verso gli ANNIVERSARI 2017 – don Milani

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verso gli ANNIVERSARI 2017 – don Milani

Quando si incontra don Milani la nostra vita inevitabilmente non può che cambiare “rotta”. E’ accaduto anche a me sin da quella fine degli anni Sessanta che mi coinvolsero socialmente e politicamente e, soprattutto, culturalmente. Eravamo all’Università e ci si muoveva all’interno del Movimento studentesco mantenedno però un forte contatto con gli ambienti cattolici nella frequenza della FUCI e della Pro Civitate Christiana di Assisi.

Ancora oggi leggere don Milani e leggere su don Milani ci rievoca emozioni facendoci rabbrividire. Il suo magistero, anche se la parola non era condivisa dal priore di Barbiana, è tuttora indelebile: è come se lui, oggi, parlasse a noi in modo diretto, contemporaneo. E questo accade con i grandi uomini, ma don Milani era – ed è bene che sia ancora così – un piccolo umile prete di una periferia lontana e – poi – ancor più lontana dell’Impero cristiano.

Forse a lui non farebbe piacere – anzi, di certo mon gli farebbe piacere – ma le sue analisi sociologiche oggi appaiono utilissime al nostro viatico politico e culturale. Dopo di lui qualche piccolo passo in avanti è stato prodotto nell’ambito dell’emancipazione delle classi più derelitte e diseredate: ma negli ultimi anni si sono fatti grandissimi passi indietro e rileggere le sue argomentazioni, anche quelle più dirette, meno ufficiali, non può che stimolarci a promuovere azioni di recupero del tempo perduto.
Ho letto stanotte l’introduzione al libro “L’apocalisse di don Milani” Edizioni Libri Scheiwiller, che raccoglie una serie di testimonianze illustri. L’autore (della introduzione) è Mario Gennari. In 50 pagine vengono toccati i punti essenziali del pensiero di don Milani. Vi riporto le prime nove righe e le ultime sei.

“Cercando nel fondo del pensiero di don Lorenzo Milani vi si trova un tono – ossia una modulazione ricorrente o un grado di luminosità – che manifesta una triplice tensione: apocalittica, profetica e laica, insieme. Su quel fondo restano le tracce, giorno dopo giorno, anno dopo anno, decennio dopo decennio sempre più sbiadite, di una vita al servizio dell’uomo, ma anche il segno di una coscienza umana libera che – in ogni istante concessole dal tempo – testimonia la fede in Dio, l’amore per i poveri, il rigore morale a fondamento del pensiero e dell’agire……………..Il lascito milaniano – composto di un’apocalittica premonitrice, di un profetismo coraggioso e di una laicità esemplare, cui certo s’unisce il legato della sua figura carismatica – è ciò che resta di lui, insieme alle molteplici voci che ha fatto parlare nel segno di quella libertà di cui è stato custode severo, anche quando poteva essere scomoda la verità.”

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