ANTE E POST – un avvio di percorso (DE VITA NOVA) – 2

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ANTE E POST – un avvio di percorso (DE VITA NOVA) – intro 2

Tornando a casa la saluto e vado dai miei due amici, Elda e Samuele, ai quali consegno i materiali e riverso suggerimenti e indicazioni ricevute da Roberto. Dobbiamo andare nel pomeriggio al seggio che ci hanno assegnato; verso le 16 all’incirca i Presidenti si riuniranno per avviare la fase di preparazione ed allestimento del seggio e dei materiali. A noi, rappresentanti di lista, non compete partecipare ma dobbiamo farci accreditare dai Presidenti, consegnando loro nomine e deleghe.

La sezione elettorale nella quale dovrò operare è in una scuola primaria del mio quartiere. Ci arrivo poco dopo le 16 e noto che alcune persone stanno attendendo giù nell’atrio dove stazionano i militari che custodiscono l’immobile e operano per la sicurezza del luogo ed i funzionari comunali che sovrintendono alle operazioni preparatorie delle varie Sezioni. Qualche Presidente è arrivato, ma gran parte no e le persone sono infatti scrutatori assegnati alle Sezioni i cui Presidenti non sono ancora giunti. Anche la mia Sezione è sguarnita per ora di Presidente: me lo conferma uno dei funzionari che conosco da anni e che mi accoglie cordialmente chiedendomi un po’ di cose sulla mia vita e sulle esperienze da pensionato.

Mentre mi espongo sciorinando le mie attività culturali, mi sento chiamare a gran voce: “Professo’ anche lei qua? Come sta?”. Ho poco da dire ma anche quel poco che avrei da dire non mi è permesso di dirlo perché mi si abbarbica addosso stringendomi fortemente con una muscolatura vigorosa. Mi lascio abbracciare: non sono più un giovanotto che possa vergognarsi di simili piacevolezze né goderne; le trovo importanti perché sono sincere ed il piacere sta tutto dentro quel rapporto empatico culturale che scaturisce da simili attestazioni di affetto. Le chiedo cosa ha fatto dopo gli anni della scuola, sapendo peraltro che negli ultimi tempi pur non essendo mai stato il suo insegnante avevamo parlato dei problemi che la opprimevano e delle difficoltà che aveva avuto con alcuni docenti non sempre capaci di comprendere i dubbi e le paure, le ansie e le preoccupazioni degli adolescenti. “Faccio l’operatrice ecologica; a volte la spazzatrice altre la raccolta porta a porta. E’ un lavoro che mi piace”. Le faccio notare che è un lavoro utilissimo alla società e che sono trascorsi anni luce da quando era considerato infimo ed umile e le ricordo la lirica di Totò “’A livella” che già a metà degli anni Sessanta del secolo scorso rappresentava l’equiparazione morale tra un nobiluomo spocchioso ed arrogante ed un netturbino popolano umile povero ma ricco di una straordinaria dignità.

Interrompiamo il nostro dialogo perché nel frattempo il Presidente della mia sezione elettorale è giunto ed io mi dirigo verso l’aula nella quale si sono già organizzati per presentare le mie credenziali e poi venir via. Mi accoglie sorridente una delle scrutatrici il cui volto mi è familiare anche se fatico ad identificarne il cognome. “Sono la madre di Chiara” e così, anche se con quel nome ne ho conosciute tante, ricordo il cognome di un’altra mia allieva.

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