ricordando “Giovanna” di Gillo Pontecorvo – 8 marzo 2018 Biblioteca “Lazzerini” Prato ore 21.00

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ricordando “Giovanna” di Gillo Pontecorvo – 8 marzo 2018 Biblioteca “Lazzerini” Prato ore 21.00

Voglio oggi riproporre quel che mi disse Armida Gianassi, protagonista del film “Giovanna” di Gillo Pontecorvo, quando nel 1990 la intervistai per il documentario “Alla ricerca di Giovanna”

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inizia l’intervista ad
Armida Gianassi, interprete del personaggio di Giovanna

“Mi ricordo un pomeriggio in cui eravamo, come succedeva spesso, a ballare al circolo Rossi. Ad un tavolino c’erano dei signori nuovi. Li notammo perché siamo un po’ abituati a vedere sempre le stesse facce nei locali dove abitualmente andiamo. Quei signori guardavano, guardavano, osservando le coppie che ballavano. Dopo un po’ si alzarono e mi vennero a domandare cose un po’ strane – chi ero, cosa facevo – poi mi chiesero se mi andava di fare un provino per un film. Lì per lì mi venne da ridere – mah…, mi dissi, un film, io…- Li guardai un po’ e poi ricominciai a ballare. Loro sedettero di nuovo e continuarono a osservare, e di nuovo dopo poco si avvicinarono. Mi dissero: “guardi che noi facciamo sul serio, non è che scherziamo”. Intanto li avevo visti seduti con il sindaco Giovannini, con Bruno Fattori, con persone che conoscevo da tanto tempo e quindi cominciai a pensare che forse forse non scherzavano. E così, sia il sindaco che Fattori mi dissero: “ma guarda che fanno sul serio, vuoi fare un provino?” Io accettai. Ho fatto il provino e dopo qualche giorno mi dissero che tutto andava bene, che se volevo…e così abbiamo fatto il film.
I ricordi di allora sono tanti, vengono in mente così…un ricordo tira l’altro. Come quando si prende una pallina in mano e via via vengono in mente le filastrocche di quando eravamo bambini. Al tempo di Giovanna facevo la vita delle ragazze di allora: il lavoro, il sabato a ballare, le passeggiate a Firenze e così via; non c’era molto altro da fare a quei tempi. Alla sera andavo spesso al circolo a Grignano, mi ero iscritta alla Federazione Giovanile Comunista, ma non facevo molta attività, perché contemporaneamente avevo ricominciato ad andare a scuola, frequentavo i corsi serali alle scuole Calamai di via Pugliesi: cultura generale, storia, italiano, matematica, stenodattilografia. I corsi erano fatti abbastanza bene e molto interessanti , con vecchi professori che avevano insegnato al Cicognini, Mi ricordo del prof. Bresci, del prof.Balugani. Non era che un diploma di scuola serale, però a me serviva, perché volevo migliorare.la mia condizione. Lavoravo dalle otto del mattino fino alle cinque e mezza di pomeriggio, alle sei cominciavano i corsi, fino alle otto mezzo o anche alle nove. Insomma il tempo era quello che era e anche l’attività al circolo diminuì.
Sono nata nel Mugello. Mi ricordo quando venivo a lavorare a Prato, avevo soltanto 13 anni la prima volta. La mia mamma era terrorizzata all’idea di mandarmi in questa città di lavoro, e mi accompagnava la mattina all’autobus. L’autobus passava sulla strada provinciale tra S.Piero a Sieve e Barberino di Mugello e sul ponte a Bilancino faceva la fermata. La mamma si raccomandava all’autista e diceva “Piero – così si chiamava l’autista, era un uomo piuttosto grosso – mi raccomando questa bambina, dà un occhio!”, diceva proprio così: “dà un occhio!”. Così venivo a lavorare a Prato. Allora lavoravo alla tipografia Rindi, proprio dietro Piazza Duomo.
La mattina mi alzavo alle cinque, alle sei avevo l’autobus, dopo aver fatto un chilometro a piedi, sempre in corsa, sempre all’ultimo momento. E molte volte di lontano vedevo l’autobus fermo e sentivo che mi chiamavano (nella notte i suoni si sentono bene). Bastava che urlassi “eccomi!” e mi aspettavano. L’ho fatta per cinque anni quella vita. D’inverno non vedevo il sole durante la settimana, partivo alle sei la mattina e ritornavo a casa alle otto di sera. Solo la domenica vedevo il giorno.
Mi ricordo che quando arrivavo in piazza Duomo, la mattina, guardavo i ragazzini che andavano a scuola. Era il sogno della mia vita andare a scuola, però non potevo permettermelo: nella mia famiglia eravamo quattro sorelle e un ragazzino piccolino, c’era solo mio padre che lavorava, e non sempre. Sicché studiare era un sogno e basta. Io nella vita non ho mai invidiato null’altro, solamente i libri sotto il braccio di quei ragazzi. Era una cosa che mi faceva male dentro. Non so se era invidia… era dolore, proprio dolore. Ho sempre sognato di andare a scuola, anni dopo ho frequentato le scuole serali, ma era un’altra cosa.

“Poi abbiamo lasciato la campagna. Con tanto rimpianto. Per chi nasce in campagna è difficile vivere nella città. Firenze la conoscevo fin da bambina, perché mio padre qualche volta mi ci portava. Prato invece era una città anomala, si lavorava, si lavorava e basta. L’unico respiro era salire su un autobus e andare a Firenze, lì c’era un’altra atmosfera. Poi sono passati gli anni, mi sono abituata a Prato. Era la città che mi aveva accolto, che mi aveva dato da vivere, che mi aveva fatto crescere, in cui avevo mosso i primi passi nella vita, e sono sempre pieni di entusiasmo e di sogni. Quindi sono riconoscente a questa città, e qui sono ritornata a vivere dopo averla lasciata. Però è una città che mi ha fatto anche soffrire.
Io non ho vissuto l’esperienza della grande fabbrica. Quando mi proposero di fare Giovanna lavoravo alla ditta Suckert, in via S.Silvestro all’angolo di Piazza Mercatale. Ho lavorato lì perché conoscevo i proprietari, la famiglia Suckert. Li avevo conosciuti nel Mugello quando ancora stavo lassù. Era una piccola ditta che fabbricava corde per filature, con poche persone a lavorarci. In tutto, al completo, eravamo sette o otto. Era una ditta a dimensione familiare in cui si stava bene, se c’era qualche problema ci aiutavamo, se c’era qualche rivendicazione da fare al titolare parlavamo una per tutte e la cosa veniva definita.
Mi ricordo che quando ho avuto l’occasione di Giovanna non sapevo come fare, perché in ditta c’era molto lavoro. Chiesi il permesso al titolare, vennero sia Montaldo che Pontecorvo a chiedere se poteva concedermi i permessi per girare il film. Durante la lavorazione non ho mai smesso completamente di lavorare in fabbrica. C’erano giorni in cui dovevo essere tutto il giorno sul set, altri in cui ci stavo mezza giornata, e mezza giornata andavo a sbrigare il mio lavoro in fabbrica. I proprietari non mi crearono problemi, anzi furono quasi contenti di darmi i permessi.
Dopo il film Giovanna ho continuato a lavorare, ho fatto le stesse cose che facevo prima, anche se c’era qualcuno in più che mi salutava per strada o mi riconosceva. Poi mi hanno invitata a Roma, ho visto il film. Ho anche avuto qualche proposta, però l’ho rifiutata perché già a quel tempo avevo conosciuto mio marito, e quindi…. Insomma, avevo preso un’altra strada.
Ho continuato a lavorare nella stessa ditta, nell’attesa di farmi poi una famiglia. Poi mi sono sposata e ho lasciato Prato per andare a vivere a Firenze, e così ho fatto la vita di tante donne che si sposano, che lasciano la propria città, le amicizie, e ho ricominciato daccapo. Ho avuto i miei figli, la prima una bambina, e per guardare mia figlia ho rinunciato a lavorare. Così la mia vita è continuata come quella di tante e tante altre donne. Poi ho avuto un’altra figlia, ho cambiato ancora città, ho lasciato Firenze. Insomma un susseguirsi di cose, cose normali di una vita normale. Ho cercato di trasmettere alle mie figliole i sogni che io forse non avrei realizzato, ma il cammino continuava e sarebbe continuato con loro, e forse in parte i miei sogni gli avrei realizzato attraverso di loro. Ho sempre insegnato alle mie figlie che, pur essendo nate donne, non per questo non dovevano avere la loro vita. Dovevano cercare soprattutto di studiare. Io ho sempre avuto il pallino dello studio, forse perché, quando ero giovane, non ho potuto realizzare questo desiderio.
Confesso che soltanto quando vidi il film tutto montato ho capito l’importanza della cosa, più grande di quella che mi era sembrata durante la lavorazione; ho capito che valeva la pena averlo fatto, perché Giovanna rappresentava nel film il problema di tante donne, specialmente a Prato dove le fabbriche erano così tante: rappresentava la sofferenza della donna nella fabbrica, la fatica della donna che lavorava e che aveva il doppio lavoro, in fabbrica e alla sera in casa, in famiglia. Quando vidi il film mi sono detta che era proprio quello che pensavo, che intuivo ma non riuscivo ad esprimere con tanta chiarezza.”

– a cura di Giuseppe Maddaluno (Joshua Madalon)

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un breve post LA CULTURA LA CULTURA LA CULTURA LA CULTURA…..

LA CULTURA LA CULTURA LA CULTURA LA CULTURA…..

1) Ho urgente bisogno di disintossicarmi;
2) Avevo pensato di farlo ma è partito un dibattito dissennato e fuori da ogni senso realistico;
3) Avevo pensato di riprendere il cammino con post culturali, prevalentemente culturali;
4) Lo farò di sicuro, anche se oggi è trascorso parlando di banalità……

LA CULTURA LA CULTURA LA CULTURA LA CULTURA ci salverà?

Joshua Madalon

UNA ROAD MAP PER USCIRE DALL’ANGOLO

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UNA ROAD MAP PER USCIRE DALL’ANGOLO

C’è da tracciare una road map per costruire il Partito Unico della Sinistra. Non c’è molto tempo anche se non dobbiamo farci prendere dalla fretta. Ad ogni modo ho già scritto qualcosa sui motivi del nostro insuccesso nelle elezioni del 4 marzo. Qui ribadisco che l’elettorato non ha percepito l’elemento di novità che volevamo rappresentare. Dobbiamo avere la capacità e l’intelligenza di ammettere che non potevamo procedere con l’appesantimento di figure ormai appartenenti alla vecchia Politica: questo è accaduto dappertutto, forse un po’ meno a Prato dove avevamo due candidati rappresentativi in linea di massima nuovi, giovani politicamente. Non potevamo tuttavia nel breve tempo che abbiamo avuto costruire un Progetto basato sul “nuovo” e ci siamo affidati anche a Prato vecchie colonne della Politica di cui peraltro anche io faccio parte mostrandoli apertamente come elemento di sostegno alla campagna elettorale. E’ stato un errore, che ci servirà a procedere. La vecchia guardia avrà una funzione ed un ruolo, ma questo dovrà essere il più possibile “invisibile” e “ininfluente” dal punto di vista dei metodi che finora abbiamo conosciuto: occorre mettere in campo generosità, altruismo, una grande capacità di promozione sulla base del merito. Una base di “giovani” minuscola ma significativa c’è già (è quella dei tre segretari delle formazioni base di LeU): bisogna accrescerla e per fare questo il nostro impegno – non solo quello dei “vecchi” – dovrà essere alto.
Primo step – Bisognerà rimettere in moto le persone che sui territori hanno prodotto lo sforzo della campagna elettorale. A loro occorre chiedere di avvicinare nuovamente coloro che in queste ultime settimane sono apparse interessate alla proposta di progetto che LeU ha annunciato pochi giorni fa allorchè Pietro Grasso, leader di LeU insieme a Speranza, Fratoianni e Civati, ha detto
“Dopo le elezioni si fondi un partito unico perché i valori di sinistra vi confluiscano” e proseguendo “iniziamo il 5 marzo a realizzare il nostro progetto: da allora contribuiremo a costruire la sinistra, che per noi significa costruire il Paese”.
Secondo step – organizzare un pomeriggio di riflessioni critiche sulle ragioni della sconfitta della Sinistra – tutta – seguito da una Cena di finanziamento
Terzo step – prevedere delle Assemblee tematiche con la partecipazione di esperti locali e nazionali per mettere in piedi una piattaforma programmatica per gli Enti Locali interessati dai prossimi appuntamenti elettorali (Comuni – Regione – Europee).
Tre punti dunque: 1) Riavvio dei motori 2) Analisi dei dati 3) Piattaforma programmatica.
Rispetto a tutto questo mi appare assolutamente privo di importanza il dibattito se LeU debba o meno sostenere lo sforzo che (forse) produrranno i “grillini”. Considero irrispettoso sia dell’elettorato che ha chiesto a loro e ad altri di governare il Paese sia degli stessi rappresentanti di quei Partiti che non credo debbano avere il supporto di balie e badanti.
A Di Maio va risposto, nel caso in cui qualche invito fosse a noi rivolto, che siamo d’accordo con lui: dall’opposizione osserveremo le loro proposte, le vaglieremo in relazione a quelle che produrremo contemporaneamente tenendo fede ai Programmi presentati e semmai le sosterremo. No dunque ad un’opposizione pregiudiziale ma nessuna commistione innaturale. D’altronde lo stesso giorno in cui Grasso con gli altri giovani leader ha annunciato l’auspicio di una nuova forza politica unica della Sinistra egli dei 5stelle ha detto: “certe volte sembra che vadano più verso destra. Bisogna vedere quali politiche intendano fare”. E non più tardi di ieri dopo il magro bottino, sollecitato ad esprimersi sulla collocazione di LeU in Parlamento ha detto: “Il Parlamento è il luogo del confronto sia con il Pd che con Di Maio. Non ne facciamo questioni personali, ci confrontiamo sulle politiche”. Ovviamente ha chiuso nettamente la porta alla Destra: “Una cosa è certa: noi con la destra non siamo disposti a dialogare”.
Dialogo non significa “inciucio” non significa “entrare in maggioranza”! Ho la sensazione che continueremo a parlare di questi argomenti.

Joshua Madalon

DOPO il 4 MARZO primi passi

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DOPO il 4 MARZO primi passi

L’elettorato non ha creduto all’alternatività di “Liberi e Uguali”. O, forse, neanche “LeU” ci ha creduto fino in fondo. O, forse ancora, la proposta non ha avuto il tempo di attecchire completamente. D’altronde, è stato molto forte il dubbio che la composizione della lista dei supporters di LeU costruita da MdP Art.1 – Sinistra Italiana e Possibile fosse una sorta di camera di compensazione per ex elettori delusi dal PD. Il dubbio! e qualcuno tra gli avversari “competitor” di Sinistra e di Centrosinistra ne ha approfittato, creando ulteriori danni con una propaganda dissennata, cosicchè alcuni tra i potenziali elettori di LeU hanno senza neanche fare troppe storie scelto come alternativa il Movimento 5 stelle. Il dato non ha un riferimento scientifico ma è riferito a dialoghi reali ascoltati nel corso della campagna elettorale. E probabilmente la differenza tra i dati demoscopici di qualche settimana fa ed il risultato è da collegare proprio a questa campagna assurda portata avanti dal PD e da PaP.
Io stesso non ho mai smesso di sottolineare le mie perplessità, da una parte nei confronti di chi accusava i leaders di LeU di mirare all’inciucio, anche se con orientamento di Sinistra e dall’altra parte verso coloro che ritenevo potessero per davvero rendersi protagonisti di tale scelta dopo il 4 marzo.
I risultati però potrebbero incoraggiare un incontro tra LeU e PD, in particolar modo tra i primi e quel gruppo sempre più numeroso che è in sofferenza all’interno del Partito renziano. E questo sarebbe disastroso ed improduttivo, anche se chi ne fosse promotore ne vanterebbe i vantaggi. Molto meglio sarebbe se da quel Partito fuoriuscissero nella piena convinzione di non voler essere più costretti all’asfissia un po’ di persone e si adoperassero convintamente a costruire quella forza organica di Sinistra di cui si è auspicata la nascita. Dopo tutto l’atmosfera che si respira nel PD non è cambiata; anzi, dopo la Conferenza stampa di ieri lunedì 5 vi è stata la conferma dell’inossidabilità di Renzi che, pur annunciando di volersi doverosamente dimettere, ha mostrato la solita arroganza, un egocentrismo smisurato che ha prodotto diffuse irritazioni.

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Dobbiamo dunque rimetterci in cammino, con umiltà rinnovata, ma anche con determinazione per costruire un progetto che ci ponga in contatto con la realtà, soprattutto quella periferica trascurata da un’Amministrazione troppo poco attenta ai reali bisogni ed alle sofferenze delle persone, di cui avrebbe dovuto occuparsi in questi quattro anni.
Occorre accettare le sfide che dicono appartenere alla postideologia, ma dal momento in cui non potremmo fare a meno dei valori fondamentali della Libertà, dell’Uguaglianza, della Giustizia, della Democrazia non tralasceremo di declinare i nostri progetti in quella direzione.

Joshua Madalon

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Le sconfitte servono a costruire più di quanto lo siano le vittorie

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Le sconfitte servono a costruire più di quanto lo siano le vittorie

Le sconfitte servono a costruire più di quanto lo siano le vittorie. Può essere interpretata come un tentativo di consolazione ma conoscete bene il mio pensiero e sapete che non sono abituato a questo atteggiamento di subordinazione a sentimenti infantilmente onanistici.
Il risultato della lista che ho sostenuto in una forma di “stand by” attendistico è stato oggettivamente più che deludente. Ma quel che è accaduto ha posto le basi per una riflessione ulteriore con un tempo più dilatato (non troppo, ma certamente “più” di quello che si è avuto a disposizione in questa concitata fase pre-elettorale) che ci consente di riflettere su tantissimi degli aspetti storici, culturali, antropologici, sociali espressione oggettiva del disastro che ha prodotto la sconfitta del PD e le vittorie della Destra demagogica populista xenofoba e del modesto “Movimento 5 Stelle”.
Su questo Blog ho più volte accennato – fino allo sfinimento non solo mio ma soprattutto di quei miei pochi lettori – alla necessità di ri-costituire la Sinistra attraverso un severo scientifico coraggioso approfondimento delle numerose contraddizioni, e di quelle che appaiono dimenticanze dei “fondamentali” che sono state base comportamentale delle classi dirigenti sedicenti di Sinistra. Ovviamente non si può non precisare che a quella caratteristica quei dirigenti con un minimo di “sincerità” forse involontaroia appiccicavano l’elemento di “Centro” per poter agganciare parte dei ceti moderati soprattutto imprenditoriali attratti fino ad allora maggiormente dalla Destra.
Rimango dell’idea che da qui bisognerà ripartire, senza troppa fretta ma senza attendere necessariamente che ci arrivino altri appuntamenti urgenti che ci portino lontano da ciò che è invece importante costruire insieme a tutte quelle persone che con umiltà vogliano accompagnare questi sforzi.
La Sinistra non è stata capace di interpretare i bisogni, di arginare in forme razionali culturalmente intelligenti le paure agitate, non sempre rispondenti ad elementi concreti, dalle Destre. Non ha compreso minimamente le sofferenze di larga parte della nostra gente e vi ha corrisposto con scelte pietistiche, garantendo nel contempo principalmente l’imprenditoria piccola, media e grande, anche quella collegata all’assistenzialismo.
A Prato il prossimo anno avremo un appuntamento molto importante con le Amministrative. In questo momento le previsioni sono fosche con la possibile vittoria della Destra e del Movimento 5 Stelle. Impegniamo le nostre forze per vanificare questa previsione, sin dalle prossime ore senza concitazione con intelligenza, passione e determinazione, continuando in altra forma il lavoro straordinario di queste ultime settimane che ci hanno visto accompagnare Angela Riviello e Luca Mori in un percorso che pur non avendo dato i risultati sperati ha consentito di costruire un primo raggruppamento di belle persone.

Joshua Madalon

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Note a margine di un seggio elettorale

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Note a margine di un seggio elettorale

Sono rappresentante di lista per LeU in una Sezione elettorale di Prato. Ho staccato per un breve pranzo e per quei servigi consueti all’interno della famiglia. Ai seggi ho trovato ambienti cordiali ed il confronto con i rappresentanti di altre liste del Centrosinistra sono stati buoni. Ma devo tuttavia rilevare uno scambio increscioso – da me non cercato – di battute tra due coniugi elettori convinti del Partito Democratico e me.
Quel che più mi dispiace è il rilievo che viene fatto a chi – da Sinistra – non accetterebbe di essere messo da parte in contrapposizione con chi, venendo da esperienze democristiane avrebbe sopportato con santa pazienza la segreteria Veltroni e quella di Bersani (soprattutto quest’ultima). E’ un rilievo folle ancor di più perché fatto a me, che in quel primo percorso, pur rimanendo ancorato ai valori della Sinistra, ho sostenuto la rappresentante più autorevole di provenienza “Popolare” e cioè la Rosy Bindi, riconoscendo in lei – pur sapendo che avrebbe svolto un ruolo di minoranza – il mio punto di riferimento per la intelligenza e la passione che l’hanno sempre contraddistinta.
Non ho portato avanti la discussione in quanto ci trovavamo all’interno del plesso scolastico davanti ad un viavai di persone e non era il caso di questionare. Ho però aggiunto che ci saremmo rivisti non in tono minaccioso ma conciliatorio. Non so se accadrà, ma laddove ciò fosse possibile intenderei rilevare
1) che il malessere nel Partito Democratico è iniziato sin dal momento in cui esso è nato ed in quell’occasione il sottoscritto come altri non era in maggioranza ma – pur con qualche difficoltà – si riusciva a discutere;
2) che nel prosieguo della storia del PD, a Prato (parlando di un luogo che tutti noi conosciamo), è stato sempre più difficile confrontarsi sulle scelte e sui metodi (vedasi la vicenda Carlesi, che diede il via alla sconfitta del 2009);
3) che una certa speranza di recupero della democrazia interna era venuta dalla meteora Fabrizio Barca, che è stata poi neutralizzata del tutto dall’era Renzi;
4) che l’arrivo di Renzi è stato accompagnato da presenze che poco o niente – più niente che poco – hanno a che vedere con la tradizione democratica progressista e “cristiana”.
Ho menzionato quest’ultima apposizione senza pensare di potermi esprimere pienamente in quella direzione, ma davvero ben poco hanno a che vedere gli affarismi generali (non solo le Banche) che caratterizzano una parte dei protosostenitori renziani, senza tacere su quanti per aggiustare i propri destini si sono aggregati: questi ultimi forse hanno il gradimento dei “coniugi” di cui sopra ma certamente non meritano la mia stima.

Joshua Madalon

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RIFLESSIONI A POCHE ORE DALL’INIZIO DELLA GIORNATA ELETTORALE

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RIFLESSIONI A POCHE ORE DALL’INIZIO DELLA GIORNATA ELETTORALE

Ritorno, a poche ore dall’inizio della giornata elettorale, a parlare dei temi che ci hanno accompagnato nel corso degli ultimi mesi, dopo la nascita della lista “LeU”. Traccerò alcuni spunti sui Programmi che considero tra i più credibili, forse aiutati in questa occasione non solo dal pragmatismo dei leaders ma anche dal fatto che, pur essendo forza di Governo “LeU” sa bene che difficilmente, in questo contesto ormai guasto, potrà mettere in opera i suoi progetti. La partita principale infatti sarà svolta in una temporanea collocazione all’opposizione, che prepari un futuro non troppo lontano all’interno di una forza unica di Sinistra. Le voci di una mescolanza tra LeU e PD vengono utilizzate ad arte per screditare gli sforzi messi in piedi per realizzare una vera e propria alternativa al PD. Di tale commistione non vi è traccia alcuna tra i “militanti” di LeU che in questo momento sono coloro che hanno fatto la campagna elettorale: se a qualche leader fosse passato per la testa di utilizzare LeU come base per ricondurre a casa le “pecorelle smarrite” (il termine “pecore” è risuonato indirettamente allorché ho sentito qualcuno affermare che “LeU” servisse “a riportare all’ovile” i dispersi, gli “sparpagliati” pappagoniani), beh! Se lo togliesse dalla testa. “LeU” non è un Partito e soltanto dopo che verrà formalizzata la nascita del “nuovo” Partito si potrà discutere dei suoi destini.
Un’altra frequente accusa ( a dire il vero, quella di prima è solo un’illazione! ) che viene rivolta a “LeU” è che, per fare dispetto a Renzi, si sta distruggendo il PD. E allora fate attenzione! Dopo l’eclatante vittoria alle Europee del maggio 2014 con oltre il 40%, il PD di Renzi ha preteso, supposto con alterigia di poter mantenere quel risultato, avviando (per qualcuno “proseguendo”) però un processo di smantellamento dei rapporti democratici interni e deridendo una parte dell’elettorato che nella successiva occasione aveva disertato le urne, in particolare in Emilia Romagna raggiungendo il record negativo del 37,71%.
Dal 2014 in poi il Partito Democratico ha ottenuto una serie di insuccessi nelle varie competizioni, perdendo città importanti come Torino, Genova e Roma e costruendo una disastrosa strategia intorno alle riforme costituzionali, inducendo il Paese a divisioni laceranti in controtendenza con lo stesso dettato costituzionale che dovrebbe suggerire una forma ben diversa nell’approccio con le persone. Si è dato vita ad un “gioco” infantile laddove tutti quelli che la pensano diversamente sono dei “cattivoni” (gufi, rosiconi) da cacciar via ( da rottamare ). E nel condurre la campagna referendaria non era possibile discutere: le critiche erano più che carta straccia ed è stato creato un vero e proprio muro divisorio tra i pensieri diversi. Non c’era da aspettarsi qualcosa di diverso: dal 2014 in poi era stato smantellato completamente il reticolo dei Circoli, dove non era più possibile la discussione, il confronto, il dibattito. Gli stessi organismi assembleari territoriali non avevano più un loro ruolo; a Prato il Comune in diverse occasioni ha evidenziato una sottomissione servile a Renzi ed ai suoi più fidati compari, in primo luogo Nardella, Lotti e Giacomelli. La vicenda dell’Aeroporto di Peretola, che afferisce anche alla caparbietà del Governatore Rossi, che è anche un esponente di LeU, è uno degli elementi dirimenti sulla permanenza o meno del gruppo “Liberi e Uguali” nella maggioranza comunale.
Quest’ultimo aspetto più che essere negativo (come piacerebbe a tanti detrattori) aiuterà non poco, subito dopo le elezioni, a stabilire i processi fondativi del futuro Partito.

Continuerò nei prossimi post a trattare questo ed altro.

Per i programmi vedere altri post precedenti

Joshua Madalon
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RICORDANDO “GIOVANNA” di GILLO PONTECORVO

RICORDANDO “GIOVANNA” di GILLO PONTECORVO

Parlerò di “Giovanna” ancora una volta, su richiesta di Rossella Foggi leader di “FareArte” questo prossimo 8 marzo. L’ho fatto molte volte negli ultimi anni dal 1982 ad oggi. Leggendo altri post del mio Blog inserendo il titolo “Giovanna” potrete ritrovare molte delle indicazioni utili a comprendere le motivazioni che portarono prima di tutto il team del film del 1956 a realizzarlo a Prato e poi il gruppo che era stato costruito negli anni Ottanta intorno al Cinema TERMINALE a recuperarne la memoria andando a scrivere una sceneggiatura intorno a quel film. Ne fui protagonista ed è uno dei motivi fondamentali che mi legarono e mi legano a questa città.
Qui di seguito, ad utile corollario di questo breve post allego il filmato di una mia intervista nell’occasione di un’iniziativa curata da Chiara Bettazzi per Tuscan Art Industry del 2015, preceduto dalla descrizione di quella parte degli eventi che si svolsero all’interno della Fabbrica ex Lucchesi (quella antistante la Piazza dei Macelli).
Subito dopo trovate copia della locandina che pubblicizza l’evento di questo 8 marzo 2018 preceduto dal testo che ne accompagna l’evento su Facebook (sarò in ottima compagnia).

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MERCOLEDI 15 LUGLIO 2015

ORE 19.00
TAI / anteprima alla mostra

ORE 21.00
DIARI URBANI / approfondimenti

Conversazione sul Documentario realizzato intorno al ritrovamento della pellicola del film “Giovanna” di Gillo Pontecorvo e alla realizzazione del restauro del film, con Stefania Rinaldi e Giuseppe Maddaluno.

ORE 22.00
PROIEZIONE FILM “GIOVANNA” DI GILLO PONTECORVO
Sede EX Fabbrica Lucchesi Piazza dei Macelli.

“Giovanna” film degli anni 50, quasi dimenticato, fu l’esordio del regista neorealista Gillo Pontecorvo. Girato a Prato con attori non professionisti narra, gli aspri conflitti sindacali delle lavoratrici tessili.
Il film, finanziato da un’organizzazione femminile comunista della Germania est , fu presentato a Venezia nel 1956 ma non fu mai distribuito e subito dimenticato. Racconta la lotta delle operaie per difendere il loro posto di lavoro, contro i padroni e anche contro i loro stessi mariti che disapprovano l’occupazione della fabbrica e il loro protagonismo.
La protagonista (Giovanna) fu Armida Gianassi, reclutata nella sala da ballo di una Casa del Popolo.
I temi trattati sembrano molto attuali: licenziamenti e lavoro precario.
Gli anni ’50, ’60 e ’70 non furono rose e fiori. I pratesi non furono tutti imprenditori.
I diritti non vennero regalati. Il film fu girato nel Lanificio Giulio Berti. La fabbrica era detta anche “La Romita” perché formatasi intorno all’antico “Molino della Romita” sulla gora omonima che infatti si vede nel film, ancora ricolma d’acqua. Oggi abbattuta e quindi scomparsa per far posto ad anonimi palazzi.

8 marzo 2018 ore 21,15 serata-evento Biblioteca Lazzerini, sala conferenze
“DONNE E LAVORO NELLA PRATO DEL 900”
Operaie, imprenditrici e manager, storie di emancipazione femminile nella città che cambia.
Proiezione di alcuni brani del corto “Giovanna” di Gillo Pontecorvo (1955), la storia di una
ribellione al femminile per la difesa del proprio posto di lavoro.
Protagoniste le operaie del lanificio Giulio Berti che, capeggiate dall’intrepida Giovanna, occupano la fabbrica e protestano contro i padroni che le vogliono licenziare e contro gli stessi mariti che
non abbracciano la loro causa.
Testimonianze e proiezioni di immagini su alcune personalità femminili Pratesi particolarmente distintesi nel campo sociale e lavorativo.
Interventi:
Paola Giugni: Emma Luconi Caciotti, perfetta ospite dell’Hotel Stella d’Italia.
Rita Frosini Faggi: Virginia Frosini, fondatrice e anima dell’Istituto Santa Rita, che accoglie minori abbandonati o in difficoltà.
Pierfrancesco Benucci: Rosalinda Lombardi, imprenditrice dell’industria tessile pratese.
Patrizia Bogani, prima allieva donna dell’Istituto tessile “Buzzi” insegnante ed artista.
Giuseppe Maddaluno: note sul corto “Giovanna”
Modera: Rossella Foggi.
INGRESSO LIBERO.
www.farearteprato.it
Info: segreteriafarearte@gmail.com

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2 marzo 2018… a due giorni dalle elezioni

2 marzo 2018

Mancano due giorni scarsi alle elezioni politiche del 4 marzo 2018. E probabilmente è anche il tempo di porsi qualche domanda, di rispondere a vecchi quesiti e progettare nuovi orizzonti. Chiedersi da dove stiamo venendo e dove potremmo andare: formule esistenziali naturali per tutti quelli che sentono di poter essere semprevivi, formule in ogni caso eterne che non possono avere risposte simili oltre che banalmente scontate.
In coda al “porta a porta” sotto la pioggia abbiamo incrociato un signore (si dice sia stato un “compagno”) che apparentemente ci dileggiava, al che ho risposto che “siamo giovani” (io e Manuele) ed a noi piace il contatto con le persone, anche quando alla domanda (banale) “Le dà noia se inseriamo questi volantini nelle cassette?” qualcuna ha risposto “Sì!”. Questo episodio si è verificato proprio davanti alle cassette postali di quel giovanotto (lui sì, un vero giovanotto ed un “nuovo” compagno, o meglio una nuova interpretazione dellì’essere “compagni”, ammesso che gradisca essere considerato tale) che si prendeva beffa di noi durante le tragiche “Primarie” del 2012 e del 2013, sottolineando come fossimo “vecchi” nello stile e nei metodi con cui cercavamo di aggregare, di fare proseliti: in modo particolare prendeva in considerazione l’inutilità delle “Feste” e delle discussioni in merito ai vari argomenti “perché il mondo era cambiato e noi non ce ne eravamo accorti”.
Salutando Manuele ho voluto ricordare gli epici giorni delle campagne elettorali su su per le montagne bellunesi con la mia 127 o con una 600 scassata del Partito insieme a Damiano Rech e quell’altro compagno di Sannicandro di Bari, che ho ritrovato dopo tantissimi anni non solo fisicamente ma pure nella stessa lista di Liberi e Uguali.
“Liberi e Uguali” per l’appunto, perchè? Non fosse esistita questa lista “alternativa” e competitiva probabilmente ciascuno di noi avrebbe votato solo con “rabbia” accrescendo il numero degli scontenti sbandati sans papiers oppure rinunciando ad esprimere un voto con l’assenza o in altro modo. E’ la migliore soluzione possibile? Qui siamo a un “dunque” molto significativo che a poche ore dal voto intendo ribadire. “Liberi e Uguali” – lo dico da tempo e in ogni occasione mi sia data – è un punto (d’aggregazione) di partenza: in me c’è determinazione, passione, consapevolezza della partita in gioco ma non passivo soggiacimento a vie d’uscita che non prevedano la costituzione di un Partito unico della Sinistra del quale possono “eventualmente” far parte senza avere pretese di “primazie” anche nuovi transfughi “interessati” dal PD. A Prato in vista delle elezioni amministrative comunali può accadere. In verità, come è purtroppo d’uopo nella Politica, patti chiari non ne sono stati messi in evidenza: si è detto tanto ed il suo contrario come ad esempio annunciare esiti di Centrosinistra (Bersani) insieme a esiti con il Partito unico della Sinistra (Civati, Fratoianni e Speranza, poi anche Grasso) insieme poi alla precisazione in corso d’opera da parte di Grasso che “solo nel caso di un necessario Governo di scopo” sarebbe stato possibile una partecipazione “ad hoc” di “LeU”. Apriti cielo! I detrattori si sono scatenati in netta malafede!
Comunque sia, poichè non sono più disponibile a sostenere posizioni poco chiare, non aspetterò nemmeno un millesimo di secondo (pronto a battere tutti i record) per rinunciare a condividere percorsi che ripropongano vecchie strade ormai per me deludenti.
Nelle prossime ore esplicherò altre motivazioni per cui – finora – con convinzione e fiducia ho sostenuto “Liberi e Uguali”.

Joshua Madalon

Facsimile MORI 001

Facsimile 1 Riviello 001

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CASE – 4bis – un’aggiunta ad hoc

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CASE – 4bis – un’aggiunta ad hoc

Ho già scritto un numero considerevole di post dedicato alle CASE. Ciascuno di noi ne ha conosciute diverse ma ovviamente per ciascuno di noi rivestono un significato particolare. 4bis è collegato al 4 come è logico pensare e precede il 5 che non poteva collegarsi a questo ricordo. Un riferimento indotto dalla breve nevicata che in queste ore interessa Prato ed al fatto che già da ieri molti “osservatori” registrano che a Roma ed a Napoli, dove la nevicata è stata abbondante nei giorni scorsi, non ne ricordavano tali sin dal 1956.
Erano gli anni della mia fanciullezza, nel passaggio turbinoso incontro all’adolescenza e, come sanno coloro che leggono i miei post, andando al CASE 4, potete sapere che l’anno prima, nel 1955, la mia famiglia si era spostata da via Campana a via Girone. Quest’ultima strada si svolgeva con una sorta di tornante a ridosso dell’Anfiteatro Flavio – il secondo per grandezza delle omologhe vestigia romane – ed a circa 50 metri di distanza dalla linea ferroviaria. Si saliva dal quartiere delle Palazzine comunali e poi si scendeva lievemente. La salita era – e lo è ancora – ripida ed allora era anche incerta per la pavimentazione non proprio comoda. Quartiere popolare, quello di giù, così come quello di su, anche se pomposamente mio padre descriveva la nostra abitazione come “villetta”.
Nel 1956, dunque, ero in via Girone, quando ai primi di febbraio nevicò in modo eccezionale (non accadeva dall’inverno del 1929). Ragazzino timido, ancora attaccato alla gonnella di mia madre, pudico, avevo legato con ragazzini più o meno della mia età e della mia complessione. Dedito agli studi, mi preparavo, avendo anticipato di un anno la frequenza della prima classe, all’esame di quinta, sotto la guida di un maestro straordinario che non ho mai dimenticato: Federico Lamberti. I miei migliori amici erano infatti i due compagni di classe con i quali preparavo quell’esame. Un affare molto serio, a prescindere da quanto lo possa apparire comunque oggi a chicchessia: una vera e propria prova anticipata di “maturità”!
Gli altri ragazzi, mentre per noi scendere da quella strada per andare a scuola era un vero e proprio “risiko”, in quei giorni si divertivano in modo originale, utilizzando delle tavole a mo di slitta. Noi meno monellescamente ci limitavamo a formare palle di neve che poi ci lanciavamo o i classici omini.

Anche se ovvia mi piace ricordare quell’anno con la canzone che scrissero Carla Vistarini e Franco Califano e che fu musicata da Massimo Cantini e Luigi Lopez, nell’interpretazione classica di Mia Martini.

“Ti ricordi una volta
Si sentiva soltanto il rumore del fiume la sera
Ti ricordi lo spazio
I chilometri interi
Automobili poche allora
Le canzoni alla radio
Le partite allo stadio
Sulle spalle di mio padre
La fontana cantava
E quell’aria era chiara
Dimmi che era così
C’era pure la giostra
Sotto casa nostra e la musica che suonava
Io bambina sognavo
Un vestito da sera con tremila sottane
Tu la donna che già lo portava
C’era sempre un gran sole
E la notte era bella com’eri tu
E c’era pure la luna molto meglio di adesso
Molto più di così
Com’è com’è com’è
Che c’era posto pure per le favole
E un vetro che riluccica
Sembrava l’America
E chi l’ha vista mai
E zitta e zitta poi
La nevicata del ’56
Roma era tutta candida
Tutta pulita e lucida
Tu mi dici di sì l’hai più vista così
Che tempi quelli
Roma era tutta candida
Tutta pulita e lucida
Tu mi dici di sì l’hai più vista così
Che tempi quelli.”

CASE 4 bis – continua con il 5

Joshua Madalon