ANNA PANDICO

Anna 3

ANNA PANDICO

Molto di noi rimane nella vita degli altri se avremo saputo lasciare I nostri “segni”.   Non avevo avuto che scarni segnali del morbo che ha portato via la nostra amica. E, quando l’altro giorno sono stato chiamato da una giornalista de “Il Tirreno” ho pensato che fosse per i soliti banali aridi sterili problemi politici locali e nazionali. Mai avrei potuto immaginare….

Di Anna Pàndico rimane, al di là di quello che ha prodotto in versi e testi teatrali, il suo straordinario bellissimo sorriso. Quando era serena lo abbozzava in modo “infantile” ritornando poi più o meno all’improvviso seria ed un tantino cupa ed il suo saluto era lievemente strascicato con quel tono di complicità affettiva che mi faceva sentire suo coetaneo.  Il nostro è stato un rapporto di amicizia culturale forse paterno forse fraterno non avendo mai avuto una sorella tutta mia: certamente diverso da tutti gli altri che ho avuto e da tutti gli altri che lei ha avuto.                                                                Abbiamo amato la “poesia” come strumento terapeutico che portasse a galla i turbamenti profondi dell’animo umano.

Leggevamo insieme i suoi appunti ed io parlavo a lei dei miei progetti culturali sui quali di frequente opponeva critiche acute e pregnanti su cui discutevamo.                                Era insoddisfatta ma naturalmente rispondeva a quelle problematiche continuando ad occuparsi di Teatro e di Poesia.

Era a volte presente alle mie iniziative, anche se non amava svolgere un ruolo di osservatrice passiva ed i suoi appunti critici mi sono stati molto utili.

Era venuta una volta anche a seguire una delle mie “incursioni” flegree sul Lago Fusaro e nella Casina vanvitelliana. Sì, parlavamo anche allora di Poesia e Narrativa ed era subito dopo il Natale 2014 e lei venne insieme ai due nipoti ad assistere alla presentazione di un libro che raccoglieva i versi e le parole di autrici ed autori che avevano preso parte alle prime due edizioni del Premio Sovente.

Negli anni precedenti aveva partecipato a due edizioni, le ultime, della silloge che curavo personalmente. In “Poesia Sostantivo Femminile” nella 11° e 12° edizione si trovano tre testi firmati da Anna che scelsi in accordo con lei: “1997 (ad una mia amica e guida)” nel 2011 e “senza titolo” e “Corpi rap” nel 2012.        Nel 2015 poi aveva regalato ad Antonello Nave ed a me una sua lirica dedicata a Pier Paolo Pasolini, inserita nella silloge da noi composta per il 40ennale dalla scomparsa del grande intellettuale friulano.                                            Io l’ho conosciuta così e con dolore voglio ricordarla così con quel suo sorriso da bambina.

Il Poeta descrive in modo chiaro ma crudele la nostra vita: siamo “umani” ma abbiamo una forma di cinismo salvifico che, di fronte agli eventi funesti, ci spinge ad apprezzare la “vita” e dare ancora per un po’ un calcio alla “morte”. Egli nel canto XXV “Il sabato del villaggio” vv.40-42 scrive

“Diman tristezza e noia
Recheran l’ore, ed al travaglio usato
Ciascuno in suo pensier farà ritorno”

In uno dei miei prossimi post pubblicherò le poesie di Anna di cui accenno.

Mi piace però concludere con dei versi che avevo dedicato ad un’altra mia carissima amica e che sono stati apposti in chiusura dei “Saluti” nel 12° volumetto di “Poesia Sostantivo Femminile”.

Libera

ogni tua energia

anima bella

solcando

i cieli del cosmo

senza frontiere.

 

Sciogli le gomene

e vai

oltre i confini

del cielo

nello spazio infinito

dei tuoi sogni

di perenne fanciulla.

 

Così

ti ricordo.

 

Joshua Madalon

 

Anna

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