CAPORETTO 1917 – 2017 ANNIVERSARI a Montemurlo – 6 – 13 e 20 novembre (vedi programma)

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CAPORETTO 1917 – 2017
ANNIVERSARI a Montemurlo – 6 – 13 e 20 novembre (vedi programma)

Già in precedenti post ho ricordato questo evento – di esso parleremo in modo più diffuso a Montemurlo il 6 – 13 e 20 novembre
J.M.

Fu nella notte tra il 23 ed il 24 ottobre del 1917 che l’esercito austriaco e tedesco sferrò l’attacco decisivo contro quello italiano nella XII battaglia dell’Isonzo, meglio nota come quella della disfatta di Caporetto. Se si guarda la cartina geografica si può notare oggi che quella piccola cittadina è al di là del confine italiano in terra slovena. La battaglia fu durissima e l’esercito italiano fu costretto a ritirarsi dopo poche ore nell’arco di due giornate durante le quali fu evidente l’incapacità degli ufficiali ed in primo luogo di Luigi Cadorna che, dopo aver dato l’ordine di ritirata generale, di fronte alle difficoltà oggettive collegate alle condizioni precarie della maggior parte dei soldati sia dal punto di vista psicologico sia da quello più propriamente legato alle loro funzioni (gran parte dei soldati era mal equipaggiato, senza armi quasi preparato a produrre attacchi suicidi giusto per fare massa), ebbe un ripensamento ed ordinò di resistere ancora, smentito dall’altro generale Montuori, capo della seconda Armata. In questa immensa confusione si verificò lo sfondamento e gli austriaci occuparono Cividale del Friuli il 27 ottobre e Udine il 28, facendo molti prigionieri (circa 60.000) lasciandone sul terreno altrettanti, mentre tutti gli altri diedero corso al ripiegamento generale attestandosi poi sulle rive del Piave, quel fiume che “mormorò” poi nel giugno 1918 a contrassegnare la rivincita italiana.
“Caporetto” fu possibile anche per la condizione favorevole che si venne a creare dopo la rinuncia, non ancora però formalizzata ma comunque concreta da parte della Russia, a proseguire la guerra. In quei giorni si andava delineando con grande chiarezza l’esito della Rivoluzione in quel paese, ad opera dei bolscevichi, il cui capo, Lenin, già da qualche mese era rientrato (uscendone però poi brevemente per poter evitare di essere arrestato dal Governo borghese che aveva preso il posto dello zar Nicola II), grazie ad un sostegno proprio da parte dei tedeschi che vedevano in lui il possibile paladino della pace sul fronte orientale. Anche l’esercito russo tra l’altro versava in condizioni precarie e tutti anelavano di ottenere un trattato di pace che interrompesse finalmente quel tremendo supplizio. La stessa Rivoluzione fu possibile a causa delle sofferenze imposte ai russi da parte di gerarchie militari incapaci di gestire e dirigere gli eserciti, più disponibili a pretendere disciplina ed infliggere punizioni incomprensibili ed assurde. Dappertutto d’altronde fu così; anche sull’altro fronte, quello occidentale francese, si contarono in definitiva più morti di quanti ne ebbero gli altri eserciti. L’insensatezza era materia comune. Caporetto ne fu l’emblema perenne, diventando proverbialmente sinonimo di “disfatta”

Joshua Madalon

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