reloaded luglio 2017 – UN RACCONTO MORALE

Free meals are served in a "soup kitchen" run by the Sant'Egidio Christian community in Rome September 17, 2008. The euro zone's third largest economy, Italy has been one of its most sluggish performers for more than a decade, and has suffered more than most of its partners from surging oil prices, a strong currency and the international slowdown. Statistics show that Italy is growing older and poorer while the economy underperforms its European peers.    To match feature FINANCIAL-ITALY/POOR     REUTERS/Tony Gentile        (ITALY)
Free meals are served in a “soup kitchen” run by the Sant’Egidio Christian community in Rome September 17, 2008. The euro zone’s third largest economy, Italy has been one of its most sluggish performers for more than a decade, and has suffered more than most of its partners from surging oil prices, a strong currency and the international slowdown. Statistics show that Italy is growing older and poorer while the economy underperforms its European peers. To match feature FINANCIAL-ITALY/POOR REUTERS/Tony Gentile (ITALY)

reloaded luglio 2017 – UN RACCONTO MORALE

UN RACCONTO DEL 20 LUGLIO 2017 – intro

Nei giorni scorsi ho pubblicato alcuni post “velenosi” ma concretamente riferibili ad una serie di eventi collegati ai temi dell’immigrazione – un’amica mi ha rimproverato di essere stato troppo “tranchant” nei giudizi (credo si riferisse ad alcune accuse di cinismo, ipocrisia e – di converso – criminalità politica); un altro amico invece sembra aver apprezzato i miei interventi riconoscendone il valore civico. A quest’ultimo ho rivelato che “avrei preferito scrivere un racconto”; ecco perché oggi metto insieme impegno civile e passione letteraria e comincio a scriverne uno, senza titolo, semplicemente UN RACCONTO per l’appunto DEL 20 LUGLIO 2017

“Se passi al supermercato, quello vicino alla tua scuola, compra 8-9 pesche gialle. Ieri ne ho prese poche per assaggiarle, il prezzo era molto buono e la qualità anche, per cui….” Mary impartiva indicazioni di spesa a Joe, che stava per uscire a fare fotocopie per il progetto che aveva allestito nelle ultime settimane e si raccomandava che fossero solo 8 – 9 perché non vi era spazio sufficiente nel frigorifero ed il caldo torrido di metà luglio quell’anno non consentiva di mantenere integra la frutta per troppo tempo. Joe in verità non se ne preoccupava perché sia lui che Mary erano grandi consumatori di frutta e verdura e già pensava dentro di sé con naturalezza che ne avrebbe potute prendere 89 collegando i due numeri dell’ordine trascritto su un foglietto di carta riciclata. E così più o meno fece; con il solito entusiasmo acquisito dai tempi della propria vita autonoma, entrato nel piccolo supermercato rionale, si tuffò sui banchi ed insaccò 9 pesche gialle, un numero pari o di poco superiore di noci pesche e delle buone percoche, dure e corpose; poi adocchiò delle pesche saturnine il cui sapore è incomparabile, rivelando aromi che provengono direttamete dai fiori. Vide anche delle fragole e le comprò, così come delle carote di cui era particolarmente ghiotto sia lui che suo figlio. Insomma caricò un bel po’ di frutta e si avviò alle casse.

“Un prodotto che promette benessere; mah! In effetti se ne ha bisogno di questi tempi!” un signore anziano che lo seguiva in coda volle indicare a Joe una sorta di cerotto medicamentoso che prometteva di acquistare benessere con una sola applicazione, che veniva pubblicizzato ai lati della prima cassa. In effetti era un prodotto a base di arnica e certamente avrebbe lenito il dolore muscolare; quanto a benessere era abbastanza discutibile, soprattutto se l’occasionale interlocutore si riferiva, con quel suo sorriso sardonico di un’arguzia sottile tipicamente meridionale, a quello economico.
Joe sorrise sorpreso ed incerto se rilanciare con qualche battuta la conversazione appena avviata: di solito glissava, considerando queste situazioni nella loro inevitabile provvisorietà.
“Di sicuro l’arnica è indicata per affrontare gli stati flogistici” disse senza nascondere la sua professionalità linguistica. “Di solito anche io, e mia moglie, se bisogna curare delle contusioni nostre e dei nostri figlioli utilizziamo una pomata a base di arnica. Questi cerotti saranno ugualmente ottimi ed anche economici, rispetto ad un tubetto di unguento a base di arnica”.
Il signore, però, non era affatto interessato a quel prodotto, pubblicizzato in pompa magna e, proseguendo nel suo arguto argomentare: “La Politica dovrebbe avere come obiettivo principale quello di affrontare e risolvere i problemi dei più deboli, ma…”.

Ecco! Il tema del “benessere” non era legato a un trauma muscolare o ad una contusione da curare….

… continua ….

seconda parte

UN RACCONTO iniziato il 20 luglio e finito il 21 luglio 2017

E’ il 21 luglio, oggi. Ieri ho cominciato a scrivere un racconto-apologo sul concetto di “benessere” da qualche punto di vista diversificato.

Protagonisti due figure di mezza età che si incontrano casualmente alla cassa di un supermercato.
Uno dei due è un signore, un lucano di Avigliano, che prima di congedarsi si palesa come tale dietro la richiesta di Joe; egli stesso, in precedenza, in avvio della conversazione inattesa, aveva scherzato con Joe sulle loro origini comuni, seguendo i fonemi espressi intorno ai pubblicizzati economici cerotti curativi a base di arnica.

“Lei non è di certo alto-atesino” gli aveva detto e Joe gli aveva scherzosamente risposto che invece lo era, mentendo e sapendo di farlo, e aveva giocato su quella parola alludendo al fatto che un cerotto non sarebbe stato in grado di cedere “benessere” a chicchessia.
“Sono campano, ma ho vissuto per alcuni anni in Alto Veneto tra l’Alto Adige e il Friuli per cui un po’ mi sono formattato anche in quei luoghi” gli ha poi rivelato, prima di avviarmi verso l’uscita con il carico di frutta varia acquistata in barba alle indicazioni di Mary. Fuori aveva incrociato il “cliente” post-moderno, con il suo tappetino ricolmo di oggettini di dubbia utilità che tra un “Buongiorno” ed un “Ciao” rivela di non aver poi imparato tanto di più della lingua italiana e si è chiesto quale concezione loro, che arrivano nel nostro Paese lasciando miserie inenarrabili e inimmaginabili, abbiano del concetto di “benessere”.
Joe se lo è chiesto ma non lo ha palesato. Ma, dopo aver fatto dono di una delle buste di frutta al custode di turno, che non si aspettava altro che qualche spicciolo e mostra diverso interesse verso quel lascito, è ripiombato nei suoi pensieri, collocandoli nella contemporaneità del suo tempo.
“Certo, dice bene l’amico lucano: la Politica dovrebbe occuparsi del benessere dei deboli, degli ultimi, degli sfruttati, dei senza lavoro per affrontarli e portare i loro problemi – anche se lentamente – a soluzione. Non si chiede mica l’impossibile, mentre da un lato ti ingannano, dicendo che sono impegnati in tale direzione e dall’altro ti ingannano ugualmente, affermando la loro impotenza, semmai scaricando su altro e su altri la loro inettitudine”.

“Appaiono tutti desiderosi di ottenere consenso, promettendo il loro impegno verso la riduzione delle differenze; ma poi ti accorgi che si corre dietro soprattutto ai desideri dei ricchi”.

“La disoccupazione se non cresce è perché una parte dei disoccupati sparisce, non perché c’è più occupazione; in effetti diminuisce anche il numero dei ricchi! ma non c’è da esultare: è semplicemente perché anche tra loro c’è chi è maggiormente baciato dalla fortuna e diventa più ricco, allontanando da quel consesso perfino qualcuno che poco prima vi apparteneva. Insomma i ricchi diminuiscono e sono sempre più ricchi ed, evviva, i poveri aumentano e sono sempre più poveri. Sembra quasi un giochettino di fisica con i vasi comunicanti. Solo che qui si tratta di donne ed uomini e tanti minori. C’è ben poco da scherzare”.

Joe è preso da questi pensieri ed avverte la sua profonda impotenza; attraversa la città e si dirige alla Mensa dei poveri. Ha sentito un appello nei giorni precedenti: in effetti non cercano cibo o derrate varie, hanno bisogno di braccia: i ricchi volontari vanno in vacanza, i poveri si moltiplicano. Joe però vi entra non a mani del tutto vuote: porta con sè le buste della spesa. Chiede indicazioni al primo che incontra e, lasciandogli le buste, si mette a disposizione per il lavoro di cui hanno bisogno.

Ha già avvertito Mary che non ha comprato nulla e che tornerà dopo pranzo.

J.M.

LIBERI E UGUALI – il Programma (da “L’uguaglianza nei diritti”)

Barcone-immigrati

LIBERI E UGUALI – il Programma (da “L’uguaglianza nei diritti”)

Poche parole chiare sul tema dell’Immigrazione nel suo complesso nel progetto programmatico di “Liberi e Uguali”.
Un avvio di riflessione ad uso comune per un progetto della Sinistra unita che si occupi delle problematiche connesse all’incessante movimento di popoli dai Paesi più poveri e martoriati dalla povertà e dalle guerre che ne sono causa e conseguenza è urgente. Viviamo in un Paese all’interno del quale siamo protagonisti, a volte involontari, di contraddizioni stridenti tra una parte che con generosità promuove accoglienza volontaria ed una parte che ha creato intorno a queste tragedie il proprio tornaconto, il “business”. E poi ve ne è un’altra di parte, che di fronte a questi scenari, aiutata sospinta da scelte inadeguate dei Governi a fornire le dovute necessarie risposte alla legittima richiesta di legalità, utilizza forme di razzismo indistinto, che finiscono per creare drammi. Diventa urgente una serie di interventi legislativi che, mettendo al centro la dignità di ciascun “uomo”, garantiscano la convivenza civile nel pieno rispetto di tutti i cittadini, sia quelli autoctoni che quelli in transito che vogliano partecipare civilmente alla crescita culturale ed economica del nostro (che possa essere da subito considerato “il loro”) Paese. Occorre superare le ambiguità e le sottovalutazioni reali connesse al sistema degli SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati).

Gruppi di migrati riuniti per l'identificazione dalle forze dell'ordine a Lampedusa, oggi 29 marzo 2011. Nell'isola i migranti presenti sono 6.200, il dato e' fornito dall'ufficio della Regione siciliana. ANSA / FILIPPO VENEZIA
Gruppi di migrati riuniti per l’identificazione dalle forze dell’ordine a Lampedusa, oggi 29 marzo 2011. Nell’isola i migranti presenti sono 6.200, il dato e’ fornito dall’ufficio della Regione siciliana. ANSA / FILIPPO VENEZIA

“Sulle politiche di accoglienza è aperta una faglia in tutta Europa. Dobbiamo rigettare accordi con Paesi in cui non siano garantiti i diritti umani, promuovere reali occasioni di sviluppo nei Paesi di provenienza e non permettere che si continui a depredarli.
Dobbiamo gestire le migrazioni con razionalità, abolendo la Bossi-Fini, introducendo un permesso di ricerca lavoro e meccanismi di ingresso regolari, promuovendo la nascita di un unico sistema di asilo europeo che superi il criterio del paese di primo accesso e che comprenda canali umanitari e missioni di salvataggio.
Va costruito un sistema di accoglienza rigoroso, diffuso e integrato, sulla base del modello Sprar, adeguatamente dimensionato, superando la gestione straordinaria che troppi scandali e distorsioni ha generato in questi anni, stroncando ogni forma di speculazione e invece generando nuove opportunità di inclusione e sviluppo.
Con la stessa forza va affermato che riconoscere la cittadinanza italiana a chi nasce in Italia da genitori stranieri, o è arrivato in Italia da piccolo e ha completato almeno un ciclo di studi, non è un atto di solidarietà, ma un riconoscimento doveroso che si deve a chi nei fatti è già italiano.”

Occorre cooperare in modo sinergico tra le nostre comunità, ivi compresi rappresentanti delle autorità civili (Comune, Regioni e Prefetture, Associazionismo laico e non) e religiose (Parrocchie, Curie), per costituire una rete propositiva di reciproco riconoscimento, che sia in grado di recuperare il tempo perduto, che allontani la parte più debole degli immigrati dalla pratica dell’illegalità e della violenza. Tale propensione, come peraltro accade nelle nostre aree periferiche con tanti dei nostri giovani (vedansi a tale scopo il fenomeno delle “baby gang” che di recente ha avuto spazio nelle cronache) è accentuata soprattutto dalla emarginazione culturale.

Joshua Madalon

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