Andare dal barbiere…..

 

 

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Andare dal barbiere…..

Andare dal barbiere e/o dal parrucchiere dovrebbe essere utile a chi voglia occuparsi di “res publica”, di sociale, di antropologico. Avessi un po’ di tempo mi fermerei più a lungo ed invidio quei signori in pensione (ahi ahi anche io lo sono) che vi sostano pur avendo capelli e barba in ordine per accapigliarsi su temi sportivi, politici, locali. Certo, capita soltanto dai barbieri; dai parrucchieri non è solito nè trovare maschi anziani polemizzanti mè allo stesso tempo donne, che hanno di norma appuntamenti abbastanza precisi e non si prodigano in chiacchiere. E poi è di regola molto diverso anche il materiale a disposizione per trascorrere il tempo: i signori leggono quotidiani locali o sportivi, le signore riviste di gossip, di cucina e di costume. C’era un tempo in cui ai maschi era riservato anche qualche rivista più spericolata; d’altronde di donne non se ne vedevano e l’unico limite era dettato dal tener lontano i casti occhietti dei rampolli che venivano lì accompagnati. Si ricordano quei calendarietti profumati con le foto delle dive in posa audace con le poppe in vista, anche se ancora difese da corsetti minimi.

Badate bene, non sto deviando dalle mie noiosissime elucubrazioni politiche, non ci penso nemmeno un po’. Mi chiedevo infatti quale barbiere o parrucchiere abbiano frequentato i nostri politici della cosidetta Sinistra ampia (tutta! Non faccio eccezioni, perché – lo sapete – ce l’ho un po’ con tutte le sigle) per non aver capito le sofferenze decennali della parte più debole del Paese?

Infatti bastano solo uno o due turni di attesa in una barberìa che non chiede la prenotazione per ascoltare il disagio di gran parte dei frequentatori. Non si è tenuto conto delle sofferenze che spingevano persone democratiche ad esprimere concetti che si aprivano, e chiudevano con “Io non sono razzista, ma…” e “…ma non sono razzista!”. Si è lasciato che tantissime persone si accaparrassero attraverso la pratica politica posti be n remunerati di rilievo, mentre tantissime altre soffrivano la perdita del posto di lavoro e la difficoltà per i loro giovani di trovarne uno. Si è fatto sì che diventasse una norma positiva la flessibilità, non tenendo conto che questa pratica è fruttuosa per i i ricchi e piena di incognite e pericoli per tutti gli altri.

Bastava aver ascoltato. Ma eh già! Avrebbero potuto farlo, e forse lo hanno fatto; ma non hanno dato poi pratica a quel che ascoltavano. E’ un dato di fatto, incontrovertibile. Il dramma è che ancora oggi non hanno trovato la buona strada.

J.M.

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IL TEMPO NON TORNA PIU’ La corda, usurata, si rompe! Sappiatelo

 

 

 

IL TEMPO NON TORNA PIU’

 

La corda, usurata,  si rompe! Sappiatelo

Se corro con la mente indietro nel tempo, trovo sempre più il senso della sofferenza che alcuni di noi hanno patito nella partecipazione ricca di ideali e passione alla vita politica.

La saggezza degli anziani mi aveva accompagnato nel corso degli anni giovanili, consigliandomi di non occuparmi di Politica, ma “giovane” e ribelle come si addice all’età dei quindici-venti anni non potevo sottrarmi all’impegno per combattere le ingiustizie e soprattutto le differenze di classe.

Ho raccontato tante parti di me, non – come suppone un mio attuale detrattore – per vanità, per segnare il passaggio dei nostri giorni ad una fase rigenerativa, superate le secche delle delusioni.

Basta seguire questo Blog e leggerne alcuni post dal 2014 ad oggi, anche se costerà fatica a chi volesse aderire a questo invito, per capire le fasi delle delusioni e quelle delle battaglie culturali e politiche.

Non sono stato uomo di rotture decise, ho sempre privilegiato passaggi soft, anche se come nel caso della mia esperienza consiliare in Comune “sbattendo la porta” (così dissero alcuni giornalisti) ma transitando temporaneamente in Gruppo misto indipendente.

Ci fu poi il mio periodo con l’Asinello attratto da Prodi e da Landini Goffredo. I Democratici prodiani poi si accostarono al Partito Popolare, ex DC che aveva formato poi la Margherita. Per me la scelta non poteva prendere quella strada: altri lo fecero. Ma le differenze erano notevoli tra il mio ed il loro pensiero e, così, all’insegna di un nuovo passaggio soft, entrai nei Democratici di Sinistra, visto che nel frattempo il PDS era stato già superato.

Intanto veniva avanti una nuova idea, tutto sommato accattivante, pensando alla possibilità di smantellare metodi e pratiche politiche. Illusione ovviamente di un giovane cinquantenne. Il nuovo soggetto mi vide in una prima fila, a seguire dapprima le giravolte di un gruppo che si era costituito intorno all’avvocato Rocca per poi decidere, di fronte alle ambiguità ed alle indecisioni di questa prima esperienza, di costituire ufficialmente il Comitato per il PD insieme alla carissima amica Tina Santini.

Quel periodo ha evidenziato in modo palese le ragioni per cui l’attuale PD sta fortunatamente correndo verso la sua autodistruzione.

Insieme ad altre persone stiamo lavorando per mettere in piedi un nuovo soggetto plurale che rappresenti le idee della Sinistra a sostegno delle fasce più deboli della popolazione. Sarà un’impresa; ma vale la pena provare.             Mi aiuta padre Dante Inferno canto XXVI vv.114-116   “…a questa tanto picciola vigilia / de’ nostri sensi ch’è del rimanente / non vogliate negar l’esperienza….”

 

Non possiamo sottrarci: non mi rimane molto da vivere, anche se mi auguro che avvenga più tardi possibile, ma non è umano pensare di avere “tutto” il tempo a propria disposizione. Bisogna dunque mettere tutta la nostra forza in gioco.

 

J.M.

reloaded 21 agosto 2017 Loris, Alfredo, Alessia e tanti altri giovani come loro

 

Ripropongo oggi questo post perché Alfredo di cui parlavo in queste righe è Alfredo Vernazzani, autore del post che ho pubblicato oggi.

J.M.

 

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Loris, Alfredo, Alessia e tanti altri giovani come loro

Non ho chiesto loro di declinarmi la loro passione politica, ma sono sicuro che daranno il loro piccolo contributo a portar fuori questo Paese dall’incultura diffusa da addebitare quasi interamente al disinteresse che la Cultura ha dovuto subire nel corso degli ultimi decenni e di cui le generazioni cui io stesso appartengo sono responsabili. Forse l’indifferenza forse la cialtroneria e la supina sopportazione delle scelte politiche in materia di Formazione e Cultura hanno consentito la barbarie progressiva nella quale stiamo inabissandoci. In tutto questo assistiamo alla vittoria dell’ignoranza e del pressappochismo, della furbizia e dell’arroganza di fronte alla nostra ignavia: occorre risvegliare le nostre coscienze per rimettere in gioco positivo tutte le energie ancora utili a risalire la china e rivedere i primi bagliori di luce. Quando parlo di energie positive penso a questi giovani che occasionalmente ho incontrato e che fanno da contraltare agli esempi anonimi diseducativi di cui genericamente ho trattato nei giorni scorsi in quei due post dedicati proprio alla Cultura; in verità, dopo la mia invettiva del primo ho sottolineato in modo positivo l’impegno degli Under 30 di PrimaVera Progressista, considerando che o la Sinistra recupera una piena consapevolezza della sua essenza oppure siamo destinati “politicamente” ad un periodo di subalternità alle Destre, quelle vere, e quelle truccate, che sono molto più pericolose delle prime.
Ed è così che ho incrociato grazie a mia figlia Lavinia ed al caso alcuni giovani che si occupano di Cultura in modo molto diverso, contribuendo con il loro impegno ad orientare – solo potenzialmente, però – la Politica verso un futuro migliore. Detta così la questione appartiene alle tante “utopie” di ingenui perenni sognatori come io sono stato e sono ancora. A meno che coloro che si occupano di Politica non smettano di rincorrere i propri interessi e quelli delle lobbies che li promuovono e comincino ad occuparsi della vita reale delle persone sul serio e non riservando a questo scopo soltanto l’uso delle parole vuote dei loro discorsi ufficiali.
Loris, Alfredo, Alessia non sono nomi inventati, ma sono l’esempio di quel che devono fare i giovani se vogliono dedicarsi (anche se non necessariamente) alla Politica. Alcuni di noi lo hanno detto e ridetto, denunciandone le aberrazioni, ma non sono stati ascoltati e sono stati creati dei veri e propri “monstra” cloni ad immagine e somiglianza dei loro pedagoghi allo scopo di perpetuare una pratica politica mortificante il libero pensiero tutta costruita per soddisfare personalismi e interessi di gruppi limitati.
So bene che sto sparando nel mucchio e che ad essere colpiti possono essere anche giovani in buona fede; so bene che non è del tutto facile riconoscere la moneta falsa da quelle buone. Ma non possiamo più permetterci di lasciare l’obiettivo di un sano e giusto rinnovamento nelle mani di tantissimi outsiders nullafacenti ed ignoranti che semmai utilizzando il web attirano sul proprio nome un pugno residuale di consensi e vengono lanciati senza una vera e propria preparazione culturale sul palcoscenico della Politica.
Chi sono Loris, Alfredo, Alessia? Sì, potrebbero far parte anche di chi sostiene posizioni politiche diverse da quelle mie; ma avrebbero intanto tutte le belle caratteristiche per occuparsi di Politica, dopo gli anni di formazione culturale varia (Scienze Motorie, Ingegneria Aeronautica, Filosofia, Archeologia) che hanno superato brillantemente più che altro guardando oltre i confini asfittici delle loro città, dei loro ambienti, dei loro politicanti. Potrebbero far parte però dei settori di cui si sono occupati e di quelli di cui si occuperanno (bravi cittadini attivi e consapevoli), affidando i loro consigli, attraverso il loro operato, ai “politici” che ne volessero utilizzare le competenze gratuitamente, in cambio del “lavoro” svolto e retribuito dignitosamente non per vie clientelari ma basato sulle riconosciute competenze.
Suvvia! Ce n’è abbastanza per cominciare a scrivere un Programma ideale da realizzare?
Ringrazio Loris, Alfredo, Alessia e tutti i giovani che alle parole vuote contrappongono i fatti, a partire da quel che amano più di altro.

Joshua Madalon

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da Alfredo Vernazzani sull’articolo di W.Veltroni (La Repubblica 29 agosto 2018)

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da Alfredo Vernazzani sull’articolo di W.Veltroni (La Repubblica 29 agosto 2018)

 

Lo scorso anno grazie a mia figlia Lavinia ebbi modo di incontrarlo in uno di quei casi che evidenziano i contrasti storici ed antropologici della terra flegrea (ma non solo: potrebbe essere un difetto tutto italiano che giustificherebbe quel “Prima gli italiani” che vorrebbe portare a valore la nostra nazionalità ma dimentica gli “orrori” che commettiamo nel non rispettare “regolarmente” le regole e farsene vanto).

Si tratta di un giovane, Alfredo Vernazzani, ricercatore in Filosofia della mente, della percezione e delle scienze cognitive alla Ruhr-Universität di Bochum.  E’ stato presidente dell’ANPI Deutschland dal 2015 al 2017, dove ha organizzato diverse iniziative in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura e il Consolato generale. Nel 2011 è stato invitato a partecipare ad un incontro con gli allora presidenti,  italiano, Giorgio Napolitano, e tedesco, Christian Wullf, in un workshop sul Futuro dell’Europa.

Lo seguo su Facebook mentre gira per il mondo, a dimostrazione che gran parte della nostra “intellighentia” trova una sua collocazione di merito “solo” fuori dai nostri confini. Se Salvini  e tanti altri avessero pensato anche a far rientrare questi “cervelli” valorizzandoli e non mortificandone le qualità oggi avremmo un mondo migliore e di certo avrebbero compiuto un’opera meritoria per “elevare il grado di Cultura” del nostro Paese; ma a tutta evidenza costoro sarebbero soltanto visti come intralcio e quindi non se ne parla: anzi, andiamo avanti con il “reddito” che non è “assistenzialismo” e la “flat tax” che non è “un regalo ai più ricchi”, un nuovo regalo.

Stamattina ho letto un suo post che si ispira all’intervento di Walter Veltroni.

Eccolo:

 

Naturalmente, conoscendo il soggetto, sapevo bene in cosa mi sarei imbattuto quando ho letto il recente articolo di Veltroni su «La Repubblica». Forse dovrei star zitto, ma come vedete non sono riuscito a trattenermi. Accantonando ogni considerazione sullo stile patetico da brutto compitino melenso — 10 e lode e gli applausi della professoressa — perché qua ci son cose ben più gravi persino (!) della perduta arte del buon eloquio e del saper scrivere, basta leggere questo articoletto per capire perché Salvini continuerà a tuonare le sue minacce anti-europee ed anti-migranti a sfregio di ogni Europa, diritti umani, buon senso, ed umana decenza.

Perché l’unico straccio di critica che il nostro fa al PD è un felpato e cauto attacco alla retorica di Renzi. Non, per carità, agli scandali come Banca Etruria, non al fatto che malgrado le tante belle e ipocrite parole abbia reclutato come collaboratori amici e conoscenti del ‘giglio magico’ nella miglior tradizione della raccomandazione all’italiana, non il fatto che contro qualunque critica Renzi sparasse contro i ‘professoroni’ e i ‘gufi’ tanto per gettare ulteriore discredito alla categoria dei competenti e di chi, poco alla volta e con fatica, si sforza di comprendere o anche di criticare in modo costruttivo, e non infine ad un referendum costituzionale pensato male, inopportuno, e gestito con la spocchia e piagnisteo del bimbo offeso ‘se non vi sta bene io non gioco più!’. Il nostro Walter nel pieno rispetto della ormai inveterata cecità (o ottusità) di tanti dirigenti del PD, protesta ricordando la sua idea di partito, quella che riempiva il Circo Massimo e raggiungeva il 34%. Non ricorda però che la stagione Veltroniana del PD è durata un battito di ciglia ed è finita con una sconfitta elettorale. Non rammenta la propria incoerenza, la stessa di Renzi, quella di aver promesso di abbandonare la politica per «andare a occuparsi dei bambini in Africa» una volta assolto il suo incarico di sindaco di Roma (per poi gettarsi alla guida del PD). Non si sviluppa una sana autocritica di partito, spiegando come Salvini vinca non perché sia un bravo politico — non lo è, non lo è mai stato, è solo un ottimo animale da campagna elettorale — ma perché la ‘sinistra’, comunque la si voglia definire, anziché ribattere con intelligenza agli slogan peggiori (ben intenzionati o meno) dei 5S, della Lega e quant’altro, ha contrapposto Orfini, la Madia, la Boschi, Franceschini ed altri soggetti disegnati nel peggior bestiario di arroganza e disgustosa ignoranza italica, perché il massimo orizzonte culturale di questa gente sono Giovanni Allevi, Jovanotti, Saviano, ed altri nomi pescati nel grande e fetido marasma culturale italiano.

Walter la butta sulla crisi mondiale della sinistra, è un fatto storico, che ci vogliamo fare. Non è che se alle insicurezze e problemi della gente — reali o percepiti che siano — su temi come migrazione, istruzione, lavoro, ecc. il PD lascia il campo a Salvini — in nome poi di una opposizione fantasma — non si pensa che il PD dovrebbe opporre una visione politica articolata e ragionata, magari formandosi anche sui tanti personaggi validi della nostra storia come Calamandrei, Carlo Rosselli, Eugenio Colorni, no, per Veltroni la sinistra si riduce ancora una volta alla irritante formuletta dell’«accendere un sogno». Ma naturalmente la colpa non è solo di Walter e del PD di Renzi, è colpa anche di quei milioni di imbecilli, quella «trascurabile maggioranza» (sì, è una citazione, e non è di Jovanotti) che sta là assopita e che sognava la catastrofe cui andiamo incontro oggi.

E no, i vostri avatar social con la scritta ‘Qui ci abita un antifascista’ non vi renderanno antifascisti, condividere i post dell’imbecille di turno, da Fusaro — e ne sono convinto, dovremo guardarci molto bene da questo soggetto pericoloso in futuro — e Salvini, ed altri con un salace commento solo per sentirvi parte della vostra cerchia non servirà ad arginare la marea, anzi, la rafforzerà soltanto.

 

Alfredo Vernazzani

J.M.

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AGOSTO FLEGREO 2018 – 6

 

 

AGOSTO FLEGREO 2018 – 6

La scalinata che dalla chiesetta di San Vincenzo porta verso la passeggiata che si distende tra I blocchi di case marinare e la scogliera ha un che di aristocratico e pare molto adatta a location di sfilate di moda. Purtroppo come notavo precedentemente l’ambiente si è progressivamente degradato, forse non più di quanto lo fosse prima. Le aiuole sono aride e prive di radici, come se vi fosse passata un’orda di cani barbarici. L’idea era interessante anche perché prevedeva che una striscia di terra o ponti di legno sorretti da travi d’acciaio avrebbe dovuto abbracciare l’intero corpo del Rione Terra e spuntare all’altezza della Chiesina della Madonna Assunta; per capirci meglio nel luogo dove eravamo poco prima.

La passeggiata è romantica e colma di tanti ricordi cinematografici: mi viene in mente subito il corto di Antonio Capuano, “Sofialorèn”, inserito ne “I Vesuviani”.

 

Il panorama volgendoci a destra è indimenticabile; mentre a sinistra lo sguardo va a colpire quella struttura incompiuta, giustamente forse tale, elevata sulla base dell’ex Ristorante “Vicienzo a mmare”. E’un colpo allo stomaco ritornare ogni volta e trovarla in piedi. C’è stato un acceso dibattito tra vecchi amici, interrotto per motivi tristi. Lucio era convinto che sarebbe stato meglio rimettere in piedi la vecchia struttura in legno; sono convinto, lo ero già da prima, che il tempo non ritorna mai indietro e che, una volta distrutto un manufatto anche per l’incuria della proprietà successivamente ai fenomeni sismici che hanno prodotto ben altre profonde ferite nella realtà puteolana non si possa pensare ad una ricostruzione ma vada abbattuto ed utilizzato semmai per scopi pubblici. Anche in questo caso ci è sembrato che l’indecisione prevalga e che torneremo molte altre volte in questa città e ritroveremo il “mostro”. Eppure a quello spazio mi legavano ricordi festosi e ricchi di passione politica ed anche in questo caso immagini del Cinema, come quelle di “Catene” degli anni Cinquanta con Amedeo Nazzari.

 

 

 

Superato quell’obbrobrio abbiamo passeggiato serenamente lungo il nuovo Corso Umberto con il Lungomare Pertini e Lungomare Yalta, frequentatissimi da persone di tutte le età soprattutto verso sera quando si può godere la brezza marina. Spazi vari, sedute comode per larghezza e straordinariamente pulite; ampio lo spazio per il passeggio tanto che si può proseguire in pattini o bicicletta. E’ uno dei luoghi dove quasi ogni sera si va ed a volte si incontrano vecchi amici.

Rendo omaggio a Claudio Correale mostrando uno dei suoi video che illustra proprio questa parte della città. A metà percorso io e Mary ci siamo fermati davanti ad un balcone arredato artisticamente un po’ come quelli della Napoli del popolo. Ma ne parleremo poi.

J.M.