Una leadership diseducativa e vigliacca – quella del PD….

Forse la scelta è voluta: voler smentire di essere differenti, diversi ed avvalorare la posizione di quanti da tempo dicono: “sono tutti uguali”.
La scelta – o la “non scelta” – di invitare l’elettorato a disertare il voto referendario del 17 aprile che la leadership del PD (Vicesegretari e segretario, per ora) è diseducativa e vigliacca (occorre avere il coraggio delle proprie azioni e difendere le proprie scelte davanti a voti certi.
Votare “SI” al referendum del 17 aprile non significa affatto aprire prospettive incerte sui posti di lavoro. ANZI!!!
Pensate a quante migliaia di posti di lavoro in più ci potrebbero essere riconvertendo le energie da quelle fossili a quelle tradizionalmente naturali. Pensate ai posti di lavoro legati all’utilizzo delle fonti alimentari marine che l’inquinamento va mettendo in crisi….
Ne parleremo più dettagliatamente nei prossimi giorni.
Da parte mia perlomeno un INVITO: ANDATE A VOTARE, comunque! non soggiacete ad inviti diseducativi e vigliacchi; lasciatelo che lo facciano coloro che appartengono ad una retroguardia democratica più vicina alle Destre.
J.M.

YURI E I MURI – accontentatevi solo dell’inizio …e poi proseguite

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YURI E I MURI – accontentatevi solo dell’inizio …e poi proseguite

Yuri e i muri
Aveva compiuto da poco vent’anni in quel novembre quando il Muro venne sgretolato man mano mattone per mattone manco fosse stato quello della casa della strega di Hansel e Gretel “ fatta di pane e ricoperta di focaccia, con le finestre di zucchero trasparente “.
In quelle sere seguendo il TG, l’unico che c’era, Yuri pensò a lungo a quel Muro e cercò di capire il motivo di quell’entusiasmo là in terra germanica: e sì che ne aveva sentito parlare di tanto in tanto in casa ma gli era sempre parso che non dessero tanta importanza a quella divisione tra mondo occidentale capitalista e mondo dell’Est comunista. Forse non per nulla era stato chiamato come il mitico astronauta dei primi voli al di là, sulle nostre teste, dell’atmosfera terrestre…..

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YURI E I MURI – accontentatevi solo dell’inizio …e poi proseguite

YURI E I MURI – accontentatevi solo dell’inizio …e poi proseguite

Yuri e i muri
Aveva compiuto da poco vent’anni in quel novembre quando il Muro venne sgretolato man mano mattone per mattone manco fosse stato quello della casa della strega di Hansel e Gretel “ fatta di pane e ricoperta di focaccia, con le finestre di zucchero trasparente “.
In quelle sere seguendo il TG, l’unico che c’era, Yuri pensò a lungo a quel Muro e cercò di capire il motivo di quell’entusiasmo là in terra germanica: e sì che ne aveva sentito parlare di tanto in tanto in casa ma gli era sempre parso che non dessero tanta importanza a quella divisione tra mondo occidentale capitalista e mondo dell’Est comunista. Forse non per nulla era stato chiamato come il mitico astronauta dei primi voli al di là, sulle nostre teste, dell’atmosfera terrestre…..

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IL DOMINO LETTERARIO – LA SCELTA – Antifascisti pratesi nella guerra di Spagna di Francesco Venuti – presenta Filippo Cardini

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IL DOMINO LETTERARIO – LA SCELTA – Antifascisti pratesi nella guerra di Spagna di Francesco Venuti – presenta Filippo Cardini

Nuovo incontro del DOMINO letterario da me organizzato: martedì 15 marzo alle ore 21.00 presso il Circolo ARCI San Paolo in via Cilea 3 a Prato.
A presentare il libro vi sarà Filippo Cardini che un apio di settimane orsono ha avuto modo di presentare il suo libro, sul quale non ho ancora scritto, “Le potenze” suggestivo fantasy distopico che segue esempi illustri senza sfigurare.
Al termine della presentazione, Filippo ha designato l’autore (Francesco Venuti) ed il libro (“La scelta – Antifascisti pratesi nella guerra di Spagna”) che domani per l’appunto avremo modo di presentare.
Il tema della guerra di Spagna (si intende quella del 1936, la guerra civile) ha un suo fascino indubbio ed una sua purtroppo perenne attualità: è legato infatti alla incapacità della Sinistra di costituire e mantenere una sua Unità. E’ un tema anche dei nostri giorni e lo è stato nei giorni della nostra maturità, gli anni Novanta del XX ed i primi del XXI secolo. E lo è ancora oggi che stiamo vivendo un’epoca di trasformismo e di appannamento soprattutto nella maggiore forza che ancora si richiama al Centrosinistra di alcuni valori. Anche le vicende più recenti stanno a sottolinearne la gravità: si confonde la lealtà con la sottomissione e si attaccano le libere opinioni, arrivando persino a paventare l’annullamento totale delle personalità al di fuori di un recinto precostituito.
Quel che accadde in Spagna (e in Francia con il Fronte Popolare) era un sogno che tuttavia si infranse anche sugli scogli di una realpolitik cinica nella quale era parte dominante l’Unione Sovietica di Stalin con le sue interne contraddizioni.
Il saggio di Francesco Venuti che è uno “storico” di razza tratta il tema partendo dai prodromi e non dimenticando il panorama internazionale, in primo luogo quello europeo, attraverso l’analisi delle Brigate volontarie Internazionali. Dal titolo poi si evince che parte importante del saggio, anche con l’ausilio di Lino Gambacorta, di Marco Zanini, di Alessia Cecconi e del grafico Baldo Omodeo, sono i partecipanti pratesi, “i Garibaldini” che, come per lo più avvenne da ogni altra parte, disorganicamente partirono in modo diretto o indiretto per la Spagna: erano antifascisti quasi tutti segnalati che colsero l’occasione per unirsi alle milizie repubblicane per difendere la Spagna dal colpo di Stato dei nazionalisti di Francisco Franco.
Non è qui il caso di approfondire i temi di quella Storia, che apparve con il senno di poi un’anticipazione del disastro che portò all’ascesa del nazismo ed alla Seconda guerra mondiale. Il saggio di Venuti è soprattutto un’analisi portata avanti con l’utilizzo dell’Antropologia storica utilizzata attraverso il recupero della memoria orale dei figli e dei discendenti consapevoli di quei protagonisti. Tra questi largo spazio è dato alla figura di Dino Saccenti, che dopo la Liberazione divenne Sindaco di Prato e poi eletto alla Costituente e successivamente parlamentare per due legislature. A parlare di lui nel libro – la testimonianza è trascritta da Francesco Venuti e Lino Gambacorta – è il figlio, Ennio, Presidente uscente dell’ANPI Delegazione provinciale di Prato.

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Se permettete… continuando a parlare di donne – e parlo di Brigidina Gentile

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Se permettete… continuando a parlare di donne – e parlo di Brigidina Gentile, dolce per il nome, “GENTILE” per il suo cognome…la sua dolcezza è elemento naturale connaturato in antitesi con la sua omonima della celebre canzone “’A tazza ‘e cafè” dove Brigida si presenta con i suoi modi “sprucidi”.

All’interno di “Per donna sola” uno spazio era dedicato alla nostra amica poeta e scrittrice dai modi delicati. La bravissima Francesca Vannucci ha letto con grande passione e partecipazione emotiva uno dei monologhi che Brigidina ha dedicato, mescolando l’originalità con la traduzione, alla figura archetipica di Penelope, declinandola in modo contemporaneo. La tradizione ce la impone come fedele ancella e custode della sua “appartenenza” aristocratica alla figura del suo più celebre compagno, Ulisse, anche se è donna capace di reggere un “regno” e mantenersi a dovuta distanza dalle figure – esse sì “arrogantemente maschiliste” dei Proci. Ma, chissà, ce lo suggerisce l’approfondimento in oggetto, chissà se già a quel tempo (ed Aristofane con acuta precursione del contemporaneo alcuni secoli dopo, nel 411, con “Lisistrata” traccerà un ritratto di “femministe “ante litteram) non vi fosse questo tipo di sensibilità. Tutto sommato la narrazione veniva condotta da “maschi” che preferivano evidentemente una donna docile, umile e sottomessa, pur se – nel caso di Penelope – a difesa dell’integrità del “potere” maschile. Il monologo presentato nella messa in scena di Altroteatro ci presenta una Penelope che avendo atteso per venti anni il ritorno del suo Ulisse non lo accoglie con la “classica” sottomissione (in realtà l’agnizione di Ulisse da parte di Penelope è nell’”Odissea” connotata da un apparato rituale ed avviene con molta cautela):

Non irarti,Ulisse,con me,tu che il più saggio
degli uomini sei in ogni cosa:gli dei
affanni ci diedero solo:non vollero
che noi giovinezza godessimo insieme
nè che insieme la soglia toccassimo
della vecchiaia.Non volerti crucciare con me
se al primo vederti l’amore ho taciuto.
Sempre temeva nel petto il mio cuore
che un mortale qualunque venisse a ingannarmi
con fole:tramano molti astuti vantaggi.

Voglio peraltro segnalare una delle liriche inserite in “Penelope Misunderstandings” (bellissimo ed elegantissimo il libro edito da “Libellula” che contiene anche il gustosissimo “Notturni à la carte – Parole da mangiare”):
La tela
porto con me
tutte le donne che sono stata
la violenza dell’indifferenza
le parole di cui non posso
fare senza
le carezza che non ti ho dato
l’amore che non hai voluto
l’attesa paziente della vita
che non ho mai tessuto

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C’è poi un’opera tradotta di Brigidina Gentile, quella da cui è tratto il monologo rappresentato a Prato: si tratta de “La otra Penélope”; e poi c’è “Voces desde el telar y un perchero” monologhi per sola attrice di Elisa Constanza Zamora Perez, professoressa di Lingua e Letteratura spagnola a Jerez de la Frontera nella provincia di Cadice in Spagna, tradotto dalla Gentile (“Voci dal telaio e un attaccapanni”), che riporta interpretandolo in chiave contemporanea – con beneficio d’inventario – il pensiero di Penelope, Ipazia, la Giullaressa, una suora Juana Inés de la Cruz, una rivoluzionaria cubana), che a mio parere andrebbe proposto qui a Prato.

Elisa Costanza

Dopo l’ 8 marzo – se permettete – parlando ancora di donne

Dopo l’ 8 marzo – se permettete – parlando ancora di donne

“Repetita iuvant” Ieri, ma anche l’altro ieri e in gran parte dei miei post ho parlato di Cultura, di Poesia e di Letteratura valorizzando soprattutto (quasi esclusivamente) il genere femminile. D’altronde, anche la mia invenzione tipografica-editoriale riportava questa peculiarità: “POESIA SOSTANTIVO FEMMINILE”! per 12 anni ho costruito e pubblicato questa silloge.
Ma in riferimento a quel che scrivevo ieri per quel che riguarda la performance di ALTROTEATRO – “Per donna sola” – aggiungerò qualche dettaglio.

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Come vi dicevo, uno dei brani dedicati alle figure femminili nel corso di “”Per donna sola” di Altroteatro era sotto forma di “musica e canto” per l’interpretazione di Benedetta Tosi ed il contributo musicale di Vincenzo Santaniello – Antonio Lombardi e Giancarlo Rossi. Si tratta di una rielaborazione dal testo che qui sotto riporto in originale (Coral Bracho) e nella sua traduzione (Chiara De Luca). Di quest’ultima abbiamo già parlato; di Coral Bracho trattiamo oggi. Si tratta di una delle più importanti poete del panorama mondiale. Nata a Città del Messico si distingue per la sua profonda ed acuta sensibilità artistica. Fa parte del Sistema Nacional de Creadores de Arte ed ha ricevuto una borsa di studio della Fondazione Guggenheim

Il brano è inserito in una raccolta “Quello spazio, quel giardino” (Ese espacio, ese jardin”, 2003) tradotto da Chiara De Luca e pubblicato dalla casa editrice Kolìbris). Di seguito, prima dei testi, il commento riportato nel risvolto di copertina scritto senz’altro da Chiara De Luca.

Quello spazio, quel giardino, annuncia il titolo della raccolta poetica della messicana Coral Bracho, recentemente pubblicata in Italia (Kolibris, 2014) e in Messico nel 2006. Libro che per la sua compattezza si configura piuttosto come una sola poesia di ampio respiro e ci chiediamo dove voglia portarci la poetessa messicana, dove si trovino esattamente quello spazio, quel giardino. Ben presto ci rendiamo conto che l’autrice intende condurci nel mondo della sua infanzia, aprircene le porte segrete, invitandoci a entrare, a osservare ogni cosa; ci chiama a visitare l’eterno giardino dell’innocenza, situato fuori dal tempo e dallo spazio, eppure sempre presente, fisicamente presente. Così come sono fisicamente presenti i ricordi, i volti che sembrano materializzarsi da vecchie foto per poi tornare a sorridere, i bambini che ci sembra di sentir gridare e di veder correre a perdifiato nel giardino, il padre perduto, il padre guida muta, assenza onnipresente.
Tutto nella poesia di Coral Bracho è pervaso da una inesausta vitalità, anche la morte vi si personifica, e prende il suo legittimo posto tra le cose. Con questo suo canto sospeso, misterioso e spesso oscuro, la poetessa sembra voler entrare in contatto con l’anima degli oggetti, che tutto hanno visto e preservato, per guardare attraverso gli occhi delle finestre, schiudersi come le porte della casa, lasciando entrare le ombre, mai esorcizzate, bensì evocate.
Nella solitudine accogliente della notte i fantasmi non fanno più paura e i ricordi, in punta di piedi, vengono a trovarci e si fanno più vivi, più nitidi, come lo sono le storie dei bambini, in cui angeli e mostri convivono. Così come nella memoria convivono il dolore dell’assenza e la gioia della presenza che la perdita non ha potuto estinguere. E la realtà si trasfigura come neve che si scioglie.

–En la mirada que entrecruzan los niños,
en su fulgor,
frente al estanque iluminado.
Es la frescura de sus voces recorriendo el espacio, vertiendo
entre hondonadas de luz,
su azar de viento y de extensiones. Es la tersura
de sus voces ardiendo en desbandadas de gozo,
de brillo intacto, de plenitud.

Nada

toca,
entre las carnes de la vida, su centro,
nada lo alcanza y lo despeja,
como esas risas,
esas carreras embriagadas y eternas
que van urdiendo los jardines, los bosques,
las planicies que cimbran y atraviesan el tiempo.

Nada lo ciñe y lo ahonda como esos ecos. Ojos niños que irradian
infinitud.

Nada encarna en la vida
y la estremece; nada afirma su cuerpo y su sed, su voz,
como esa cifra de lo eterno en su centro:
un gesto puro
y claro.
Una mirada diáfana. Un arranque gozoso: Una gota,
un arroyo,
una corriente: Es el mar reverberando sus formas,
irguiendo en espesores de fuego sus masas,
su orbe
encabritado y frondoso; montañas de agua, de sol

*

– Nello sguardo che si scambiano i bambini,
nel suo fulgore,
di fronte allo stagno illuminato.
Nella freschezza delle loro voci che percorrono lo spazio, sfociando
in avvallamenti di luce,
è la loro unione di vento e d’estensioni. È lo splendore
delle loro voci che ardono in sbandamenti di gioia,
di lucentezza intatta, di pienezza.

Nulla

tocca,
nelle carni della vita il centro,
nulla lo raggiunge e rischiara,
come quelle risa,
quelle corse ebbre ed eterne
che vanno ordendo boschi, giardini
le pianure che fluttuano e attraversano il tempo.

Nulla lo cinge e scava come quegli echi. Occhi bambini che irradiano
infinità.

Nulla s’incarna in vita
e la scuote; nulla ne afferma il corpo e la sete, la voce,
quanto quella cifra dell’eterno nel suo centro:
un gesto puro
e chiaro.
Uno sguardo diafano. Un impulso gioioso: Una goccia,
un ruscello,
una corrente: È il mare che riverbera le sue forme,
ergendo in spessori di fuoco le sue masse,
il suo orbe
impennato e frondoso; montagne d’acqua, di sole

Anche da questi esempi si può comprendere come il lavoro dei Altroteatro e dei suoi interpreti sia straordinario e prezioso.

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C’E’ UN NUOVO CIRCOLO “NON PD” A SAN PAOLO di Prato – un luogo dove la “Politica” la si può fare senza essere referenti…

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…i nostri unici e soli referenti sono i cittadini troppo spesso traditi da beghe interne di questa o quella forza politica.

Se avete seguito le vicende di quell’Aggregazione Democratica che si era voluta chiamare Sezione Nuova San Paolo ricorderete che avevamo rinunciato agli apparati ed avevamo aperto le porte a 360° a tutte le persone che avessero voluto partecipare alla “pratica” politica. Tanto è che fummo “attenzionati” (termine bruttissimo che è di gergo “poliziesco”) da Fabrizio Barca e fummo “etichettati” come “proto-renziani” perché volevamo “cambiare” metodi e regole del fare Politica, ma noi eravamo persone oneste e sincere che non utilizzavano terminologie come “rinnovamento” e “rottamazione” per farci strada nella “presa del potere”. Noi credevamo!
E siamo usciti dal PD quando abbiamo compreso che non ci sarebbe stata discussione, confronto, dialogo costruttivo tra la base dei cittadini e l’apparato.
Non abbiamo però rinunciato a praticare la Politica – Ambiente – Urbanistica – Cultura – Servizi sociali sono tematiche che continuiamo a trattare. Cioè, continuiamo a fare Politica! Molto importante è tutta la vicenda paradossale del Distretto sanitario che era in via Clementi: in sintesi, è stato chiuso da circa un anno e siamo ora in attesa del Bando per il reperimento di un fondo privato da ristrutturare e mettere a norma. Sembra che tutta questa parte (la ristrutturazione e la messa a norma) tocchi al proprietario del fondo, il quale poi potrà rifarsi con l’affitto all’ASL. Ma c’è un’ipotesi “B”: laddove nessun “filantropo” mettesse a disposizione fondo e risorse finanziarie proprie, l’ASL si orienterebbe verso un terreno di proprietà comunale dove costruire “ex novo” il Distretto.
E qui emergono nuove problematiche e questioni di scelte ed opportunità politiche: si è discusso sulla scelta del terreno in un incontro “pubblico” di qualche giorno fa nel Circolo di Borgonuovo e l’orientamento emerso sarebbe quello di utilizzare un terreno di proprietà comunale al di là della Stazione ferroviaria. Chi abita a San Paolo sa che l’attraversamento stradale al di qua e al di là della ferrovia è reso difficoltoso da gallerie piccole, basse e strette e raggiungere – da San Paolo – quel territorio è complesso, soprattutto per tanta gente che dal punto di vista della salute (in particolare per gli acciacchi derivanti dall’età) e del reddito presenta problematiche oggettive. Sembra però che molti dei rappresentanti più autorevoli del Circolo PD di Borgonuovo abbiano accolto questa proposta, senza obiezioni. Sarebbe però opportuno che questi signori sappiano che alcuni cittadini come noi che ci pregiamo di “fare Politica” senza etichette di sorta hanno proposte alternative sia per il Piano “A” (un fondo da ristrutturare e mettere a norma) sia per il Piano “B” (un terreno “pubblico” per costruire “ex novo” il Distretto Sanitario di San Paolo). Lo sappiano e conseguentemente si assumano le loro responsabilità nella scelta definitiva. D’altronde, chi ha ruoli politici di primo, secondo e terzo piano e miri a far carriera farebbe bene a tener conto di quel che accade nella base elettorale e delle proposte che da questa emergono senza sicumera ed autosufficienza.

La Politica è una pratica che ha bisogno della Democrazia!

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DOPO l’ 8 marzo – viva le donne!

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Ieri, ma anche l’altro ieri e in gran parte dei miei post ho parlato di Cultura, di Poesia e di Letteratura valorizzando soprattutto (quasi esclusivamente) il genere femminile. D’altronde, anche la mia invenzione tipografica-editoriale riportava questa peculiarità: “POESIA SOSTANTIVO FEMMINILE”! per 12 anni ho costruito e pubblicato questa silloge.
Ma in riferimento a quel che scrivevo ieri per quel che riguarda la performance di ALTROTEATRO – “Per donna sola” – aggiungerò qualche dettaglio.

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Parlavo di Chiara De Luca e di “Nonna Irma”, una delle liriche presenti nel suo “Alfabeto dell’invisibile” che ho avuto personalmente modo di presentare a Ferrara. Eccone il testo:

Irma era la terza nonna honoris causa
nessuno lo sapeva ma lei era regina
della strada che abitavo da bambina;

con la vita fina e i fianchi danzanti
le gambe di giunchi e i gigli dei denti
e camelie di capelli cotonati con cura
attorno al capo come una corona,

Irma non perdeva un solo colpo
a bordo dalla bianca Cinquecento
quando in tacchi alti e completo elegante
le unghie laccate e il parasole sgargiante
partiva dritta e fiera verso il mare;

Irma che fingeva d’infornare
la mitica ciambella “superiore”
che dal pasticcere in segreto comprava
per noi bambini nel fine settimana;

Irma che diceva di parlare con i fiori
di non lasciarli mai nel silenzio da soli,
lei che riesumava ciclamini e spuntava
nel centro sorridente al davanzale
sporgendosi per invitarci a salire;

Irma che senza una ragione
un giorno mi ha donato il sole
giallo del mio piccolo tenore

Cippi il canarino che sapeva

scrosciare con la voce come un fiume
perdersi in onde e vortici nel mare
del suo lungo assolo che sembrava risalire
all’infinito per sfumare solo quando il sole
esausto tramontava con il capo sotto l’ala;

Irma che mi ha lasciata sola
quando ero già così lontana
da questa nostra città tanto sorda o burlona.

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E sempre ieri menzionavo un’altra figura eccellente della poesia e della canzone colta italiana – Claudia Fofi che “è umbra, di Gubbio. Scrive poesie da sempre, da quando giovane e ribelle voleva “trovare nuovi modi di scrivere nell’aria”. Studia pianoforte da bambina. Si laurea in lingue. Una notte prende un microfono in un pub…inizia a cantare. Le poesie diventano canzoni, le lezioni prese da bambina si rivelano utili alle composizioni originali.
Diventa cantautrice e vince concorsi importanti: Premio Ciampi, Grinzane Cavour è finalista al Premio Musicultura.
Franco Arminio l’ha definita “Ostetrica della Voce” per la sua capacità di far cantare chiunque.

Voglio qui accennare al suo libro d’esordio, “ODIO LE RAGIONIERE”, che di certo presenteremo qui a Prato. Riporto quel che è trascritto sulla “brochure” che mi ha inviato:
“Odio le ragioniere. Forse, ma non sono sicura. Odio è una parola grossa. Di sicuro odio le ragioniere che mi rubano il marito. Non tutte quindi, solo alcune. Amzi, solo una. La Ragioniera.”

Ma, se consultate il sito che qui sotto vi riporto vi troverete altre motivazioni in altre liriche altrettanto gustose, ironiche, icastiche e pungenti….

https://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2014/02/20/silloge-dellabbandono-di-claudia-fofi/

Cosa sia la performance che accompagna la presentazione del libro ce lo dice il testo qui sotto riportato:

ODIO LE RAGIONIERE
Concerto poetico per voce, pianoforte e loop machine.
di e con Claudia Fofi
Regia di Riccardo Tordoni

Un’azione poetica e di improvvisazione vocale dove tutto può succedere.
Piangere, ridere, far di conto, tirare le somme sulla propria vita e sui propri amori naufraghi.
Questa performance può servire a curare, a passare un balsamo sulle proprie ferite, a riderci sopra, a scoprire di non essere soli.
Alla fine si può decidere di acquistare il libro. Rileggerlo a casa. Ed usare la propria. Di voce.

E, dunque, buon dopo 8 marzo a tutte le donne ed agli uomini che le amano e che da queste sono amati!!!

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ALTROTEATRO presenta “PER DONNA SOLA” – parole e musiche per la Giornata della donna

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ALTROTEATRO presenta “PER DONNA SOLA” – parole e musiche per la Giornata della donna

8 marzo 2016 – tradizionalmente dedicata alle donne la giornata dell’8 marzo pullula di iniziative. ALTROTEATRO non si sottrae alla partecipazione anche perché ha sempre avuto un’attenzione particolare alle tematiche civili ed ha fortemente sottolineato con la sua attività la parità di genere. Dell’Associazione fanno parte soprattutto donne in ruoli di primissimo piano. E quest’anno non ha mancato l’appuntamento, riproponendo ed aggiornando “PER DONNA SOLA – parole e musiche”. Si tratta di un collage di brani di alcune protagoniste della poesia e della letteratura moderna e contemporanea, con qualche eccezione di genere maschile. Benedetta Tosi, Francesca Vannucci, Antonio Lombardi e Giancarlo Rossi, guidati da Antonello Nave e Carlo Bellitti hanno presentato domenica 6 marzo questi brani recitati, musicati e cantati nella cornice sontuosa oltre che austera del Teatro “Cicognini”.

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Dal palco Benedetta Tosi ha presentato poesie di Saffo, la tormentata poeta greca che riflette sulla gelosia; un brano di Anne Sexton, una delle più grandi poete “naturali” della letteratura mondiale degli anni Cinquanta, attiva a Boston insieme a Sylvia Plath ed altri rappresentanti della poesia-confessionale ispirata al vissuto personale, come centro principale di esplorazione; un brano di Claudia Fofi, una delle voci più attente alle tematiche sociali del panorama contemporaneo italiano, “La mia coinquilina cinese”, acuta ed ironica-amara riflessione sulle vicende intime e personali di una donna tradita; un monologo di Arnold Wesker, prolifico drammaturgo inglese, che in “Divina Monella” riflette sulle dinamiche quotidiane relative ai rapporti madre-figlia; in conclusione Benedetta ha cantato una delle poesie più belle di Coral Bracho, poeta messicana contemporanea, nella traduzione di Chiara De Luca (la poesia è stata musicata da Vincenzo Santaniello ed è stata inserita nello spettacolo “Fulmini rondini e colibrì” della compagnia ALTROTEATRO andato in scena la scorsa estate).

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Francesca Vannucci ha cantato, accompagnata da Giancarlo Rossi (percussioni e basso) e Antonio Lombardi (chitarra), canzoni da Giorgio Gaber (“Chiedo scusa se parlo di Maria”, che riflette sulla contemporanea esigenza umana di parlare di questioni civili e problematiche sentimentali: è uno dei brani meno conosciuti del cantautore milanese inserito nell’album del 1973 “Far finta di essere sani”); da Enrico Ruggeri e Fiorella Mannoia, “I dubbi dell’amore” straordinario esempio di lirica poetica musicata ed interpretata in modo sublime; e poi Francesca Vannucci ha dato voce ad un brano tratto da “L’altra Penelope” della splendida scrittrice Brigidina Gentile nel quale il personaggio femminile riflette con orgoglio sulla condizione tradizionalmente ancellare della donna nella tradizione classica.
Lo spettacolo è stato seguito da un pubblico scelto ed attento che ha espresso il suo apprezzamento con applausi a scena aperta. Si replica sdoppiandosi in un DOPPIO IMPEGNO questo sabato 12 marzo sia nel salone consiliare del Comune di Prato sia a Polesella in Provincia di Rovigo.

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