CASE – 4bis – un’aggiunta ad hoc

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CASE – 4bis – un’aggiunta ad hoc

Ho già scritto un numero considerevole di post dedicato alle CASE. Ciascuno di noi ne ha conosciute diverse ma ovviamente per ciascuno di noi rivestono un significato particolare. 4bis è collegato al 4 come è logico pensare e precede il 5 che non poteva collegarsi a questo ricordo. Un riferimento indotto dalla breve nevicata che in queste ore interessa Prato ed al fatto che già da ieri molti “osservatori” registrano che a Roma ed a Napoli, dove la nevicata è stata abbondante nei giorni scorsi, non ne ricordavano tali sin dal 1956.
Erano gli anni della mia fanciullezza, nel passaggio turbinoso incontro all’adolescenza e, come sanno coloro che leggono i miei post, andando al CASE 4, potete sapere che l’anno prima, nel 1955, la mia famiglia si era spostata da via Campana a via Girone. Quest’ultima strada si svolgeva con una sorta di tornante a ridosso dell’Anfiteatro Flavio – il secondo per grandezza delle omologhe vestigia romane – ed a circa 50 metri di distanza dalla linea ferroviaria. Si saliva dal quartiere delle Palazzine comunali e poi si scendeva lievemente. La salita era – e lo è ancora – ripida ed allora era anche incerta per la pavimentazione non proprio comoda. Quartiere popolare, quello di giù, così come quello di su, anche se pomposamente mio padre descriveva la nostra abitazione come “villetta”.
Nel 1956, dunque, ero in via Girone, quando ai primi di febbraio nevicò in modo eccezionale (non accadeva dall’inverno del 1929). Ragazzino timido, ancora attaccato alla gonnella di mia madre, pudico, avevo legato con ragazzini più o meno della mia età e della mia complessione. Dedito agli studi, mi preparavo, avendo anticipato di un anno la frequenza della prima classe, all’esame di quinta, sotto la guida di un maestro straordinario che non ho mai dimenticato: Federico Lamberti. I miei migliori amici erano infatti i due compagni di classe con i quali preparavo quell’esame. Un affare molto serio, a prescindere da quanto lo possa apparire comunque oggi a chicchessia: una vera e propria prova anticipata di “maturità”!
Gli altri ragazzi, mentre per noi scendere da quella strada per andare a scuola era un vero e proprio “risiko”, in quei giorni si divertivano in modo originale, utilizzando delle tavole a mo di slitta. Noi meno monellescamente ci limitavamo a formare palle di neve che poi ci lanciavamo o i classici omini.

Anche se ovvia mi piace ricordare quell’anno con la canzone che scrissero Carla Vistarini e Franco Califano e che fu musicata da Massimo Cantini e Luigi Lopez, nell’interpretazione classica di Mia Martini.

“Ti ricordi una volta
Si sentiva soltanto il rumore del fiume la sera
Ti ricordi lo spazio
I chilometri interi
Automobili poche allora
Le canzoni alla radio
Le partite allo stadio
Sulle spalle di mio padre
La fontana cantava
E quell’aria era chiara
Dimmi che era così
C’era pure la giostra
Sotto casa nostra e la musica che suonava
Io bambina sognavo
Un vestito da sera con tremila sottane
Tu la donna che già lo portava
C’era sempre un gran sole
E la notte era bella com’eri tu
E c’era pure la luna molto meglio di adesso
Molto più di così
Com’è com’è com’è
Che c’era posto pure per le favole
E un vetro che riluccica
Sembrava l’America
E chi l’ha vista mai
E zitta e zitta poi
La nevicata del ’56
Roma era tutta candida
Tutta pulita e lucida
Tu mi dici di sì l’hai più vista così
Che tempi quelli
Roma era tutta candida
Tutta pulita e lucida
Tu mi dici di sì l’hai più vista così
Che tempi quelli.”

CASE 4 bis – continua con il 5

Joshua Madalon

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