IL DEGRADO STRUTTURALE DEL POPULISMO e i rischi che corriamo – 3

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IL DEGRADO STRUTTURALE DEL POPULISMO  e i rischi che corriamo – 3

Non si esce dalla crisi politica nella quale stiamo vivendo in questi tempi senza aver prodotto una seria e profonda analisi dei motivi per cui a capo del nostro Paese sono arrivate persone che ottengono consensi ampi sulle problematiche tipicamente razziste e xenofobe.

La forza demagogica e populistica di alcune forze politiche ha potuto contare soprattutto sull’ignavia di molti e sull’uso ideologico del pensiero, per così dire “perentorio ed intransigente”. Troppo spesso di fronte ai problemi che venivano a crearsi ed alla conseguente richiesta di interventi che li affrontassero si è prodotta da parte della Sinistra e del Centrosinistra essenzialmente una contrapposizione diseducativa di stampo sciovinista. Quel popolo meno disponibile, per motivi e condizioni molto diversi tra loro, ad intraprendere una discussione,  ha avvertito una percezione di abbandono e solitudine; spalleggiato da coloro che per motivi ideologici politici e culturali hanno felicemente accolto questa percezione per scopi  spesso molto personali.

Occorrerà riprendere in mano anche se con grande fatica il ruolo cui democraticamente possiamo aspirare; ma non con i vecchi strumenti “solo” ideologici. Bisogna guardare ai problemi e sviscerarli a 360°; non si può chiudere ogni discussione intorno a temi che riguardano, ad esempio l’immigrazione,  etichettando come “razzisti” tutti coloro che hanno più volte chiesto che vi sia un’organizzazione ed una progettazione seria che parta dal rispetto dei diritti umani e dalle regole della convivenza civile.

Qualche anno fa un gruppo di attivisti, quasi tutti afferenti al PD, in quel di San Paolo frazione di Prato, aveva lavorato ad un progetto. Purtroppo non si è potuto realizzare per diretta responsabilità del Partito a cui in quel periodo ci si riferiva. Troppo libero ed autonomo era il pensiero. Oggi è palese il disastro prodotto.

Dobbiamo dunque reagire con fermezza e compostezza. Essere dalla parte dei più deboli, qualsiasi sia la provenienza, lo stato civile, il colore della pelle, la lingua parlata,  è il nostro punto di riferimento.

Ai dirigenti del Partito Democratico che si ergono ad opposizione di questo Governo, suggerisco di partire dalla autocritica più profonda possibile. Qualcuno che fa di tutta le erbe un solo mazzo chiede loro di sparire. Può essere utile un profondo serio ripensamento: oggi l’alternativa per voi del PD nelle attuali condizioni è solo un’alleanza con quel che resta di Berlusconi. La Sinistra è sempre più lontana e le politiche renziane lo hanno confermato e lo ribadiscono costantemente. Solo fuori da questo PD si possono costruire serie alternative al degrado politico, sociale ed economico che si respira e si preannuncia in modo peggiore.

 

J.M.

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