“Cartoline da Chinatown” di Federica Zabini – una riflessione preambolo ad una recensione

cartolinechinatown2

“Cartoline da Chinatown” di Federica Zabini – una riflessione preambolo ad una recensione

Mentre avviavo a scrivere una riflessione sul libro di Federica Zabini, “Cartoline da Chinatown” ho rincorso alcuni frammenti dei miei ricordi recenti. Su quel libro, piccolo ma denso di riferimenti letterari ed antropologici, scriverò nelle prossime ore.
Un ringraziamento alla scrittrice per avermi indotto ad operare una forma di epifania creativa ispirata dalle sue “tranches de vie” della comunità cinese del quartiere tra la strada ferrata, le inverse direttive viarie parallele, via Filzi e via Pistoiese, e San Paolo: quella zona, insomma, che Bernardo Secchi, l’urbanista scomparso nel settembre 2014 aveva identificato come Macrolotto Zero, assegnando a quella parte del territorio pratese, dove la “mixitè” assumeva una funzione essenziale per comprendere le caratteristiche di quelle strutture mescolate tra abitazioni civili e spazi di produzione tessile di base, l’origine – il punto zero – della sua storia artigianale ed industriale.

baldassini-3

Nella vita spesso capitano giornate intense, durante le quali non si compiccia nulla, ma si corre si corre si corre…all’impazzata. “Beato te, che sei in pensione! hai tutto il tempo per te. Ah, chissà quando mi capiterà di poterci andare!…” me lo sento dire un giorno sì ed uno anche…ad ore alterne. Eppure, da quel giorno in cui ho salutato i colleghi in una delle feste che poi ricorderò per la tristezza che ci prese tutti nei giorni successivi, non sono ancora riuscito a realizzare la maggior parte dei miei desideri. Qualcuno potrà anche sorridere per l’esempio che farò, ma avevo programmato di andare a trovare un mio carissimo amico che a Firenze si occupa di cinema e, va là, son quattro anni che lo faccio aspettare. O quanti chilometri sono? Dieci, poco più, visto che è al di là dell’Arno. Non che non sia riuscito a far nulla, ma è che me ne vengono tante di quelle idee interessanti da rincorrere e ci vado dietro. Ed è così infatti che, in una delle iniziative culturali degli ultimi anni, mi è accaduto che il coinvolgimento sia stato tale da indurmi ad occupare il mio tempo nella narrazione, utilizzando le “storie” che mi venivano raccontate dai partecipanti al progetto che in piena sintonia con l’ambiente pratese e del mondo tessile che lo contraddistingue si chiamava “Trame di quartiere”. Ecco, un ottimo impiego del tempo a misura di anziano: guardali bene i pensionati maschi del quartiere che, soprattutto se hanno nipoti già grandi e moglie e figli che non hanno bisogno di loro, nelle giornate buie dell’inverno si ritrovano nei circoli a mo di quel che facevano i villani della contrada Albergaccio nel 1513 laddove Niccolò Machiavelli si ingaglioffiva “con questi…. per tutto dí giuocando a cricca, a trich-trach, e poi dove nascono mille contese e infiniti dispetti di parole iniuriose; e il più delle volte si combatte un quattrino, e siamo sentiti non di manco gridare da San Casciano. Cosí, rinvolto in tra questi pidocchi, traggo el cervello di muffa, e sfogo questa malignità di questa mia sorta, sendo contento mi calpesti per questa via, per vedere se la se ne vergognassi.” (da la Lettera a Francesco Vettori 13 dicembre 1513).

E poi con l’arrivo dell’aria più mite si spostano lungo i viali e nei giardini a parlare dei problemi sportivi e di quelli politici, mostrando saggezze popolari ma anche una sicumera inattesa, una grande cocciutaggine nell’espressione dei loro gradimenti effimeri, altalenanti. Ed è stata una grande scuola di vita, basata sull’ascolto e sull’osservazione della prossemica espressa nella difesa delle proprie convinzioni. Comprendo bene sin dall’avvio di questa nota che potrà sembrare incredibile anche la mia ingenuità da settantenne conoscitore per mestiere della scrittura, ma nella vita non ci si stanca mai di conoscere e di sorprendersi perché, al contrario di quanto si possa credere e di quanto erroneamente – a mio parere – si esprime di solito, non c’è mai nulla che sia del tutto uguale a quel che abbiamo conosciuto, visto, letto, e le vite degli altri interconnesse tra loro non mancano mai di sorprenderci.

Joshua Madalon

tramediquartiere

2487,0,1,0,362,256,327,2,2,134,51,0,0,100,0,1968,1968,2177,94531
2487,0,1,0,362,256,327,2,2,134,51,0,0,100,0,1968,1968,2177,94531
2487,0,1,0,333,256,369,1,0,110,50,0,0,100,128,2147,2147,2287,85139
2487,0,1,0,333,256,369,1,0,110,50,0,0,100,128,2147,2147,2287,85139

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *