PIETRO PINNA – Un filo rosso corre tra don Milani e Danilo Dolci

PIETRO PINNA – Un filo rosso corre tra don Milani e Danilo Dolci

Riporto da Wikipedia

Nato a Finale Ligure, di origine sarda, Pinna, alla fine del 1948, fu chiamato alle armi. Diventato fortemente antimilitarista dopo aver vissuto gli orrori della Seconda guerra mondiale, e influenzato dal pensiero di Aldo Capitini, decise di rifiutare di prestare il servizio di leva, passando alla storia come il primo obiettore di coscienza d’Italia per motivi politici.

Processato per disobbedienza, fu condannato al carcere una prima volta per dieci mesi, e successivamente per altri otto. Al processo venne difeso dall’avvocato Bruno Segre, che diventerà uno dei più famosi difensori italiani nel campo dell’obiezione di coscienza. Venne infine riformato per “nevrosi cardiaca”.

Pinna in seguito divenne uno dei più stretti collaboratori di Capitini, con cui organizzò la prima Marcia per la Pace Perugia-Assisi nel 1961, e le tre successive; continuò ad operare nel Movimento Nonviolento per tutta la vita, diventandone segretario nazionale dal 1968 al 1976. Fu direttore responsabile della rivista Azione nonviolenta fino alla morte, sopraggiunta il 13 aprile 2016.

Numerose le circostanze che lo portarono a pagare in prima persona con il carcere le sue scelte nonviolente. Il 17 gennaio 1973, già segretario del Movimento nonviolento, in seguito ad una affissione contro la celebrazione delle Forze armate il 4 novembre (“Non festa ma lutto”), fu arrestato a Perugia e condannato per direttissima per vilipendio alle Forze armate. In seguito alle manifestazioni avvenute in suo sostegno in diverse città, venne liberato quattro settimane dopo su istanza di grazia dell’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone.

Nell’aprile del ’79 fu condannato dalla Corte d’Appello di Trieste ad una pena di 8 mesi di reclusione per blocco stradale, pena che successivamente gli fu condonata.

Fu tra gli organizzatori della Marcia Catania-Comiso (24 dicembre 1982 – 3 gennaio 1983) per protestare contro l’installazione della base missilistica statunitense, prima azione concreta di lotta nonviolenta contro le installazioni militari in Italia.

Nel 2008 fu insignito del Premio Nazionale Nonviolenza.

Nel 2012 la facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Pisa gli conferì la laurea honoris causa in Scienze per la Pace.

Pietro Pinna morì il 13 aprile 2016 a Firenze.

da Wikipedia

Di Pietro Pinna sentiremo parlare anche per le vicende che interesseranno la scuola di don Lorenzo Milani e l’impegno che il priore di Barbiana profuse nell’analizzare le tematiche della non violenza e della disobbedienza. Pietro Pinna fu invitato a Barbiana e fu “interrogato” sull’obiezione di coscienza dai ragazzi che frequentavano la Scuola. Si parla in vari testi di un battibecco tra don Lorenzo e Pinna nel corso della seconda volta che quest’ultimo salì a Barbiana (si era alla vigilia del processo che don Milani e Luca Pavolini di “Rinascita” che aveva pubblicato la famosa “Lettera ai cappellani militari” dovettero subire).

Processo obbedienza

Mario Lancisi nel suo recente “Processo all’obbedienza” a pag. 4 e 5 riporta i termini di questo “scontro”: Pinna chiese a don Milani “….quale solidarietà avrebbe potuto dargli in occasione del processo: Don Milani rispose che, se avesse deciso di andare a Roma, al dibattimento avrebbe voluto al più un pullman di operai. Poi aggiunse: “Altri sostegni non mi interessano. Tantomeno da parte di quei pacifisti che solo adesso mi stanno a fianco, facendosi belli della mia bandiera”.
Pinna ci rimase male. “Guarda, don Lorenzo, che stai parlando con il rappresentante di quei pacifisti che non hanno avuto bisogno della tua bandiera per mettersi in mostra. Ben prima di te hanno alzato la loro bandiera pacifista da obiettori e non da parolai al prezzo di anni di carcere e per taluni al prezzo della vita”….”

Pietro Pinna sarà anche tra i più attivi collaboratori di Danilo Dolci. Ne parleremo in un prossimo post.

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