ELIANA PETRIZZI – UN NUTRITO GRUPPO DI POETE E POETI DAL NOSTRO SUD partecipa a “PASOLINI 40” silloge poetica a cura di Altroteatro Firenze e Dicearchia 2008 Prato – parte 4 – ELIANA PETRIZZI

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ELIANA PETRIZZI – UN NUTRITO GRUPPO DI POETE E POETI DAL NOSTRO SUD partecipa a “PASOLINI 40” silloge poetica a cura di Altroteatro Firenze e Dicearchia 2008 Prato – parte 4 – ELIANA PETRIZZI

Oggi accenniamo ad un’altra straordinaria artista che abbiamo incontrato finora solo attraverso il web e per intermediazione di Antonello Nave, che ha avuto la fortuna di incontrarla nelle giornate del Festival di Aliano organizzato dal paesologo Franco Arminio lo scorso agosto. Eliana Petrizzi vive nei dintorni di Avellino, è una pittrice e scrive racconti. Il suo sito è www.elianapetrizzi.com. Il suo blog http://www.elianapetrizzi.blogspot.it/.

Contattata da me per la silloge poetica ha aderito con entusiasmo, donandoci anche una delle sue opere, l’immagine che appare poi sulla copertina del libretto. Per conoscere meglio Eliana potete utilizzare i link che vi propongo. Di recente le è stato dedicato un libro. Qui di seguito ne trovate le principali indicazioni.
ELIANA – INTERVISTA SUI COLORI DELL’ANIMA, è il titolo del libro scritto dal giornalista Franco Genzale, edito da De Agostino Editore; un’intervista a tutto campo che, partendo dai primi anni dell’infanzia, spazia in maniera originale, schietta e profonda su tutti gli aspetti della mia vita: dalla dimensione pubblica e privata a questioni più intimamente artistiche e creative. Un’operazione editoriale che mi trova imbarazzata per la messa a nudo cui mi sono prestata, ma anche emozionata e sorpresa per il risultato di pubblico finora ottenuto.
Il libro, introdotto da una prefazione di Franco Arminio, è corredato da un’appendice di ottanta immagini a colori, che documentano il mio percorso umano e la mia ricerca pittorica dagli inizi, nel 1995, ad oggi.
Gli amici, i collezionisti e tutti coloro che fossero interessati ad acquistarlo, possono ordinarlo al prezzo di 12,00 euro incluse le spese di spedizione, contattandola all’indirizzo mail elianapetrizzi@tiscali.it

https://www.facebook.com/petrizzieliana?fref=ts
https://crateri.wordpress.com/

Dal suo sito copio e incollo uno dei suoi racconti

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“Un viaggio”
pubblicato lo scorso settembre
Prendo un treno oggi, dopo anni. Seduto accanto, Luca non mi vede, perso nell’I-Phone. Niente di nuovo tra noi; carta geografica piegata negli stessi punti, che alla lunga si è spezzata, separando territori un tempo confinanti, spaccando strade e montagne, deviando il corso dei fiumi.
Mi ricordo il sogno fatto dormendo insieme stanotte. Mi trovavo in una città sconosciuta, da sola per strade funeste, talmente limpide e ordinate. Molti estranei mi sorridevano senza fermarsi. Ho incontrato Luca per caso all’angolo di un grande incrocio, e pure lui mi ha sorriso senza fermarsi. Mi sono ricordata allora del paese in cui sono nata. Ho visto un portone chiuso, un muro lasciato ai morsi degli anni, il selciato su cui in un giorno non passano che la luce del sole e un gatto. Più in là, strade impensierite dalle ombre lunghe degli assenti. Ma io è lì che volevo tornare, e lì infine sono arrivata. Come alla fine di una guerra, ho corso per i vicoli portata dal vento, abbracciando anche quelli che non conoscevo.
Ciò che osservo dal finestrino di un treno somiglia così tanto alla vita: la fuga veloce del presente nelle forme in primo piano, il passo più lento degli spazi intermedi, l’orizzonte quasi fermo, il futuro sempre nascosto, dalla motrice se si è seduti nel senso di marcia, sciolto alle spalle se si viaggia controverso. Il tempo mi lascia passare, senza tentare rettifiche agli inciampi. Dal finestrino di un treno il brutto non esiste, ridotto a macchie di un grigio più scuro, di quel grigio che i pittori faticano una vita a indovinare. File di fabbriche che si perdono tra alberi e case sono affioramenti di civiltà estinte. Lì squilli di bianco, là alberi raccontati da una pennellata ruvida e lesta. Vedo la campagna pettinata, da Roma in su, priva della scomposta nostalgia che hanno i paesaggi meridionali, ritrovati intatti rileggendo proprio in questo viaggio le pagine di Carlo Levi. Il rosa carne di vecchi casolari, il celeste del pieno giorno d’agosto e le città degli uomini, diventano costruzioni infantili posate sui campi, senza alcuna pretesa se non quella di partecipare a un’impeccabile logica estetica del paesaggio dipinto.
Non sono triste. Non sono felice. Se penso adesso per quale ragione non vorrei morire, non è per l’amore, né per i piaceri; non per i viaggi, né per nessun arrivo, ma per l’avventura delle forme negli spazi aperti del mondo, tra i raccolti sempreverde dei giorni.

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