PRIMO CIAK (un racconto) – terza parte

PRIMO CIAK (un racconto) – terza parte

La sceneggiatura era stata costruita con modalità molto aperte e questo permise di cogliere anche qualche occasione e di portare a soluzione taluni errori.
Sempre a Villa Filicaia per la scena finale Andrea aveva preparato una sistola con un ampio soffione terminale e stava sistemando all’esterno le luci insieme all’operatore e ad alcuni allievi all’altezza di una delle finestre al di là del quale l’alter ego del protagonista doveva essere estasiato in contemplazione di un oggetto particolare, un feticcio: seduto in posizione fetale illuminata da un raggio di sole artificiale.

Mentre si andava allestendo la scena, Andrea si accorse che stava sopravvenendo un temporale. Avrebbero dovuto girare una scena di pioggia, ma sapevano per esperienza che non potevano bastare due goccioline la cui direzione peraltro non avrebbero potuto guidare.
E si prepararono a girare la scena con la “pioggia” artificiale. Cominciarono anche a girare qualche prova e poi ne approntarono la registrazione. “Fortuna iuvat audaces”, ma non solo gli audaci, anche le persone normali come Andrea ed i suoi amici si accorsero di avere acceso la telecamera proprio mentre un fulmine ravvicinato fu accompagnato da un potente tuono. Non pioveva ancora ma decisero di rientrare, perchè le nuvole si addensavano proprio sulle loro teste e di lì a poco mentre erano dentro (avevano riportato demntro anche i punti luce allestiti, pensando al “dopo” la tempesta) si scatenò l’inferno meteorologico con una pioggia violenta che andava proprio nella direzione che loro volevano tamburellando sulle vetrate e scorrendo sulle foglie degli alberi. Sistemarono la telecamera e ripresero la scena che subito dopo si illuminò intensamente e naturalmente con la forza di un raggio di sole che sgomitava tra le nuvole creando un’atmosfera naturale e più realistica, proprio perché fondamentalmente e veramente tale.

La storia che dovevano narrare attraverso le immagini si riferiva d un caso psichiatrico di tricofilia ed il personaggio principale doveva trovare una ciocca di capelli ricca di misteri all’interno di una vecchia specchiera. Egli aveva una straordinaria passione per gli “oggetti” già vissuti perchè da questi promanavano storie misteriose ricche di un fascino particolarmente erotico.

“Le mani che avevano accarezzato quella cassettiera; il collo sul quale si era con leggerezza e grazia appoggiato quel collier, il polso intorno al quale era stato inserito quell’altro bracciale” e la sua fantasia lo trasportava in un sogno emotivamente coinvolgente ed estatico.

Andrea doveva per l’appunto ricercare un mobile, forse ne occorreva anche più di uno per le diverse scenografie. E allora si rivolse ad un amico falegname, ma anche resturatore ed esperto di mobili antichi, uno di quegli artigiani di un tempo che non aveva però la “puzza al naso”, cioè che non si atteggiava a super-esperto, quelli che peraltro poi di fronte a richieste come quelle che avrebbe rivolto loro Andrea, non si sarebbero tirtati indietro dall’alzare il prezzo, facendosi pagare le loro “arie”!

Fine terza parte – continua….

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *