in “I monologhi della vagina” di Eve Enslerc/o Associazione Culturale “Nuova Colmena” – Regia: Lorella Paola Betti – Attrice in “Giardini Incantati” c/o Associazione Culturale “Nuova Colmena” – Testo e regia di Lorella Paola Betti – Partecipa come attrice allo spettacolo di Caporossi intitolato “Il passaggio degli angeli” – Teatro Fabbricone – c/o Teatro Metastasio di Prato.

Recchia Chiara

RECCHIA Chiara

Nata a Casalvieri (FR) il 1° aprile 1946, ha conseguito la Maturità Classica nel 1964 presso il Liceo “Vittorio Simoncelli” di Sora.
Laureata in Lettere Classiche all’Università La Sapienza di Roma nel 1969, è stata docente di ruolo negli istituti superiori dal 1973.
Vive a Prato dal 1984 dove ha insegnato prima nell’Istituto Datini e poi nel Liceo Copernico.
Ha fondato la sezione pratese dell’associazione Proteo Fare Sapere della quale è stata presidente, prima provinciale e poi regionale. Ha svolto ricerche e scritto numerosi articoli nel campo della didattica, oltre ad avere organizzato numerosi convegni e seminari di formazione.
In pensione dall’anno scolastico 1995-96, svolge ricerche di storia locale. Attualmente è Presidente dell’associazione culturale pratese “Il Castello”
Ha tre figli e due nipotine.

Zampiga Stefania

Zampiga Stefania

ama le parole di poesia ed il loro mondo. Insegna inglese in un Liceo a Prato. Scrive suoi testi e studia danza contemporanea. Ha scritto i testi poetici di diversi lavori per la compagnia teatrale Tpo e per la compagnia Company Blu. Ha scritto e realizzato performance per la Società italiana delle Letterate sul tema del rapporto fra genere e poesia. Ha scritto e realizzato un ciclo di performance per la scena degli appartamenti. È pubblicata in alcune antologie come Nei Boschi, ed Sui. Coordina un progetto di azioni urbane di poesia a Prato, dal titolo Poecity.

MICHAEL SCHMIDT – PASOLINI 40 – PRATO 3 novembre 2015 ore 21.00 Circolo Matteotti

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MICHAEL SCHMIDT – PASOLINI 40 – PRATO 3 novembre 2015 ore 21.00 Circolo Matteotti

La partecipazione di Michael Schmidt avviene attraverso la nostra (mia e di Antonello, compreso tutto il gruppo di Altroteatro) amicizia con Chiara De Luca. A lui, tradotto da Chiara in “Una parola che il vento ci ha passato Poesie 1972 – 2015” Edizioni Kolìbris, abbiamo dedicato spazi nel corso dei nostri reading poetici a Prato ed a Ferrara. Chiara ci ha inviato una poesia che Michael Schmidt ha dedicato proprio a Pasolini con il quale si incontrò “a un ricevimento a Londra / tenuto in una stanza bassa presso il fiume” “at a reception in London / Held in a low-ceilinged room by the river”…..

Michael Schmidt è nato in Messico nel 1947. Ha studiato al Wadham College di Oxford. È Professore di Poesia alla Glasgow University, dove è Responsabile del Programma di Scrittura Creativa. Nel 1969 è uno dei fondatori della casa editrice Carcanet Press Limited, di cui è direttore editoriale. Nel 1972 ha fondato la “PN Review”, una delle più importanti e autorevoli riviste letterarie nel panorama della letteratura di lingua inglese. Poeta, narrtore, curatore di antologie, traduttore, critico e storico letterario, è membro della Royal Society of Literature. Nel 2006 gli è stato assegnato un O.B.E. (Officer of the Order of the British Empire) per il servizio reso alla poesia. Di Michael Schmidt è già uscita in Italia l’edizione bilingue di The Stories of My Life (Le storie della mia vita, Kolibris 2015, traduzione di Chiara De Luca).

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“PASOLINI 40” – una delle lettere di Pasolini a don Giovanni Rossi della “Pro Civitate Christiana

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“PASOLINI 40” – una delle lettere di Pasolini a don Giovanni Rossi della “Pro Civitate Christiana

Tra don Giovanni Rossi fondatore della Pro Civitate Christiana di Assisi nel 1939 e Pier Paolo Pasolini intercorse un carteggio. All’incontro di Pasolini, all’inizio degli anni Sessanta allorquando lo scrittore regista partecipa ad uno dei tradizionali convegni organizzati dalla Pro Civitate Christiana, con don Giovanni Rossi si deve la genesi del “Vangelo secondo Matteo”.
Pochi giorni prima della tragica scomparsa di Pier Paolo Pasolini muore don Giovanni Rossi. Qui sotto riporto una delle lettere che Pasolini scrisse a don Giovanni nel 1964, lo stesso anno in cui esce il suo “Vangelo secondo Matteo”.

“Rocca”, quindicinale della “Pro Civitate Christiana” n.22 del 15/11/75, tra le altre testimonianze in occasione della scomparsa di Don Giovanni Rossi, avvenuta il 27/10/75.

Caro Don Giovani,
La ringrazio tanto per le sue parole della notte di Natale: sono state il segno di una vera e profonda amicizia; non c’è nulla di più generoso che il reale interesse per un’anima altrui. Io non ho nulla da darle per ricompensarla: non ci si può sdebitare di un dono che per sua natura non richiede d’essere ricambiato. Ma io ricorderò sempre il suo cuore di quella notte. Quanto ai miei peccati. il più grande è quello di pensare in fondo soltanto alle mie opere, il che mi rende un po’ mostruoso e non posso farci
nulla; è un egoismo che ha trovato un suo alibi di ferro in una promessa con me stesso e gli altri da cui non mi posso sciogliere, Lei non avrebbe potuto assolvermi di questo peccato, perché io non avrei mai potuto prometterle realmente di avere intenzione di non commetterlo più. Gli altri due peccati che lei ha intuito, sono i miei peccati “pubblici”: ma quanto alla bestemmia, glielo assicuro, non è vero. Ho detto delle parole aspre contro una data Chiesa e un dato Papa: ma quanti credenti, ora, non sono d’accordo con me?

L’altro peccato l’ho ormai tante volte confessato nelle mie poesie,
e con tanta chiarezza e con tanto terrore, che ha finito con l’abitare in me come un fantasma famigliare, a cui mi sono abituato, e di cui non riesco più a vedere la reale, oggettiva entità.
Sono “bloccato”, caro Don Giovanni, in un modo che solo la Grazia potrebbe sciogliere. La mia volontà e l’altrui sono impotenti. E questo posso dirlo solo oggettivandomi, e guardandomi dal suo punto di vista. Forse perché io sono da sempre caduto da cavallo: non sono mai stato spavaldamente in sella (come molti potenti della vita o molti miseri peccatori): sono caduto da sempre, e un mio piede è rimasto impigliato nella staffa, così che la mia corsa non è una cavalcata, ma un essere trascinato via, con il capo che
sbatte sulla polvere e sulle pietre. Non posso né risalire sul cavallo degli Ebrei e dei Gentili, né cascare per sempre sulla terra di Dio.
La ringrazio ancora, con tutto l’affetto, suo
Pier Paolo Pasolini
(27 dicembre 1964)

PASOLINI 40 – una silloge poetica a cura di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave – l’operazione culturale

PASOLINI 40 – una silloge poetica a cura di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave – l’operazione culturale

…questa è una produzione che rimarrà nella “storia”…

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L’operazione culturale che sta dietro la struttura della silloge poetica “PASOLINI 40” parte da lontano, forse da quegli anni Settanta che per me furono incubatori delle mie passioni e delle mie predilezioni. Da allora ad oggi sono passati più di quaranta anni ed il ricordo di Pier Paolo Pasolini è rimasto indelebile e forte nella memoria. Le mie passioni mi hanno portato ad occuparmi di teatro, di cinema, di poesia, di letteratura e poi di politica. Abbandonata la quale sono ritornato alle antiche passioni, con lo sguardo “apolide” di chi non ha una vera e propria patria nè una sua collocazione territoriale precisa. Questa “assenza” mi consente di guardare con occhi “circolari” anche la realtà della Cultura, valicando confini provinciali, regionali e nazionali. Ecco da dove nasce “PASOLINI 40”. Sulla strada ho incontrato un’altra figura di intellettuale “apolide” come Antonello Nave con il quale condivido in modo più ampio e più pieno questo percorso maturo. Insieme a lui ed a quella “picciola compagnia” grande che condivide le nostre passioni e ci coinvolge e si lascia coinvolgere abbiamo realizzato alcuni momenti importanti negli ultimi due anni.
Abbiamo conosciuto tutti insieme giovani promesse (perché faranno molto altro e molto altro, ancora) della Cultura come Melania Petriello, con la quale progettiamo mantenendo attive le nostre antenne da lontano altri eventi e che vogliamo ringraziare per quel che ha scritto nella Prefazione che ci commuove e ci inorgoglisce. Parlando delle celebrazioni “pasoliniane” dice: “…Continuare a scriverne, ad evocarne lo spirito, a suggerire chiavi d’ingresso, come con audacia e affezione riesce questo lavoro collettivo, è superare la “celebrazione” propria degli anniversari e dare forma alla differenza. Quella che fa chi opera, ogni giorno, la scelta di resistere e di sentirsi parte.
Pasolini è comunità. È città nel suo tempo di speculazione e rinascita. È desiderio di abbraccio alle lettere che, per prime, sono la rivoluzione.
Perché la storia senza racconto, semplicemente, non esiste.
Grazie alle penne disseminate tra queste pagine, capaci di suggerimenti e prospettive, e a chi ha dato loro la forza dell’insieme.”

Noi siamo molto contenti di aver messo insieme tante donne (21) e uomini (7) a comporre versi ispirati a Pier Paolo Pasolini. Potevamo affidarci alla realtà locale pratese, fervida incubatrice di poesia (l’Associazione “Il Castello”, il gruppo di “Poecity”, l’esperienza di “Poesia Sostantivo Femminile”), ma ci sembrava limitativa per un tema così universale come la “tragedia pasoliniana” così vicina alla Passione di Cristo (non chiamatemi “blasfemo” e riflettete su come entrambi fossero segnati da una profonda unica “diversità”: chi è in “dissonanza” con il Potere terreno viene discriminato, umiliato, sbeffeggiato!), su cui Pasolini in vita ha più e più volte riflettuto e realizzato opere (poesia, letteratura, teatro, cinema) che testimoniano la sua sensibilità verso gli umili, i poveri, i derelitti e diseredati come nel “Discorso della Montagna”. Ed allora abbiamo guardato al di là della nostra realtà: ciò non limita il valore della piccola “pattuglia” pratese di cui parlerò; anzi la esalta e la proietta al di fuori dei nostri piccoli ristretti “confini”.

CAVALLI Marianna, SALZARULO Mariapina, RAIOLA Marcella, BERTAGGIA Silvia – DAL NORD AL SUD e poi “in alto a sinistra” tra Parigi e Rennes – quattro figure di poete che ci descrivono “il viaggio della parola” – PASOLINI 40 silloge poetica ed azione scenica PRATO 3 novembre 2015 ore 21.00 CIRCOLO MATTEOTTI via Verdi 30

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CAVALLI Marianna, SALZARULO Mariapina, RAIOLA Marcella, BERTAGGIA Silvia – DAL NORD AL SUD e poi “in alto a sinistra” tra Parigi e Rennes – quattro figure di poete che ci descrivono “il viaggio della parola” – PASOLINI 40 silloge poetica ed azione scenica PRATO 3 novembre 2015 ore 21.00 CIRCOLO MATTEOTTI via Verdi 30

La prima “poeta” l’ho incontrata in treno lunedì 7 settembre scorso mentre andavo a Ferrara per partecipare da “co-protagonista di supporto” ad un evento di Altroteatro su “Alfabeto dell’invisibile” di Chiara De Luca. Mi hanno colpito la sua sensibilità, la freschezza e l’entusiasmo e passione con cui tracciava le linee incerte del suo futuro. Era con Andrea, mio ex allievo, appassionato cultore delle arti visive e dello spettacolo.

E’ la più giovane del gruppo; quella che ha più “futuro”!

Marianna CAVALLI
dice di lei:

Sono nata a Brescia il 25 dicembre del 1988. Ho frequentato il liceo classico a Brescia e dopo la maturità sono partita a studiare in Inghilterra. Mi sono laureata alla University of Kent con una laurea a doppio indirizzo in teatro e francese. Dopodiché, per una serie di vicissitudini e incontri, mi sono appassionata alla lingua e alla cultura iraniane. Ho deciso di trasferirmi a Parigi, dove mi sono iscritta all’università Inalco, ed ora sto per laurearmi in lingua, civilizzazione e letteratura dell’Iran.

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La seconda rappresenta a pieno titolo la nostra “storia” di “migranti intellettuali”. L’abbiamo inseguita e ci ha donato dei versi scritti nella lingua con la quale abitualmente si esprime: il francese. Rifiuta di essere catalogata come “paesologa” (su Internet è così!) anche se ha una immensa stima verso il “paesologo” per eccellenza, Franco Arminio.

Mariapina Salzarulo dice di lei:

“Sono del sud Italia, originaria di Zungoli in Irpinia, un villaggio italiano, un luogo dove il silenzio regna su queste pietre e vicoli di un altro tempo. Sono nata il 27 gennaio a Bisaccia, in Irpinia d’Oriente. Era una notte di luna piena dove leggende ancestrali nascono da un altrove. Nel convento del villaggio, le suore stavano pregando al capezzale di mia madre perché passi la mezzanotte. Bisaccia è il villaggio della mia infanzia, dove ho imparato a parlare con il vento. Dopo aver studiato letteratura e legge all’Università della Sorbona di Parigi e con una formazione da ballerina, lavoro attualmente al Centre national de la recherche scientifique (CNRS) presso l’Institut des sciences humaines et sociales (INSHS) per il settore internazionale e antropologia. Per CNRS ho collaborato in diversi gruppi di lavoro sulla internazionalizzazione delle scienze sociali. Frequento workshops su terapie sperimentali di benessere attraverso la danza. Sono un membro della Casa della Paesologia di Trevico, creata da Franco Arminio.”

Raiola Marcella

La terza poeta è legata fortemente alle lotte che caratterizzano gli ultimi anni della nostra storia recente. E’ una delle tante figure di “pasionarie” attive capaci anche di rinunciare ad una stabilizzazione “forzata” in nome delle proprie idee.

Marcella Raiola

è nata a Castellammare di Stabia, uno dei comuni vesuviani, nel 1970. Diplomatasi presso il liceo classico di Torre del Greco nel 1988, si è iscritta alla Facoltà di Lettere Classiche dell’Università Federico II di Napoli. Nello stesso periodo, è stata redattrice presso testate locali, ed è diventata pubblicista nel 1992. Nel 1996 ha pubblicato, con l’editore G. Pironti, la silloge di poesie “I Corimbi”, selezionata dalla Giuria senese del Premio editoriale “Laura Nobile”, organizzato dal Dipartimento di Filologia e critica del testo dell’Università di Siena. Nel 1999 ha conseguito la Laurea in Lettere Classiche. Dopo l’abilitazione, ottenuta nel 2002, ha insegnato, da supplente, Latino e Greco nei Licei Classici della Provincia di Napoli fino ad oggi, conducendo una strenua lotta contro la precarietà strutturale della docenza, artatamente alimentata dagli ultimi governi. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Filologia Classica a Napoli, nel 2007, e frequenta attualmente i corsi di un altro Dottorato in Diritto, Storia ed Economia, presso l’Università Parthenope di Napoli. Considera la Letteratura come un’alta forma di riflessione teoretica ed etico-politica non sistemica. Contrasta l’idea e la pratica, didattica e politica, della neutralizzazione assiologica e ideologica dei saperi.

Silvia Bertaggia

Di lei conosco molto poco; qualcosa di più mi fa sapere Antonello Nave, con il quale mantiene contatti sin dagli anni in cui lui insegnava nella Bassa padana. Ci dice di abitare “in alto a sinistra” forse citando Erri De Luca e ci conferma poi che abita in Bretagna: a Rennes, aggiungendo liricamente “abito dentro i cieli alti di Bretagna”.

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BRIGIDINA GENTILE da Roma per PASOLINI 40 silloge poetica ed azione scenica a cura di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave – PRATO 3 NOVEMBRE 2015 – ore 21.00 presso Circolo Matteotti via Verdi 30

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BRIGIDINA GENTILE da Roma per PASOLINI 40 silloge poetica ed azione scenica a cura di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave – PRATO 3 NOVEMBRE 2015 – ore 21.00 presso Circolo Matteotti via Verdi 30

Qualcosa su di me…

Le cose più salienti sono che:
Ho due lauree. La prima in Lettere, con indirizzo demo-etno-antropologico. Facoltà di Lettere e Filosofia della Università “La Sapienza”, Roma. Titolo della tesi: I Caduvei tra mito e storia. La conservazione di un modello di comportamento da parte di una popolazione del Mato Grosso del Sud, Brasile (1984). La seconda in Lingue e Letterature Straniere Moderne. Facoltà di Lingue della Università della Tuscia, Viterbo. Titolo della tesi: Como agua para chocolate: moderno follétin. Un uso provocatorio del kitsch nella letteratura ispanoamericana del postboom (2000).
Non sono una “accademica”, ma ho collaborato come Cultore della Materia (Lingua e Letteratura Spagnola e Ispanoamericana) con il Professor José Luis Gotor e la Professoressa Loretta Frattale presso la Facoltà di Lingue e Letterature Moderne dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” dal 2003 al 2006, e nel 1986 con il Departamento de Lenguas – Campus III – Universidad Autonoma de Chiapas. Ho tenuto delle lezioni sulla traduzione sia agli alunni del master in traduzione del dipartimento di italianistica della università di Salonicco che agli alunni della Summer School della stessa università (2013 e 2014), e ho partecipato come guest speaker al workshop di scrittura Tinta, Papel, y… café, tenuto alla Mid Manhattan New York Public Library di New York (2013).
In Messico (dove ho svolto nel 1986 una ricerca antropologica sul campo presso i Chamulas, popolazione indigena del Chiapas, per conto del governo messicano e dell’Istituto Nazionale Indigenista), ho perfezionato i miei studi antropologici e iniziato la mia avventura con Penelope.
L’altra Penelope è il mio primo libro ad essere stato pubblicato e nel sito www.leteledipenelope.com si può iniziare un vero e proprio viaggio insieme a Penelope.
Con il video “Lampi dal Messico. Nero su Bianco”, realizzato insieme al giornalista e critico cinematografico Ciro Giorgini, si viaggia invece con le immagini fotografiche di Manuel Alvarez Bravo, Graciela Iturbide, Patricia Mendez Obregón e Tina Modotti e il cinema di Luis Buñuel, Sergei M. Eisenstein, Gabriel Figueroa, John Ford, Auguste e Louis Lumiere, Joseph L. Mankiewicz, Orson Welles.
Ho scritto numerosi articoli e saggi sulla scrittura femminile nonché racconti e poesie pubblicati in riviste specializzate e antologie, alcuni hanno ricevuto una menzione d’onore. Nel 2010 ho vinto il primo premio per la poesia “Ipazia”. Nel 2012 ho vinto il secondo premio per la poesia “Ipazia” e nel 2014 il terzo premio di poesia “Castello di Prata Sannita”. La mia antologia L’Altra Penelope ha ricevuto la menzione d’onore al “New York Book Festival” del 2012.
Quest’anno 2015 ho vinto il premio “Mimosa” con il racconto San Diego, California, e ricevuto un attestato di merito per la silloge poetica presentata nel Memorial “Nicola e Cinzia Di Nezza”.
Il racconto Profumo di Limoni che si può leggere nel libro Notturni à la carte è stato tradotto in molte lingue: greco, macedone, francese, inglese, spagnolo, polacco, russo, albanese, bulgaro etc. in: ITI – Intercultural Translation Intersemiotic e-issn 2241-3863. Vol.2, no.2 (2013).
I miei libri sono anche in formato ebook:
L’altra Penelope, (prima edizione 2008, Oèdipus ed.)
L’altra Penelope, (seconda edizione 2014, Libellula ed.)
La otra Penélope (2011, ArCiBel ed.)
Scrivere Donna (2011, Aracne ed.)
Notturni à la carte/Penelope Misunderstandings (2012, Libellula ed.)
Voces desde el telar y un perchero/Voci dal telaio e un attaccapanni. Testo teatrale di Elisa Constanza Zamora Péres, traduzione e cura di Brigidina Gentile. (2013 Ubuk ed.)
Platero y ella/Platero e lei. Testo teatrale di Elisa Constanza Zamora Péres, traduzione di Brigidina Gentile. (2014, Torremozas ed.)
Cucinati un uomo (2015, Testo teatrale di Carmen Boullosa, Traduzione e cura di Brigidina Gentile, Arcoiris ed.).

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CLAUDIA FOFI in PASOLINI 40 – silloge poetica ed azione scenica a cura di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave – martedì 3 novembre ore 21.00 CIRCOLO MATTEOTTI via Verdi Prato

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CLAUDIA FOFI in PASOLINI 40 – silloge poetica ed azione scenica a cura di Giuseppe Maddaluno e Antonello Nave – martedì 3 novembre ore 21.00 CIRCOLO MATTEOTTI via Verdi Prato

Dall’Umbria arriva Claudia Fofi, “ostetrica della voce”

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Attraverso anni di ricerche ha approfondito lo studio della voce in rapporto al corpo, alla creatività, al teatro come manifestazione delle emozioni e della ricerca di verità, alla fisiologia e all’ascolto, arrivando a una concezione integrata del fenomeno voce in relazione alla crescita della persona sia in ambito artistico che sociale, personale e lavorativo. Ha elaborato una sua prassi di lavoro, la Voce Creativa, che applica in vari ambiti di intervento, dall’insegnamento del canto e della voce artistica, ai progetti sulla creatività in percorsi di terapia, al public speaking.
Studia pianoforte dall’età di 8 anni. Dopo la laurea in lingue inizia una importante carriera come cantautrice. Con le sue canzoni vince numerosi premi, tra cui il Premio Grinzane Cavour nel 1996, la finale di Arezzo Wave nel 1998, ilPremio Ciampi nel 2001. E’ due volte finalista al Premio Musicultura (2003 e 2007), vince il Premio Logic al Mantova Musica Festival (2007). Il Premio Un Canzone di Pace a Napoli (2013), finalista come autrice al Premio Parodi (2014).
Studia canto con il metodo della Voce Naturale (Roy Hart) in Francia e in Italia con Kaya Anderson. Coralità, canto armonico e voce con Bruno de Franceschi. Frequenta la Scuola Donna Olimpia di Roma (Metodo Orff-Schulwerk), la Scuola di Biomusica di Roma, la Scuola Ritmia di Piacenza. Sta completando in Francia il percorso formativo Roy Hart.
E’ docente presso Accademia dell’Arte di Arezzo, dove tiene master per studenti americani su “songwriting e voce artistica”. Tiene laboratori annuali di Voce Creativa presso il Tanz Studio Theatre di Monaco, Germania e in Italia (Milano, Perugia, Gubbio, Cortona,). Tiene Laboratori di scrittura della canzone in collaborazione con Informagiovani Gubbio, collabora come esperta con il progetto “Canta e scrivi la tua canzone” presso Centro Accoglienza Diurno (C.S.M.) di Gubbio. Ha collaborato con il Meeting delle Etichette Indipendenti di Faenza, con il laboratorio-seminario “Lezioni sulla creatività nella scrittura della canzone”.
Ha fondato in collaborazione con la Caritas di Gubbio ilCoro Multietnico “Canto Incontro Canto”, per donne italiane e straniere. E’ promotrice di eventi formativi legati al progetto nazionale “Nati per la Musica” Gubbio, attuato da Biblioteca Sperelliana, Scuola Comunale di Musica e Associazione Amici della Musica. Tiene seminari di formazione per il Circolo Letture ad Alta Voce di Perugia. Da alcuni anni è docente per Confcooperative Umbria in corsi di formazione per operatori sociali (percorsi di approfondimento sull’allestimento di laboratori musicali in comunità di recupero e per la prevenzione e cura del disagio). In collaborazione con la Dott.ssa Nicoletta Sensi, counselor esperto metodo CO.Re.M. Università di Siena tiene docenze di tecniche di comunicazione interpersonale e comunicazione intenzionale verbale e non verbale e seminari in azienda su comunicazione efficace e public speaking con la proposta “Dal cuore della Voce – risorse e strumenti per parlare in pubblico come esito di una trasformazione personale”.
E’ poetessa e autrice di testi e monologhi teatrali, musiche e canzoni per il teatro.

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CHIARA DE LUCA poeta e traduttrice egregia – editore di Kolìbris – luogo di approdo di poete e poeti da tutto il mondo presente nella silloge nella sua doppia veste – “PASOLINI 40” silloge poetica ed azione scenica PRATO 3 novembre ore 21.00 – CIRCOLO MATTEOTTI via Verdi 30

CHIARA DE LUCA poeta e traduttrice egregia – editore di Kolìbris – luogo di approdo di poete e poeti da tutto il mondo
presente nella silloge nella sua doppia veste – “PASOLINI 40” silloge poetica ed azione scenica PRATO 3 novembre ore 21.00 – CIRCOLO MATTEOTTI via Verdi 30

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Chiara De Luca ha studiato Lingue e Letterature straniere all’Università di Pisa, ha frequentato la Scuola europea di traduzione letteraria di Magda Olivetti a Firenze e il master in traduzione letteraria per l’editoria dell’Università di Bologna, dove ha conseguito un dottorato in Letterature europee. Ha insegnato Lingua e Cultura italiana all’Università di Parma e alla John Hopkins University di Bologna ed ha lavorato come insegnante e consulente per il Goethe Institut, la Inlingua ed altre scuole di lingue e italiano per stranieri. È poeta, saggista e traduttrice da inglese, francese, tedesco, spagnolo e portoghese. Ha tradotto una sessantina di raccolte poetiche di autori contemporanei. Ha curato l’antologia di giovane poesia contemporanea Nella borsa del viandante (Fara, 2009) e pubblicato A margine dei versi. Appunti di poesia contemporanea (2015), raccolta di saggi, articoli e recensioni su un centinaio di poeti contemporanei italiani e stranieri, già pubblicati in precedenza su rivista, in volume o in antologia. Ha pubblicato con Fara i romanzi La Collezionista (2005) e La mina (stra)vagante (2006), i poemetti La notte salva (2008) e Il soffio del silenzio (2009) e la silloge Il mondo capovolto (2012). Ha pubblicato le raccolte poetiche per custodire l’amore (Bologna, 2004), in parole scarne (Kolibris, 2005), La corolla del ricordo (Kolibris 2009, 2010), The Corolla of Memory (Kolibris, 2010), Animali prima del diluvio. Poesie 2006-2010 (Kolibris, 2010) and Alfabeto dell’invisibile (Samuele Editore, 2015). Come saggista e traduttrice ha collaborato numerose riviste, e-zine e siti internet. Come saggista ha scritto articoli, recensioni e saggi accademici. Nel 2008 ha fondato Edizioni Kolibris, dedicata alla traduzione e diffusione della migliore poesia contemporanea. Nel 2015 ha fondato la rivista internazionale Iris News, dedicata alla poesia da tutto il mondo, alla letteratura della migrazione, al bilinguismo, all’arte e alla fotografia.

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Non so esattamente da dove derivi il mio amore per la poesia, l’urgenza che mi spinge a scriverla e leggerla. Credo che abbia le stesse radici di ciò che secondo me giustifica l’esistenza: la ricerca inesausta. Ricerca di qualcosa di bello, di vero. Non intendo solo la bellezza nel suo senso estetico, ma in un senso che definirei etico. Come diceva Gian Ruggero Manzoni nel suo bellissimo intervento, sarebbe troppo comodo intendere l’etica come qualcosa di fluttuante, variabile e frammentato. L’etica ha in sé un elemento di universalità, dunque assoluto. Etico è ciò che è fatto in osservanza di principi (parola abusata e fuori moda) che dovrebbero legarci l’uno all’altro nel rispetto e nell’amore inteso come slancio vitale che permea il reale, al di là dei suoi orrori, come principio costruttivo e creatore: di legami, di consonanze e dissonanze. I principi sono le leggi interiori che ci diamo in base alla fiera e stupita consapevolezza della nostra umanità, a prescindere da quanto è codificato e imposto dall’esterno. E il rispetto che informa tali principi consiste nella costante valutazione degli effetti che i nostri gesti e le nostre parole possono avere sull’altro, la cui esistenza è altrettanto miracolosa quanto la nostra. Nella consapevolezza che non esiste una verità universale, quello che cerco è l’unico brandello di verità che possiamo afferrare, e che è specchio dell’assoluto. Dove con assoluto non intendo una entità necessariamente connotata di valori metafisici o religiosi. Intendo tutto quanto è puro, alto e incondizionato tutto quanto non è finzione e artificio, e preme per andare oltre. L’assoluto lo cerco negli occhi di mia madre, nel suo amore, nella vicinanza di un amico, in ogni legame vero e raro che sia difficile spezzare. L’oggetto della mia ricerca, poetica e di vita, è dunque la bellezza. La bellezza di un gesto, di uno sguardo che comprende, ma anche quella insita nel cielo, che spesso ci si dimentica di guardare, nello scorrere dell’acqua, nel fatto stesso di esserci, e nella volontà di non esserci banalmente, ma di sentire. A rischio di apparire retorica, dico che ciò che soffro ogni giorno è la facilità. Facilità nel tradire un amico per un tornaconto minimo, facilità nel sostituire le persone in base a considerazioni del momento, facilità nel tradire un amore, un’idea, una fede, facilità nell’uso delle parole, cui si accorda un peso di giorno in giorno minore, e un valore sempre più accessorio e strumentale, facilità della rinuncia: al rischio, al coraggio, alla coerenza… facilità… L’assoluto è ciò che resta, è l’oggetto della ricerca inesausta, tormentosa, difficile. La poesia è strumento di questa ricerca, è occhio ferito che sta nel mondo e vede, spesso tra le lacrime, qualcosa di più, ciò che paradossalmente è marginalizzato. Non perché il poeta sia un veggente o una creatura superiore, ma perché si ferma, perché accetta di sopportare il silenzio, di scavarci dentro, di prendere su di sé il peso del poco di verità che ci è concesso afferrare. Perché prova a non avere paura, ad essere coerente con i fini della sua ricerca, con i principi, intesi come rischiosa apertura all’umano.
La poesia in sé non salva, ma si nutre di bellezza, verità, di assoluto, e questo ha qualcosa di salvifico e consolatorio. Anche se ciò implica anche il rovescio della medaglia. Perché la poesia germina nel silenzio, è qui che rivive il reale, in tutta la sua consistenza e pesantezza schiacciante. La poesia cresce nella solitudine, nel faccia a faccia con se stessi, quando tanto spesso nel quotidiano si cerca di non incontrare mai l’altra parte del Sé, quella oscura, sofferente, ricettiva come un radar. È da quella che nasce la poesia autentica, che è lavoro di scavo impietoso tra le pieghe dell’anima, per riconoscersi (o disconoscersi) nell’altro e nella realtà che vi si imprime a fuoco.
Ho sempre detto che la poesia è ciò che mi salva e mi tiene in vita. Così come respirare, mangiare, correre. È una urgenza, una necessità ineliminabile. Il che non implica che sia una panacea, o che possa salvare il mondo. La poesia non ti offre appiglio negli estremi: di gioia, di disperazione, di estasi, di sconforto, di follia. Nulla ti salva in quei momenti, se non il senso della ricerca e dell’attesa. La poesia è ciò che segue all’attesa, è quella ricerca, è ciò che viene dopo, quando è tornato il silenzio. È ciò che consente di tornare a quel dolore, a quella gioia, a quella follia, di estrarli da un punto dentro, averli davanti, per vederli, per comprendere. È ciò che consente di salvare un brandello di vero dall’assolutezza del sentire. E l’estrazione è dolorosa, ma è ciò che permette di superare, di interiorizzare l’evento dandogli voce, perché non resti solo marchio rovente o macchia indistinta nell’anima. È ciò che permette talvolta di dare voce ad un altro, ad altro, di fare propria quella voce, dunque accrescersi della propria esperienza e dell’esperienza dell’altro.
Per quanto possa essere sbagliato, la poesia è per me l’unico modo possibile per esprimermi davvero, uno stratagemma lungamente cercato per poter parlare. Io sono soltanto lì dentro. La poesia è per me il luogo della libertà assoluta, il luogo dell’incontro, che implica la possibilità di un doloroso mancato incontro, di uno scontro. Ed è un dono tremendo, sia per chi lo fa, che per chi lo riceve. Un dono che può essere accettato o rifiutato con conseguenze incontrollate.
Per questo la poesia non dovrebbe essere costruzione o calcolo, ma verità, quel poco che possiamo dire, e bellezza, nel senso di autenticità, sincerità, coraggio, anche. Così leggere poesia implica prima di tutto curiosità e rispetto. Ed è un’arma potentissima.