IO VOTO NO – reloaded FENOMENOLOGIA DELL’OVVIO – tra il SI ed il NO al referendum di tardo autunno

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FENOMENOLOGIA DELL’OVVIO – tra il SI ed il NO al referendum di tardo autunno

1. Non è la migliore in assoluto ma è la migliore possibile
2. Non mi piace ma la voto
3. Sì, è davvero un testo “confuso” ma…meglio di niente

E, allora, invece di votare SI con un atto di fede, proviamo davvero ad entrare nel “merito”!

La proposta di modifica non abolisce affatto il SENATO che – leggete l’art.70 – ha legittimità ad occuparsi di discutere ed approvare moltissime proposte di legge con tempi contingentati “sulla carta” (diranno che i tempi però sono indicati espressamente, ma tutti sanno in quale modo la CARTA è stata rispettata ed applicata finora), con l’aggravio però che i Senatori saranno “scelti” non dai cittadini ma dalla “casta” politica intesa nella sua complessità e non avranno soltanto l’incarico senatoriale ma anche quello che proviene dalle rispettive origini (Consiglieri regionali e Sindaci). Insomma un “guazzabuglio” che non risolve il problema della lunghezza dei procedimenti legislativi e rischia ancor più di allungarne gli esiti creando fratture ancor più velenose (Camera e Senato potrebbero avere – ma quasi certamente avranno – maggioranze diverse).

I costi di questa operazione non saranno ridotti in modo significativo, permanendo intatta la struttura del Senato e considerando le spese di permanenza dei “nuovi Senatori” nella sede romana.

Chi è critico nei confronti della proposta di modifica e continua a dire che la sosterrà, aggiungendo che “poi” la si potrà modificare “mente quasi certamente sapendo di mentire” è un mistificatore dilettante o di professione. Ricordo a tutti i convinti assertori del SI che – vincesse la loro proposta – a prescindere dalle critiche che anche loro hanno tenuamente avanzato – dovrebbero farsi promotori delle “modifiche” ulteriori. Ma su questo non voglio contare, perché è impossibile che lo facciano. I “vincitori” canterebbero vittoria ed andrebbero avanti convinti delle loro ragioni. Questa è una delle modalità della vecchia Politica che finirebbero per ben rappresentare.

Aggiungo che – in uno dei post dei mesi scorsi – ho detto (e qui lo confermo) – che il Governo non avrebbe dovuto dimettersi se vince il NO, ma procedere per attuare il giudizio del popolo, che non è stato preascoltato, e che avrà valore doppio proprio per questa sciatteria intrisa di presunzione e di arroganza. Anzi, per questo motivo, sarebbe atto apprezzabile che il Governo si dimettesse se vince il SI, per segnare un “punto e a capo” così come pomposamente vorrebbe essere la nuova idea di Carta costituzionale.

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