Continuando a trattar di Politica…dal mio punto di vista!

 

 

 

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Continuando a trattar di Politica…dal mio punto di vista!

I social (e mi riferisco in modo specifico a Facebook) sono una delle cartine di tornasole antropologiche più nette in questi nostri tempi,

Ho impegnato il mio tempo a leggere la nostra realtà, elevando critiche al Partito Democratico indubbiamente nervose, acide, livorose, severe e insopportabili, senza appello possibile. Dicano i miei lettori come le abbiano lette: io assicuro che è stato “per amore”! ho una visione rigida, radicale, manichea: ditelo pure! Ho in ogni caso l’atteggiamento di un figlio o di un padre o un fratello profondamente deluso dagli esiti annunciati nei prodromi inneggianti al neoliberismo rampante, ereditato dal berlusconismo ed acquisito come utile strumento per accaparrarsi parte di elettorato benestante.

Tra le regole della Politica tuttavia funziona molto bene e spesso quella che poi finisce per funzionare anche in altri settori, “a prezzo uguale si acquista l’originale e si scarta la copia, sia essa bella o brutta”.

Tra gli strali che ho lanciato c’è stato quello di “pidiota” e qualcuno se ne è risentito. “Per amore solo per amore” mi sono scusato ed ho scritto un post per spiegarlo. Indubbiamente, spiegarlo significava anche giustificarlo. Ma certo che non immaginavo che, dopo le sortite stizzite a caldo per la sconfitta cocente, alcuni personaggi (non parlo di “gente comune” ma di “dirigenti di primo e secondo livello”) hanno continuato imperterriti a dedicarsi al dileggio delle varie scelte annunciate da parte di quel che non è ancora un Governo (probabilmente lo sarà) senza spendere mai (MAI) una parola sulle ragioni di quella debacle. E’ pur vero che non lo fanno nemmeno gli alti vertici, impegnati prioritariamente a praticare lo stesso sport e nella difesa di una serie di scelte politiche irresponsabili più – forse più e non neanche poco meno – di quelle che oggi in modo caotico e paradossale vanno proponendo M5S e Lega.

Certamente laddove si arrivasse a cogliere il senso più concreto del disastro politico del PD sarebbe definitivamente concluso il percorso del “renzismo”. E gli unici che lo possono fare sarebbero proprio gli elettori ancora iscritti; molto difficile che questo avvenga a breve, molto difficile che la scelta venisse anticipata in Assemblee. L’ultima delle quali, raccontatecela voi del PD come volete, è stata la dimostrazione della “idiozia” permanente che ha colpito tutta la Dirigenza, con una Direzione che ha ancora una volta dimostrato arroganza, modificando d’imperio l’Ordine del giorno (sì, certo, si è votato! Ma come sempre si sapeva che una maggioranza ancorchè ormai ridotta ci sarebbe stata per approvare la proposta). Carissime e carissimi ex compagne e compagni, volete andare avanti così? avete fatto terra bruciata intorno a voi, presupponendo di avere un Potere immenso. Vi troverete le ceneri intorno se non rinsavite. In tutto questo, non continuate a dire che chi dissente è invidioso della capacità di Renzi: sarebbe un’offesa all’intelligenza minima. Molto più di lui, ci fanno specie quelle/i che si sono vendute/i, quelle/i che sono risorte/i. Lo abbiamo detto e scritto, scritto e detto ripetutamente, inascoltate/i.

Personalmente ho sostenuto “dall’esterno” LeU ed ho spiegato le ragioni in altri post. E quando ho visto il risultato ho tirato un sospiro di sollievo. Mi ero impegnato in modo intenso, ma ero quasi più contento di aver ottenuto poco più del 3% piuttosto che quella previsione sognata che andava dal 6 alla doppia cifra%. Beh, chiedetevi perché! E datevela una risposta!

 

Joshua Madalon

 

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da giovane: la sensibilità ambientalista, storica e culturale….quella politica e cinematografica – ottava parte – 5

 

Feltre-Tomatico

da giovane: la sensibilità ambientalista, storica e culturale….quella politica e cinematografica – ottava parte – 5

Gli inverni, con la complicità del Monte Tomatico, erano fin troppo lunghi lassù ed alla prima occasione che avemmo di poterci trasferire ne approfittammo.

Ci avevamo pensato in quei cinque anni, forse più intensi per me con tutti quegli impegni pubblici, professionali, politici, culturali. Marietta aveva ripreso a frequentare l’Università per una nuova laurea legata alle sue predilezioni storiche e filosofiche; andava a Padova, con un viaggio di andata e ritorno, che era una vera e propria impresa, nei giorni liberi dall’insegnamento; coltivava alcune amicizie che sono poi rimaste solide nel tempo; sospinta dalle mie sollecitazioni frequentava mugugnando per il poco entusiasmo le riunioni dell’UDI, che per la caratteristica delle partecipanti, potevano apparire abbastanza simili a quelle delle nobili dame di carità, anche se si occupavano principalmente di diritti (erano gli anni subito successivi al referendum relativo alla legislazione sull’aborto).

In verità si stava bene, al di là del gelo. Ciononostante pensando al nostro futuro attraverso le nostre frequentazioni turistiche e culturali verso Sud avevamo inquadrato alcuni territori, scartando ipotesi di ritornare a Napoli.

D’altronde non avevamo ancora, per scelta, una nostra casa. Chi si sposta per stabilirsi lo avrebbe dovuto già fare. Noi no. Noi non pensavamo di stabilirci.  Eravamo naturalmente nomadi, diversamente da altri che, pur lamentandosi costantemente per la nostalgia “d’’o paisiello suio” e frequentando il “muro del pianto”, si stabilivano là preferendo far da “pendolari occasionali” tutte le volte che potevano. E così approfittando di vacanze o di occasioni festivaliere, visitavamo il Centro Italia, da Pesaro a Volterra. Da giovani avevamo pochi soldi e dunque si era pensato di risparmiare nei viaggi di piacere, acquistando una tenda “confortevole” con atrio e catino molto ampi. Così ampi che per provare a montarla ci dovemmo recare in una radura riservata dove le nostre evoluzioni avrebbero prodotto risate miste a commiserazione in chi ci avesse potuto vedere. Facemmo bene a far le prove perché in un campeggio, passate le risate ci avrebbero espulso per incapacità palese a usufruire di tali servizi. Ed infatti poco mancò che ciò non avvenisse, perchè non si era certamente prodotta in noi, con una sola prima prova, l’abilità necessaria.

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Mystfest

Per fortuna, a Pesaro (Mostra Internazionale  del Nuovo Cinema allora diretto da Lino Miccichè) e a Cattolica ( MystFest – Festival internazionale del giallo e del mistero ) ero accreditato come giovane critico cinematografico e venni ospitato; ci toccava dunque pagare solo la “pensione” di Marietta. Ma ci eravamo sentiti coccolati dall’ospitalità romagnola e marchigiana sia quella marina (Rimini, sopra tutte) che quella dell’entroterra (San Leo e Gradara)

Il varo della tenda fu tra Marina di Bibbona e Marina di Castagneto; e fu da lì che ci innamorammo delle colline toscane e della città di Volterra, imponente ed austera.

Era il 1982.  A maggio prima di chiudere l’anno scolastico inoltrammo la nostra domanda di trasferimento: scegliemmo la Toscana, Firenze e provincia. Ci piaceva immergerci nella Cultura, e Firenze per tanti di noi ne era Capitale.

…fine ottava parte – 6….continua

Joshua Madalon

PATETICO TRAMONTO: è inevitabile?

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PATETICO TRAMONTO: è inevitabile?

Mentre scrivo, il Partito Democratico nella sua stragrande maggioranza (la maggioranza più parte della minoranza) è a discutere del “sesso degli angeli” all’Hotel “Ergife” di Roma, senza mostrare di aver compreso il vero senso della sconfitta. Bisognerebbe saper entrare nell’intimo precordio di quanti nel corso degli anni ha abbandonato quel Partito: invece si dice qualcosa ma in definitiva non si sa di chi sia la responsabilità. Si dice che quella parte di popolo che ha deciso di votare Lega o M5S dopo aver sostenuto il PD sia in preda ad una depressione di sconforto, abbia subìto una percezione fallace relativamente agli “ottimi” interventi messi in atto dall’esecutivo Renzi-Gentiloni, aiutata dai morsi della prolungata crisi. Un peana comune a sostegno delle scelte politiche, peccato che gli elettori non le abbiano capite: a sostegno di questo ci prova il “lungagnone” Piero Fassino che, riportando i dati disastrosi, non se ne fa una ragione dato che – parlando della sua Torino – dice che in quella città la disoccupazione è al 4%. Probabilmente non si è ancora reso conto, o come tanti altri fa il finto tonto, che non si tratta di occupazione stabile e troppo spesso è anche mal retribuita. Quali speranze possono essere attivate nelle famiglie trepidanti per il futuro dei loro figli e nei giovani che sono costretti in assenza di regole vantaggiose “anche” per loro ad accettare elemosine da tre/quattro euro l’ora (proposte che si possono anche rifiutare per sussulto di dignità, ma che poco contribuiscono a cambiare il metodo, visto che un codazzo di altri questuanti disperati è già alle porte per accettarle)? Bisogna riconoscere che quegli interventi sul mondo del Lavoro sono stati disastrosi e lontanissimi dalle esigenze del popolo.
In Politica il voto ha un senso profondo. Ai seggi abbiamo visto gente che voleva partecipare, non gente assetata di vendette politiche irrazionali. Se il PD non è in grado di rappresentare quella parte di popolo, saranno altri a prendere il “testimone”. E’ quel che è già accaduto e l’unico modo per risollevarsi sarebbe in assoluto riconoscere gli errori e non affidare alcuna responsabilità alle percezioni.
Il Partito Democratico anche per questa incapacità è destinato al tramonto: che non sia “patetico”! al futuro diamo un indirizzo, ricostruendo la Sinistra, partendo dalla Sinistra e confluendo in un unico soggetto unitario.
Non ci si può innamorare dell’idea che in Politica “tutto può succedere” e che le contraddizioni sono pane quotidiano; non si può giustificare una scelta, ancorchè solo annunciata ma purtroppo prevedibile, di riconversione ad “U” di una parte dei fuoriusciti dal PD, folgorati dalla paura dell’avanzata delle Destre.
Le Destre nel nostro Paese avanzano certamente in modo vertiginoso; ma la responsabilità sta in chi non ha perseguito una corretta Politica di Sinistra. Sia coloro che hanno voluto abbracciare il neoliberismo pur con il presupposto di poterne ammorbidire i tratti aggressivi nei confronti delle classi lavoratrici e salariate; sia coloro che hanno proseguito a rincorrere le vestuste utopie ideologiche indirizzando il loro agire a ruoli di testimonianza, con l’esclusione assoluta di forme di compromissione “illuminate”.
Le Destre e i movimenti populisti non connotati ideologicamente potrebbero assumere ruoli capaci di dare risposte pragmatiche ai bisogni più importanti ed urgenti, cogliendo del tutto impreparata la Sinistra.
Anche per questo bisogna essere capaci di sorprendere!

Joshua Madalon

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PASSEGGIATE FLEGREE 2018 e dintorni – parte 7

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PASSEGGIATE FLEGREE 2018 e dintorni – parte 7

Tutto intorno ai nostri percorsi c’è un mondo nascosto sotterraneo che sarebbe molto interessante poter visitare. Napoli ha tesori incommensurabili nel sottosuolo e soprattutto in questa parte della città. La Sanità (Sanitas, ovvero “salute”) ha avuto un ruolo storico per il “popolo”. La nobiltà partenopea risiedeva sostanzialmente all’interno delle mura contrassegnate oggi dalle “porte” di ingresso. Quella da cui eravamo partiti con la guida, dal punto in cui c’era l’appuntamento, è Porta San Gennaro, la più antica delle nove porte di Napoli, anche se purtroppo è forse tra quelle meno conosciute; di certo era molto importante ed il suo nome derivava dal fatto che da qui partiva l’unica strada che conduceva alle Catacombe di San Gennaro; era conosciuta anche come porta del tufo”, perché da lì entravano i grandi blocchi di tufo provenienti dalle cave del vallone della Sanità, delle quali parleremo dopo. Tra le altre porte la più famosa è quella “Capuana” il cui toponimo è indicativo della direzione di uscita verso la città di Capua; per noi studenti liceali ed universitari rimane impressa Port’ Alba, sede di bibliofili e librai, a pochi passi dal Convitto “Vittorio Emanuele II”, dal Conservatorio “San Pietro a Maiella” e dall’Università “Federico II” in via Mezzocannone. Altre porte sono Porta di Costantinopoli, Porta Carbonara, Porta del Carmine, Porta Medina, Porta Nolana e Porta del Santo Spirito. La guida aveva trottato lasciando indietro un po’ di persone; poi per fortuna il caldo e l’ipotesi di dover parlare ancora un po’ la sollecitarono ad un breve break per acquistare una bottiglietta d’acqua. Così il gruppo si ricompose. Proprio di fronte a quel barettino c’era l’ingresso dell’Acquedotto augusteo del Serino. Un’opera fondamentale di origini per l’appunto “augustee” datato 10 d.C. che partiva (in verità continua a farlo) dall’entroterra campano irpino per raggiungere la sede della flotta imperiale romana a Miseno. Era chiuso ma non avevamo in programma la sua visita: sarà per una delle prossime volte!

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Dopo la sosta benefica – non solo per la guida – si riprese la sgroppata fino alla Chiesa di Santa Maria della Sanità, quella che potete ammirare anche nel recente film dei Manetti Brothers, “Ammore e malavita”. La piazza è ampia, quasi ad affermare la volontà del popolo a partecipare alle grandi adunanze di festa e di dolore. Nella torre abita un nobile moderno uomo di fede, Alex Zanotelli, che lì ha deciso di risiedere, in quel territorio così denso di contraddizioni dicotomiche. La costruzione è della fine del XVI secolo ma risiede sopra le Catacombe di San Gaudioso, alle quali si accede dall’interno della Basilica attraverso una cancellata posta sotto il presbiterio della chiesa seicentesca . Il territorio è ricchissimo di ipogei cristiani, grazie anche all’abbondanza di materiale tufaceo che veniva asportato per costruzioni edilizie che mantenessero gli interni delle abitazioni fresche di estate e calde d’inverno. Molto più importanti e non poco distanti vi sono le catacombe dette di San Gennaro.
Straordinari per la loro bellezza sono il pregevole monumentale pulpito ed una rampa barocca che si innalza da due parti verso il presbiterio. Molto suggestiva è la cripta sottostante.

Joshua Madalon

…fine parte 7…continua

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PASSEGGIATE FLEGREE 2018 e dintorni – parte 6

PASSEGGIATE FLEGREE 2018 e dintorni – parte 6

La domanda non ottenne risposta: “Dunque, a Napoli, ogni settimana ha la sua festa “patronale”?” Non insistetti, anche perché la nostra guida sembrò non accogliere il mio quesito. E si partì per via Crocelle a Porta San Gennaro in fila indiana costeggiando le file dei negozi che si affacciano direttamente con i loro prodotti sulla strada. Voci indistinte per qualità e quantità. Noi, turisti, di gran carriera a procedere dietro il piccolo gruppo che procedeva mostrando curiosità mescolata a sapienza e qualcun altro per motivi fisici o per distrazione si attardava. Noi eravamo più o meno a metà fila, facendo attenzione alla direzione del gruppo. Primo luogo da visitare, il Palazzo dello Spagnuolo. In via Vergini 19.
Tutto intorno si respira in modo ampio e diffuso la presenza di uno dei personaggi più importanti della storia napoletana ed italiana, quella del principe Antonio De Curtis, ovvero Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis di Bisanzio Gagliardi Focas di Tertiveri, in arte Totò.

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Totò era nato alla fine del XIX secolo proprio in quel quartiere, in via Santa Maria Antesaecula e, dalla sua morte nel 1967 non avendo compiuto ancora i 70 anni, gli abitanti del rione Sanità non hanno mai smesso di chiedere, ricevendo promesse mai mantenute, l’apertura di un Museo che ne ricordasse la figura così come egli meriterebbe. E proprio il Palazzo dello Spagnuolo dovrebbe essere il luogo adatto per tale compito. All’ingresso vedemmo che per ora solo una raffigurazione scultorea aveva marcato il territorio.
La struttura del palazzo costruito nella prima metà del XVIII secolo è stata resa celebre dalle location cinematografiche. Una delle ultime ne ha modificato, si spera provvisoriamente, il colore. Ci si riferisce a quella celebrazione della canzone napoletana che ha voluto fare John Turturro con il suo “Passione”. Il Palazzo viene utilizzato come luogo di ambientazione della coreografia collegata alla celebre canzone “Comme facette mammeta”, esaltazione della bellezza femminile, cantata da Pietra Montecorvino. L’atrio risuonava anche nel momento della nostra visita di quel motivo e ne rivedevamo mentalmente le forme femminili danzanti sui ballatoi. L’architettura vivace e mossa si impresse visivamente nei nostri occhi.
Scattammo come tanti altri le nostre foto. E poi di corsa verso un’altra dimora nobiliare, assai simile a quella che lasciavamo alle nostre spalle. La strada impercettibilmente si solleva (proseguendo si arriverebbe a Capodimonte); lasciammo via Vergini ed alla confluenza di Via dei Cristallini andammo, seguendo il passo della guida e del gruppetto che la interrogava, a sinistra in via Arena della Sanità e poi via Sanità. L’obiettivo era il Palazzo Sanfelice, una copia leggermente diversa da quella del precedente “Palazzo dello Spagnuolo”, utilizzato anche questo per location cinematografiche, la più celebre delle quali fu “Questi fantasmi” commedia amara di Eduardo, diretta da Renato Castellani nel 1967.

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Su Eduardo De Filippo ce ne sarebbe da raccontare, a partire dalla sua scelta di trattare un argomento come quello esposto ne “Il Sindaco del rione Sanità”, ma è tutta un’altra storia, quella di don Antonio Barracano, personaggio positivo, un mediatore di conflitti, in un ambiente che richiama alla pratica della malavita.

….fine parte 6….continua

Joshua Madalon

OLTRE LEU – un viaggio nel vicino futuro – seconda parte “RICOSTRUIRE LA SINISTRA”

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OLTRE LEU – un viaggio nel vicino futuro – seconda parte “RICOSTRUIRE LA SINISTRA”

Ricostruire la Sinistra, di fronte alla negazione di molti tra gli elementi fondamentali “rottamati” dalle scelte neoriformiste perpetrate a danno del mondo del Lavoro ed a vantaggio di quello imprenditoriale, pur con la giustificazione che di fronte ad un “padronato” illuminato i vantaggi dei secondi si sarebbero riflessi su quelli dei primi, è stato un obiettivo al quale si sono riferiti in modo disomogeneo le diverse anime che hanno contribuito alla nascita di LeU ed a quella di PaP. Su quest’ultima formazione ho più volte rilevato che non poteva essere un punto di riferimento per me a causa della sua connotazione esclusivamente testimoniale e non governativa. Quest’ultimo termine è per me dirimente nel momento in cui non mi pongo come destinato all’opposizione ma mi prefiggo l’obiettivo di amministrare un territorio partendo dalle sue caratterizzazioni specifiche e non rincorrendo utopie.
In Leu c’erano ed in gran parte permangono obiettivi diversi. Parlo principalmente di quelli non condivisi. E’ assurdo costituire un progetto, che deve essere libero da legami esterni, prefigurando in assoluto anticipo contrattazioni successive con quelle forze politiche dalle quali si è pensato di distinguersi perché non ritenute più rispondenti alle esigenze del mondo che si vuole rappresentare.
In primo luogo ci sono stati i sostenitori dell’idea che ci si dovesse poi confrontare con il Partito Democratico sulla base di un presunto successo elettorale, superando il 6% o addirittura raggiungendo risultati a due cifre in un libro dei sogni che i più avveduti osservatori politici non prendevano in considerazione. L’idea di confrontarsi per poi contrattare quote politiche ed amministrative non piaceva invece ad una parte “maggioritaria” dei soci di LeU, ovverosia tutti quei “militanti” di Sinistra che hanno scelto la strada della rappresentanza politica di quelle idee. Solo apparentemente infatti – contando il numero degli “iscritti” e delle figure “big” – MdP (la formazione che rappresenta nella “sua” maggioranza l’idea che si dovrebbe stringere accordi con il PD, perlomeno con quella parte ancor oggi all’opposizione interna) avrebbe la quota di maggioranza in LeU. Coloro che invece pensano ad una vita autonoma ed indipendente dal PD, allo scopo di aggregare la stragrande maggioranza della Sinistra, sono maggioranza sia tra i sostenitori “attivi” che tra gli elettori.
LeU è stata una lista, all’interno della quale si è voluto sperimentare un percorso. L’esperimento pur utile è stato fallimentare proprio a causa di quell’ambiguità di fondo: “Liberi e Uguali” non aveva un segno distintivo che lo affrancasse dal Partito Democratico, i cui sostenitori non perdevano mai l’occasione di alzare critiche di “tradimento” verso coloro che sostenevano la nuova formazione ed addossavano a costoro tutte le responsabilità del disastro prossimo venturo annunciato ampiamente ed anticipatamente. Ed in particolare erano i soci di MdP destinatari di quegli strali, che aumentavano il discredito popolare di figure che pur avevano fatto la Storia della Sinistra in questo Paese ma che si erano caratterizzati per la profonda antipatia e l’incapacità di creazione empatica.
Ora – di fronte alle prospettive catastrofiche di un non-Governo – è necessario non perdere altro tempo.
Il nostro obiettivo non può che essere quello della ricostruzione della Sinistra, andando “oltre” le formazioni intermedie sperimentali

Joshua Madalon

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reloaded “PASSEGGIANDO NEL “DIGITAL STORYTELLING” di TRAMEDIQUARTIERE”

Oggi voglio ricordare l’esperienza di “TRAME DI QUARTIERE” attraverso un primo “book” fotografico e uno dei miei “metaracconti”.

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PASSEGGIANDO NEL “DIGITAL STORYTELLING” di TRAMEDIQUARTIERE
– continuando con la meta-narrazione –

Stamattina piove. Le prime gocce tamburellando sulle tettoie mi hanno svegliato: che ore sono?

– continua –

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STORYTELLING (digital) e METANARRAZIONE – proseguendo il lavoro in TRAMEDIQUARTIERE
Scrivevamo l’altro giorno: “Stamattina piove. Le prime gocce tamburellando sulle tettoie mi hanno svegliato: che ore sono? Dieci alle sette; tra qualche minuto anche il telefono sussulterà, vibrerà e poi suonerà. Decido di staccare la “sveglia”, non ne ho più bisogno e non voglio disturbare gli altri che continuano tranquillamente a dormire; mi alzo e vado in cucina a prepararmi il solito caffè. C’è meno luce del solito. Eppure siamo già al 15 di maggio. Con la tazzina di caffè fumante vado davanti all’ampia vetrage del salone attraverso la quale osservo la vasta pianura che va verso il mare, al di là delle colline pistoiesi che nascondono la piana di Montecatini e tutto il resto verso occidente. Le nuvole sono basse e continua a piovere. Ieri mattina a quest’ora la luce era così intensa e sono riuscito a fare una serie di buone riprese ed ottime foto.
Meno male, mi dico e continuo a dirlo mentre accedo al balcone esterno che guarda verso il Montalbano e si affaccia sul giardino e sulla vecchia Pieve. Sul balcone i fiori di cactus che ieri mattina erano aperti e turgidi si sono afflosciati, altri ne stanno nascendo e quando saranno pronti, come sempre faccio, li fotograferò. I colori della natura tendono in prevalenza al grigio, grigio-verdi, e la pioggia copre con il suo cadere a tratti i suoni ed i rumori della vita della gente che va a lavorare: è ancora presto per il “traffico” scolastico che tra poco si materializzerà. E continuo a pensare tra me e me: “Meno male che ieri mattina sono riuscito a fare le foto e le riprese di cui oggi avrò bisogno. Stamattina sarebbero state così cupe!”.
Da martedì insieme a pochi altri seguo un corso intensivo di soli quattro giorni: lavoriamo su “temi e storia” di questo territorio. Siamo a Prato. Quartiere San Paolo, periferia Ovest della città post-industriale. E’ piacevole ed interessante, forse anche utile. Siamo soltanto in sei suddivisi equamente quanto a genere ed età anagrafica. Il primo appuntamento è in una delle scuole della città appena alla periferia del nostro territorio. Mi sono presentato come uno scolaretto per l’appello del primo giorno. Molte le facce a me già note: in definitiva ad occuparci di Cultura ci si conosce. Sento subito che ci divertiremo, insieme. Handicap assoluto è la mia profonda impreparazione linguistica con l’inglese. La docente anche se in possesso di un curriculum internazionale di primissimo livello dal suo canto non capisce un’acca della nostra lingua: e questo mi consola ma non giustifica entrambi. C’è grande attenzione in tutti ma il più indisciplinato è colui che dovrebbe , per età soprattutto e per la professione che ha svolto, essere da esempio, cioè io. Mi distraggo, chiacchiero, insomma disturbo come un giovane allievo disabituato alla disciplina. L’americana mi guarda con severità e con quel solo sguardo impone il silenzio. Ciascuno viene chiamato poi a confessare in una sorta di autoanalisi, della quale non parlerò, le origini del proprio nome e della propria storia familiare. Io scherzo sul significato del mio cognome che richiama atmosfere donchisciottesche e sulle attività “carpentieristiche e marinare” di mio nonno paterno.

PROPOSTE
STORYTELLING (digital) e METANARRAZIONE – proseguendo il lavoro in TRAMEDIQUARTIERE – seconda parte

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L’americana detta poi compiti e tempi. A ciascuno la sua storia. Non ne parlerò per rispettare la consegna del “silenzio” anche se qualche indicazione emergerà dal “racconto”. Discutiamo, scambiandoci idee ed opinioni, poi scriviamo. Amo la sintesi: lo so che voi (che leggete) non lo direste, che non siete d’accordo. Molti dicono che sono un “grafomane”. Ma io, in effetti, scrivo molto ma poi taglio: scorcio e taglio.

E così andiamo avanti fino ad ora di pranzo: non tutti però sono pronti e quindi si ripartirà più tardi per il confronto finale, dopo pranzo.

La scrittura deve essere sintetica (e dagli con questa “sintesi”!) e sincopata per poter poi più agevolmente trasformarsi in uno story board dove le parole e le immagini si mescolino. Mentre le parole sono lì già pronte sul foglio di carta la docente ci invita a reperire quante più immagini possibili da poter collegare.

Dopo il pranzo infatti ciascuno di noi lavora per costituire il proprio esclusivo “database” da cui attingere poi foto e riprese in video da utilizzare.

Dalla prima scrittura a questo punto si passa ad una rielaborazione ad uso di traccia sonora parlata da ciascuno di noi. Dovremo essere noi a leggerla domattina, mercoledì 13 maggio, registrandola su una traccia audio che poi entrerà a far parte del nostro personale bottino.

Si ritorna a casa, però, con un compito da svolgere: cercare una musica da utilizzare, adattandola alle immagini. E’ una delle operazioni che mi coinvolgono a pieno; il suono musicale deve appartenere alle immagini con il ritmo che acquistano nel mio pensiero; i movimenti delle persone e degli oggetti devono corrispondere nel miglior modo possibile alle note all’interno della loro composizione; devono viaggiare all’unisono come corpi in un amplesso erotico. Ne sono stato sempre convinto: ascoltare musica genera orgasmi mentali.

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“La bellezza espressa da un artista non può risvegliarci un’emozione cinetica o una sensazione puramente fisica. Essa risveglia o dovrebbe risvegliare, produce o dovrebbe produrre, una stasi estetica, una pietà o un terrore ideali, una stasi protratta e finalmente dissolta da quello ch’io chiamo il ritmo della bellezza…..Il ritmo….è il primo rapporto estetico formale tra le varie parti di un tutto estetico oppure di un tutto estetico colle sue parti o con una sola oppure di una qualunque delle parti col tutto estetico al quale questa appartiene”

(da “Dedalus” di James Joyce trad.ne di Cesare Pavese, Frassinelli editore pag. 251)

 

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OLTRE LEU – un viaggio nel vicino futuro – prima parte

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OLTRE LEU – un viaggio nel vicino futuro – prima parte

Nel corso degli ultimi anni sono giunti progressivamente a maturazione una serie di nodi politici che si erano prodotti all’interno della Sinistra. Il travaglio “storico” della parte mancina del nostro quadro politico ha avuto diverse fasi che non intendo qui ripercorrere. Il mondo è di certo cambiato dagli anni in cui – da giovane – mi sono occupato di Politica. I processi della globalizzazione hanno reso sempre più complessa la comprensione delle modifiche strutturali a chi non possiede elementi di conoscenza, diretta o per lo più indiretta, appropriati.
Il ruolo della Finanza e dell’Economia è diventato sempre più fondamentale nella costruzione di progetti politici per cui, superate le strutture delle ideologie fondamentali del XX secolo, le forze politiche nazionali ed internazionali hanno volto lo sguardo con attenzione maggiore ai processi economici, appiattendosi dietro forme indistinte di pragmatismo. Si è fatto a gara più a costruire alleanze con i numericamente minoritari poteri “forti” finanziari che a rafforzare il rapporto con quella parte maggioritaria della società che continuava a mantenere contatti vitali con il mondo del Lavoro, genericamente inteso.
In questo contesto non c’è stata più distinzione tra l’elitaria e conservativa Destra e la progressista democratica Sinistra.
Il ruolo dei DS e del PD, sbocco con vocazione maggioritaria creato dall’Unione di DS e Margherita, si è evoluto in tale solco, venendo meno agli stessi intenti fondativi segnatamente “democratici” espressi nei documenti (Carta d’intenti e Statuto). Tale deriva si è ulteriormente acuita con l’arrivo ai vertici di quel Partito del giovane Matteo Renzi e dei suoi più stretti collaboratori, il cerchio magico, cui si sono man mano aggiunti ai vari livelli molti altri personaggi che, in una prima fase, non avevano sostenuto la sua ascesa. Contemporaneamente altri ed in diverse fasi si sono posti all’opposizione interna, arrivando – alcuni – anche ad uscire dal Partito, criticando alcune delle scelte governative quali il Job’s Act, la Buona Scuola, l’abolizione dell’Art.18. E’ nato un nuovo Partito, MdP-Art.1, nel quale sono confluiti ex PD ed alcuni fuoriusciti da Sinistra Italiana, nell’atto dello scioglimento di SEL.
A ridosso dell’appuntamento elettorale nazionale del 4 marzo 2018, dopo fasi concitate di contatti e rapporti con varie forze politiche ed associazioni della immensa galassia della Sinistra, si decide di formare una lista con MdP, Sinistra Italiana e Possibile alla quale viene “imposto” il nome di “Liberi e Uguali” ed al quale come primo rappresentante il Presidente del Senato Pietro Grasso. Siamo al 3 dicembre 2017 e mancano solo quattro mesi per le elezioni politiche. Tra le varie forze ed al loro interno non vi è alcun chiaro accordo sugli esiti; il programma è da scrivere, anche se si annunciano frettolose assemblee nazionali da svolgersi contemporaneamente da lì a 15 giorni. Si faticherà non poco ad avere le linee programmatiche ma anche queste sono il frutto di affrettate discussioni che non portano a sintesi condivise. Inevitabilmente ne conseguirà che anche la fase delle candidature sarà caotica e foriera di malumori. Peraltro molti dei candidati non portano ancora il segno distintivo di uno smarcamento reale dal Partito Democratico.
Gli esiti elettorali – di fronte a questo quadro – non possono che essere marginali, anche se indicativi di un trend annunciato.

….fine prima parte…..

Joshua Madalon

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OPPOSIZIONE vs OPPOSIZIONE

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OPPOSIZIONE vs OPPOSIZIONE

Proseguendo riflessioni politiche utili non solo a comprendere i percorsi potenziali politici nazionali ma anche quelli locali, poniamo l’accento sul termine “Opposizione”.
“Opposizione” dicasi con modalità semplificata “posizione opposta”. E’ l’atteggiamento meditato o pregiudiziale di una persona o di un gruppo nei confronti di altra(e) persona(e) o altro(i) gruppo(i). Consiste in una proposta complessiva o specifica su uno o più temi, espressa in modo più o meno alternativo ad altra(e) proposta(e). Di norma è “pregiudiziale” se basata meramente su forme ideologiche precostituite benchè contrapposte. Nihil obstat che vi possano essere interpretazioni molto diverse e lontane tra loro all’interno di contesti solo apparentemente omologhi dal punto di vista ideologico.
La parola “Opposizione” è stata pronunciata in modo netto e ben definito da Matteo Renzi il 6 marzo all’atto del riconoscimento ufficiale del disastro elettorale del quale, insieme ai suoi fedeli sostenitori, si è reso protagonista.
In riferimento a posizioni apparentemente omologhe dal punto di vista ideologico sono qui a rilevare che ben diversa “dovrebbe” essere l’Opposizione da parte di quella lista chiamata “Liberi e Uguali” il cui futuro destino è appeso ad un filo sottilissimo ma che nella campagna elettorale ha espresso posizioni molto critiche sull’operato dei governi Renzi-Gentiloni a guida PD.
Si tratterebbe dunque dell’esplicazione del titolo “OPPOSIZIONE vs OPPOSIZIONE”. Gli interventi sul mondo del Lavoro sviluppati più a sostegno degli interessi dell’imprenditoria, che hanno generato maggiore insicurezza, quelli sulla Scuola che l’hanno ancor più burocratizzata, un’accondiscendenza complessiva favorevole al mondo finanziario sulle questioni relative alla crisi delle banche, alcuni interventi sui temi dell’Immigrazione non sono piaciuti e non possono essere approvati. Ovviamente il Partito Democratico non è in grado di sviluppare un’autocritica su questi interventi ed è per questo motivo sostanzialmente che non sarà possibile alcun rapporto di condivisione tra coloro che si ritrovano all’opposizione nel Governo del Paese e nelle prosssime contese elettorali locali.
Peraltro il “segno” distintivo del “renzismo” ha connotato molte delle linee programmatiche e delle azioni amministrative, ancor più nelle ultime settimane, laddove segnatamente si sta dando dimostrazione di voler “occhieggiare” le Destre, forse nel disperato tentativo locale di agganciare quella parte di elettorato. Mi riferisco al Regolamento per i contributi per l’affitto a famiglie bisognose che fondamentalmente “discrimina” gli stranieri, imponendo loro di presentare una “certificazione che attesti che tutti i componenti del nucleo familiare possiedono o meno alloggi nel loro Paese d’origine”. Questo riferimento alla “certificazione” e non all’autocertificazione genera “discriminazione” evidente laddove il Paese d’origine non fosse in grado di provvedere in merito. Ed è evidente che non si tratta di essere considerati “razzisti” se si dice che vi sono moltissimi Paesi da cui provengono i nostri amici stranieri che non sono organizzati in merito a dati catastali (che dire? Non lo siamo neanche del tutto noi, che ci consideriamo Paese industrializzato!). Ci riferiamo poi anche al “Daspo urbano”, inserito nel Regolamento di Polizia Urbana, approvato pochi giorni fa dal Comune di Prato, che equipara a delinquenti e spacciatori gli homeless e i disturbatori generici della quiete pubblica. D’altronde per tutti ma soprattutto per chi è davvero pericoloso non si prefigurerebbe alcun intervento al di là dell’allontanamento. “Signor delinquente, signor spacciatore, si faccia, per cortesia, più in là!”.

Joshua Madalon

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continuiamo a parlar di Politica – LA SINISTRA FACCIA LA SINISTRA

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LA SINISTRA FACCIA LA SINISTRA

Che lo si faccia o meno, il Governo tra Lega e M5S, davvero poco cambia. O meglio, quel che è cambiato lo era già prima. Prima ancora che si andasse alle urne il 4 marzo. Tutto il resto, compreso il dotto dibattito avviato nella Sinistra, in una parte consistente di essa, ma soprattutto quella ancora legata alle ideologie, è “fuffa, pura autentica fuffa”.
Fa parte dell’amnesia organica, cronica malattia, del popolo italiano, aver dimenticato molto in fretta da dove provengano i mali che hanno aggredito, e vinto, la Sinistra. Si spera non per sempre ma per ora è così! e lo era da tempo ed ha messo in crisi sia la Sinistra cosidetta “radicale” – molto chic ed autoreferenziale anche nelle sue posizioni popolari – sia in quella “riformista” che ha abbracciato il Credo borghese e capitalistico, cercando a sua discolpa parziale giustificazioni inimmaginabili in un contesto razionale. Da una parte c’erano gli epigoni del comunismo che si crogiolavano nelle loro ragioni testimoniali e dall’altra c’era il “sogno” di poter scalare il mondo della Finanza (ricordate “Allora abbiamo anche noi una banca!” di quel bischerone del Fassino!) alla faccia della gente che poi ha subito umiliazioni infinite senza mai avere soddisfazione nel contrasto di “classe”.
Ma già prima di Fassino c’era stato Veltroni che dopo Fassino, con la nascita del PD, era ritornato ai vertici del nuovo Partito, quello Democratico. E già in quegli anni molti di noi viaggiavano nei ranghi dell’opposizione ad una linea di deriva che si era ben connotata, perlomeno a noi che eravamo ancora “giovani”, come ai limiti estremi del riformismo molto più orientata verso il Centro con lo scopo maggioritario di accaparrarsi parti dell’elettorato moderato, anche se considerato illuminato e progressista.
Che quella che si imboccava fosse una strada che dal Centro poi avrebbe portato verso Destra, svuotando di forza e contenuti i luoghi del confronto democratico, lo avevamo detto e ribadito più volte e lo avevano fatto allo stesso tempo compagne e compagni in tante altre parti d’Italia. “E’ cambiato il mondo, non ve ne siete accorti!” dicevano i sostenitori della stella renziana, umiliando e sbeffeggiando l’impegno di tante persone. Dietro questo nuovo “mantra” sguazzavano nell’acqua già putrida quella parte di “politica” che era stata sconfitta dal confronto democratico nelle città e riprendeva vigore approfittando dell’aiuto forse insperato fino ad allora di parti assolutamente estranee, esterne, con posizioni ambigue, lontanissime dal pensiero democratico.
Siamo stati profeti di questo degrado, che non smette di procedere verso un baratro infinito. Non lo abbiamo fatto per ottenere un posizionamento a noi favorevole. Forse “altri”, certamente “altri”, hanno perseguito obiettivi personali; e non ce ne vogliano, non facciano mostra di offendersi in modo ipocrita. Ricoprono, alcuni di loro, posti vantaggiosi; ma è anche colpa loro se “oggi” in alcune città, come quella di Prato, si paventa obiettivamente l’avanzata delle Destre in modo assai diverso da quella del 2009.
Noi umilmente vogliamo riprendere il cammino, ma “A Sinistra”, fuori dal PD, che ancora oggi attraverso la sua “Amministrazione” propone regolamenti che hanno chiaramente un impianto repressivo tipico della peggiore Destra.

Joshua Madalon

Homeless