CASE – 13

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– questa è la credenza veneta alla quale applicavo il lenzuolo sul quale proiettavo i “capolavori” del Cinema mondiale nella mansarda di Feltre –

CASE – 13

L’ingresso ampio ad uso soggiorno era utilizzato soltanto quando venivano a trovarci amiche ed amici, quasi tutti delle nostre parti “terroniche” (gli autoctoni – non meridionali – posseggono modi diversi per condividere le amicizie: di solito i pub, i bar, le osterie, i ristoranti); ancora oggi, che vivo in Toscana, devo notare che ad ospitare negli appartamenti privati amiche ed amici a pranzo o a cena non vi è abitudine tra i non meridionali ed anche tra questi ultimi va prevalendo l’indisponibilità ad utilizzare i propri appartamenti per eventi privati allargati.

In quell’ingresso di Feltre avevamo collocato una credenza veneta primo Novecento acquistata da un rigattiere di Santa Giustina che era utilizzata non solo per contenere materiale d’uso consueto (bicchieri, posate, piatti ed altro) ma anche per un uso del tutto “inconsueto”: mantenere tra le imposte a vetro i lembi di un lenzuolo utilizzato come schermo per proiezioni.
In quel luogo ho visto e studiato i grandi capolavori dell’Espressionismo tedesco (Murnau, Lang, Wegener, Wiene e altri) e della Nouvelle Vague (Truffaut, Godard, Resnais e altri), i film di Jean Vigo e di Jacques Tati, le opere fondamentali del Neorealismo e della “commedia all’italiana”, oltre a quelli degli anni Trenta francesi (Clair, Renoir, Carnè) ed i capolavori del Cinema d’Animazione sperimentale come quelli di Norman MacLaren e Yoji Kuri che uno dei più carissimi amici di sempre, Carlo Montanaro, architetto cinefilo di Venezia ci procurava.
Fondai un cineclub (“La Grande Bouffe”) in collaborazione con la sede dello IULM (una delle giovani Università indipendenti del Nord Italia) ed ebbi modo di operare con Cristina Bragaglia, Fernaldo Di Giammatteo, Antonio Costa, Carlo Montanaro, Gian Vittorio Baldi, Leonardo Quaresima, Giovanna Grignaffini ed altri.
Da quel soggiorno si accedeva ad una soffitta semi abitabile attraverso una botola, ma io credo di esserci andato un paio di volte in sei anni. Sin quando siamo stati a Feltre io e mia moglie non abbiamo avuto bambini, ma una inattesa sorpresa era in agguato e per qualche mese abbiamo fatto da balia ad un minuscolo gattino che proprio perché era appena nato e forse era stato abbandonato involontariamente dalla sua mamma-gatta riconosceva in noi i suoi genitori. Ma, questa, è davvero tutta un’altra – bella bellissima – storia.

Eccone la testimonianza fotografica!
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CASE 13 – continua….

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