UN APOLOGO per tutti noi – BERTOLDO E L’ALBERO CUI IMPICCARSI

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UN APOLOGO per tutti noi – BERTOLDO E L’ALBERO CUI IMPICCARSI

Giulio Cesare Croce nel 1620 è stato autore di un testo che ha rappresentato per tante generazioni un’utile palestra di letture per l’infanzia. Vi si narrano le storie di un villano naturalmente arguto che ha la capacità di contrastare il re Alboino e la sua corte: il suo nome è Bertoldo.
In questo brano si racconta di quando il saggio ma incolto contadino, non avendo voluto rispettare un ordine del re (lascio ai curiosi che non conoscono la storia di andarsela a cercare sul web), viene condannato a morte “per impiccagione”.

Utilizzo questo brano che segue come un apologo relativo alla situazione politica del 2018.

I “saggi” direbbero che “tutti i nodi vengono al pettine” ed è così che per sciatteria e pressappochismo (sciatteria delle forze ex governative; pressappochismo soprattutto da parte del M5S) ci si ritrova come davanti ad una “condanna”. Ho la sensazione che sia emersa una certa consapevolezza e che dal “sogno” e dalla “fantasia” (da non disprezzare in generale) si sia precipitati direttamente e senza paracadute nella “realtà”.

Il M5S nel quale hanno creduto anche tanti potenziali pre-elettori della Sinistra (quella che non ha convinto di esserla e l’altra per la quale spasimo) ha condotto fino all’ultimo istante della campagna elettorale un modo di porsi che non lascia “ora” ad un mese e più (ma questo si è compreso da subito) dal 4 marzo alcuno spazio di manovra che non richieda cambiamento di rotta considerevole.

Le manovre che sta conducendo Di Maio mettono a nudo questo cul de sac dal quale difficilmente egli e il suo Movimento-non Partito ne uscirà fuori del tutto “vivo” ed integro come lui – io penso – avesse sognato e sperato.

In ogni caso non occorre – questo mi sento di suggerire ai miei ex compagni e dirigenti del PD – disperarsi; anche i sondaggi che annunciano sfracelli nel caso si andasse a votare a breve (ma non credo che nel peggiore dei casi ciò avvenga nella prima parte di quest’anno) sono assolutamente inaffidabili perché prodotti su una base elettorale ancora legata agli effetti postelettorali.

Era del resto ben chiaro che sia il Centrodestra che il M5S avrebbero vinto questa tornata e ciò non è stata certo conseguenza delle divisioni a Sinistra ma per l’incapacità di costruire un “sogno”. Quelli della Destra e del M5S sono delle grossolane fesserie che non hanno alcun riferimento con la realtà, ma all’elettorato sono apparsi più gratificanti ed anche credibili. Dall’altra parte non si proponevano cambiamenti ma solo aggiustamenti, con il presupposto che tutto quello che era stato fatto fosse ottimo ma perfettibile e su quest’ultimo obiettivo si è costruito il Programma.

L’apologo annunciato apparirà fuori contesto, ma per il bene del Paese e preferendo l’arguto popolano al tycoon (Salvini non lo è ma Berlusconi sì), mi auguro che Di Maio sappia scegliere con saggezza (se non ce l’ha se la procuri) il suo albero al quale “impiccarsi”.

Joshua Madalon

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Giunti al luogo, con tutta la corte presente, si procede. Al momento di essere messo al cappio, Bertoldo chiede che gli sia concesso un ultimo desiderio. La regina guarda il re e gli dice a bassa voce: “Non cedere, impiccalo subito”. Ma il re, che è un uomo curioso si rivolge a Bertoldo: “Avanti, che desiderio vuoi? Non ti mettere idee in testa perché tanto comunque muori impiccato.” “Ecco, maestà, sono consapevole di dover essere impiccato, e per ciò mi sia concesso almeno di scegliermi l’albero dove mi si deve tirare le cuoia”. “Uhm uhm…”, il re guarda la regina che gli risponde no scuotendo la testa. “Perché? Un albero o un altro che differenza fa?” – “Maestà, a me quest’albero non piace, è triste, è brutto; voglio un albero che almeno mentre dondolo appeso la gente passa e dice che ‘bello albero !’”. il re guarda di nuovo la regina che gli bisbiglia : “No! Questo è un satanasso, ne sa una più del diavolo, vedrai che ti buggera ancora” “Noo! Voglio proprio vedere…”, e a voce stentorea: “ E sia! Scegliti l’albero che vuoi, ti concedo due giorni per trovarlo. Ma bada, non fuggire, voglio fidarmi di te perché so che sei leale, anche se a modo tuo. Tanto dove scappi? Ti troverei comunque, tutte le terre sono mie, tutto è mio. Ho occhi dappertutto. Vai e trova il tuo albero. Ci vediamo tra due giorni”. E così Bertoldo si incammina.
Al secondo giorno, Bertoldo si presenta a corte, come stabilito. Il re appena lo vede, fa zittire tutti. “Ah, eccoti”, visibilmente soddisfatto scambia un’occhiata con la regina, la quale sbuffa con sufficienza. “Ordunque, villano. Hai trovato l’albero che ti aggrada ove essere impiccato?”
“Sì, maestà- L’ho trovato, e mi piace tantissimo.”
“Bene bene, ed allora andiamo pure al loco dov’è codesto albero. Anche se è un giorno di cammino, ne varrà la pena!”
“Ma non c’è bisogno di un giorno di cammino…”
“AH, sta qui vicino? Meglio, facciamo prima!”
“Eh maestà, prima non so. Bisogna aspettare un pochettino”.
“Come sarebbe a dire?” La regina sorride sornione come per dire: “Ora vedi un po’”
“Ecco, maestà. L’ho portato con me” Ed esce da una sacca un vasetto con una pianticella .
“E questo cosa sarebbe?”
“Come cosa sarebbe? È l’albero dove voglio essere impiccato. Mica abbiamo stabilito l’età della pianta. Questo è piccola ma è un albero a tutti gli effetti e nessuno lo può negare. Quando sarà cresciuto al punto giusto, mi ci potrà impiccare”.

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