CASE – 10

CASE – 10

Quel palazzo nel quale abitava una persona che avrebbe dato una svolta alla mia vita! Avevo da poco iniziato l’Università ed andandovi in treno – via Mezzocannone a Napoli è raggiungibile sia da Montesanto che da Piazza Cavour, due delle stazioni sotterranee della linea Metropolitana che da Pozzuoli porta a Piazza Garibaldi – incontravo molti studenti puteolani, tra i quali uno che diverrà amico e mi introdurrà nelle vicende culturali facendomi diventare co-protagonista della stagione Sessanta/Settanta del secolo scorso in terra flegrea. Insieme a lui e a pochi altri abbiamo fondato circoli culturali il cui ruolo formativo ha prodotto personalità di rilievo nella Cultura, nella Politica, nell’Imprenditoria e nella Società puteolana. In particolare fu il Circolo “Maiuri” a svolgere questa funzione facendo crescere –concretamente (la maggior parte degli iscritti erano giovani liceali) – e sviluppare la classe dirigente futura. Anche l’appartamento dove aveva sede il Circolo è un luogo tuttora sacro e magico trovandosi in una posizione strategica sul percorso della passeggiata di via Napoli poco prima delle Terme Puteolane, che ricordano l’opera di Pietro da Eboli (“De balneis puteolanis”).

Eravamo in tre a vivere la nostra esistenza in modo socialmente trasgressivo; molti dei nostri scherzi erano costruiti con tecniche teatrali da fare invidia al più moderno “Scherzi a parte”. In uno di questi dovetti impersonare il fratello di una giovane donna insidiata dal marito di un’amica di uno del trio. Era tutto preparato ma non tutto funzionò come doveva perché ad un certo punto il marito tornò a casa ed io dovetti svelare – a fatica – l’imbroglio. In effetti tutto finì bene perché i miei amici erano appostati ed essendosi accorti del “rientro” avevano ben pensato di farmi prendere un coccolone ma dopo pochi minuti decisero di suonare ed annunciarsi (non penso che abbiano pronunciato la frase oggi di rito: “Sei – siete su “Scherzi a parte”). Un altro scherzo che mi vide protagonista fu quando il più grande del terzetto che già insegnava mi chiese di andarlo a sostituire in classe . Lo so che non si può fare, ma allora in pieno regime di anarchia mentale non ci pensai nemmeno mezza volta ed accolsi con entusiasmo la proposta. Era in una sede staccata, la classe che avrei dovuto intrattenere e dentro di me pensai che sarebbe stata una bella prova di docenza. Feci io la proposta, ritenendo che avrei potuto fare una lezione su Joyce e Proust e sul “flusso di coscienza”. E l’idea fu accolta. Così una mattina mi avviai verso il Liceo Classico e con la faccia tosta di colui che già si sente un docente, avendo avuto istruzioni precise sulla collocazione della classe vi entrai senza chiedere permesso ad alcuno. In verità conoscevo anche il Preside che ad un certo punto fece anche capolino, confermando peraltro la nomea che lo diceva dedito a facili ubriacature, ma non notando imbarazzo nè in me nè negli allievi proseguì il suo cammino lungo i corridoi. I ragazzi furono molto carini con me; in silenzio ascoltarono la mia lezione che non aveva i soliti caratteri cattedratici, anche perchè facendo teatro riuscivo a rendere lieve il tutto con letture scelte in modo appropriato dal “Dedalus” e dai “Dubliners” oltre che da qualche brano della “Recherche”. Le due ore piene di lezione volarono e solo alla fine si avvertì un lieve rumorio perché qualcuno – o qualcuna? – abbozzò un applauso, e qualche altro ne seguì l’esempio. Su questo “episodio” che segnò la mia esistenza ho scritto un racconto, “Gil o dell’amore e passione” e quindi non mi inoltro nella narrazione di ciò che avvenne poi.

CASE 10 —- continua

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