IERI e oggi – parte prima – IERI

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IERI e oggi – parte prima
IERI
I ragazzi del Collegio avevano segnalato già più volte il cattivo funzionamento del riscaldamento – uno degli operai addetto al mestiere del “tuttofare” diceva che era per colpa della caldaia che “ha più anni di me che sono quasi alla pensione”. il clima in quella zona predolomitica da ottobre a maggio era di quelli orrendi da sopportare. In più occasioni, a loro volta, gli istitutori, cui in primo luogo i ragazzi si erano riferiti (la “gerarchia” doveva in assoluto essere rispettata) con la loro riconosciuta “cortesia” avevano alzato le spalle per evidenziare anche ai meno accorti il livello di cura che avrebbero riservato ai rilievi dei giovani. Le stanze riservate agli istitutori non erano così alte ed ampie con grandi finestroni come quelle, le camerate, dove in comune gli studenti sostavano durante le fredde notti autunnali ed invernali – con frequenti sforamenti dentro la primavera.
“Bisogna essere forti e temprati, un po’ di freddo vi sarà utile anche per forgiare i vostri caratteri” fu la risposta ufficiale che il Direttore del Collegio formulò, quando uno degli studenti riuscì a colloquiare con lui, approfittando della presenza della madre che era arrivata dalle montagne circostanti a portargli un cambio di biancheria e dei biscotti che aveva amorevolmente preparato.
Il Direttore era un frate domenicano di origini altoatesine che aveva fatto carriera nella Curia, noto e apprezzato nel suo ambiente per la rigidità e l’intransigenza tipicamente teutonica verso tutti coloro che considerava inferiori, in particolare chi metteva in evidenza qualsiasi possibile debolezza. Lui, però, meglio ancora rispetto agli istitutori, se ne stava al caldo, nella sua comoda ed ampia dependance con riscaldamento autonomo ed indipendente e un caminetto sempre attivo cui provvedeva un solerte accudiente. “Bisogna avere pazienza” disse anche il Segretario particolare del Vescovo al quale si erano rivolti gli studenti “esterni” – i semiconvittori – solidali con i loro amici collegiali “e affidarsi nelle mani della Santa Provvidenza”.
E fu così che per la prima volta nella storia di quel Collegio poco prima di Natale gli studenti si ammutinarono e, approfittando di una manifestazione studentesca già indetta su una piattaforma nazionale, subito dopo la consueta colazione collettiva nella sala Mensa, invece di dirigersi verso le aule di studio, superarono il portone di ingresso e scesero in piazza insieme alle altre scuole, chiedendo rispetto. Eravamo nel 1977; così andava il mondo, anche in quelle terre.
Ma perché mai sto parlando di questo?
Quell’energia è andata perduta. Oggi sembra improponibile soltanto immaginarla. E storie come queste sono state raccontate nella letteratura, nel cinema, nel teatro.

….continua….

Joshua Madalon

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