Ci sarebbe davvero da ridere se non ci restasse che piangere.

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Ci sarebbe davvero da ridere se non ci restasse che piangere.


(per la cronaca, sapete cosa rappresenta l’immagine in evidenza? un volantino del Comitato del NO appallotolato e buttato via con ira da un sostenitore del SI al mercato del venerdì a San Paolo e non si trattava solo di un semplice sostenitore: questa è la Democrazia a parole di chi vorrebbe dirsi “Democratico”: meno male che quella proposta di Riforma è stata bocciata!)

Qualche giorno fa mi è capitato e sarà capitato anche a qualcun altro di leggere queste argute riflessioni (ve ne riporto solo una piccola parte):

“Un anno fa la maggioranza degli elettori bocciò la riforma costituzionale; un progetto che…..avrebbe migliorato le nostre istituzioni.

Nel frattempo non abbiamo visto (alcuna proposta alternativa……)
Abbiamo invece una nuova legge elettorale, frutto di un compromesso……. impianto proporzionale, niente premio di maggioranza, probabilmente nessun vincitore la sera stessa del voto ma solo dopo le trattative in Parlamento.

Azzardo una facile previsione:………… credo che riparleremo.”

Innanzitutto la proposta di riforma costituzionale è stata sonoramente bocciata da un 60% di elettori su un plafond del 65% di partecipanti (si ricordi che per i referendum costituzionali non è necessario superare il quorum del 50% + 1 voto) e bisognerebbe rendersene conto, ma a tutt’oggi appare improbabile una resipiscenza in tal senso da parte dei sostenitori di quella proposta.
Le alternative erano già apparse in tutta evidenza nel corso dei mesi precedenti all’effettuazione del referendum. Fossero state ascoltate si sarebbe potuto evitare, ma la “capronite” è una brutta malattia dura a morire e si è voluto andare avanti, senza ascoltare anche semplici consigli, come lo “spacchettamento”: si sarebbe portato a casa l’abolizione del CNEL, una diminuzione del numero dei parlamentari, forse addirittura l’abolizione del Senato, idea certamente migliore rispetto a quella dei proponenti di fare del Senato una sede di nominati-premiati nullafacenti (come se non bastassero quelli che ci sono, il cui impegno è quasi sempre a favore dei talk-show).
E poi l’esimio estensore lancia l’accusa di una “nuova legge elettorale” inutile e dannosa come se l’avessero proposta ed approvata i sostenitori del NO. Ci sarebbe davvero da ridere se non ci restasse che piangere.

Ed infine una conclusione che è quasi una minaccia.

La bellezza di tutto questo è che l’autore delle frasi da me riportate è l’attuale Segretario Provinciale del PD di Prato.

Joshua Madalon

La mia firma

Quel che dirò domani a San Paolo di Prato – 1

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Quel che dirò domani a San Paolo di Prato – 1

(questa parte è esclusivamente un pro-memoria; serve soltanto come rapida carrellata sul perché noi di San Paolo siamo così “diversi)

Il Circolo PD Sezione nuova San Paolo e la sua storia: sintesi “sintetica” all’osso

Nel 2011 esisteva solo il Circolo di San Paolo-Borgonuovo (il PD era nato a fine 2007 dopo una gestazione difficile; a Prato sono stato, insieme a T.S., coordinatore dell’unico Comitato per il PD); nel corso del 2011 un gruppo di iscritti al PD chiede a gran voce di riaprire una Sezione qui a San Paolo. Non sarà facile, anche perché questo Circolo nasceva già con presupposti di forte critica verso una conduzione del Partito non condivisa nei metodi e nelle pratiche, del tutto priva di una volontà di vero rinnovamento.
L’attività del Circolo già prima del suo riconoscimento ufficiale si è svolta in una ben precisa direzione: rinnovare, rappresentare, produrre analisi critica, avanzare proposte innovative in piena ed assoluta autonomia.
Questo è stato il nostro segno distintivo. Al punto tale da indurre in errore coloro che in modo superficiale interpretano il messaggio politico.
Noi ci possiamo vantare di aver interpretato invece molto in anticipo quale rischio incombesse sul Partito Democratico, ben al di là di quanto già insito nelle differenze iniziali, con l’arrivo di Matteo Renzi già nella prima delle due contese (le Primarie) quella del 2 dicembre 2012.
I segnali di contaminazioni velenose in quella prima occasione si palesarono. E a Prato la situazione condizionava la nostra autonomia democratica. Un Circolo “pericoloso” il nostro, che aveva cominciato a produrre analisi critica ed avanzare proposte programmatiche con “La Palestra delle Idee”. Tra la fine di aprile ed i primissimi giorni di maggio del 2013, dietro un nostro invito passò Fabrizio Barca nella prima delle sue uscite “extra moenia” romane.
Vengono prodotti una serie di documenti ad uso del territorio e non solo. Ma il Circolo San Paolo, per la sua caratteristica “autonoma ed anarchica”, che è stata sempre però posta a contributo per il PD, è stato osteggiato e limitato dalla dirigenza provinciale.
L’8 dicembre del 2013 Renzi vince le Primarie con modalità che ancor oggi gridano vendetta.
Nel 2014 dopo cinque anni di Centrodestra vi sono le elezioni amministrative a Prato. Candidato è un renziano doc, che afferma chiaramente anche quando viene invitato a parlarne in Sezione che “non gli importa nulla di chi lo voti (lui li cerca tutti) basta che lo votino”. Il riferimento era in relazione ad abboccamenti avvenuti nella zona di nostro riferimento con gruppi chiaramente xenofobi.
Eravamo già in crisi; alcuni di noi non erano più nemmeno tesserati (il sottoscritto addirittura era membro della Commissione di garanzia che non riusciva ad essere convocata per analizzare alcune incongruenze relative al versamento delle quote da parte di personaggi anche influenti).
Peraltro già nel 2014 da parte di alcuni di noi vi era una certa attenzione verso i gruppi politici di Sinistra. Ma non eravamo affidabili, non eravamo credibili; per qualcuno addirittura non era proprio chiaro come mai coloro che si erano battuti per un cambiamento di metodi e pratiche, per quella che poteva apparire una volontà di “rottamazione”, non fossero sostenitori di Matteo Renzi.

parte 1 ….. segue parte 2

Joshua Madalon

La mia firma

Quel che dirò domani a San Paolo di Prato – 2

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Quel che dirò domani a San Paolo di Prato – 2

Parlo dunque per me, ora! Sento il bisogno di adoperare quel che mi rimane di vita per costituire un soggetto unico della Sinistra. Considero il PD tranne che per pochi residui, che spero presto si stacchino, un Partito di centro, ad essere buoni, ma forse addirittura di centrodestra ad essere giusti. Tanto è che la parola Sinistra non ha mai trovato albergo neanche nel nome. E sono oggi critico per la scelta appena fatta da chi afferma di voler creare un primo nucleo di quel nuovo soggetto per il nome significativo sì ma non esaustivo.

Dall’inizio di quest’anno (2017) ho partecipato alla formazione di un gruppo di persone interessate a costruire un punto di riferimento delle Sinistre che potesse essere in grado di rappresentare i bisogni e le necessità che provengono da larghissima parte della popolazione, che è stata oggetto esclusivamente di interventi effimeri e provvisori, caritatevoli e paternalistici, alla quale è stata garantita la stabilità della precarietà mentre ai possessori della ricchezza veniva garantito di accrescerla a dismisura.
Del tutto evidente, dunque, l’assoluta difformità da una Politica di Sinistra!
Il dibattito su quel soggetto ha avuto un percorso tormentato, che ho voluto personalmente riprendere dopo che era del tutto evidente il disinteresse da parte di alcuni a protrarre la sua esistenza.
Ho partecipato anche ad un breve dibattito (un paio di incontri) sulla possibilità a livello nazionale di mettere in piedi un gruppo di base per una Sinistra unita, meglio conosciuto dal nome del luogo dove i suoi promotori si erano riuniti a giugno.
Il fallimento di questo gruppo è collegato a motivazioni diverse a seconda delle posizioni di chi le esprime: da un lato certamente l’incapacità di riconoscere in anticipo la difficoltà di mettere insieme un raggruppamento politico pensando al successo dello stesso in occasione del referendum del 4 dicembre 2016; da quella stessa parte l’inadeguatezza di concepire la Politica come arte del compromesso. Dall’altro lato la volontà di non disperdere la propria identità messa insieme alla non completa elaborazione del lutto da parte di coloro che avevano da poco abbandonato il PD. Si aggiunga inoltre la scarsa chiarezza sulle critiche verso il proprio recente passato e le scelte governative approvate.
Ne è nata una forza politica composta da MdP-Art.1, Possibile ed una parte (la maggioranza) di Sinistra Italiana, che è stata chiamata LiberiE Uguali. Ho espresso apprezzamenti per questo sforzo, che tuttavia continuo a ritenere inadeguato, limitato se i suoi dirigenti non chiariscono quali davvero siano i suoi obiettivi.
Per capirci, a me va bene che si possa anche partire da LEU, ma serve davvero a poco fermarsi ad esso.
Il nostro Paese, non solo Prato, ha bisogno di Politiche di Sinistra che riducano al massimo le differenze, eliminando la precarietà, restituendo la dignità a ciascuno, aggredendo le contraddizioni immense che sono state avallate negli ultimi anni, senza neanche un accenno di analisi critica.
La mia presenza all’Assemblea nazionale di domenica 3 dicembre aveva questo significato: aderisco in modo critico con l’obiettivo di aggregare altre forze, altre individualità verso un soggetto unico simile a quello che si intendeva – e per me l’ipotesi è ancora viva – proporre qui a Prato.
E cioè PRATO A SINISTRA

Joshua Madalon

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La mia firma