I PRIMI CREATORI DI FAKE: la Destra e la Lega

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I PRIMI CREATORI DI FAKE

La valutazione della realtà deve essere fatta sulla base di due elementi fondamentali: la percezione che si ha di un determinato fenomeno e I dati reali riferibili a quello stesso fenomeno.
Ovviamente in modo ideologico a seconda della diversa posizione di chi deve poi valutare questo “stato delle cose” si hanno pareri concordi o discordi.
Negli ultimi giorni si è andata diffondendo la sensazione che il nostro Paese fosse abitato da una maggioranza di razzisti. Diverse le opinioni, proprio a seconda della posizione ideologica: la Sinistra va affermando che ci si trovi davanti ad una serie infinita di casi dai quali emerge a tutto tondo come la propaganda politica della Lega, in questo momento Partito di Governo, e del suo massimo rappresentante stia incidendo fortemente sul comportamento di persone che non sopportano più la presenza di extracomunitari sulle nostre strade. La Destra d’altra parte nega nettamente questa interpretazione, accusando la Sinistra di creare per motivi ideologici questa campagna denigratoria verso le politiche proposte dalla Lega e supportate dal Movimento 5 Stelle.
Proprio la Destra ha continuamente negli ultimi mesi attraverso letture parziali e soggettive dei dati diffuso l’idea che in Italia vi fosse un’invasione di stranieri e che la maggior parte di questi siano i responsabili di azioni criminali e vadano contribuendo ad affollare le carceri.
Ovviamente si tratta di una vera e propria fabbrica di “FAKE NEWS” ad uso politico. L’analisi, ad esempio in modo tendenzioso, manca di approfondimento qualitativo sulle ragioni per cui in carcere permangano molto a lungo, più a lungo degli “ospiti” autoctoni, gli stranieri.

Serve certamente consultare i dati approfonditi da “OpenMigration”

https://openmigration.org/analisi/cosa-ci-raccontano-i-dati-sui-detenuti-stranieri-in-italia/:

“….gli stranieri, più degli italiani, sono destinatari di misure cautelari di custodia in carcere, e questo si potrebbe spiegare, almeno in parte, con la difficoltà da parte dell’indagato e imputato straniero ad accedere a una tutela legale qualificata. Un altro elemento da tenere in considerazione nell’analisi di questi numeri è il fatto che per chi viene da un altro paese è più difficile contare su legami stabili con il mondo esterno. Il paese di origine (così come anche la presenza regolare o irregolare sul territorio italiano), sembra influire non solo sui frequenti trasferimenti degli stranieri da un istituto di pena all’altro, ma anche sulla valutazione del rischio di fuga (e quindi sul “tasso di fiducia” di cui parlavamo prima, che porta a un più facile ingresso in carcere e a una più difficile uscita tramite accesso alle misure alternative).”

Inoltre andrebbero approfondite le “differenze qualitative” di pena. Anche in questo ci aiuta “OPEN MIGRATION”:

Ad esempio “da un’analisi dei dati sulle pene inflitte agli stranieri e sulle tipologie di reati a costoro imputati, si deve evidenziare….come al crescere della gravità del reato diminuisca l’incidenza della componente straniera. All’aumentare della pena inflitta (e dunque della gravità del fatto commesso) corrisponde una diminuzione della percentuale degli stranieri in generale sulla popolazione carceraria totale; questi passano infatti dall’essere circa il 46 per cento dei detenuti condannati a meno di un anno a circa il 6 per cento del totale di quelli condannati all’ergastolo. Osservando i dati riferiti alle nazionalità straniere con più di 200 detenuti condannati (ossia, in ordine decrescente, Marocco, Romania, Albania, Tunisia e poi Nigeria, Egitto, Algeria e Senegal), le percentuali non differiscono molto tra le singole comunità, e confermano che gli stranieri sono quasi assenti tra i condannati a pene dai 20 anni di reclusione in su, e che per la maggior parte gli stranieri risultano condannati a una pena inferiore ai 5 anni: sono il 60 per cento dei detenuti stranieri, mentre sono il 40 per cento nel caso dei dei detenuti condannati italiani. Questa differenza tra pene inflitte a detenuti italiani e pene inflitte agli stranieri è meno cospicua per i detenuti di provenienza albanese, la cui percentuale di condannati a meno di 5 anni è il 46 per cento.”

I due motti sul sito di Open Migration

https://openmigration.org/analisi/cosa-ci-raccontano-i-dati-sui-detenuti-stranieri-in-italia/

– sono “CAPIRE CON I DATI” e “DIFENDERE LA DIGNITA’”

Ecco, sarebbe opportuno che, prima di parlare, si sappia leggere. Purtroppo siamo un Paese di analfabeti “di andata e di ritorno”.

Joshua Madalon
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