Una strenna natalizia di grande valore – a 170 anni dal “Manifesto del Partito Comunista”

Una strenna natalizia di grande valore – a 170 anni dal “Manifesto del Partito Comunista”

“Galeotta fu la curiosità che mai mi abbandona!” ed è stato così che rincorrendo la presentazione di un libro del quale ho già scritto, “La banda della culla”, agli inizi di questo mese, insieme all’autrice Francesca Fornario ho rivisto un’altra giovane scrittrice, Simona Baldanzi, della quale circa un anno fa avevo trattato in relazione ad un suo libro, “Mal di fiume”, che mi aveva attratto in modo particolare.
“Cortesia ma non solo mi aveva spinto” a chiederle semmai avesse pubblicato altro dopo di quello; mi aveva sorpreso “Sì, una piccola cosa per un libro collettivo sul “Manifesto del Partito Comunista”.
“Ordinato, cotto e mangiato” per la curiosità che mi sopravventa. Piccolo – 12 x 19 e 0,5 di spessore – 88 pagine più la copertina rosso fiammante il libro di cui mi parlava Simona è un originale pamphlet dedicato alla Carta Costituzionale Comunista dei protocompagni Carlo Marx e Friedrich Engels. Oltre alla celebre ouverture in doppia veste, quella originale in quella lingua che l’esperienza nazista ci ha reso ostica, e quella tradotta in italiano nel 1947 da Palmiro Togliatti, il libro si caratterizza già dal titolo per un’operazione nazional-popolare tipicamente toscana. Operazione davvero ben riuscita, quella di mettere l’intro del “Manifesto” in ottava rima.
“Nazional-popolare mi sia concesso spiegarne il perché” a compagni ed amici che non conoscono la Toscana e che non hanno avuto la fortuna di incontrare veri e propri autori della letteratura che si dice “popolare” perché risiede in quelle parti dei territori dove la “Cultura” con la “C” maiuscola si tramandava di generazione in generazione nelle esperienze delle “veglie” dove a volte ci si sfidava in senso alto nei “contrasti”. In quelle occasioni si metteva a disposizione della piccola comunità un bagaglio di conoscenze acquisite miracolosamente e vi era chi oltre ad inventare recitava a memoria la “Divina Commedia”, l’Orlando Furioso”, la “Gerusalemme Liberata”.
“Logli Altamante, Roberto Benigni, Franco Casaglieri, Carlo Monni, Ettore detto “il Grezzo”, Gabriele Ara” sono soltanto alcune delle punte di diamante della tradizione popolare dell’ottava rima, persone in carne, ossa e mente fervida che ho conosciuto in modo diretto nelle iniziative culturali che ho prodotto sia quando sono stato coordinatore regionale dell’UCCA sia nella mia esperienza amministrativa tra Comune e Circoscrizione Est di Prato.

Non conoscevo (o forse sì ma l’Alzheimer – ahimè – incombe) Pilade Cantini, autore della trasposizione in ottava rima della celebre introduzione “Uno spettro si aggira per l’Europa” e della composizione della squadra di illustri cooperatori, alcuni già menzionati ed involontari come Marx ed Engels e Togliatti, altri consapevoli come la nostra Simona Baldanzi così come il sommo esperto di narrazione e tradizione popolare Carlo Lapucci, lo storico Guido Carpi, i musicisti Federico Maria Sardelli e Max Collini, il docente di Politica comparata Mario Caciagli. L’unica del gruppo, l’unica donna, Simona Baldanzi la conosco da poco, come detto sopra, anche se da qualche anno ne seguivo le impronte.
Con tutta questa bella compagnia non poteva che sortire un composto di alto livello, variegato e variopinto arricchito da un disegno, opera del Sardelli, dedicato a Pilade Cantini che “canta il comunismo”. Lo stesso Cantini interviene con un’esegesi sul lavoro svolto per spiegare come mai il primo verso non poteva essere “Uno spettro si aggira per l’Europa”.

Sul brano di Simona, “Fame, freddo e fumo” tratterò in un nuovo post. E tratterò di un altro libro di Pilade Cantini dedicato al Monni, nel ricordare i quattro anni dalla sua scomparsa e i due esatti da quella del Casaglieri.

Il libro “Il Manifesto del Partito Comunista in ottava rima” di Pilade Cantini e autori vari è edito da Clichy – Firenze.

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Manifesto

Joshua Madalon

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