MI SON SENTITO COME BOB DE NIRO

MI SON SENTITO COME BOB DE NIRO

Ieri mattina scrivevo “Le tre vie” già in preda alla confusione che si è addensata sulle nostre teste: pur non avendone fatta esperienza (ma il “Cinema” serve a trasferire sensazioni, così accadeva a noi ragazzetti che ci sentivamo “eroi” dopo aver visto western e film di guerra), mi sentivo come in una sala fumeria d’oppio come Bob De Niro in quell’ultima scena di “C’era una volta in America”.

Sguardo trasognato inebetito, rintronato come un pugile suonato, spèrso.

Se il Presidente della Repubblica abbia fatto bene o no può appassionare i supporters hooligans o i suoi detrattori hoolingans.

Non intendo però sottrarmi ad un giudizio!

E’ certo che, ora, dobbiamo prepararci alle nuove elezioni politiche e, sinceramente, non me la sento di modificare la mia posizione fortemente critica verso il PD e le politiche governative proposte e difese a spada tratta.

Qualcuno potrebbe argomentare – anche approfittandone strumentalmente a proprio vantaggio – quanto sia stato migliore il passato di fronte al futuro che si prospetta. O ancora quale sia stato il pericolo che abbiamo corso e che, con la scelta di Mattarella, avremmo scansato.

Come si dovrebbe capire da quel che ho scritto prima sono confuso e non trovo riscontro diverso negli altri che incontro o di cui leggo o ascolto le riflessioni, anche quando esprimono (cercano di farlo con immane sforzo) sicurezza.

Si può difendere l’indifendibile ma bisogna anche ragionare su quel che accade in queste ore durante le quali ci rendiamo conto che il rimedio è peggiore del male. Non si è voluto accettare la proposta avanzata dalle due forze politiche che hanno trovato un accordo per evitare le speculazioni finanziarie, che avevano già dato segnali in quel senso. Ma con quella scelta il Capo dello Stato ha delineato con maggiore chiarezza quanto sia incerto il futuro del nostro Paese, che anche mentre scrivo è sotto attacco da parte degli speculatori internazionali e lo spread sta volando.

Mattarella ha peraltro condizionato il futuro, sovvertendo l’agenda politica del Paese, spingendo quest’ultimo verso il baratro istituzionale.

Non ha avuto, egli stesso, la necessaria fiducia verso il dettato costituzionale e le prerogative concesse al Capo dello Stato (avrebbe avuto tutte le carte in regola per richiamare il Governo alle sue responsabilità in corso d’opera). Probabilmente l’annunciato “impeachment” è un “ballon d’essai” per far decantare l’ipotesi che la proposta Savona era il grimaldello per condurre ad elezioni e modificare i rapporti tra le due forze per poter avere, come Lega, un peso maggiore. Si agita lo spauracchio della messa sotto accusa per poter poi ottenere un risultato che metta nelle condizioni non solo di governare il Paese ma anche di modificarne l’assetto costituzionale.

Da questo punto di vista è ben chiaro che ognuno dovrà assumersi le sue responsabilità anche mettendosi da parte, senza vantare meriti che non si posseggono.

 

Joshua Madalon

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