Vuttà ‘a petrella e annasconnere ‘a manella

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Vuttà ‘a petrella e annasconnere ‘a manella

TIRARE IL SASSO E NASCONDERE LA MANO

E’ un modo di dire che si attaglia solo in parte alla realtà attuale cui mi riferisco, in quanto il Ministro Salvini tira la pietra ma non nasconde la mano, certo della sua impunità.

Saranno “fake” ma non deve stare a me ed a tanti altri che seguono Facebook o altri social consimili stabilire se lo siano o meno. Allorquando vengono proposti, chi di dovere, di certo afferente al Ministero del suddetto, intervenga con gli strumenti a sua disposizione e faccia rispettare le regole della convivenza e della legalità: in ogni modo, in ogni caso, anche quando le “fake” sono costruite per nuocere a coloro che sono avversari di questo Governo.

E non sono di certo pochi i casi in cui ciò accade.

Leggere commenti irridenti (“è finita la pacchia”) che dovrebbero essere sottaciuti e, laddove “pacchia” vi sia, si sappia intervenire a prescindere da chi quella “pacchia” ha goduto e continua a godere, finisce per colpire le menti deboli e mescolare le competenze e le professionalità con le incapacità oggettive o volute di una minima parte della nostra società.

Leggere commenti come quello della copertura 50 della crema solare, ma con moderazione onde evitare che si possa diventare troppo neri, rischiando di essere sparati, è, a mio parere (non fosse una fake!), una vera e propria istigazione alla violenza in modo indiretto, sì, ma con quel metodo tipicamente camorristico e mafioso del “suggerire ma non troppo!”. Quel metodo che dovrebbe essere combattuto “in silenzio” per poter essere meglio efficace dall’intestatario di un dicastero così importante.

Ma tant’è, questo è l’uomo e “non si può cavare sangue da una rapa”!

Joshua Madalon

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PASSEGGIATE FLEGREE giugno 2018 – parte 5

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PASSEGGIATE FLEGREE giugno 2018 – parte 5

Staccarono il gancio che limitava il ristretto passaggio alle persone e tutti insieme da una parte e dall’altra fluimmo. Avevamo pensato di fare una puntatina al “mercato generale al dettaglio” più per godere della vista della molteplicità dei colori e dei prodotti agricoli ed ittici. Superato il passaggio a livello c’è il Tempio di Serapide, una sorta di centro commerciale archeologico risalete al periodo tra il I° ed il II° secolo dopo Cristo. In realtà era un mercato con vari spazi e piani; il nome è legato alla statuina dedicata alla divinità egizia Serapis di cui nel 1750 fu rinvenuta una traccia. Pozzuoli era una base fondamentale del commercio romano: fu il porto principale romano, sia commerciale che militare prima di essere sostituito in modo innaturale, artificiale, da quello di Ostia, che indubbiamente aveva altri vantaggi, essendo a pochi chilometri da Roma. Non è affatto strano che possedesse due anfiteatri e strutture commerciali a livello internazionale; e dunque non sorprende che vi fossero culti diversi all’interno di un sincretismo religioso invidiabile ai nostri giorni.
Andammo oltre verso la riva del porto dove avevamo intravisto una sfilza di banchi; vi ci dirigemmo, io con accondiscendenza passiva e disinteressata, Marietta con il desiderio femminile di acquistare oggetti e vestiario a prezzi oltremodo convenienti. Ne venimmo via senza acquisti: il sole cominciava a picchiare e ci inoltrammo attraverso il parcheggio del Mercato ittico generale verso il Mercato al dettaglio.
“Peppino!” una voce mi ricordò che mi chiamavo Giuseppe. Una voce femminile con l’accento puteolano. Una signora piccolina che non aveva rinunciato a chiamarmi con vigore pur essendo impegnata in una conversazione telefonica. “T’he fatte ‘e solde?” una modalità idiomatica per sottolineare la mia lunghissima assenza nei rapporti umani con lei. “Saie cu cchi sto parlanno? Peppino, ‘o figlie ‘e Rafele, ‘o cuggine nuosto” intuii che stesse parlando con il fratello Salvatore che da più lungo tempo non avevo incontrato. Baci ed abbracci e promesse di rivederci presto, scambio di telefono (forse già fatto in precedenza ma ripetuto a scanso di equivoci). Saluti con il desiderio sincero di rivedersi, ma…
Il mercato è sempre attrattivo ed alcuni banchi sono affollatissimi. A noi sono sempre piaciuti quelli solitari, appartati, dove puoi meglio scegliere i prodotti. E facemmo così anche quella volta con il risultato che avevamo acquistato quattro cinque chili di roba e dovevamo salire su da dove eravamo scesi. Ed il caldo era ormai asfissiante.
A pochi metri dal mercato c’è una sorta di “Terminal” degli autobus locali. Decidemmo di andarci. Ci fermammo a fare i biglietti e chiedemmo dove avremmo potuto prendere il mezzo per salire verso la Solfatara: una signora gentile bucò il muro con il suo dito per mostraci la direzione.

Pochi metri oltre alcuni autobus sostavano sonnolenti, in una controra certamente anomala, insieme ai loro conducenti. Nessuno di loro sapeva, e non intendevano sforzarsi troppo al di là di un cenno negativo. Decisi di rincorrere un autobus che stava miracolosamente spostandosi e mi rivolsi al conducente che emise il responso: “Signo’ avite aspittà quaranta minute”.

Marietta ed io ci guardammo scoraggiati e ci dicemmo che “forse” a quell’ora potevamo anche essere già a casa.

…fine parte 5…continua

Joshua Madalon

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reloaded ad un anno esatto de “PRIMA DELL’ALZHEIMER”

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PRIMA DELL’ALZHEIMER

Voglio combattere l’ipotesi non tanto lontana di poter incontrare nella mia vita futura la “perdita della memoria”, quella personale fatta però di rapporti, incontri, scontri, amori, odi, passioni, sentimenti ancora diversi da quelli. Quella “memoria” che da “personale” aspiri a diventare “collettiva” nel senso di contribuire a capire in minima quota parte la realtà complessiva nella quale abbiamo vissuto e che, nel bene o nel male ha costruito la realtà che stiamo vivendo. Ecco perché di tanto in tanto corro a recuperare piccoli interventi degli anni passati, ripescandoli tra le pendrive disseminate tra le quattro mura domestiche.
A volte a recuperare la memoria oltre i documenti di cui accennavo prima contribuisce un’occasione, uno stimolo da parte di amici, compagni “senza virgolette”, momenti epifanici inattesi ed io scrivo e scavo, prima che l’alzheimer mi colpisca, nei meandri della memoria, sperando che possa anche servire a qualcosa di positivo. Per farlo bene, o comunque meglio possibile, bisogna utilizzare un tono pacato, semplice e diretto. Non possiamo pretendere che ci comprendano coloro che si rifiutano di rimettere in discussione le loro verità, anche e soprattutto perché la nostra è una verità forse in parte diversa ma che ha bisogno di essere collaudata costantemente nel confronto per potersi mescolare.
Se ne vogliamo parlare, facciamolo pure, evitando polemiche personali. E a me dispiace che a volte non si colgano gli aspetti pedagogici dei miei interventi. D’altronde però c’è chi li comprende e me ne dà atto; ed io vado avanti, prima della “perdita della memoria”.

Joshua Madalon

Il livello culturale generale e quello di sopportazione

Il livello culturale generale e quello di sopportazione

Sono due aspetti che incidono fortemente sulla vita del nostro Paese e su quella dei suoi abitanti, a partire dagli stessi che da quegli aspetti sono condizionati in modo diretto o indiretto. Qui vi è un’inversione, perchè coloro che ne sono afflitti in modo diretto tardano per mancanza di un livello minimo di Cultura “generale” a prendere coscienza della situazione e rimangono avvinghiati dalle maglie della rete costruita ad arte utilizzando materiale solo in minima parte corrispondente al vero (ci sono i “disonesti” ma sono una ristretta minoranza; l’illegalità “diffusa” è accettata dal senso comune ed è, per quanto riguarda l’individuo, considerata sempre “necessaria”, mentre quella degli altri “non lo è”); coloro invece che ne sono vittime innocenti subiscono questo “gap” in modo indiretto, perché rischiano, ergendosi in modo avverso, di essere considerati “complici” dell’illegalità e della disonestà.
E’ purtroppo concreto il sentimento di frustrazione che ha caratterizzato da tempo quella parte della società italiana che ha avvertito di essere posta ai margini negli ultimi anni in modo progressivo: la differenza sociale è andata man mano aumentando, relegando verso la povertà sempre più persone che, in qualche modo, riuscivano anche se a malapena, a vivere dignitosamente la loro esistenza e quella dei propri familiari.

All’interno di questo quadro il Centrosinistra PD renziano ha giocato un ruolo di sottovalutazione, di arroganza e presunzione, forte della protezione della parte più ricca e potente.
Raccontarci “ora” che “non si sia stati in grado di costruire una narrazione oggettiva che potesse spiegare quali sarebbero stati i vantaggi per larga parte della popolazione (a partire da quella più debole) delle scelte politiche ed economiche, come spesso si sente dire da coloro che, pur avendo partecipato in modo diretto alla costruzione delle politiche liberiste neocapitaliste, “oggi” intendono – anche se solo in parte – distaccarsene, è vergognoso ed immorale.
Non è affatto vero che non sia stato raccontato: lo si è fatto con superbia e tracotanza, caratteri peculiari di Renzi e del renzismo. Erano sempre gli “altri” che non capivano, quelli che richiamavano ad un ben diverso atteggiamento, che chiedevano ascolto per sè ma soprattutto per i tanti altri “senza voce”.

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– vi ricordate le conferenze con le slides? una tecnica davvero più che moderna per rappresentare le proprie scelte ! –

La corda è stata tirata all’inverosimile ed oggi, con la sopportazione pervenuta ormai a livelli “insopportabili” abbinata ad un livello infimo di cultura, decine di migliaia di persone guardano con fiducia verso un Governo necessariamente populista attendendo che avvengano miracoli improbabili ma hanno fatto crescere in se stessi una piccola luce di speranza. Dobbiamo riconoscerlo ed accettarlo antropologicamente, anche se il rischio di un “default” istituzionale prima che economico è altissimo ed i populismi, storicamente, hanno vita breve e si concludono spesso tragicamente.

Joshua Madalon

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UN BUON CRISTIANO ED UN BUON PADRE DI FAMIGLIA non devono mostrare di esserlo: DEVONO ESSERLO e basta!

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UN BUON CRISTIANO ED UN BUON PADRE DI FAMIGLIA non devono mostrare di esserlo: DEVONO ESSERLO e basta!

Non penso di ergermi a censore, non avendone la piena dignità, essendo certamente un ateo credente nei valori ma non esente da errori nel rispetto delle regole fondamentali della convivenza umana. Uomo del dubbio, a volte però appaio presuntuoso ed arrogante (forse, mi dico, lo sono). E non pretendo la perfezione neanche nelle figure apicali della storia entro la quale ci tocca di convivere. Posso essere stato, e posso ancora esserlo, un ipocrita, anche se tendo a praticare una certa coerenza. Tuttavia, nel seguire l’azione politica di Matteo Salvini, emerge potentemente la volontà di accreditarsi come “buon critiano e buon padre di famiglia”: fa di tutto per mostrarlo. E questo è il segno distintivo della sua ipocrisia. Egli vuole convincere le persone, quante più sia possibile, che ciò che ha proposto, quel che propone, quel che fa ed, ancor più, quel che si appresta a fare sia nel segno della cristianità integrale. In effetti, somiglia parecchio a quei santoni che guidavano il popolo contro gli infedeli al tempo delle Crociate. Un tempo, in apparenza, lontano; proprio perchè dall’altra parte del Mediterraneo, dal Vicino Oriente in là, l’ISIS ha inteso ribaltare i parametri riconoscendo meccanicamente noi come infedeli. Il rischio è che tra noi e loro non vi sia una grande differenza di civiltà e che si avvicini a noi un nuovo Medioevo molto più denso di nubi minacciose di quanto non lo siano stati i secoli passati, compreso quello appena trascorso. Ed alcuni gesti e l’accelerazione di scelte di rottura con parti importanti dell’Europa da parte di colui che in parte rappresenta il nostro Paese e la violenza verbale che utilizza nei confronti di parti deboli e naturalmente emarginate possono produrre danni sociali irreparabili, sia a livello locale sia nazionale che internazionale. Un leader della “rabbia” dunque; un paladino a difesa di una territorialità integrale con una sorta di “ius soli” capovolto sta spaccando il Paese più di quanto non lo abbiano fatto prima. In tutto questo ragionamento, sta la comprensione della preoccupazione espressa da quella parte “ecumenica” della Chiesa con la copertina e gli articoli di “Famiglia cristiana”. L’impatto è stato forte, diciamocelo; ma se dobbiamo essere seri non possiamo che considerarlo un errore, un “fallo di reazione” punibile ma giustificato. Di fronte a questa sortita il destinatario, paragonato ad una sorta di Satana, ha espresso forse in modo involontario un pensiero che nega la sua volontà di apparire un buon cristiano: ha detto “non merito tanto onore”, assumendo un tono ironico, sardonico. Se il Diavolo che nell’iconografia ricorrente è quello che rappresenta e prepara il Male, indubbiamente quest’uomo, questa figura con la quale ci tocca vivere questo pezzo di tempo, gli somiglia parecchio.

Joshua Madalon

P.S.: ovviamente, la responsabilità di quanto sta accadendo è in primo luogo di chi lo ha permesso in questi ultimi anni.

Una foto tratta dal profilo Facebook del 'Media office of lybian army' mostra Il ministro dell'Interno, Marco Minniti, con il generale Khalifa Haftar durante il loro incontro a Bengasi, 5 Settembre 2017.    +++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO' ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L'AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++
Una foto tratta dal profilo Facebook del ‘Media office of lybian army’ mostra Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, con il generale Khalifa Haftar durante il loro incontro a Bengasi, 5 Settembre 2017.
+++ATTENZIONE LA FOTO NON PUO’ ESSERE PUBBLICATA O RIPRODOTTA SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELLA FONTE DI ORIGINE CUI SI RINVIA+++

TURACCIOLI che galleggiano su acque torbide

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TURACCIOLI che galleggiano su acque torbide

Gli inviti a non disperdersi in cento rivoli da parte dei sostenitori del cd Centrosinistra – sia PD che Socialisti – possiedono in apparenza criteri di saggezza, in preparazione di una battaglia politica elettorale che vedrà scendere in campo avverso parti considerevoli della Destra, da quella più estrema (della quale fa parte “anche” la Lega) a quella più moderata. Da una parte – e sono buono – c’è la consapevolezza dei limiti rappresentativi delle ragioni progressiste e degli ideali fondamentali della Sinistra da parte del Partito Democratico. Dall’altra c’è il desiderio di non rinunciare ai vantaggi concessi dal governare una città come quella di Prato che è ancora un centro attrattivo importante dal punto di vista economico, essendo peraltro la seconda città per abitanti nella parte settentrionale del Centro Italia.
C’è dunque la convinzione che, dietro i risultati delle Politiche e delle altre competizioni del 2018, vi sia un segnale che indichi la tendenza per il prossimo anno. A Prato l’ Amministrazione comunale è stata azzoppata dall’incapacità di ascolto democratico da parte di una leadership arrogante e presuntuosa che ha vissuto della rendita “renziana”, alle cordate del quale hanno inteso partecipare. Un Sindaco che ha operato a servizio ridotto, sia per i numerosi impegni “altri” cui ha accettato di partecipare sia per una riottosità collegata al fatto che, per accettare l’incarico, ha dovuto rinunciare a vantaggi ben superiori, quali la carica di deputato gli avrebbe concesso. Una Giunta squinternata etrodiretta nella quale si è fatto anche a gara per “primeggiare” forse in vista di singolari futuri. Questo il quadro dell’attuale governo cittadino, al quale niente di più ha dato la formazione di un gruppo LeU che non si è distinto in modo autonomo, affrettandosi a dichiarare che non sarebbe uscito dalla maggioranza.
La sconfitta probabile non sarà certamente responsabilità dei gruppi della Sinistra che non hanno avuto ruoli in questo quadriennio, soprattutto perché alcuni di loro sono stati traditi sin dal principio dai “furbi”, alcuni dei quali oggi “invitano” all’unità. Ed anche perché nulla, proprio nulla, è cambiato per altri, come per il sottoscritto (lo scrivo per assumermi la piena responsabilità di quel che affermo), da quando in campagna elettorale l’abbrivio renziano spingeva ad incontri e promesse il candidato Sindaco e i suoi sostenitori a favore di gruppi chiaramente di Destra, nemmeno tanto moderati. Non sostenni questo Sindaco e non intendo sostenerlo oggi, là dove fosse ricandidato. E non sosterrei altri che fossero meramente sostitutivi della leadership che ha prodotto questo stato delle cose. Nè tantomeno sosterrei un progetto politico che non rappresentasse un profondissimo rinnovamento nelle idee e nelle persone che quelle idee vogliano sostanziare. Non è alle viste tale disponibilità; d’altronde anche a livello nazionale la difesa delle proposte avanzate dagli esecutivi Renzi-Gentiloni non è minimamente in discussione
A livello locale allo steso modo coloro che invitano più di altri all’unità sono paragonabili a quei “turaccioli” che galleggiano sempre, cioè quei furbi che si avvantaggiano (o presumono di presentarsi come tali) dall’essere riconoscibili come “salvatori” della patria per aver riportato agli ovili i pecoroni (nessuno alla nostra età ci direbbe “pecorelle”) che si erano smarriti. Si mettano l’anima in pace: l’età ci ha dato saggezza e la capacità di non scalpitare in vista di qualche “regalino” gentile da parte dei”più furbi”, che si guardano bene poi dal fidarsi di gente così.

Joshua Madalon

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“Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o banco ‘e napule nun se ‘mpegna”.

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“Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o banco ‘e napule nun se ‘mpegna”.

Come scrivevo ieri, sono tornato in Italia. Ho avuto numerosi impegni, soprattutto di famiglia e gradevoli anche se faticosi. Non ho mai smesso però di essere collegato con le tematiche italiane e mi ha sorpreso il tono ed il livello della polemica sulla assunzione di tale Assia Montanino come capo segreteria ai Ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico. Non ho mancato di sottolineare quella che considero una “continuità” nella pratica di Governo, che consiste nel chiamare in modo diretto (“fiduciario” è il termine autoassolutorio da sempre utilizzato dalla Politica “d’antan”) persone ad incarichi di prestigio. Niente da obiettare sulle qualità intrinseche della signora, in assenza di verifiche. Certamente fa pensare la provenienza territoriale e preoccupa la qualità intellettuale del proponente, quella finora emersa, ovviamente. Diciamo che “questo passa il convento” in questa fase. E bisogna accontentarsi in attesa di avanzare dubbi e critiche concrete. Per ora, e forse hanno ragione i sostenitori di questo Governo, ci sono state scelte “simboliche”: nulla di più.
Trovo assurde e ridicole le “rimostranze” da parte dei sostenitori di questa scelta, a partire dalla stessa Assia Montanino, quando la buttano sul “sessismo”. Non fa alcuna differenza: le “qualità” in un impegno di tale levatura non si basano sul genere. Lo sta a dimostrare, per quel che mi riguarda, il giudizio negativo dal punto di vista culturale “generale” e di riflesso “storico e politico” che assegno al Vicepresidente del Consiglio, che mi sembra che appartenga ad un genere diverso. O no?
E trovo assurdo l’annuncio di ricorrere al tribunale avverso alcune illazioni. Non si perda tempo e si dimostri quanto si vale: “Chiacchiere e tabacchere ‘e ligno, ‘o banco ‘e napule nun se ‘mpegna”. La signora ed il giovane neoMinistro sanno cosa significa!

Joshua Madalon

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giugno 2014 – luglio 2016 reloaded Ambiguità delle parole come “rinnovamento”, “conservazione”, “rivoluzione”, “cambiamento” proposte come “positive”

Sono passati due più due (che fanno quattro) anni ma l’analisi che pubblicai è ancora viva ed attuale – per la STORIA

Ambiguità delle parole come “rinnovamento”, “conservazione”, “rivoluzione”, “cambiamento” proposte come “positive”
SONO IN EFFETTI AMBIGUE

Occorre fare “Rete” e deve essere a maglie larghe in nome della Libertà e della Democrazia. Quello che serve è superare il muro di silenzio che i “mass media” ( al di là di qualche “strumentale” dissenso da parte di pochissime testate ) stanno imponendo a tutti coloro che esprimono dissenso nei confronti del “conformismo” dilagante che ha visto accrescere il sostegno all’azione di “rinnovamento” a tappe forzate proposto dall’attuale Segretario del PD.
Non è facile dissentire di fronte ad un sostegno così apparentemente ampio, anche perché si rischia di apparire dei conservatori ideologici arroccati nel mantenere posizioni e rendite. Di certo sembra che questo possa essere l’obiettivo giusto della “critica”, ma sta di fatto che la maggior parte di coloro che quelle rendite e posizioni le vogliono “conservare” sono nel “mucchio” dei sostenitori del “rinnovamento”. Occorre ad ogni modo fare attenzione su quanto è accaduto negli ultimi mesi all’interno del Partito Democratico partendo da quanto noi conosciamo in maniera più diretta, che sono alcune realtà locali. Poniamoci una domanda utilizzando la “matematica”: come si attua un “rinnovamento” quando l’80% della vecchia guardia di un gruppo dirigente si ritrova a sostenere il “vincitore” ed i suoi non sempre “vergini” sodali: se dovessi usare un termine “storico” più che rinnovamento scriverei “restaurazione”. E senz’altro anche la Restaurazione di inizio XIX secolo apparve ad una parte considerevole degli Stati europei una scelta rivoluzionaria! Ecco dunque l’ambiguità della terminologia: chi dissente dal “rinnovamento” fatto in queste modalità viene considerato “ideologico e superato” oltre che conservatore, difensore dello “status quo”. E sono terminologie, se vogliamo esser seri, parimenti incentrate su un significato ideologico che nulla di più e di meglio può aggiungere per contribuire ad un vero positivo cambiamento. Il “cambiamento” non c’è stato e non ci può essere se al mutare delle sembianze (identità ed età) non corrisponde un coerente mutamento delle metodologie di approccio ad i temi che valorizzino la Democrazia. Ed infatti la maggior parte di coloro che hanno affollato con entusiasmo e passione – e con un po’ di sana rabbia – i “gazebo” delle Primarie alzando i toni della contesa “rivoluzionaria” si sono, in nome di un mondo nuovo rispetto al “vecchio” da alcuni militanti d’annata rappresentato, ben guardati dall’assumere un impegno più concreto nei Circoli. L’utilizzo del web sembra la panacea ad alcuni di loro ma non tengono conto dell’invecchiamento della popolazione e del relativo analfabetismo tecnologico diffuso su tutti i territori; accanto a questo va aggiunto che la maggior parte dei cybernauti sono “giovani” e, per ragioni molto serie, sono arrabbiati con chi governa perché lo ritengono (abbiano ragione o meno, in questo momento poco importa) responsabile del “disagio” collegato alla perdita di posti di lavoro ed alla non creazione di nuove e concrete opportunità lavorative. E così corrono dietro la “rabbia” di chi si oppone in modo strumentale: i dati statistici sono chiarissimi riguardo all’attenzione con cui la maggioranza dei “giovani” guarda al M5S, guidato da demagoghi populisti rivoluzionari catastrofisti. Il web dunque è già occupato e lo spazio residuale è scarso. Chi si oppone all’interno del PD ha pochi spazi in questo appiattimento generale sulle posizioni fortemente maggioritarie ed è visto come chi, rimanendo fermo sulla riva di un fiume, attende i passaggi dei cadaveri degli avversari. Non possiamo dare questa impressione, conoscendo il nostro attivismo critico; ed allora ecco che emerge la necessità di mettere in piedi un Gruppo che accolga i “Democratici” convinti che l’attuale Dirigenza non sia idonea a rappresentare in modo coerente i principali valori fondanti del Partito.
Se tuttavia continuiamo solo a dircelo fra di noi e non lo esprimiamo rivelando le contraddizioni che sono all’interno dello stesso percorso piegato ad una “democrazia” di comodo non riusciremo mai a far emergere queste nostre posizioni che, se da una parte non vogliamo siano strumentalizzabili, dall’altra desideriamo non accantonare nemmeno temporaneamente come “per necessità contingente”(non è mai il momento e dobbiamo turarci le narici e procedere malgrado) ci viene richiesto. Non vogliamo e non possiamo confonderci con chi a suo esclusivo vantaggio va sbandierando il vessillo della Democrazia contro l’Oscurantismo oppure quello della Speranza contro la Disperazione o quello del Fare contro il Disfare. Lasciamo a costoro il tempo della loro Propaganda Politica e lavoriamo per il “dopo”! non è mica vero che siamo all’ultima spiaggia; questo è il vero “catastrofismo”! come a dire “o ti mangi questa minestra o ti butti dalla finestra”. Non abbiamo bisogno di balie; sappiamo ragionare e condividiamo molti aspetti della critica alle istituzioni che, negli ultimi mesi, sembra essere unico appannaggio di chi governa. Se si deve mettere mano agli sprechi lo si faccia con una scelta “costituente” che ridisegni nel complesso o non a pizzichi e bocconi il quadro istituzionale con regole nuove e stringenti. Ma lo si faccia partendo dalla base dei Circoli non dai gruppi dirigenti che penserebbero prioritariamente ai propri interessi.

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Eccomi di ritorno!

Eccomi di ritorno!

Sono stato via per alcuni giorni tra Cambridge e Londra.

L’occasione è stata quella di poter partecipare alla cerimonia per il dottorato di ricerca di nostra figlia Lavinia. Non è la prima cerimonia cui partecipiamo in quello splendido spazio che è la “Senate House”.

In un tempo in cui la “Cultura” è disprezzata a favore di rapporti di fiducia senza una identità all’interno di quel percorso pseudo rivoluzionario gattopardesco per cui si annunciano cambiamenti per non cambiare nulla (basta l’annuncio!), la presenza di tante “eccellenze” a livello internazionale è una boccata di ossigeno “amaro”.

 

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A Cambridge (e a Londra) il “mondo” passa davanti a te, che fermo stai; ed è l’immagine di un’Italia che rischia ancor più di sprofondare, dopo il ventennio e passa di Berlusconi e Renzi,  in una posizione di retroguardia “culturale” tra ignoranti e buzzurri che  credono di essere Churchill e Chamberlain, Roosevelt ed Obama.

Ne parleremo nei prossimi giorni.

 

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