ANNIVERSARI 231 ANNI FA – 30 NOVEMBRE 1786

FESTA DELLA TOSCANA in ricordo di un evento del 30 novembre 1786 – 231 anni fa

231 anni fa il 30 novembre del 1786 il Granduca Pietro Leopoldo abolì la pena di morte nel Granducato di Toscana. Dal 2000 la Regione Toscana in questo giorno lo vuole ricordare assumendosi il compito di paladina della libertà e del rispetto dei diritti civili, opponendosi all’applicazione della pena capitale ancora vigente in alcuni paesi. Le Circoscrizioni di Prato in quella prima occasione assunsero un ruolo di primo piano organizzando riflessioni approfondite su quel tema attraverso momenti culturali quali il convegno che si svolse presso il centro per l’Arte contemporanea “Luigi Pecci”. Nel 2003 furono poi pubblicati gli atti con il titolo PACE E DIRITTI UMANI.
Qui di seguito riporto uno dei contributi “esterni” (l’autrice non era presente ma fu menzionata proprio in quanto un mese e mezzo prima aveva inviato una lettera a “Repubblica” nella quale discuteva del caso di Derek Rocco Barnabei, giustiziato dopo che sulla sua colpevolezza erano emersi seri dubbi), quello della Presidente del Parlamento Europeo, Nicole Fontaine, riportato nel libretto sopra menzionato.

Joshua Madalon

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Nicole Fontaine, Lettera aperta agli americani

Nella sua stragrande maggioranza, senza distinzioni di nazionalità o di sensibilità politica, il Parlamento europeo, che è la voce democratica di 370 milioni di europei che costituiscono attualmente l’Unione europea, non comprende il fatto che gli Stati Uniti siano oggi l’unico, tra le grandi democrazie del mondo, a non aver rinunciato a comminare e applicare la pena di morte.

Ogni volta che un’esecuzione capitale è programmata in uno degli Stati del vostro paese, l’emozione e la riprovazione che essa suscita assumono, ormai, una dimensione mondiale. Tutti gli interventi a favore della clemenza, fatti dalle più alte autorità religiose o politiche presso i governatori da cui dipende la decisione finale, ricevono soltanto un netto rifiuto.

Il caso di Derek Rocco Barnabei ha suscitato un’emozione particolarmente grande in Europa, sia perché, ancora una volta, sussistono dubbi sulla sua reale colpevolezza, sia perché, oltre alla sua nazionalità americana, egli è anche originario di uno Stato membro dell’Unione europea, l’Italia.

Le iniziative diplomatiche, che invano in tanti abbiamo intrapreso presso il governatore della Virginia su richiesta dei parenti del condannato e delle associazioni che sostengono la sua causa, non hanno avuto alcun seguito. Mi permetto, allora, di dirigervi questa lettera aperta, non nello spirito di dare delle lezioni, ma in quello del dialogo leale che si addice all’amicizia che unisce i nostri grandi insiemi continentali.
Da questa parte dell’Atlantico, si riconosce che il vostro grande paese simbolizza ampiamente, in tutto il mondo, la libertà e la democrazia. Nessuno ha dimenticato ciò che l’Europa gli deve per averla aiutata a ritrovare la libertà al prezzo del sangue dei suoi figli negli ultimi due conflitti mondiali.

Nessuno contesta che la pena di morte sia stata riconosciuta dalla Corte Suprema conforme alla Costituzione degli Stati Uniti. Nessuno contesta che, in seguito a una condanna capitale, lunghi anni di procedure offrono ai condannati la possibilità di una revisione del loro processo. Nessuno contesta il diritto di una società organizzata a difendersi dai criminali che minacciano la sicurezza delle persone e dei beni, né quello di punirli nella misura dei loro delitti.

L’Europa non dimentica che, fino a poco tempo fa, essa stessa ha usato la pena di morte, e spesso con crudeltà. Alcuni Stati l’avevano abolita da tempo, nel loro diritto penale e nella pratica, ma meno di vent’anni fa alcune grandi nazioni europee, profondamente legate ai diritti dell’uomo e ai valori universali, tra cui il mio paese, la Francia, non vi avevano ancora rinunciato e quando i loro parlamenti hanno affrontato la sua abolizione, i dibattiti politici sono stati veementi quanto lo sono oggi negli Stati Uniti. Oggi, ogni polemica è spenta.

Si è però sviluppata in tutta l’Europa una presa di coscienza collettiva che ha travolto le esitazioni ancora esistenti. Questa presa di coscienza, alla quale mi permetto oggi di invitare il popolo americano, è fondata sui seguenti elementi: nessuno studio obiettivo ha mai dimostrato che la pena di morte abbia un effetto dissuasivo sulla grande criminalità e in nessuno dei paesi europei che l’hanno recentemente abolita si è avuto un aumento della grande criminalità; le società contemporanee hanno dei mezzi sufficienti per difendersi da essa senza spezzare il sacro principio della vita umana; la punizione per mezzo della pena di morte non è che la sopravvivenza arcaica della vecchia legge del taglione: poiché hai ucciso, anche tu morirai; il macabro copione delle esecuzioni capitali ha ben poco di degno ed è piuttosto il rito sacrificale di un omicidio legale; quando una società di diritto perfettamente stabilizzata e che dispone di altri mezzi per difendersi ricorre alla pena di morte, essa indebolisce il carattere sacro di ogni vita umana e l’autorità morale che essa può avere per difenderla dovunque essa sia offesa nel mondo; infine, troppi condannati a cui si toglie la vita sono stati poi riconosciuti innocenti e in quel caso è la società, anche in nome del diritto che si è data, ad aver commesso un crimine irreparabile.

In tutta la storia della giustizia della nostra società moderna, un solo innocente da noi messo a morte per errore, una morte che non comporta alcuna necessità, sarebbe sufficiente per condannare radicalmente il principio stesso di questa pena capitale. Ora, sappiamo tutti che il caso è proprio questo, in particolare negli Stati Uniti.

So che la maggioranza della popolazione del vostro paese rimane favorevole al mantenimento della pena di morte e che, in democrazia, il popolo è sovrano, ma tutto ciò può bastare a chi ha la responsabilità di guidare il proprio paese in modo saggio o moderno? Quando il presidente Lincoln abolì la schiavitù, aveva forse il sostegno della maggioranza degli Stati del Sud? Quando il presidente Roosevelt impegnò gli Stati Uniti al fianco degli europei per ristabilire la pace e la libertà nel mondo devastato dal nazismo o dai suoi alleati, ebbe egli immediatamente il sostegno maggioritario degli americani? Quando il presidente Kennedy impose la fine della segregazione razziale che perdurava in alcuni Stati, egli ebbe il coraggio, senza dubbio a costo della sua stessa vita, di andare controcorrente rispetto ai tanti che intendevano mantenerla, anche con la violenza. E’ possibile che gli uomini politici di oggi, per opportunismo o per motivi elettorali, non siano che una pallida ombra di quei grandi visionari che hanno fatto l’unione e la grandezza della nazione americana?

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VERSO IL SOGGETTO UNICO DELLA SINISTRA – lo stato delle cose (secondo me)

VERSO IL SOGGETTO UNICO DELLA SINISTRA – lo stato delle cose (secondo me)

Non c’erano i tempi utili ad un confronto che potesse condurre “d’emblée” verso un contenitore unico delle Sinistre alternativo al PD. Tutti lo hanno preso in considerazione ma nei fatti gran parte delle figure che sono ai vertici delle forze politiche più organizzate e significative della Sinistra non erano del tutto preparate a fare questo gran passo: non lo sono del tutto anche quelle forze che si sono impegnate a costruire un’alleanza di coalizione che dovrebbe vedere la luce, dopo le 175 Assemblee locali, nell’Assemblea nazionale del prossimo 3 dicembre.
E non lo sono state per niente le altre forze – sia quelle organizzate come Rifondazione sia quelle spontanee e composte da individualità combattive che hanno affollato le Assemblee del Brancaccio e le sue proiezioni diffuse – che hanno rinunciato a proporre un discorso unitario dopo la scelta di MDP, SI e Possibile. So bene che “questo” è il mio punto di vista e che da quella parte si obietta che le condizioni per fare un accordo erano state vanificate dalle scelte che apparivano di chiusura e che dunque non c’era più spazio per trattare; ma occorre saper riprendere il cammino comune, possibilmente già nelle prossime settimane, ma soprattutto in vista delle amministrative del 2019.

Ad ogni modo non si può costruire un percorso unitario di Sinistra senza analizzare e discutere ab imis – e quindi ri-discutere – su ogni aspetto della vita sociale intorno al quale intendiamo imbastire un progetto nuovo che dia il segno del cambiamento copernicano dei metodi e delle scelte da portare avanti “insieme” con una voce unica che sia la sintesi delle molteplici.
Fino a questo momento c’è – a mio parere – un dato inequivocabile che emerge in relazione alle difficoltà di riporre in discussione il dogmatismo e le certezze ideologiche acquisite da parte di alcuni rappresentanti della Sinistra. Provocatoriamente rilevo che costoro non possono rappresentare la Sinistra, in quanto questa non può essere “cristallizzata” ed immobile, volendo essere anche innovativa e rivoluzionaria, oltre che “democratica”. Quest’ultima accezione deve essere un comune punto di riferimento nel nostro agire politico e, dopo aver creato insieme le basi valoriali indiscutibili su cui muoverci, dobbiamo aprire il dibattito su ogni tema e proporre delle scelte.

Joshua Madalon

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BUON COMPLEANNO, COSTITUZIONE! a passi lenti ma decisi

BUON COMPLEANNO, COSTITUZIONE! a passi lenti ma decisi

Caduta del Fascismo - 26 luglio 1943 - Prima pagina - La-Stampa
Caduta del Fascismo – 26 luglio 1943 – Prima pagina – La-Stampa

Ricorderete tutte/i questo proclama; non mi riferisco tanto a chi lo abbia potuto sentire “in diretta” ma a quanti lo hanno ascoltato dai documentari e dai film, come “Tutti a casa” di Luigi Comencini 1960. In questa fase di grande confusione ci fu il tentativo che aveva una sua logica conseguenziale di puntare sulla monarchia eliminando qualsiasi elemento riferibile al fascismo.
A tale scopo mirava il Regio Decereto Legislativo n.705 del 2 agosto 1943 che qui sotto viene riportato. Si andava allo scioglimento della Camera dei Fasci e delle Corporazioni ed all’annuncio di nuove elezioni – una volta conclusa la guerra – per la Camera dei Deputati.

Leggi preparatorie dell’Assemblea Costituente
R. D. L. 2 agosto 1943 n. 705
(In Gazz. Uff., 5 agosto, n. 180). – Scioglimento della Camera dei Fasci e delle corporazioni
Visto l’Art. 18 della legge 19 gennaio 1939, n. 129;
Ritenuto lo stato di necessità derivato da causa di guerra;
Sentito il Consiglio dei Ministri;
Sulla proposta del capo del Governo Primo Ministro segretario di Stato; abbiamo decretato e decretiamo:
La XXX legislatura è chiusa.
La Camera dei Fasci e delle corporazioni è sciolta.
Sarà provveduto nel termine di quattro mesi dalla cessazione dell’attuale stato di guerra, alla elezione di una nuova Camera dei deputati e alla conseguente convocazione ed inizio della nuova legislatura.
Il presente decreto, che entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno, sarà presentato alle assemblee legislative per la conversione in legge. Il Capo del Governo Primo Ministro Segretario di Stato, è autorizzato alla presentazione del relativo disegno di legge.
R. D. L. 2 agosto 1943, n. 706
(In Gazz. Uff., 5 agosto, n. 180). – Soppressione del Gran Consiglio del Fascismo
Visto l’art 18 della legge 19 gennaio 1939, n. 129;
Ritenuto lo stato di necessità derivato da causa di guerra;
Sentito il Consiglio dei Ministri;
Sulla proposta del capo del Governo Primo Ministro segretario di Stato;
Abbiamo decretato e decretiamo
Il Gran Consiglio del fascismo è soppresso.
Sono abrogati le leggi 9 dicembre 1928 n. 2693 e 14 dicembre 1929, n. 2099 il Reggio decreto legge 14 dicembre 1929, n. 2100, convertito nella legge 17 marzo 1930, n. 233; il regio-decreto legge 14 dicembre 1929, n. 2100, convertito nella legge 19 dicembre 1933, n. 2121; convertito nella legge 2 aprile 1936, n. 607 ed il regio-decreto legge 7 gennaio 1937, n. 5, convertito nella legge 5 aprile 1937, n. 592.
Il presente decreto, che entra in vigore il giorno della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno, sarà presentato alle assemblee legislative per la conversione in legge.
Il Capo del Governo Primo Ministro Segretario di Stato, è autorizzato alla presentazione del relativo disegno di legge.

Nei prossimi giorni pubblicherò altri documenti per augurare storicamente BUON COMPLEANNO (70 ma non li dimostra) alla nostra COSTITUZIONE!

Joshua Madalon

UN NUOVO SOGGETTO POLITICO DI SINISTRA – perché?

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UN NUOVO SOGGETTO POLITICO DI SINISTRA – perché?

Basterebbe consultare un qualsiasi trattato di “Psicologia” per comprendere le ragioni dell’avversione che una parte considerevole del mondo politico italiano di Sinistra prova per colui che, con un metodo “democratico” abbastanza curioso (non mi stanco mai di ricordare il “parterre” che ha contribuito alla sua ascesa), è diventato il Segretario del Partito Democratico.
Ancora ieri chiudendo la sua “Leopolda”, una convention che ha evidenziato ancora una volta i limiti del PD – condotta come è stata in assenza della minoranza (c’è ancora una “minoranza” che resiste) – Renzi ha agito come sa, porgendo la mano ed allo stesso tempo alzando la voce minacciosa e rancorosa ha detto: “Noi non abbiamo nemici, non viviamo di rancori, non viviamo di odio. Se vivi di rancore, non lo cambi il tuo Paese, se accetti la sfida sul terreno del fango non costruisci”.
In questo Paese se c’è qualcuno che, dopo aver stretto accordi con il Centrodestra (vedi “Patto del Nazareno”), sta facendo di tutto per consegnare il Paese nelle mani dei nostri avversari, di quelli che dovrebbero essere naturalmente anche i “suoi avversari”, questo è Renzi. Come si fa a sostenere la politica che il Partito Democratico ha condotto in questi anni? Quella Politica che ha prodotto nuove e più forti diseguaglianze, aprendo le porte alla precarietà, a lenimento della quale ha proposto – e continua a proporre – scelte pietistiche caritatevoli tipiche delle esperienze peggiori pportate avanti dalla aristocrazia e dalla borghesia cattolica di derivazione ottocentesca. In quest’ottica si leggono le promesse elettorali degli 80 euro allargate alle “famiglie con figli” (un occhiolino ai “Family Day”?).
E cosa dire del Job’s Act che ha garantito alle aziende ed all’imprenditoria famelica nuovi e più lauti guadagni a scapito dello sfruttamento ad libitum di giovani e meno giovani ormai disponibili per sfinimento ad accettare lavori con un reddito molto al di sotto del minimo garantito per una sopravvivenza individuale (se non avessero la “temporanea” copertura di nonni e genitori dovrebbero vivere sotto i ponti o nei ricoveri per “homeless”)?
Sfruttamento di giovani, che non erano certo rappresentati tra coloro che alla Leopolda osannavano Renzi (se non avessi ragione, si tratterebbe di un delirio masochistico!), costretti a subire umiliazioni che speravamo fossero state eliminate dalle battaglie che alcuni di noi, insieme a tante donne ed uomini della seconda parte del Novecento avevano condotto.
E cosa aggiungere della non resipiscenza del messaggio ricevuto lo scorso 4 dicembre dal popolo italiano? Quel tentativo era un attacco diretto alla Costituzione italiana: ne abbiamo la conferma per la modalità con la quale ancora ieri abbiamo assistito alla minaccia congiunta da parte sia di Renzi che di Berlusconi, a dimostrazione che, dietro le quinte fasulle di una contrapposizione recitata da “guitti”, ci si preparerebbe ad un contrattacco per sferrare un colpo mortale alla nostra forma costituzionale repubblicana e democratica.

Con tutto questo, ma non solo questo, come si fa a non sentire il bisogno di costituire un nuovo grande soggetto di SINISTRA in questo Paese? non abbiamo molto tempo davanti a noi. Questa potrebbe essere un’ultima occasione. Non dimentichiamo la nostra Storia.

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ANNIVERSARI o della memoria collettiva – Verso gli anniversari: Danilo Dolci e la Costituzione italiana

ANNIVERSARI o della memoria collettiva
Verso gli anniversari: Danilo Dolci e la Costituzione italiana

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(il titolo dell’immagine in evidenza è “Non si può processare l’art.4 della Costituzione”)

Ieri nel mio penultimo post, quello intitolato “UN NUOVO SOGGETTO POLITICO DI SINISTRA – la mia adesione ed il mio appello” mi richiamavo alla nostra Costituzione. Oggi riporto qui sotto l’incipit di un testo che andrebbe studiato sia nelle scuole medie superiori sia nelle Università. Si tratta di un discorso che Piero Calamandrei pronunciò in difesa di Danilo Dolci, che nel 1956 a 32 anni dopo diverse esperienze di antifascista e promotore della non violenza si era recato nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promosse lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti ed il lavoro: questo impegno sociale gli varrà il soprannome – rivolto in quegli anni anche ad Aldo Capitini – di “Gandhi italiano”.

Tra qualche giorno ricorreranno 20 anni dalla morte di Danilo Dolci (30 dicembre 1997) e 70 anni dalla promulgazione e dalla entrata in vigore della nostra Costituzione. La difesa di Danilo Dolci da parte di Piero Calamandrei ha un chiaro riferimento a quel documento fondamentale della nostra vita pubblica. Voglio qui ricordare che un anno fa (questo sarà un altro anniversario da ricordare: il 4 dicembre 2016) il popolo italiano in maggioranza con un’affluenza del 65,5% e con la prevalenza del NO al 59,1% ha sventato uno dei tentativi più subdoli per mortificare la Carta costituzionale (beninteso, non erano in discussione direttamente gli articoli relativi ai “Principi fondamentali” ma venivano inserite delle clausole che avrebbero consentito in seguito le loro modifiche).
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Occorre ricordarlo! Anche per questo da oggi pubblicherò una serie di documenti che raccontano il passaggio cruciale dal Fascismo alla Repubblica costituzionale.

Danilo Dolci Processo

IN DIFESA DI DANILO DOLCI
Piero Calamandrei *
Pubblicato in “Quaderni di “Nuova Repubblica””, 4, 1956, p. 15, anche in “Il Ponte”,XII, 4, aprile 1956, pp. 529-544 e in Processo all’art. 4,”Testimonianze”, 8, pp. 291-316. Testo stenografico dell’arringa pronunciata il 30 marzo 1956 dinanzi al Tribunale penale di Palermo.
(Danilo Dolci era stato arrestato il 2 febbraio 1956 per aver promosso e capeggiato, insieme con alcuni suoi compagni, una manifestazione di protesta contro le autorità che non avevano provveduto a dar lavoro ai disoccupati della zona: la manifestazione era consistita nell’indurre un certo numero di questi disoccupati a iniziare lavori di sterramento e di assestamento in una vecchia strada comunale abbandonata, detta “trazzera vecchia”, nei pressi di Trappeto (provincia di Palermo), allo scopo di dimostrare che non mancavano né la volontà di lavorare né opere socialmente utili da intraprendere in beneficio della comunità. I principali capi di accusa riguardavano la violazione degli articoli 341 (oltraggio a pubblico ufficiale), 415 (istigazione a disobbedire alle leggi), 633 (invasione di terreni) del Codice penale.)

Signori Giudici.
Questo processo avrebbe potuto concludersi, meglio che con la parola mia, con la parola di un giovane. Le parole dei giovani sono parole di speranza, preannunziatrici dell’avvenire: e questo è un processo che preannuncia l’avvenire.
Avrebbe dovuto parlare prima l’imputato, Danilo Dolci che è un giovane; e dopo di lui,non per difenderlo ma per ringraziarlo, il più giovane dei suoi difensori, l’avvocato Antonino Sorgi.
Se si fosse fatto così questo processo sarebbe finito da cinque giorni; e da cinque giorni Danilo Dolci e gli altri imputati, i cosiddetti “imputati”, sarebbero tornati a Partinico, invece di tornarvi, come vi torneranno, soltanto stasera, dopo l’assoluzione, a far Pasqua con le loro famiglie.
Ma forse, per la risonanza nazionale e sociale di questo processo, è stato meglio che sia avvenuto così: che abbiano parlato anche i vecchi e meno giovani; e non brevemente………..

Joshua Madalon

LA GRANDE TENEREZZA – “La banda della culla” di Francesca Fornario – edizioni Einaudi

LA GRANDE TENEREZZA – “La banda della culla” di Francesca Fornario – edizioni Einaudi

Ho incontrato ieri pomeriggio l’autrice alla Festa provinciale di Sinistra Italiana Prato a La Briglia di Vaiano – “La spola d’oro”
Le avevo preannunciato che avrei scritto un post dedicato al suo libro, la cui lettura avevo concluso appena ieri mattina.

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Era davvero da tanto che non leggevo un libro così gustoso curioso e completo in quanto a generi: c’è l’ironia, che da sempre denota acuta intelligenza per chi la pratica in modo non sempre irriverente (se faccio il nome di Dario Fo qualcuno si inalbera?), c’è l’analisi sociale, quella antropologica, accompagnate da tantissime vicende comuni e private in un contesto storico comune contemporaneo, con lampi che provengono da lontano sin dal Sudamerica, da quell’Argentina tormentata dagli anni della dittatura e che ha prodotto tragedie familiari con i “desaparecidos”.
C’è il mondo politico italiano “contemporaneo” contrassegnato da un diffuso discredito e ad una lettura neanche troppo approfondita si riconoscono anche alcune figure che hanno avuto ed in qualche caso hanno ancora oggi un ruolo importante.
C’è il mondo del lavoro che è allo stesso modo caratterizzato da condizioni sempre più precarie, riferite soprattutto ai giovani che sono costretti ad operare in contesti problematici competitivi e poveri di soddisfazioni.
C’è la famiglia che svela limiti oggettivi in particolare nella difficoltà dei rapporti sia quelli pregressi che quelli che direttamente l’autrice Francesca Fornario al suo primo romanzo descrive.
E poi ci sono queste tre coppie, ciascuna delle quali è intenta in modo prima separato poi collettivo a progettare una maternità/paternità che è in sè e per sè diversamente problematica.
Ci sono per questo motivo tutte le traversie delle coppie alla ricerca di una soluzione, che passi tra una fecondazione eterologa per motivi diversi ma in ogni caso non regolata nel nostro Paese oppure attraverso l’adozione per la quale necessitano alcune condizioni che la rendono impossibile alle nostre esemplari giovani coppie.
C’è il mondo del giornalismo della carta stampata e della televisione con le sue insidie e difficoltà soprattutto in relazione alla libertà di espressione.
C’è persino una parte drammatica con un ricatto, un suicidio ed un evento delittuoso.
C’è un ricorrere agli esseri superiori – in primis Dio – con i quali spesso si interloquisce in modo anche profondo ma con la saggezza di chi la sa lunga. Ed allo stesso tempo si immaginano dialoghi con chi non c’è più alla ricerca di un consiglio o in altri casi per lamentarne i limiti in vita.

C’è una grande immensa tenerezza che percorre tutte le pagine, sia quelle che ci fanno sorridere e a volte anche ridere sia quelle serie e drammatiche, verso queste figurine che rappresentano i nostri giovani.

“La banda della culla” edizioni Einaudi consigliato anche ai giovani studenti per un tuffo realistico nel mondo dentro il quale si troveranno a vivere con l’auspicio – però – che si impegnino per migliorarlo!

Joshua Madalon

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UN NUOVO SOGGETTO POLITICO DI SINISTRA – la mia adesione ed il mio appello

Un’utile occasione per parlare di un’ALTERNATIVA al PD qui a Prato sarebbe già quella qui sotto pubblicizzata, alla quale sono invitate tutte le persone interessate.

Domenica 26 novembre ore 17.00 – a Vaiano La Briglia c/o “La spola d’oro”

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UN NUOVO SOGGETTO POLITICO DI SINISTRA – la mia adesione ed il mio appello

Il percorso verso un nuovo soggetto della Sinistra in questo Paese si è avviato da alcuni mesi a questa parte: chi tra i nostri discendenti tra qualche anno proverà a scrivere la Storia dei nostri giorni potrebbe rendersi conto che a produrre la spinta verso la creazione di un ampio raggruppamento di Sinistra ha contribuito ampiamente proprio colui che si voleva accreditare come “rottamatore” sia dei vecchi politici sia dei loro ideali. Chi, come il sottoscritto (e non sono il solo), ha vissuto la stagione della fondazione del PD ne aveva tempestivamente denunciato i limiti, insiti certamente nella fusione condizionata di varie formazioni precedenti, ma non rinunciava ad un ruolo di spirito critico verso i metodi e le scelte che continuavano ad essere molto diverse e lontane da una pratica democratica. Ne fanno testo documenti su documenti ed iniziative di carattere politico sui territori che denunciavano queste pratiche accentrate nei luoghi di potere spesso non corrispondenti nemmeno alle sedi politiche ed istituzionali. Fino a quando poi si è deciso di allontanarsi definitivamente da quel Partito. Il sottoscritto lo ha fatto da quattro anni, altri lo hanno fatto nel corso del tempo – prima o dopo di me, altri ancora possono vantarsi di aver compreso assai prima dove sarebbe andato il Partito Democratico.

Beninteso, questo è soltanto un preambolo. Ha la funzione di sottolineare sinteticamente il pregresso e guardare avanti, incoraggiando i timorosi, in particolare coloro che – e sono ancora tanti – non si fidano ancora ad avvicinarsi a quello che potrebbe essere (utilizzo il condizionale anch’io ma non sono timoroso, perchè questa è l’ora del coraggio e delle scelte) – dopo anni di grandi divsioni – un nuovo grande Partito della Sinistra italiana, una forza capace di aggregare le varie anime dell’attuale sinistra e le tantissime persone che in questi anni avevano perduto la speranza e non si sentivano più rappresentate. Occorre dunque restituire fiducia, attraverso un’operazione di generosità, alle masse che in questi ultimi decenni hanno visto diminuire progressivamente la loro dignità di lavoratori, che sono state spinte ai margini della società, vedendo sempre di più diminuire il loro potere democratico, costrette a soggiacere a regole del mercato che le porta ad essere sempre più simili a schiavi, accettando ricatti ed essendo costrette a rinunce per se stessi e per le loro famiglie.
Di fronte a tutto questo continuano a dirci che non vi sia differenza tra Destra e Sinistra, e se ci si oppone all’ avanzare delle Destre ci rinfacciano le nefandezze del Comunismo; e poi ci raccontano che tuto va bene, che l’economia va a gonfie vele mentre nella realtà c’è chi si arricchisce sempre di più e chi si impoverisce in modo altrettanto rapido. Ma non è la stessa cosa! Noi vogliamo un mondo nel quale le differenze economiche diminuiscano; vogliamo che sia garantito a tutti attraverso un lavoro dignitoso un corrispettivo economico che permetta loro di poter vivere e progredire, procurando benessere e sviluppo della conoscenza in modo diffuso. Noi vogliamo che vengano applicati gli articoli fondamentali della nostra Costituzione, in modo particolare il primo ed il quarto, laddove si parla di “lavoro”. In modo particolare ma non solo.

Per questi motivi, sarò al fianco delle forze politiche che stanno per ora stringendo un patto di alleanza (MdP Art.1 – Sinistra Italiana – Possibile) augurandomi che a queste si possano sin dai prossimi giorni aggiungere altre forze organizzate della Sinistra come CP, Rifondazione e lo stesso parterre del Brancaccio, oltre a quelle persone che da singoli, come peraltro io stesso sono, vorranno parteciparvi strada facendo.
Per quel che riguarda poi la realtà territoriale di Prato sono estremamente convinto che occorrerà da subito mettersi al lavoro per la costituzione di una struttura comune aperta a 360° ai contributi esterni, che anzi vanno ricercati e stimolati, facendo partire dei “Gruppi di lavoro” su tematiche ben definite, quakli – ad esempio – Il lavoro, la Sanità, l’Ambiente, l’Urbanistica, l’Immigrazione, la Cultura, il Lavoro, la Sicurezza.

GIUSEPPE MADDALUNO (joshua madalon)

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aspettando Francesca Fornario con il suo “La banda della culla” – stasera ore 18.30 a “La spola d’oro” La Briglia Vaiano – Festa provinciale Sinistra Italiana

aspettando Francesca Fornario con il suo “La banda della culla” – stasera ore 18.30 a “La spola d’oro” La Briglia Vaiano – Festa provinciale Sinistra Italiana

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Scrivo poche righe sul libro della Francesca Fornario: non capita spesso di poter sorridere, a volte anche ridere con amarezza, e commuoversi o arrabbiarsi con il mondo intero. L’autrice riesce molto bene a procurarmi tali emozioni: è una lettura piacevole, dove l’ironia si mescola alla fantasia ed al realismo. Mentre scorrevo le pagine mi confermavo nella volontà di dare ancora un forte sostegno ai giovani che vogliono cambiare il mondo, non per promuovere se stessi contro le altre generazioni ma per costruire un progetto che riesca a migliorare le condizioni di tutti a partire dalle proprie ma senza precedenze e preferenze.
Mi sono trovato a dire che, leggendo queste pagine, abbiamo la prova provata che molto spazio e tempo è stato perduto in questi anni e che bisogna essere in grado di ripartire per ricostruire gran parte delle conquiste che i nostri padri avevano ottenuto, lottando negli anni Settanta del secolo scorso. E ripartire dalla Costituzione e dall’attuazione dei suoi principi fondamentali.

J.M.

Nelle ultime righe del romanzo si fa menzione di Giammaria Testa, morto lo scorso anno a 57 anni per un male incurabile e si cita una delle sue canzoni: credo sia questa!

SCRIVERO’ UN POST SU “LA BANDA DELLA CULLA” dal titolo

LA GRANDE TENEREZZA

seguendo le vite di Claudia e Francesco, Veronica e Camilla, Giulia e Miguel riconosceremo i nostri figli ed i nostri nipoti ed il mondo che abbiamo contribuito a creare per loro e non potremo esserne fieri, quantunque i loro valori essendo quegli stessi a cui ci siamo riferiti (ed erano quelli che ci hanno trasmesso i nostri genitori), possano essere di parziale consolazione, parziale perchè non basta “consolarci” ma dobbiamo agire.

SULLA SANITA’ PUBBLICA TOSCANA – una riflessione intorno alla “buona” notizia del Polo Oncologico a Prato

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SULLA SANITA’ PUBBLICA TOSCANA – una riflessione intorno alla “buona” notizia del Polo Oncologico a Prato

Una buona notizia, quella del Polo Oncologico della Regione Toscana da insediare a Prato nella nuova palazzina, quella “aggiunta” alla struttura preesistente del nuovo Ospedale “Santo Stefano” a Galciana. Ottima anche perchè riconosce il valore del prof Angelo Di Leo e conferma l’intenzione della Regione Toscana di mantenere sul territorio pratese la struttura che nei mesi scorsi sembrava dover essere destinata a Sesto Fiorentino.
Ciononostante rimane l’enigma di tutto ciò che si trova a monte e che ha creato spesso negli ultimi tre anni dei corti circuiti dannosi per la Salute dei cittadini del territorio pratese: mi riferisco ai passi indietro relativi alla prevenzione e alla diagnostica che sono invece elementi importanti e significativi che non possono essere tagliati ed aggiungerei neanche razionalizzati se quest’ultimo termine (“razionalizzazione”) non fosse un semplice paravento che nasconde i tagli legati alla incapacità, alla non volontà di operarli negli sprechi colossali di emolumenti destinati a persone ben al di là dei loro meriti e delle loro professionalità. Infatti negli ultimi due anni la Sanità pubblica toscana è stata interessata da interventi di “razionalizzazione” con accorpamenti collegati anche a riduzione di personale e di laboratori diagnostici, il tutto, come spesso denunciato, con l’allungamento dei tempi per le visite, il contenimento della spesa sanitaria al limite massimo e il tacito invito a rivolgersi a laboratori privati convenzionati ma tutto sommato riservati a coloro che possono in ogni caso spendere cifre significative senza dover rinunciare alla dignità della vita (la società invecchia e si impoverisce rapidamente).
Su questi temi forse si è pure discusso tanto ma si è fatto ben poco. Bisogna insistere e recuperare rapidamente il terreno perduto, ma non bastano le promesse. Occorre lavorare.
La recente riflessione-proposta di Sinistra Italiana (lo ripeto ad uso dei “maitre à penser” che non finiscono di sorprenderci con le loro “solonità”! io non ho alcun legame – al di là della stima personale – con alcuna forza politica) ha avuto il merito di ricordare che non vi è differenza alcuna tra Ambiente e Sanità ed occorre saper difendere entrambi e non essere monocordi: ci si è buttati a pesce sulla costruzione della nuova struttura dell’Ospedale, abbandonando in toto la vecchia, senza chiedere sufficienti e certe garanzie che non solo fosse mantenuto il livello qualitativo e quantitativo che già era insufficiente ma per l’appunto fosse migliorato in qualità e quantità. Una semplice ovvia richiesta da soddisfare: andare avanti e non indietro! Nulla da obiettare sui legittimi obiettivi di chi difende l’Ambiente, da cui non credo proprio di dovermi distinguere, ma nel frattempo, mentre ci si impegnava ad orientare l’opinione pubblica e quella politico-amministrativa verso il Parco al posto degli edifici obsoleti (non tutti lo erano, non tutti lo erano del tutto) del vecchio ospedale MeD, potevano essere mantenute in piedi alcune sezioni, nell’attesa di reperire spazi per nuove strutture intermedie. Forse a quel punto si sarebbero dati da fare con maggiore solerzia per soddisfare quei bisogni.
Certamente molti di noi, impegnati politicamente anche a livello personale di cittadinanza attiva, non sono stati in grado di prevedere l’attuale inadeguatezza del servizio sanitario, anche nel concedere fiducia agli amministratori che hanno speso parole su parole intorno a questo tema ma poi queste ultime sono rimaste “vuote” come spesso accade.

Chiudo con una preoccupazione legata proprio a quest’ultima riflessione: ho aperto con “una buona notizia” ma temo che sia molto simile a quelle (notizie) che ci sono state dispensate a piene mani in precedenza. Temo infatti che quella palazzina sia una proiezione delle preoccupazioni elettoralistiche e nulla, proprio nulla di più!

Joshua Madalon

ARCI 1984

I FUOCHI Terza parte

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I FUOCHI Terza parte

Sull’isola, la più minuta ed umile delle Campane, molti sono i luoghi di culto, a partire da quella dedicata a San Michele Arcangelo. A me cara fu quella della Ss. Annunziata- Madonna della Libera vicina all’abitazione di una delle mie zie dove negli anni Sessanta arrivò uno di quei preti giovanili che utilizzavano l’oratorio sullo stile di Giovanni Bosco ed apparivano trasgressivi agli occhi dei bigotti ortodossi. La sua era una modalità coinvolgente ed aveva costruito un gruppo di giovani che preparava eventi amatoriali che riuscivano ad intrattenere i parrocchiani nei pomeriggi del fine settimana, quando anche io li trascorrevo in quei luoghi. Tra i tanti luoghi di culto ricordo la Chiesa di S.Antonio Abate (“Sant’Antuono” per distinguerlo da quella di S.Antonio da Padova non molto distante) dove le mie zie signorine già attempate mi portavano in alcune sere a seguire le loro giaculatorie nel periodo delle Quarantore o in particolari periodi per la recita del Rosario. Non erano frequenti e la mia attenzione era già allora di tipo antroposociologico ed osservavo con una certa attenzione la prossemica teatrale delle fedeli. Sin da bambino seguivo con grande partecipazione alcuni dei momenti parareligiosi, potrei dire popolari, che contornavano le ricorrenze: uno di questi era “’o fucarazzo”, cioè i fuochi di Sant’Antonio che non hanno nulla da spartire con la patologia dolorosa omonima.

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Era (e dico “era” perchè non so se ancora oggi viene praticata questa usanza) un grande falò che veniva approntato nei giorni precedenti al 17 gennaio, giorno dedicato alla figura di Sant’Antonio Abate protettore degli animali (nella funzione religiosa del 17 gennaio i fedeli portano con sè i loro piccoli, medi ed a volte anche grandi, come cavalli e muli, animali per farli benedire). La tradizione del falò sembra collegarsi al ruolo che quel Santo avrebbe nel salvare gli uomini dalle fiamme dell’Inferno. Eppure dal punto di vista climatico quel giorno in ogni caso segna un punto centrale nel passaggio tra la parte più fredda dell’anno a quella più mite (siamo a metà inverno) e ci si prepara alle varie fasi dell’agricoltura dopo il riposo postautunnale. Davanti al fuoco c’è festa, allegria soprattutto per i giovani è un momento magico di ritrovo e di complicità; anche per me lo è stato come lo fu per le popolazioni primitive, i nostri antichissimi progenitori che con il fuoco impararono a costruire il loro futuro, allontanando i pericoli, rielaborando i cibi in modo più adatto alle loro esigenze e creando la comunità. Intorno al fuoco ci si riuniva anche nella intimità delle case non ancora dotate di forma alcuna di riscaldamento che non fosse fornito dai bracieri e la sera si narravano le storie, quelle personali fatte di ricordi elaborati e quelle tradizionali, sotto forma di favole che venivano tramandate da madre a madre. Intorno al fuoco.

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Joshua Madalon