LA QUESTIONE SANITARIA A PRATO: UN (forse maldestro)TENTATIVO DI ALLEGGERIMENTO DELLA TENSIONE NELLA FRAZIONE SAN PAOLO DI PRATO

LA QUESTIONE SANITARIA A PRATO: UN (forse maldestro)TENTATIVO DI ALLEGGERIMENTO DELLA TENSIONE NELLA FRAZIONE SAN PAOLO DI PRATO

Lo si sa: quando i cittadini a ragione si agitano il “potere” politico/amministrativo tenta di imbonirli inviando degli autentici “azzeccagarbugli” esperti del gioco delle tre carte allo scopo di alleggerire la tensione contando sulla dabbenaggine e la credulonità degli astanti. A costoro suggerisco di capire il senso partenopeo della frase “ccà nisciuno è fesso” e di un’altra forma verbale anch’essa napoletana “avite sbagliato palazzo”.
E, visto che forse dobbiamo raccontarla, cerchiamo di essere sintetici e chiari!
Da un anno nella frazione San Paolo, una delle più popolose, delle più anziane, delle più povere, delle più multietniche (ma l’ambito territoriale è assai “più” ampio), è stato chiuso il Distretto sanitario. I cittadini prima che lo si chiudesse hanno rappresentato le loro “doleances” chiedendo che non si procedesse prima di reperire alternative, ma il “potere” regionale, sanitario pubblico e privato – ma ben più privato! – ha disatteso tali richieste, promettendo di fronte a vibranti ma civili (e forse è un limite? Vorrei che non lo fosse) proteste soluzioni solo provvisorie in attesa di urgenti soluzioni definitive. Gli impegni anche allora giocati in modo ipocrita e cinico ci sono stati ma dopo un anno non si intravedono altro che “chiacchiere, chiacchiere, chiacchiere….”. Fino a quando, poi, alcuni cittadini, Fernando Mascello uber alles, si sono organizzati ed hanno deciso di agire, indicendo una Conferenza Stampa ed accusando ASL, Regione Toscana e Comune di Prato di essere inadempienti, soprattutto di fronte a proposte concrete (nel frattempo è stata addirittura trovata la soluzione con una struttura nel cuore di San Paolo ed è stato approntato da tecnici privati un progetto; al quale il Sindaco, che abdica al suo ruolo di “garante” per tutti – pubblico e privato, intendo dire, ha risposto che non può impegnarsi su materie che riguardano l’ASL).
L’altra sera sono apparsi al Circolo ARCI San Paolo, che continua ad essere avamposto a difesa degli interessi comuni, il Direttore della Società della Salute Michele Mezzacappa (Presidente è l’Assessore alla Salute ed alle Politiche sociali dell’attuale Giunta, “ma anche” preposto della Misericordia in palese “conflitto di interesse”, ma in quest’epoca “renziana” chissenefrega!) e il consigliere regionale PD Nicola Ciolini. Mai più come in quest’occasione vale “Timeo Danaos et dona ferentis”, frase di virgiliana scolastica memoria. Gentiluomini pronti ad ascoltare ed a proporre: ho parlato di gioco delle tre carte, ovverosia dell’ambiguità del “parlare politico”. Infatti la proposta allettante è “siamo disponibili, non solo, siamo “disponibilissimi!”; “abbiamo pronto il bando e siamo aperti a due opzioni, una che contrassegniamo con la “A” ed un’altra con la “B”. Che bello! Direste! Che bello, sì, ma… Prima opzione (“A”): reperimento a breve – sei o dodici mesi – di un fabbricato che sia pronto ed a norma; seconda opzione (“B”): utilizzo di uno spazio comunale per costruirvi una struttura “ex novo” con tempi burocratici amministrativi di certo più lunghi. Intanto il “privato” gongola ed accresce i suoi introiti.
In effetti va spiegato che qualsiasi fabbricato preesistente per poter poi essere utilizzato come sede del Distretto avrebbe bisogno di ristrutturazioni e messa a norma onerose – a carico del proprietario, il quale poi lo potrebbe mettere a reddito affittandolo all’ASL lo spazio. Tuttavia tra l’esborso di centinaia di migliaia di euro in pochi mesi ed il rientro con la retta di affitto non vi è alcun guadagno – anzi si tratterebbe di “perdita secca”. Indubbiamente una soluzione ci sarebbe! Basterebbe che gran parte dei lavori di ristrutturazione e messa a norma fossero già a carico dell’ASL; il vantaggio evidente per il pubblico sarebbe che in pochi mesi il territorio avrebbe un Distretto “pubblico” funzionale (prelievi, consultori, guardia medica). L’ipotesi “B” non va bene anche perché è stata ventilata l’ipotesi che il terreno pubblico forse disponibile (ma non esiste ancora neanche la certezza) è al di là della Stazione ferroviaria di Borgonuovo, zona dalla difficile viabilità ed assolutamente fuori mano per la popolazione di San Paolo.
I cittadini di San Paolo non sono dei “polli” e nemmeno dei “trogloditi”. Vi sono molte teste pensanti che non si lasciano turlupinare ed attendono risposte concrete, efficaci e veloci. E non si meraviglino i nostri politici che il Circolo PD sia chiuso per mancanza di adesioni! A proposito, di quale Prato ha parlato il Segretario provinciale PD Bosi a Parma?

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