ANTE E POST – UN AVVIO DI PERCORSO (DE VITA NOVA) – intro 3

unnamed

ANTE E POST – UN AVVIO DI PERCORSO (DE VITA NOVA) – intro 3

E, così, mentre mi dirigo alle scale per guadagnare l’uscita dal complesso scolastico, passo davanti ad un’altra Sezione elettorale e sento la voce della mia allieva che avevo incrociato poco prima nell’atrio della scuola. Altre voci mi giungono e non sono a me sconosciute: altri giovani sono là dentro. Ed allora mi affaccio con l’intenzione di salutare Desirèe – questo è il nome dell’operatrice ecologica – e riconosco un altro ragazzo, Matteo, mio allievo storico e persona di valore soprattutto dal lato umano (a scuola non rendeva ma si capiva che non era del tutto tagliato per le materie professionalizzanti mentre per me valeva più di tutto la sua curiosità). Capisco a volo che è investito di un ruolo primario in quel contesto: è il Presidente del seggio, e so già che svolgerà con grande cura ed attenzione quella funzione. Ci sono anche altri giovani, noti a me per esperienze sociali e politiche; ma annoto soprattutto il fatto che in un “lampo” di una giornata “normale” ho incontrato già tre miei allievi, due in modo diretto ed un’altra in modo indiretto. E decido di imboccare una strada dalla tipologia antropologica, andando a scavare nelle “storie” di queste giovani persone.

Cosa hanno fatto dopo gli anni di scuola superiore, come hanno vissuto gli anni nei quali li ho incrociati pressoché quotidianamente, quali erano le loro attese e quali gli esiti rispetto a quelle.

Cosa rimane di me in loro: può darsi niente, molto poco, poco più di poco. Ma è il momento di sapere, di conoscere, di approfondire i percorsi che li hanno portati fino ad oggi, di ascoltare da loro ciò che rimane dei loro progetti, dei loro desideri, delle loro paure e le angosce per un futuro che è sempre e comunque incerto.

Mi appresto ai 70 e sono il doppio del dantesco “cammin di nostra vita”.

15209050_10210393786937608_1561788430_n
(3)

ANTE E POST – un avvio di percorso (DE VITA NOVA) – 2

passeggiare-mano-nella-mano

ANTE E POST – un avvio di percorso (DE VITA NOVA) – intro 2

Tornando a casa la saluto e vado dai miei due amici, Elda e Samuele, ai quali consegno i materiali e riverso suggerimenti e indicazioni ricevute da Roberto. Dobbiamo andare nel pomeriggio al seggio che ci hanno assegnato; verso le 16 all’incirca i Presidenti si riuniranno per avviare la fase di preparazione ed allestimento del seggio e dei materiali. A noi, rappresentanti di lista, non compete partecipare ma dobbiamo farci accreditare dai Presidenti, consegnando loro nomine e deleghe.

La sezione elettorale nella quale dovrò operare è in una scuola primaria del mio quartiere. Ci arrivo poco dopo le 16 e noto che alcune persone stanno attendendo giù nell’atrio dove stazionano i militari che custodiscono l’immobile e operano per la sicurezza del luogo ed i funzionari comunali che sovrintendono alle operazioni preparatorie delle varie Sezioni. Qualche Presidente è arrivato, ma gran parte no e le persone sono infatti scrutatori assegnati alle Sezioni i cui Presidenti non sono ancora giunti. Anche la mia Sezione è sguarnita per ora di Presidente: me lo conferma uno dei funzionari che conosco da anni e che mi accoglie cordialmente chiedendomi un po’ di cose sulla mia vita e sulle esperienze da pensionato.

Mentre mi espongo sciorinando le mie attività culturali, mi sento chiamare a gran voce: “Professo’ anche lei qua? Come sta?”. Ho poco da dire ma anche quel poco che avrei da dire non mi è permesso di dirlo perché mi si abbarbica addosso stringendomi fortemente con una muscolatura vigorosa. Mi lascio abbracciare: non sono più un giovanotto che possa vergognarsi di simili piacevolezze né goderne; le trovo importanti perché sono sincere ed il piacere sta tutto dentro quel rapporto empatico culturale che scaturisce da simili attestazioni di affetto. Le chiedo cosa ha fatto dopo gli anni della scuola, sapendo peraltro che negli ultimi tempi pur non essendo mai stato il suo insegnante avevamo parlato dei problemi che la opprimevano e delle difficoltà che aveva avuto con alcuni docenti non sempre capaci di comprendere i dubbi e le paure, le ansie e le preoccupazioni degli adolescenti. “Faccio l’operatrice ecologica; a volte la spazzatrice altre la raccolta porta a porta. E’ un lavoro che mi piace”. Le faccio notare che è un lavoro utilissimo alla società e che sono trascorsi anni luce da quando era considerato infimo ed umile e le ricordo la lirica di Totò “’A livella” che già a metà degli anni Sessanta del secolo scorso rappresentava l’equiparazione morale tra un nobiluomo spocchioso ed arrogante ed un netturbino popolano umile povero ma ricco di una straordinaria dignità.

Interrompiamo il nostro dialogo perché nel frattempo il Presidente della mia sezione elettorale è giunto ed io mi dirigo verso l’aula nella quale si sono già organizzati per presentare le mie credenziali e poi venir via. Mi accoglie sorridente una delle scrutatrici il cui volto mi è familiare anche se fatico ad identificarne il cognome. “Sono la madre di Chiara” e così, anche se con quel nome ne ho conosciute tante, ricordo il cognome di un’altra mia allieva.

(2)

15209050_10210393786937608_1561788430_n

ANTE E POST – un avvio di percorso (De Vita Nova)intro

ANTE E POST – un avvio di percorso (De Vita Nova) intro

2487,0,1,0,256,257,535,1,3,32,35,1,0,100,0,1969,1968,2177,226447
2487,0,1,0,256,257,535,1,3,32,35,1,0,100,0,1969,1968,2177,226447

Miei cari lettori, dopo un periodo di assenza riprendo a trattare quel che mi piace maggiormente: parlare della “vita” e delle “vite”, andando a scoprirle in diretta tra la gente, in modo particolare quella che conosco ed anche quella che non conosco o che non vedo da anni.
Ho detto più volte che la CULTURA ci salverà; è venuto il momento di lasciare la strada rovinosa della Politica, che ci ha invelenito e fatto diventare davvero delle “bestie” feroci e cattive e reintraprendere la strada della conoscenza. Straordinariamente è proprio dalla Politica che accediamo verso questa nuova vita, rimescolando il passato con il presente per guardare al futuro, quello in particolare delle generazioni più giovani della mia. Incontreremo in questo viaggio tantissime nuove belle figure.

Sabato mattina 3 dicembre; ho appuntamento con Roberto, ma non so ancora a che ora e dove. Gli ho detto che sbrigherò affari di famiglia, farò acquisti ma non so ancora a che ora e dove: mi telefoni pure quando vuole, dicendomi dove è, in qualsiasi luogo della città. Ed io lo raggiungerò.
Sono le 11.20 ed ho appena raggiunto un discount di generi vari, ad Agliana: uno di quei negozietti che vendono di tutto a poco gestito da giovani cinesi, tutti simili tra loro, anche se da quando ero a scuola non mi sfuggivano le differenze, e qualche furbo – poco in verità “furbo” – ne approfittava marinando la scuola speranzoso che non lo avessi riconosciuto. Sono là dentro quando Roberto mi chiama: in verità il numero è diverso e non lo riconosco immediatamente. Rispondo lo stesso e lui mi dice che ne ha tre di numeri e che quel mattino è uscito con quello con il quale mi sta chiamando. “Dove sei?” mi fa ed io gli dico che non sono a Prato ma che vi ritornerò rapidamente raggiungendolo là dove egli si trovasse. Mi dice che ha fretta e che è più o meno sotto casa mia, ad un incrocio e che se faccio presto a tornare mi aspetta là. Sollecito mia moglie ad affrettarsi e tranquillizzo Roberto che lo raggiungerò in un quarto d’ora, sapendo però che ci impiegherò qualche minuto in più.
Ed infatti all’appuntamento che era davanti ad un bar arrivo poco meno delle 12.30; non è dentro ma è nella piazza antistante e forse è un po’ spazientito del mio ritardo ed anche per questo gli chiedo se gradisce un caffè. Ha fretta di ritornare su nella vallata dove abita: mi dà il certificato di nomina di rappresentante di lista per L’Altra Europa per Tsipras, una formazione della Sinistra italiana accreditata per partecipare al Referendum costituzionale del 4 dicembre e mi fornisce tutti i materiali per svolgere quel ruolo correttamente e con efficacia. Mi consegna anche quelli di altri due rappresentanti che mi hanno pregato di ritirarli per loro. Scambio due chiacchiere veloci sulle prospettive del voto dell’indomani per il quale siamo parecchio preoccupati vista la mole di propaganda che gli avversari sono riusciti a utilizzare negli ultimi mesi ed in particolare nelle ultime settimane e giorni. Ma sentiamo forti le motivazioni che ci hanno spinto a sostenere il NO e ci rafforza l’unità dei partecipanti al comitato in cui abbiamo agito.
Saluto e raggiungo mia moglie, che non condivide le mie ragioni ma sopporta il mio attivismo con sacra rassegnazione. Non ne parleremo.

(1)

… e ‘un ce vonne stà!

… e ‘un ce vonne stà!

Me lo sono chiesto più volte: ma cosa avrebbero detto i perdenti del SI se avessero – pur di poco – vinto il referendum?

Ora che l’hanno perso in maniera nettissima si abbarbicano sugli specchi per dimostrare che con il loro 40,3 % quel referendum è come se l’avessero vinto. Mah! davvero contenti loro! Io mi accontento del 59,7%!

Le loro reazioni sono straordinarie! e confermano quanto fosse davvero pericoloso quell’impianto…non fosse altro che per le mani nelle quali avremmo messo il nostro Paese.

E sono le reazioni degli stessi leaders sostenitori del SI a preoccuparmi: sottilmente minacciano circa il loro “ritorno” senza far emergere critiche ai propri operati e si adoperano per una “reazione” altrettanto pericolosa alla quale toccherà rispondere in maniera “democratica”

…e quanto la fanno lunga!

29493119_xs-t-w300-h188-m4
…e quanto la fanno lunga!

Un amico, tale Cherubini Piero, risponde (a suo modo) alle mie note con delle parentesi al cui interno pone lettere maiuscole. E’ la dimostrazione “mostrata” della pochezza delle argomentazioni di parte predominante dei sostenitori del SI. La mia è, se lo è, l’ARROGANZA dei vincitori! Fatemelo dire! Chi dà a costoro che sono i perdenti il diritto di stabilire quanti siano i “depositari” del NO: comincino a stabilire quanti sono quelli del SI ! E’ risibile determinare a propria consolazione che il 40% appartenga a Renzi, che – a tutta evidenza – è il loro unico “padrone”.

Quello che segue è il testo che ho ricevuto: carissimo Piero, misurati con i fatti e scendi nel merito! La conferma della inadeguatezza di quella proposta referendaria è tutta iscritta nelle reazioni successive…..e non vendete “fumo” ditero le “apparenze” di un’umiltà contraffatta, artefatta del vostro leader!

Manco avessi perso…il NO che difendevo ha vinto, (PERO DEVO DIVIDERLO CON ALTRI 25 GRUPPI CHE NON LA PENSANO NELLA STESSA MANIERA), ed ha stracciato le velleità dei difensori del SI, (CHE DEVE ESSERE DIVISO IN POCO PIU DI UNO).
Certamente sia tra i sostenitori dell’una sia tra quelli dell’altra scelta vi erano “pasdaran” ( IO NON ERO)a prescindere dal merito o persone di bocca buona che si “ammoccavano” tutti gli slogan ( IO MAI FATTO ) che venivano lanciati da entrambe le parti; non mancavano di certo coloro che “avevano studiato” sia le ragioni del SI che quelle del NO e si impegnavano a diffonderle, ( COMPRESO IO ).
Non nego affatto che “ragioni” vi possano essere state in ognuna delle due scelte ( SIAMO IN DEMOCRAZIA ): io sono fatto così, anche se ( IO CREDO DI ESSERE SEMPRE NEL GIUSTO )– ( E ) propendendo per una delle due parti – non venivo compreso e rispettato dai sostenitori dell’altra e nel contempo apparivo poco rispettoso del pensiero altrui ( MI SA PERO CHE HO COMINCIATO IO ).
La frattura che si è creata ha delle responsabilità, “alte” ( MA IO NO HE ), nel Presidente emerito della Repubblica, tale ( MI SERVE PER DENIGRARE ) Giorgio Napolitano e nell’ex Presidente del Consiglio, tale ( E POI NON VOGLIO ATTACCARE NESSUNO ) Matteo Renzi: hanno condotto una campagna referendaria alzando e permettendo che si alzassero ( SONO SEMPRE GLI ALTRI A CERCARE LA RISSA IO MAI ) i toni della contesa ( VEDETE LA COLPA E SEMPRE DI ALTRI MAI MIA ) , come se da quelle scelte dipendessero le sorti del nostro Paese ( GLI INCIUCI SONO MEGLIO ), esasperando gli animi e lo scontro. ( IO LA PENSO COSI’ ( COME VOLEVASI DIMOSTRARE QUELLO CHE DICO CREDO SIA LA MIA VERITA): se avessero mantenuto un livello basso e moderato ( COME NON HO FATTO IO) il risultato sarebbe stato diverso, quasi certamente più favorevole alle “ragioni” del SI ( MA HO MESSO UN SACCO DI CERI PER IL NO SENNO I MIEI AMICI PERDEVANO IL POSTO ). L’esasperazione da “battaglia campale” (o la va o la spacco) ha mosso dal profondo le acque anche quelle paludose e tranquille ed ha creato la “marea” del 60% ( QUESTA ME LA SONO STIUDATA BENE PER DARMI RAGIONE ) che ha travolto i “buoni” propositi che pure erano espressi ma non completamente ( QUESTA LA DICO PERCHE MI SERVE PER CRITICARE E SE MI CHIAMAVANO LA FACEVO MEGLIO ) nella proposta referendaria: tentativo di abolizione del Senato “indotto” ad un’eutanasia passiva ( QUESTA DEFINIZIONE E BUONA VERO? )– abolizione “non soppressione” (brutto questo termine!) del CNEL – progressivo risparmio dei costi della Politica (da attuare con successivi interventi legislativi). Ma la “foga”, la “cattiveria”, la “proterva arroganza” ( MENTRE IL NO OFFENDEVA DENIGRAVA E SOBILLAVA ,VEDI LA SERRACCHIANI, E A ME ANDAVA BENE ) del leader che farebbe bene a studiare Machiavelli ( FORSE SBAGLIO SA PIU DI ME ) più che Sabino hanno fatto comprendere a tantissimi la “pericolosità” di fornire ad un uomo ( GLI INCIUCI SONO MEGLIO COSI UN SI CAPISCE CHI SBAGLIA ) ed al suo gruppo di fedeli (l’oligarchia che Scalfari non vuole riconoscere) delle armi possenti per giochi di potere che potevano tendere a pericolose chine ( QUESTA PARTE SERVE SOLO PER DENIGRARE NON HO PROVE ).
E’ accaduto ciò che possiamo accomunare ad una vera e propria NEMESI di riflesso ed ha evidenziato la incapacità ad interpretare la storia ( LA STORIA LA CAPISCO SOLO IO ), anche quella più recente, da parte dell’attuale classe dirigente “egemone”.
Nel 2014 alle Elezioni europee i sondaggi davano PD ed il Movimento 5 Stelle molto vicini; ma poi gli esiti furono diversi ed il PD sfondò il 40% ( LA MIA PAURA E CHE SIA COSI ANCHE ALLE PROSSIME ELEZIONI ) dei consensi, pur di fronte ad un abbassamento della partecipazione poco superiore al 57%.( PER QUESTO CHE HO PAURA SOLO IL 3% MENO ) La campagna elettorale delle opposizioni al PD (M5S, FI e Lega) fu esasperata ed antieuropeistica e questo quasi certamente indusse all’exploit del PD ( BELL’ANALISI PER NON DIRE NULLA ), da quel momento cavalcato ed osannato ad onta della “verità” da parte di Renzi. Il quale in questa occasione ha creato lo stesso effetto “riflessivo”: ha esasperato i toni e gli elettori lo hanno punito ( CON IL 40% ). Non ha ancora capito ( COME CAPISCO IO ) che la vera rivoluzione italiana è nella “moderazione” ( MODERATO COME ME ) . Gli italiani sono stanchi dei demagoghi ( COME ME ) : lo imparino anche i fautori del M5S ( CHIAMATEMI VI INSEGNO A FARE COME FO IO )!

berlurenzi

…e riprendi il cammino

…e riprendi il cammino

Manco avessi perso…il NO che difendevo ha vinto ed ha stracciato le velleità dei difensori del SI.

Certamente sia tra i sostenitori dell’una sia tra quelli dell’altra scelta vi erano “pasdaran” a prescindere dal merito o persone di bocca buona che si “ammoccavano” tutti gli slogan che venivano lanciati da entrambe le parti; non mancavano di certo coloro che “avevano studiato” sia le ragioni del SI che quelle del NO e si impegnavano a diffonderle.

Non nego affatto che “ragioni” vi possano essere state in ognuna delle due scelte: io sono fatto così, anche se – propendendo per una delle due parti – non venivo compreso e rispettato dai sostenitori dell’altra e nel contempo apparivo poco rispettoso del pensiero altrui.

La frattura che si è creata ha delle responsabilità “alte” nel Presidente emerito della Repubblica, tale Giorgio Napolitano e nell’ex Presidente del Consiglio, tale Matteo Renzi: hanno condotto una campagna referendaria alzando (e permettendo che si alzassero) i toni della contesa, come se da quelle scelte dipendessero le sorti del nostro Paese, esasperando gli animi e lo scontro. IO LA PENSO COSI’ : se avessero mantenuto un livello basso e moderato il risultato sarebbe stato diverso, quasi certamente più favorevole alle “ragioni” del SI. L’esasperazione da “battaglia campale” (o la va o la spacco) ha mosso dal profondo le acque anche quelle paludose e tranquille ed ha creato la “marea” del 60% che ha travolto i “buoni” propositi che pure erano espressi ma non completamente nella proposta referendaria: tentativo di abolizione del Senato “indotto” ad un’eutanasia passiva – abolizione “non soppressione” (brutto questo termine!) del CNEL – progressivo risparmio dei costi della Politica (da attuare con successivi interventi legislativi). Ma la “foga”, la “cattiveria”, la “proterva arroganza” del leader che farebbe bene a studiare Machiavelli più che Sabino hanno fatto comprendere a tantissimi la “pericolosità” di fornire ad un uomo ed al suo gruppo di fedeli (l’oligarchia che Scalfari non vuole riconoscere) delle armi possenti per giochi di potere che potevano tendere a pericolose chine.

E’ accaduto ciò che possiamo accomunare ad una vera e propria NEMESI di riflesso ed ha evidenziato la incapacità ad interpretare la storia, anche quella più recente, da parte dell’attuale classe dirigente “egemone”.
Nel 2014 alle Elezioni europee i sondaggi davano PD ed il Movimento 5 Stelle molto vicini; ma poi gli esiti furono diversi ed il PD sfondò il 40% dei consensi, pur di fronte ad un abbassamento della partecipazione poco superiore al 57%. La campagna elettorale delle opposizioni al PD (M5S, FI e Lega) fu esasperata ed antieuropeistica e questo quasi certamente indusse all’exploit del PD, da quel momento cavalcato ed osannato ad onta della “verità” da parte di Renzi. Il quale in questa occasione ha creato lo stesso effetto “riflessivo”: ha esasperato i toni e gli elettori lo hanno punito. Non ha ancora capito che la vera rivoluzione italiana è nella “moderazione”. Gli italiani sono stanchi dei demagoghi: lo imparino anche i fautori del M5S!

1466489463-olycom-20160620193315-19637506

IO VOTO NO – Gustavo Zagrebelsky su “Repubblica” e “Chi piega la Carta alla lotta politica” – una risposta a Eugenio Scalfari

zagre-scalfari-risorgimento

Chi piega la Carta alla lotta politica

Gustavo Zagrebelsky su “Repubblica” e “Chi piega la Carta alla lotta politica” – una risposta a Eugenio Scalfari

Caro Eugenio Scalfari, ieri mi hai chiamato in causa due volte a proposito del mio orientamento pro-No sul referendum prossimo venturo e, la seconda volta, invitandomi a ripensarci e a passare dalla parte del Sì. La “pessima compagnia”, in cui tu dici ch’io mi trovo, dovrebbe indurmi a farlo, anche se, aggiungi, sai che non lo farò. Non dici: “non so se lo farà”, ma “so che non lo farà”, con il che sottintendi di avere a che fare con uno dalla dura cervice.

I discorsi “sul merito” della riforma, negli ultimi giorni, hanno lasciato il posto a quelli sulla “pessima compagnia”. Il merito della riforma, anche a molti di coloro che diconono di votare Sì, ultimo Romano Prodi, appare alquanto disgustoso. Sarebbero piuttosto i cattivi compagni l’argomento principale, argomento che ciascuno dei due fronti ritiene di avere buoni motivi per ritorcere contro l’altro.

Un topos machiavellico è che in politica il fine giustifica i mezzi, cioè che per un buon proposito si può stare anche dalla stessa parte del diavolo. Non è questo. Quel che a me pare è che l’argomento della cattiva compagnia avrebbe valore solo se si credesse che i due schieramenti referendari debbano essere la prefigurazione d’una futura formula di governo del nostro Paese. Non è così. La Costituzione è una cosa, la politica d’ogni giorno un’altra. Si può concordare costituzionalmente e poi confliggere politicamente. Se un larghissimo schieramento di forze politiche eterogenee concorda sulla Costituzione, come avvenne nel ’46-’47, è buona cosa. La lotta politica, poi, è altra cosa e la Costituzione così largamente condivisa alla sua origine valse ad addomesticarla, cioè per l’appunto a costituzionalizzarla. In breve: l’argomento delle cattive compagnie, quale che sia la parte che lo usa, si basa sull’equivoco di confondere la Costituzione con la politica d’ogni giorno.

Vengo, caro Scalfari, a quella che tu vedi come un’ostinazione. Mi aiuta il riferimento che tu stesso fai a Ventotene e al suo “Manifesto”, così spesso celebrati a parole e perfino strumentalizzati, come in quella recente grottesca rappresentazione dei tre capi di governo sulla tolda della nave da guerra al largo dell’isola che si scambiano vuote parole e inutili abbracci, lo scorso 22 agosto. C’è nella nostra Costituzione, nella sua prima parte che tutti omaggiano e dicono di non voler toccare, un articolo che, forse, tra tutti è il più ignorato ed è uno dei più importanti, l’articolo 11. Dice che l’Italia consente limitazioni alla propria sovranità quando – solo quando – siano necessarie ad assicurare la pace e la giustizia tra le Nazioni. Lo spirito di Ventotene soffia in queste parole. Guardiamo che cosa è successo. Ci pare che pace e giustizia siano i caratteri del nostro tempo? Io vedo il contrario. Per promuovere l’una e l’altra occorre la politica, e a me pare di vedere che la rete dei condizionamenti in cui anche l’Italia è caduta impedisce proprio questo, a vantaggio d’interessi finanziario-speculativi che tutto hanno in mente, meno che la pace e la giustizia. Guardo certi sostegni alla riforma che provengono da soggetti che non sanno nemmeno che cosa sia il bicameralismo perfetto, il senato delle autonomie, la legislazione a data certa, ecc. eppure si sbracciano a favore della “stabilità”. Che cosa significhi stabilità, lo vediamo tutti i giorni: perdurante conformità alle loro aspettative, a pena delle “destabilizzazioni” – chiamiamoli ricatti – che proprio da loro provengono.

Proprio questo è il punto essenziale, al di là del pessimo tessuto normativo che ci viene proposto che, per me, sarebbe di per sé più che sufficiente per votare No. La posta in gioco è grande, molto più grande dei 47 articoli da modificare, e ciò spiega l’enorme, altrimenti sproporzionato spiegamento propagandistico messo in campo da mesi da parte dei fautori del Sì. L’alternativa, per me, è tra subire un’imposizione e un’espropriazione di sovranità a favore d’un governo che ne uscirebbe come il pulcino sotto le ali della chioccia, e affermare l’autonomia del nostro Paese, non per contestare l’apertura all’Europa e alle altre forme di cooperazione internazionale, ma al contrario per ricominciare con le nostre forze, secondo lo spirito della Costituzione. Si dirà: ma ciò esigerebbe una politica conforme e la politica ha bisogno di forze politiche. E dove sono? Sono da costruire, lo ammetto. Ma il No al referendum aprirà una sfida e in ogni sfida c’è un rischio; ma il Sì non l’aprirà nemmeno. Consoliderà soltanto uno stato di subalternità.

Questa, in sintesi, è la ragione per cui io preferisco il No al Sì e perché considero il No innovativo e il Sì conservativo.

Ti ringrazio dell’attenzione. A cose fatte avremo tempo e modo di ritornare su questi temi con lo spirito e lo spazio necessari.

Gustavo Zagrebelsky su “Repubblica” e “Chi piega la Carta alla lotta politica” – una risposta a Eugenio Scalfari

referendum-ottobre-2016-no