RITORNIAMO A PARLAR DI POLITICA – 4

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RITORNIAMO A PARLAR DI POLITICA – 4

Avevo messo in conto che quei quattro smidollati di “oppositori” dilettanti all’interno della Direzione del Partito Democratico avrebbero “abbozzato” e firmata una tregua che però mi sa di resa. Non parlo come deluso dalla scelta di non sostenere il dialogo con il M5S, ma come cittadino da tempo deluso dalla incapacità politica del PD a rappresentare le istanze della Sinistra (lo dico ancora una volta a quei compagni che si permettono di alzare la voce contro di me, sostenendo che fino a quando alla guida del Partito c’è stato un ex comunista – loro – sono stati correttamente dentro, mentre ora che alla guida vi è un ex “democristiano” – io e altri – non lo vogliamo accettare). Il vero problema che emerge non è la rappresentanza delle diverse anime in un corpo solo; è l’aver abbandonato del tutto i valori fondamentali della Sinistra (ricordo agli stessi compagni ex democristiani che è esistita una parte della DC che era considerata a ragione “di Sinistra”) sposando però i disvalori di carattere economicistico, neoliberisti, propriamente espressi negli anni Novanta da Forza Italia. Tanto è che dovrebbero chiedersi come mai Berlusconi è stato “odiato” dalla Sinistra, ed anche Renzi lo è stato e lo è.
Ritornando alle mie riflessioni contingenti, rilevo la inadeguatezza totale della leadership del PD a formulare una profonda, necessaria, autocritica sugli errori commessi nell’arco dell’ ultima legislatura, quella di Letta-Renzi-Gentiloni.
Alla base della indisponibilità a dialogare con il M5S è proprio questa inabilità voluta, scelta in nome di un ego spropositato ed in evidente rappresentanza di interessi molto alieni da quelli della stragrande maggioranza dei cittadini.
Quello che è accaduto prima del 4 marzo è dovuto alla profonda diversità di valutazione delle condizioni di gran parte delle “periferie” (in senso globale) del nostro Paese. Si è fatta una campagna elettorale decantando “le magnifiche sorti e progressive” generate dalle Riforme nel mentre l’insicurezza personale ed economica conduceva a scegliere forze politiche che, cavalcando lo scontento del nostro inverno, raggranellavano consensi, forse effimeri ma sostanziali, corrispondendo alle attese. E’ del tutto chiaro che non vi è stata la giusta resipiscenza nel corpus del PD, che ancora ieri è apparso sostenere la linea dell’ex segretario ed ex Premier. In un Paese normale, in un Partito “normale” chi perde copiosamente consensi in modo così netto e progressivo non solo si fa da parte ma viene invitato a “farsi da parte” da chi non abbia perso del tutto i lumi della Ragione. E invece si agisce come le “ostriche” dei “Malavoglia” verghiani: ci si attacca allo scoglio per non essere divorati, ma si rimane fedeli fino alla fine, forse solo per difendere i piccoli interessi di bottega personali acquisiti nei tempi migliori. Ma le tempeste perfette sono in arrivo e le ostriche potrebbero andare incontro ad una triste sorte.
Non si tratta dunque di fare accordi con il M5S che sta evidenziando i suoi profondi prevedibili limiti. Si tratta di poter recuperare la presenza di una Sinistra, la più ampia possibile, partendo da un’analisi severa, financo feroce, delle politiche espresse dal PD e dai suoi alleati, abbandonando le scelte neoliberistiche che hanno impoverito il Paese nel suo complesso, arricchendone a dismisura solo una piccolissima parte. Per ora, tuttavia, sembra a costoro che “tutto va ben, madama la marchesa!”.

Joshua Madalon

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