L’OSSERVATORE – parte (quasi) finale

L’OSSERVATORE – parte (quasi) finale

C’è ancora un’ora di viaggio. Il bambino è il migliore tra noi; manipola in modo automatico gli ingranaggi del suo passeggino e osserva le reazioni nostre alla sua esplorazione. Gli sorrido mentre il mio dirimpettaio sonnecchia e la signora madre, che intanto si intrattiene telefonicamente in una conversazione turbinosa di reciproche incomprensioni con il suo, perlomeno così sembra, compagno, assesta un nuovo paio di ceffoni amorosi ed “educativi”, con l’aggiunta condivisibile di “non si toccano quelle cose, sono sporche”, all’inerme bambino, che si spera non assorba tali metodi in modo acritico. Io spero di sì, continuo a farlo; è lui il più riflessivo tra noi: a parte me, s’intende!
Sospesa la telefonata, in assenza degli interlocutori privilegiati di prima, che intanto si sono precocemente allontanati, armi e bagagli per prepararsi a scendere ad Aversa, che è ancora lontana, la giovane madre mi lancia uno sguardo indagatore di un’eloquenza banale, prima di esprimere la profondità del suo pensiero: “E voi dove scendete?”. Rivelo il mio punto di approdo e “Anch’io” mi risponde “e di cosa vi occupate?”. Intrigante indagatrice, rivelo quella che è la mia principale attività, che ammetterebbe repliche solo di fronte a persone intelligenti: “L’Osservatore; ho fatto e faccio l’Osservatore; anche ora che sono in pensione”.
Il signore davanti a me apre gli occhi, avendo evidentemente le orecchie già ben sintonizzate e “E che facevate di preciso? Non ho mai sentito parlare di questo mestiere. Scusate se mi intrometto!”
“E sì, nella vita ci sono tante attività manuali, tante professioni. La mia è quella di sorvegliare lo scorrere della vita. Guardo, ascolto, prendo appunti e rifletto. Lo facevano alcuni, pochi in verità, sin dall’antichità: li hanno chiamati filosofi, sono stati invidiati e calunniati, qualcuno è stato anche processato e messo a morte”.
Sorprendentemente il mio dirimpettaio mi seguiva con curiosità, molto meno la giovane mamma che annaspava nella sua attività pedagogica discutibile.
Ed io, dando il via alla mia di curiosità “Lei di cosa si occupa?”.
“Lavoro in un magazzino di prodotti alimentari all’ingrosso, mi occupo dello stoccaggio e dell’inventario…avrei avuto anche oggi da lavorare, perché, come capirà, non ne manca mai, ma devo andare a casa perché mia madre non sta proprio bene”.
Non proseguo la mia indagine nel rispetto della dignità dell’uomo. Credo abbia già detto molto; la signora non so se ha compreso la mia metafora. Credo di no. Ma la sua curiosità malata rivela la sua scarsa sensibilità: “E che tiene vostra madre?…” Una persona sua pari avrebbe di certo proferito qualcosa di simile a “Signo’, ma pecchè nun ve facite ‘e cazze vostri?”.
Lui invece non battè ciglio e proseguì la conversazione: “E’ un bel lavoro il vostro!”.
Ed io gli rivelo che è così che ho incontrato persone sorprendentemente naturalmente stupende. Non aggiungo “come lei” anche se lo penso per non metterlo in imbarazzo ed anche perché non voglio apparire come un inutile ipocrita adulatore.

fine ? -non si sa!

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