GIL O DELL’AMORE E PASSIONE (solo un avvio di racconto) terza parte

GIL O DELL’AMORE E PASSIONE (solo un avvio di racconto) terza parte

….e chiuse la porta.
L’Istituto nel quale era entrato era un antico palazzo austero con uno di quei portoni imponenti da intimorire lo stesso Dante del canto terzo dell’”Inferno”; ma Gil lo varcò con la sicurezza di un docente approfittando anche del cambio di ora e di quella confusione tipica data dagli spostamenti di docenti ed allievi; si mescolò agli uni ed agli altri interpretando i primi ma allo stesso tempo non essendo molto diverso data l’età dai secondi. I bidelli erano impegnati a distribuire le merende (oltre ad altre cosette come sigarette di contrabbando) con le quali arrotondavano il loro magro stipendio statale e quindi non si avvidero dell’intruso. L’aula nella quale si era recato era al secondo piano poco distante dalla Presidenza e lui avrebbe dovuto passarvi davanti e avrebbe corso il rischio di un controllo; la porta era aperta ma Gil non ci guardò ma se lo avesse fatto avrebbe visto il Preside tutto impegnato a scrivere a mano – forse – una Circolare. A parte il fatto che il Preside era conosciuto per la sua distrazione tanto che qualche mala lingua lo considerava “ubriacone” e forse non aveva tutti i torti perché a guardarlo aveva un’aria rintronata ed un volto rubizzo.
Le allieve che erano in maggioranza e gli allievi all’ingresso di Gil si alzarono in piedi ossequiosi e curiosi. Federico, il loro insegnante, li aveva avvertiti anche se a modo suo.
“Giovedì prossimo verrà un docente dell’Università a svolgere una lezione sulla letteratura del Novecento europeo. Utlizzerà schemi e suggerirà riferimenti di letture. E’ un amico che legge e coinvolge. Prendete appunti perché nei giorni successivi poi vi darò un tema” si raccomandò e raccomandò indirettamente Gil, facendo credere agli studenti che la presenza del giovane fosse stata concordata con la Presidenza.
Gil era sorpreso dal silenzio e dalla compostezza del gruppo e per un attimo dopo aver salutato ed aver ricevuto un collettivo “Buongiorno!” abbandonò il suo aplomb studiato e, chiusa la porta, si rilassò e qualcuno forse notò un lieve sospiro di sollievo appena accennato. Si portò verso la cattedra ma non vi montò; appoggiò sul ripiano la borsa che aveva riempito di testi universitari e di schemi fotocopiati e si girò intorno a guardare i volti curiosi ed attenti degli studenti. L’aula era luminosa grazie a tre grandi finestroni che affacciavano su un giardino interno ed il maggio emanava profumi che inondavano la stanza insieme ai raggi del sole.

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