RITORNIAMO A PARLAR DI POLITICA – 2

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RITORNIAMO A PARLAR DI POLITICA – 2

Siamo, dunque, nuovamente ad occuparci di Politica, quella legata ai Governi ed alle Amministrazioni di questo Paese, non avendo mai del tutto abbandonato l’impegno civile soprattutto inteso a cogliere gli aspetti sociali ed antropologici, civili ed incivili, con cui entriamo in contatto quotidianamente. Ieri sera, domenica 29 aprile 2018, Matteo Renzi, l’ineffabile “rottamatore” del PD, ha proseguito nell’opera di smantellamento di quella formazione, intervenendo a “Che tempo che fa” intervistato “a comando” dal venditore di tappeti e pentole Fabio Fazio.

“Dimissionario” di mestiere ha inteso ribadire che in ogni modo è lui il punto di riferimento del Partito Democratico, anche se i suoi consensi sono calati ben oltre al 50% da quel 40,81% alle Europee del 25 maggio 2014, passando di sconfitta in sconfitta, rivelando che quel mirabolante successo era effimero e condizionato da tutta una serie di errori diffusi tra le altre forze politiche e da una bassissima partecipazione al voto (57,22%).

Fa sempre sorridere il riferimento a quel 40% che egli vuole accreditarsi rispetto alla sconfitta al Referendum del 4 dicembre 2016, soprattutto dopo che vorrebbe convincere la gente che non è stato lui ad essere sconfitto ma il nostro Paese, che avrebbe avuto, secondo la “sua” interpretazione tutto da guadagnare con quella Riforma. Proprio per questo scarica la responsabilità del disastro del “Rosatellum” sull’impossibilità di costruire regole omogenee per le due Camere, essendo esse rimaste in piedi così come erano. Il Parlamento che nella scorsa legislatura ha approntato e approvato il “Rosatellum” aveva la piena facoltà di costruire regole omogenee e meccanismi tali da consentire alle forze politiche di ottenere un risultato certo con una maggioranza qualificata a governare il Paese. non è stato fatto e la responsabilità non può essere del popolo sovrano ma è tutta ascritta a forze politiche impegnate a mantenere il proprio Potere.
La proposta referendaria bocciata aveva intenti eversivi dell’ordine democratico, sottintendendo tra le pieghe la possibilità di un Premierato forte, di un solo organismo espressione di scelte concentrate nelle mani di pochi. Quella proposta ha peraltro sacrificato scelte che potevano essere “positivamente” approvate se non fosse , per l’appunto, stata inficiata da una presunzione ed un’arroganza infinita che perdura oltretutto malgrado le sconfitte.

Il dimissionario di mestiere tuttavia chiarendo il suo ruolo primario nel PD ha esautorato “di fatto” tutti coloro che in questo periodo hanno impegnato il loro tempo per riportare quel Partito a riprendere il cammino: in primo luogo il “reggente” Martina, ma anche tutti coloro che in qualche modo come Emiliano e Franceschini hanno espresso un parere diverso in relazione al rapporto con il M5S.
In tutto questo viene da chiedermi dove sia la Sinistra e ne tratterò più tardi.

Joshua Madalon

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