PROVE DI DIALOGO a Sinistra

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PROVE DI DIALOGO a Sinistra

Ho già detto più volte che una nuova Sinistra non deve avere connotazioni iperideologiche. Cerco di chiarire ancora una volta che quell’ “iper” che appongo davanti al connotato “ideologiche” ha un senso preciso: non si può declinare tutta la realtà piegandola a ragioni precostituite, nè tantomeno adattandola ad esse. Non ci si può affidare a criteri rigidi se si vuole contribuire a migliorare in senso progressivo la società. Il massimo difetto della Sinistra, quella per intenderci che non si è piegata ai dogmi del mercato, è stato quello di non aver compreso che occorreva , dopo l’ascolto dei bisogni e delle istanze della popolazione, cercare e proporre soluzioni che garantissero giustizia e libertà, eguaglianza di partenza ma differenziazioni sul piano delle intelligenze, delle competenze e dei risultati ottenuti. Tutti devono essere eguali ma non appiattiti in una melassa indistinta, dalla quale tuttavia troppe volte c’è il rischio poi che non emergano i migliori ma solo i più furbi.
A volte quasi certamente mi spiego male, utilizzando forme verbali non consone. Non lo faccio tanto per somigliare lontanamente a simboli o icone del secolo scorso che polemizzarono con la Sinistra in modo forte pur riconoscendo se stessi ed essendo da altri conosciuti come espressione autentica di quel pensiero. Ed infatti lo faccio in modo maldestro rischiando molto: non possiamo alzare la nostra voce a testimoniare senza avanzare dubbi senza accogliere il pensiero critico, affermando semplicisticamente i fondamentali della nostra essenza. Quando dico che dobbiamo lasciar credere che si stia rinnegando noi stessi e somigliare alla Destra, so di esagerare. Ma è l’unico modo che conosca per potervi comunicare il mio disagio. Quando parlo di “regole” e chiedo che vengano rispettate, mi posso anche rendere conto che quelle “regole” non siano giuste, ma mi do da fare per combatterle dialetticamente, modificarle e, se necessario, abolirle ma non lo farò mai senza avanzare costruttivamente un’alternativa possibile. E questa non può essere il frutto di una semplificazione che non può essere presa in considerazione in uno Stato democratico senza apparire elitaria, oppressiva, autoritaria.
Ho speso pagine per indicare quali siano stati gli errori della Sinistra e il più delle volte questi tendono a ripetersi costantemente giorno dopo giorno. In una società complessa anche il peggiore dei Governi e la peggiore delle Amministrazioni riesce a costruire programmi – o parti di programmi – positivi. E questo non può che essere riconosciuto. Compito di chi vuole candidarsi a rappresentare un’alternativa, soprattutto se “di Sinistra”, è il saper ascoltare tutti coloro che riterranno importante dialogare presentando le proprie istanze, le angosce, i problemi, anche – e soprattutto – quando ci appariranno da noi lontani “ideologicamente”. Ad esempio, ascoltare la voce di coloro che lamentano ciò che a loro appare un’ingiustizia all’interno dei rapporti comuni con altre etnie non è indulgere al “razzismo” ed alla “xenofobia” e quell’ascolto deve produrre proposte che sulla base del riconoscimento delle loro ragioni mirino alla soluzione di tali forme di pur apparente – ma quasi sempre non è solo apparenza e pregiudizio (e questo lo sappiamo molto bene) – sentimento di avversione pregiudiziale.
Non bisogna, dunque, fermarsi nella considerazione che si sia destinati ad essere “residuali”; altrimenti di certo lo si è.

Joshua Madalon

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