E SE L’AVVENTO DI RENZI FOSSE UN SEGNO DEI TEMPI?

E SE L’AVVENTO DI RENZI FOSSE UN SEGNO DEI TEMPI?

LO VOGLIO INTERPRETARE COSI’. CI VOGLIAMO CREDERE? POSSIAMO METTERE DA PARTE LE NOSTRE SOLITUDINI INTELLETTUALI E COOPERARE PER UN’ALTERNATIVA NON PROVVISORIA? ABBANDONIAMO LE PICCOLE RENDITE DI POSIZIONE E NAVIGHIAMO IN ACQUE LIBERE INNALZANDO PERO’ BANDIERE BEN RICONOSCIBILI.
CHI CI HA GOVERNATO NEGLI ULTIMI TRENTA ANNI HA PRIVILEGIATO LE RENDITE, MORTIFICATO LA DIGNITA’ DEL LAVORO SFRUTTANDO NON SOLO I GIOVANI MA ANCHE LA FORZA LAVORO DEGLI STRANIERI – ANCOR PIU’ SE “SANS PAPIERS” – E UMILIANDO IL MERITO. DA CIO’ NE E’ CONSEGUITO IL DECLINO DEI DIRITTI CONQUISTATI NELLA SECONDA PARTE DEL SECOLO SCORSO.

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SPUNTI DI RIFLESSIONE PER UNA SINISTRA CHE VOGLIA ESSERE VERA SINISTRA

SPUNTI DI RIFLESSIONE PER UNA SINISTRA CHE VOGLIA ESSERE VERA SINISTRA

….proseguo il ragionamento….

Quarto_Stato

COME TUTTI ANCHE IO SONO NATO PICCOLO E POI SONO CRESCIUTO

Quella frase così ovvia è scritta qui sopra perché possa mostrare che “tutti” nascono piccoli. E poi diventano grandi man mano: insomma, siamo tutti una “minoranza”, all’inizio, però! E i nostri genitori ci nutrono per farci crescere, ci aiutano moralmente e materialmente a “crescere”; durante la vita incorriamo in momenti critici, durante i quali la crescita può rallentare, oppure arretrare ma poi ci si riprende.
Ecco, dobbiamo pensare con questa “positività” al nostro impegno….

ANDIAMO ANCORA PER SLOGAN

“PORTARE LA SINISTRA AL CENTRO DELL’AGENDA POLITICA NON EQUIVALE AFFATTO A SPOSTARE LA SINISTRA AL CENTRO POLITICO”

Questo è uno slogan, queste – come tante altre – sono “chiacchiere” e rimarrebbero tali. laddove non venissero superati protagonismi di sigle e/o personaggi che rappresentano “molecole” disgregate che solo se aggregate possono avere un senso. E’ necessario dunque assumere una responsabilità collettiva mirando verso la rappresentatività di quella parte della popolazione che ha bisogno di ricevere attenzione e risposte alle sue esigenze primarie, sempre di più “primarie”.
Vanno bene, molto bene, le analisi dotte del prima e del mentre ma occorre far comprendere quali siano le prospettive, agendo in quella direzione, stabilendo quali siano le alleanze e fin dove potranno essere utili al “progetto” intrapreso i compromessi; intendendo con ciò far comprendere, prima di tutto a noi stessi, che il principale obiettivo cui dirigere la nostra azione politica non sia il governo di una parte del, o dell’intero, Paese ma il benessere diffuso, l’abbattimento delle iniquità sociali, la conquista della dignità del lavoro, la cura e la difesa ambientale, la pace e la sicurezza, il rispetto dei diritti umani, la valorizzazione delle Culture e delle Conoscenze, l’esaltazione del “merito”.

LA SINISTRA, QUELLA DI LOTTA E DI GOVERNO DEVE RE-IMPARARE A FARE LA SINISTRA, CERCANDO DI CONIUGARE I DUE ASPETTI (LA LOTTA ED IL GOVERNO) IMPOSTANDO LA LOTTA MA MIRANDO CONTEMPORANEAMENTE AL GOVERNO (NON NECESSARIAMENTE A BREVE TERMINE), NON UN GOVERNO “CON” MA UN GOVERNO “PER”, OCCUPANDO DUNQUE IL CENTRO NON QUELLO INTESO COME LUOGO DELLA MODERAZIONE PALUDOSA MA QUELLO CHE SI OCCUPI E SI PREOCCUPI DI TUTTI – A PARTIRE DAI PIU’ DEBOLI – E NON LASCI INDIETRO NESSUNO

Quando si parla di “alleanze” non si deve sottintendere minimamente una “subordinazione” a chicchessia.
Posizioni chiare, definite all’interno di prospettive chiare e definite, non possono essere oggetto di compromessi.
Solo così si potrà ricostituire la fiducia di un elettorato che – se guarda a Sinistra – potrà sceglierla senza doversene pentire poi.
Se l’elettore vota la SINISTRA non dovrà mai più pensare che ha cobntribuito con il suo voto a sostenere chi con la SINISTRA (al di là di trite parole) non ha niente da spartire e che utilizza quei voti per sterilizzarne le forze…………….

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COME TUTTI ANCHE IO SONO NATO PICCOLO E POI SONO CRESCIUTO

COME TUTTI ANCHE IO SONO NATO PICCOLO E POI SONO CRESCIUTO

Quella frase così ovvia è scritta qui sopra perché possa mostrare che “tutti” nascono piccoli. E poi diventano grandi man mano: insomma, siamo tutti una “minoranza”, all’inizio, però! E i nostri genitori ci nutrono per farci crescere, ci aiutano moralmente e materialmente a “crescere”; durante la vita incorriamo in momenti critici, durante i quali la crescita può rallentare, oppure arretrare ma poi ci si riprende.
Ecco, dobbiamo pensare con questa “positività” al nostro impegno….

INSIEME A SINISTRA NELLA SINISTRA CHE E’ SINISTRA

Insieme

INSIEME A SINISTRA NELLA SINISTRA CHE E’ SINISTRA

scendo in strada, incontro delle persone che mi salutano amichevolmente e mi chiedono di andare con loro. Chiedo loro dove stiano andando; se non mi convincono, prendo la mia strada, quella già decisa nella scelta di scendere. Se mi convincono, mi aggrego

Comincio subito con il dire che “quel che scriverò” potrebbe “anche” essere il frutto di posizioni ed elaborazioni del tutto personali.
E, da questo punto di vista, mi faccio molto forte con le parole che mi rivolse l’attuale Segretario provinciale del PD a margine di un incontro al Circolo San Paolo: “Vedo che non condividi” mi disse “proprio nulla della linea del Partito”.
Ecco, è proprio così! a parte il fatto che non so cosa possa essere quella “linea” di cui parla il Bosi, non ho più nulla da spartire con questo PD.
Allora, continuo a ritenere che la parola “Alternativa” inserita nel Gruppo non possa essere contrassegnata da alcun segno di interpunzione. “Alternativa” e basta PUNTO
Andiamo avanti, allora! e rinfreschiamo la memoria, la nostra memoria! Semmai andando indietro nel tempo, con il passo del “gambero”!
Qual è stata la posizione del PD – sia quello locale che quello nazionale – nella campagna referendaria del 4 dicembre? C’è forse qualcuno tra coloro che “ambiscono” a collocarsi come candidati alla guida del nostro Comune ad esprimere posizioni di Sinistra?
Su questioni come l’Aeroporto, sui tagli alla Sanità la chiusura dei Distretti e tutta la partita del nuovo Ospedale, sulle questioni collegate all’immigrazione ed all’interculturalità ed al rapporto con le comunità straniere, all’ atteggiamento fortemente ambiguo nei confronti della Destra non si può transigere. E’ del tutto evidente che sia in atto da alcuni anni nella forza poltica di maggioranza una mutazione sostanziale ed un sostanziale cambio di rotta teso essenzialmente all’ottenimento di un “consenso” a prescindere dai valori tradizionali della Sinistra da cui quella forza proviene. La ricerca del consenso ha sospinto la politica renziana già nella sua esperienza toscana e ha infettato definitivamente il troppo giovane debole PD; con l’ascesa di Renzi e dei suoi supporter della prima ora hanno potuto riprendere vigore in quel Partito personaggi che erano stati “sconfitti” dal desiderio di rinnovamento che l’elettorato “locale” aveva mostrato di voler privilegiare.
Andiamo avanti, senza dimenticare quel che è stato, dunque!
Ma per andare avanti insieme ad altre persone e non isolarsi nichilisticamente, occorre scegliere la giusta compagnia. Provo ad esemplificare: scendo in strada, incontro delle persone che mi salutano amichevolmente e mi chiedono di andare con loro. Chiedo loro dove stiano andando; se non mi convincono, prendo la mia strada, quella già decisa nella scelta di scendere. Se mi convincono, mi aggrego.
Non penso che a convincermi debbano essere delle “promesse” di posizioni o emolumenti; alla mia età – ma spero fortemente che sia lo stesso per chi è più giovane di me – queste velleità sono del tutto assenti. Mi attraggono – come non mai -i valori. Proviamo dunque a partire da questi e vediamo cosa debba essere la Sinistra.

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RITORNO A CASA – parte quarta

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RITORNO A CASA – parte quarta

“Zoccolona” giù dalle nostre parti significa anche “donna dai facili costumi” ma nostra figlia intendeva ben altro, equiparando il rumore dei tacchi con cui agitava le nostre notti insonni (“ma perchè non se li toglieva quando tornava a casa ed inforcava le più comode silenziose pantofole?” era la frequente domanda che ci ponevamo) agli “zoccoli” che particolarmente d’estate il popolo dei marinari e dei vacanzieri in località di mare, nei nostri plendidi borghi era solito calzare.
E così, a proposito di “zoccole” che, oltre ad indentificare le signore meretrici dei bassi napoletani, che negli ultimi tempi si sono sempre più dedicate ad altre attività meno impegnative e più remunerative, si riferivano anche – equiparandole per il lerciume morale – a quelle di sopra, ai più classici topi di fogna che in realtà degradate come alcune località del nostro Sud saettavano tra cumuli di immondizia maleodorante in quegli angusti vicoletti, trovammo assai curiosa la narrazione che ci venne proposta da un docente universitario del ramo scientifico dell’ateneo partenopeo, il quale utilizzava le “cavie” per studiare la loro resistenza alla fatica ed allo stress. Lo scopo era scientifico e l’intento era ovviamente quello di tarare le difficoltà delle povere “cavie” trasponendole solo idealmente sul genere umano.
E’ un ingrato lavoro, che non riuscirei a portare avanti: infatti la sola descrizione di esso (“ma come si fa ad investire quattrini pubblici con riscontri non certamente definiti facendo soffrire delle innocue bestioline?” la domanda l’abbiamo posta ma la risposta non c’è stata data) è cruda, orribile: i poveri topi, fatti nascere e crescere a tale scopo (c’è un commercio in tal senso), venivano immersi in un contenitore di acqua, una vasca tipo quella dei nostri bagni, e costretti a nuotare fino all’ultimo spasimo con degli elettrodi che ne controllavano il battito cardiaco. I giovani ricercatori avevano il compito, tipicamente da aguzzini, di non consentire mai ai topi la possibilità di appoggiarsi a qualche appiglio per poter “tirare il fiato”.
Di tanto in tanto, forse avvertiti da qualche anima pia, alcuni operatori dell’ Ente Nazionale Protezione Animali si affacciavano in questi stanzoni e procedevano ai relativi rilievi, alle segnalazioni, agli ammonimenti ed alle sanzioni e denunce, se le altre forme di controllo erano state vane.

RITORNO A CASA – parte 4 ….continua

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RITORNO A CASA – terza parte

RITORNO A CASA – terza parte

“Tanto” lei pensa “non c’è nessuno di sotto!”
Ma, a quell’ora, di giorno non disturba davvero nessuno ma ci preannuncia allo stesso tempo il supplizio notturno con le sue “tacchettiate” ritmiche in un anda e rianda senza senso intorno alle tre, a volte alle quattro, del mattino, facendoci sobbalzare dal sonno.
Cosa farà mai, la benedetta? a quell’ora? Rumoreggiando lava i panni a mano (si sente lo sciabordio ed il risciacquo “accurato”), carica la lavatrice che non deve proprio essere una Whirlpool, avendo una centrifuga rumorosissima (lei di certo è una brava massaia, dal momento che utilizza questi elettrodomestici che consumano minore energia nelle ore notturne) e poi con un’ultima tacchettiata di anda e rianda stende il bucato, cosicchè noi la mattina troviamo lenzuola ed altra biancheria stesa sui fili del balcone, non solo sui suoi ma anche sui nostri, perché nel buio frequentemente lascia cadere qualcosa, che si appoggia sui nostri fili; a quel punto immagina che attenda un colpo di vento che lo sospinga giù o forse in periodi poco ventosi – poiché da quelle parti di pratica la pesca al polpo – utilizzerà la caratteristica lenza con ami multipli per ripescare il capo di biancheria “perduto”.
Ma quando come in questo caso noi ci siamo, abbiamo un grande piacere in questo inaspettato “cadeau”, perchè lo utilizziamo come merce di scambio a scopo pubblicitario. Infatti ci diciamo “Molto bene! più tardi si andrà a salutare la signora, così si renderà conto che siamo tornati!” Tocca di solito a me, l’uomo di casa, andare a rappresentare il nostro arrivo, attraverso la consegna dell’ostaggio. Con la speranza che per qualche giorno limiti il suo attivismo notturno.
E, poi, ci viene da sorridere pensando a come la descrisse nostra figlia, in modo ingenuo tipicamente infantile. poichè utilizzava scarpe rumorose, simili a zoccoli, le venne spontanea (absit iniuria verbis) linguisticamente la parola “zoccolona”. Di certo impropria nell’accezione campana ma concreta e coerente per gli effetti che ci faceva.

…fine terza parte … continua

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ALLA SINISTRA CHE VERRA’ (SE LO VORRANNO DONNE ED UOMINI CHE DICONSI DI SINISTRA) parte 4

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ALLA SINISTRA CHE VERRA’ (SE LO VORRANNO DONNE ED UOMINI CHE DICONSI DI SINISTRA) parte 4

Noi non siamo necessari ma possiamo essere utili e molto utile è l’esperienza individuale e collettiva (per piccoli gruppi) che ciascuno di noi può portare da individuo in un nuovo collettivo. Noi possiamo sentirci “protagonisti” ma da soli o da soli/separati – monadi sparse e senza un senso di marcia – non andremo da nessuna parte. Tuttavia è proprio dall’esperienza che ciascuno di noi “porta” al collettivo – piccolo o grande che esso sia – che bisogna partire.

E, allora, la “mia” esperienza è quella di una “fuga” e di un rifugio in attività costruttive ma personalissime soprattutto in ambito culturale. Ma “la fuga” di cui parlo è quella da un consesso all’interno del quale si vuole produrre un “collettivo” di Sinistra il più unitario possibile; la “fuga” l’ho già fatta ed il “rifugio” è stato già ben strutturato. Un anno e mezzo fa quando si cercava di trovar nuova casa si comprese di essere entrato in un vero e proprio “caravanserraglio” della sinistra italiana, dove tutti volevano comandare o perlomeno ciascuno aveva impresso dentro una forza centrifuga che ci spingeva ai margini e su rotte diversissime.

Quell’esperienza ha segnato la sconfitta di quel consesso, se non altro per coloro che intendevano “costruire” una forma di alternativa al neo-centrismo dipinto di un colore molto lontano dal “rosso” delle bandiere rosse che sono ancor oggi un simbolo significativo per molti di noi. Ed è da quella esperienza di “sconfitta”, prevedendo la quale decidemmo di allontanarci nel nostro rifugio, che occorrerebbe partire.

Intanto, riconoscerla.
Poi, agendo di conseguenza.
La sensazione è che anche il più ricco tra noi (mi riferisco ai saggi onniscienti dispensatori di certezze) non abbia ancor chiaro “chi si sia, chi si voglia diventare da grande, dove dirigersi”. E la sensazione brutale che ho è che il tatticismo prevalga ancora su tutto e si voglia costruire una “macchina” per dirigerla dove sia più comodo e solo per rincorrere obiettivi poco più che personali, mortificanti per la stessa personale dignità ma che consentano di “sopravvivere” in attesa di tempi migliori.

Se questo dubbio permane si ritorna al rifugio; se si scioglie questo enigma si può proseguire.

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LIBERO/A PARTE 1 – 2 – 3

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LIBERO/A parte 1

Isabella quella mattina aveva chiesto a Giovanni, suo marito, di accompagnarla in uno dei discount più variamente forniti della città e fra i più economici. Giovanni aveva brontolato perché era intento a seguire i suoi traffici sul computer: digitava e bazzicava siti non proprio adatti alla sua età che ormai aveva superato di un trentennio i primi “anta”. Ciononostante – come di solito faceva pur con riprovevoli ritardi – annuì e si preparò rapidamente ad accompagnare la moglie.

“Scendo in garage a prendere l’auto” le disse e si avviò. Durante il tragitto per il discount Giovanni non mancò di osservare con attenzione tutte le donne, soprattutto le più giovani, che incrociava. Le loro forme lo attraevano naturalmente anche se il suo era un semplice riflesso condizionato, antropologicamente consolidato. Nulla di più. Un’attrazione mentale. Isabella lo capiva ma da tempo non avvertiva gelosia per questa patente predilezione del marito. Anzi lo osservava con una certa pena, anche perché da parte sua da tempo ormai non coltivava rapporti che non fossero di consolidata convivenza, e diversamente da Giovanni aveva una predilezione per la libertà incondizionata, meditando di ritornare da sola nella casa di sua madre.

Giovanni bofonchiò scendendo dall’auto: “Ti aspetto qua…”, non amava quei luoghi ricolmi di oggettini di bassa qualità, cineserie e chincaglierie di dubbio gusto e preferiva astenersi dallo sgomitare in corridoi angusti e di dover seguire i percorsi tortuosi alla ricerca di questo o quel prodotto. “Anzi, ne approfitto e mi fermo a fumare una sigaretta qua fuori….Fai con calma: la giornata è bella e si sta bene a girellare. Se non mi vedi, puoi anche cercarmi al cellulare: ce l’hai il tuo? E’ carico?”.
Isabella annuì senza entusiasmo e si avviò verso l’ingresso del negozio.

Giovanni si accese la sua Multifilter Philip Morris Slim Blu e continuò sul suo cellulare il lavoro che aveva abbandonato poco prima a casa………

2.
Non aveva colto l’alternativa di quella elettronica, rimanendo affezionato al profumo aromatico delle antiche sigarette: fino a venti anni prima aveva preferito le Pall Mall il c ui aroma lo attraeva non appena scioglieva la striscia di plastica che avvolgeva la confezione.
Nel mentre si andava accendendo la sua sigaretta, aveva osservato di sottecchi Isabella che si avviava verso l’ingresso del discount, una porticina molto piccola rispetto all’enormità degli spazi interni. La osservò attentamente mentre in modo automatico e a tutta evidenza pratico accendeva e aspirava la prima boccata di fumo, divertendosi come un bambino a riprodurlo in graziose volute. La osservò e notò le sue forme ancora piacevoli nonostante gli “anta” di poco inferiori ai suoi: Isabella aveva mantenuto un fisico asciutto e quella mattina indossava un abitino che, sebbene “vintage”, la rendeva attraente. Per un attimo Giovanni si sentì Bogart così come lo aveva apprezzato nei suoi film, come “Casablanca”, ed immaginò che la sua donna fosse come la Bergman e così mentre ancora guardava Isabella provava a tenere la sua sigaretta a destra un po’ penzolante. Isabella poi – guarda la coincidenza – aveva scelto quella mattina di coprirsi il capo proprio con un cappellino grigio a larghe tese, che aveva recuperato in uno dei mercatini dell’usato nei quali si serviva ed ai quali spesso portava in beneficenza alcuni vecchi abiti dismessi ma in ottime condizioni: quel cappellino tra l’altro ricordava quello della grande attrice svedese nello stesso film.
Giovanni si immerse poi in quella ricerca di alternative mentali che lo aveva impegnato quella mattina al suo computer di casa. Aveva un cellulare che gli permetteva accessi incondizionati alla rete e ne approfittava. E così appoggiato alla sua Nissan GTR 35 cominciò a smanettare, spippolare ma non ne ebbe modo perchè i suoi occhi furono attratti da una donna “in carne ed ossa” che indossava un abitino del tutto simile a quello di Isabella con un cappellino a larghe tese grigio identico ed un paio di occhialoni da sole che gli ricordavano quelli della Audrey Hepburn di “Colazione da Tiffany”. Notò subito dopo che si rivolse ad un giovane ivoriano forse o senegalese che là fuori vendeva oggetti di uso comune a poco prezzo e questo le portarono un grazioso cane maltese, bianco, al guinzaglio. Lei lo ringraziò con una mancia, prese il guinzaglio e si avviò con alcuni pacchettini verso il parcheggio laterale, non quello dove era Giovanni – che intanto la osservava con grande attenzione, distraendosi dall’impegno avviato.

3.

E sì, si distrasse proprio Giovanni!
Perché, ve la ricordate Malèna, la Monica Bellucci quando ‘ntrocoliandosi sul lungo mare e sul corso del paesello faceva girare gli occhi a tutti gli uomini? Non era proprio la stessa cosa ma poco poco ci mancava. Fatto sta che gli occhi di Giovanni si distrassero ed anche i suoi impegni furono distolti, non solo quelli contingenti dei suoi giochini erotici ma anche quelli connessi al suo legame con Isabella. In verità, uno degli aspetti che aveva attratto Giovanni era una certa somiglianza con la moglie: quella donna possedeva una silhouette abbastanza simile a quella di Isabella quando l’aveva conosciuta. Ora qualcosa si poteva intravedere nella sua indole civettuola di portare graziosi cappellini ma non vestiva più in modo attillato: l’età non glielo consentiva dal punto di vista della sua dignità. E così Giovanni guardando quella donna, decisamente più giovane e chiaramente più attraente della sua compagna, aveva per un attimo fatto andare la mente a rincorrere i ricordi di giovinezza e si era messo a seguirla prima con gli occhi e poi con le gambe.
La signora era appena arrivata davanti alla sua Mini Countryman e Giovanni si accorse della sua difficoltà a tenere insieme il guinzaglio ed i pacchetti, tanto che alla ricerca della chiave per aprire il portabagagli fece cascare ogni cosa a terra e perse anche il controllo del suo cagnolino maltese. Aria matura, eleganza e cortesia non mancavano a Giovanni che in un baleno fu a soccorrere la donna: innanzitutto le recuperò il guinzaglio e poi si chinò a raccattare un paio di pacchetti, mostrando a dispetto dell’età anche una discreta capacità atletica……

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ALLA SINISTRA CHE VERRA’ (SE LO VORRANNO DONNE ED UOMINI DI SINISTRA) – parte 3

Come ti vorrei

ALLA SINISTRA CHE VERRA’ (SE LO VORRANNO DONNE ED UOMINI DI SINISTRA) – parte 3

Abbiamo dunque argomentato che “i giovani facciano i giovani” intendendo che essi mantengano la freschezza e l’entusiasmo, la passione e l’intraprendenza che sono caratteristiche dell’età giovanile. E lo scrivo ancora una volta con spirito critico nei confronti di coloro che furono punto di riferimento della mia militanza politica “giovanile” (lo ricordo perfettamente come fosse oggi: andai in Sezione a Pozzuoli e chiesi di tesserarmi; trovai un ambiente energicamente positivo, con gente indaffarata che era attenta alle nuove adesioni). Sottolineo questo aspetto in modo “critico” avendo avuto contrarie esperienze relative alle nuove “leve” del PD; alcuni allievi della mia scuola mi mettevano a parte del loro “sconcerto” allorquando baldanzosi e speranzosi di potersi impegnare bussavano alla porta del Partito “giovanile” trovando apatia, insofferenza, menefreghismo, sciatteria tra i bivaccanti in ambienti fumosi e carichi di giochini elettronici ed a quel punto facevano finta di niente: “Scusate, ho sbagliato! scusate!” E si allontanavano, semmai, trovando spazio per le loro energie dietro altre “porte” maggiormente ricettive. Non c’è molto da scandalizzarsi! I giovani molto spesso (e meno male) hanno bisogno di “ideali” e sono attratti da chi quegli ideali li fa crescere, maturare,
E’ un paradosso, certo. Lo è. Ma è anche la realtà. Amante del paradosso quale io sono e non temendo – per chiara consuetudine – di essere considerato “destrorso” mi viene da dire che sono parimenti (ed a volte più) rispettabili quei giovani che si “impegnano” in Politica all’interno di contenitori a noi avversi, lontanissimi dalle nostre sensibilità sociali, ma con la consapevolezza di non poter raggiungere nè poltrone nè strapuntini comunque comodi, che sono invece tante volte gli obiettivi di quegli altri “giovanotti”. Ricordo quel che disse un carissimo ragazzo circa venti anni fa, all’approssimarsi delle elezioni comunali: “Sono iscritto da dieci anni: mi toccherà qualcosa?”. Questa è la “passione” di alcuni giovani rampolli della sedicente Sinistra. Ecco: non la voglio così, la Sinistra: a prescindere dai “bollini” accumulati deve valere il vero “merito”! Ma questo ovviamente accade soprattutto quando vi è l’opportunità di “andare a governare”! Non più tardi di tre anni fa la corsa alle poltrone nelle comunali ha visto vincitori e vinti e tra questi ultimi anche qualcuno che faceva parte della Segreteria: niente “poltrona” niente “impegno a bischero”! Questo sarà stato il ragionamento che ha spinto qualcuno a disertare.
Quel che ho detto – lo ripeto – è paradossale ma lo ritengo comunque illuminante e significativo di ciò che per me non deve essere la SINISTRA e nel contempo di ciò che DEVE ESSERE LA SINISTRA.

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…parte 3…..

ALLA SINISTRA CHE VERRA’ (SE LO VORRANNO DONNE ED UOMINI CHE DICONSI DI SINISTRA) edizione straordinaria

Dagomari 2010 ultimo giorno

ALLA SINISTRA CHE VERRA’ (SE LO VORRANNO DONNE ED UOMINI CHE DICONSI DI SINISTRA)
edizione straordinaria

Aria fritta, quella di Renzi nella sua intervista “sensazionale”(!!!) a Ezio Mauro di oggi 15 gennaio 2017. Viene da chiederci “ma c’è o ci fa”? e noi gli rispondiamo: “Mio caro, non c’è trippa per gatti”!

Renzi non è in grado di “cambiare verso”. Non sarebbe stato lui, la persona che conosciamo da un decennio qui in Toscana e che è stato molto apprezzato da settori del Centro e della Destra ma che non ha mai avuto un “feeling” con la Sinistra: anche nella vicenda referendaria avesse ascoltato e preso in considerazione alcune delle idee e delle proposte della Sinistra ha evidenziato quei limiti. E’ forse il caso di ricordare anche ai “non udenti” o “udenti con difficoltà” che hanno attorniato festanti l’ascesa di Renzi che la Sinistra potrà pure contare poco ma che – in particolare nelle competizioni elettorali referendarie – se partecipa provvisoriamente ad un raggruppamento “disparato e indiscriminato = ovverosia un’accozzaglia” – può risultare, come è accaduto in questo caso, vincente, anche senza trionfalismi (un po’ come accade nello sport quando l’ex di turno segna un punto a favore della sua nuova squadra).
Si è detto che si è privilegiata più la “pancia” che la “testa” nel votare. Ma forse questo rilievo sarebbe stato utilizzato anche se avesse vinto il “SI”. O pensate che nelle aree dove il “SI” ha prevalso la gente sia meno settaria “a parti invertite”? c’è qualcuno che davvero crede ancora che quella proposta referendaria così “arraffazzonata” fosse un vero toccasana per il nostro Paese? E perchè mai quando si era ancora nella fase “istruttoria” non sono state prese in considerazione le proposte della Sinistra, fosse anche solo quella fortemente “minoritaria” nel PD? C’è qualcuno che pensa che votando “NO” si vogliano mantenere “ad libitum” il CNEL, le Province, il Senato con tutti i benefit a queste istituzioni connesse? A nessuno viene il dubbio che ben altri erano gli elementi – quelli peraltro che venivano denunciati – su cui il giudizio era di “latente o patente pericolosità”? Da questo Blog – e da tanti altri come questo – abbiamo ripetuto questi “mantra” che si opponevano alle sirene ad essi contrari (altri “mantra”). Abbiamo ricevuto molte “offese” che ci hanno fatto litigare con persone che diversamente avremmo ancora come “amiche”. Voglio qui ancora una volta sottolineare l’assurdità del para-postulato secondo il quale la proposta era “poco chiara e poco profonda” (Prodi), “maldestra” (Cacciari): sono solo due esempi “offensivi” dell’intelligenza umana!
Renzi – con la sua intervista a “Repubblica” di oggi domenica 15 gennaio 2017 – non sposta di una virgola il nostro giudizio negativo: non si dimostra in grado di comprendere “davvero” quel che è accaduto. E forse – poichè non è “scemo” lo fa a sommo studio e per occulte ragioni. La qual cosa è ben più grave!

Il limite di Renzi è proprio questo ed è legato ad un “peccato originale” della sua ascesa a capo del Partito Democratico: vogliamo ricordarlo? Utilizzerò – nuovamente – un esempio: nei prossimi giorni nel mio Condominio revocheremo l’Amministratore. Se io proponessi ai condòmini di far nominare il “nuovo” anche dai condòmini dei Condomìni circostanti ho la sensazione che mi picchierebbero. Ecco, il PD ha scelto di far eleggere il proprio Segretario da perfetti sconosciuti – se non altro da un punto di vista prettamente politico. Molti di questi erano – e sono rimasti – fan della Destra, semmai delusi da Berlusconi e folgorati dal nuovo suo epigono (non sono io a dirlo ma tante persone che ho potuto incontrare in questi due ultimi anni facendo attivismo politico “on the road”).
Questa – qui di sopra – è solo una riflessione contingente. Continuerò più tardi con alcune note legate alla necessità di costituire una SINISTRA con una sua particolare chiara identità.

…ediz. straordinaria….
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