PASSEGGIATE FLEGREE Giugno 2018 – parte 6

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PASSEGGIATE FLEGREE Giugno 2018 – parte 6

La città di Pozzuoli è adagiata in una conca vulcanica che parte dalla periferia di Bagnoli, frazione nota nell’antichità come luogo di turismo termale (da “balneis”) e poi dall’inizio del Novecento sede di attività industriali (c’era l’ILVA fino agli anni ’90 di quel secolo), per poi comprendere, dopo l’insediamento cittadino, la frazione di Arco Felice – Lucrino, Baia, luogo anch’esso che rimanda alla cultura romana e Bacoli, fino al capo Miseno. La città si è strutturata nei secoli e soprattutto nell’ultimo con insediamenti collinari che arrivano a toccare quasi 500 m. sul livello del mare.
Marietta ed io abitavamo alle pendici della Solfatara (458 m slm) e da lì quella mattina, con il fresco, eravamo scesi giù prima verso il cimitero e poi al porto. Ora ci toccava rifare il percorso in salita con un clima che, nel frattempo era diventato insostenibile: oltretutto eravamo partiti leggeri ed ora dovevamo far ritorno con un carico di qualche chilo in più.
I mezzi pubblici sono tra le note dolenti di una realtà così ricca di stimoli culturali ma così povera e sprovveduta dal punto di vista imprenditoriale. “Sopportare” cristianamente o meno e “tirare a campare” sembrano imperativi categorici negativi persistenti in questa porzione di mondo.
Scartata l’idea di aspettare lì altri quaranta minuti nell’incertezza che ciò fosse vero, dovevamo scegliere a quale albero impiccarci; ovvero quale percorso in salita privilegiare. Ci fermammo un po’ nella “villa”. Altro aspetto dolente di questo luogo è la quasi assenza di spazi verdi. In verità le colline, ancorchè punteggiate da manufatti abusivi “di necessità”, erano abbastanza verdi; ma la città è stata costruita riempiendo tutti i vuoti e la “villa comunale” è un appezzamento di cemento di circa 500 metri quadrati con qualche panchina, una fontana centrale contesa da bambini e cani e alcune aiuole con pochi alberi. Nella città medio-alta c’è un altro parco giardino acquisito alla fruizione pubblica negli anni Ottanta ma non c’è molto altro. Anche quella che chiamavamo da ragazzetti “la selva” è stata riempita dalla Tangenziale.
Dal mercato alla villa sono trecento metri: decidemmo che nella sosta avremmo vagliato le ipotesi per la salita.
Mentre eravamo seduti a goderci il traffico che era intenso, visto la concomitanza di arrivi e partenze dei traghetti per le isole ed il contemporaneo spostamento degli acquirenti che dal mercato si dirigevano nella parte superiore della città per l’elaborazione dei cibi, si palesò uno dei miei amici teatranti che non vedevo da anni.
“Non sei proprio cambiato, diamine!” “E tu, hai fatto il patto col diavolo?” battute più o meno simili per segnalare l’esatto contrario. Il tempo passa e i segni si vedono. Lo spirito però, quello sì, non è cambiato e probabilmente anche la sveltezza intellettiva, visto che entrambi non ci siamo adagiati: io un docente impegnato nella scuola superiore lui un piccolo imprenditore attivo nella politica.
Non palesammo la nostra stanchezza ed orgogliosamente – ahimè – salutammo l’amico e declinammo l’invito ad utilizzare un passaggio, essendo del tutto convinti delle nostre forze e della capacità di adeguarle all’impresa.

fine parte 6….continua

Joshua Madalon

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