Si chiamava Christmas Blues e io non lo sapevo!

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2487,0,1,0,305,256,457,2,2,177,51,0,0,100,0,1974,1968,2177,330848
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TEMPO DI SINTESI

Le mie assenze sono il segno di una forma schizofrenica mai portata agli eccessi e per questo motivo non sempre evidenziata. Si accentuano quando si annunciano momenti di passaggio come la fine di un anno caratterizzata peraltro da una situazione meteorologica che tende al declino collegata ad un periodo dell’anno astronomico che non offre sufficienti garanzie a chi è depresso.
E allora mi soffermo a riflettere sullo stato delle cose, su quel che ho fatto e su quel che non sono riuscito a fare. Sin da quando ero fanciullo la mia condizione esistenziale mi conduceva a rinchiudermi nel mio “io” proponendo un aspetto di me che era in controtendenza rispetto agli standard di uomo mediterraneo latino: di me la famiglia di una zia che era emigrato nel Regno Unito per amore diceva che avevo un carattere britannico, austero e riservato. Certamente ero talvolta immerso nei miei pensieri, imbronciato (‘o pizzo a chiàgnere” diceva di me mia suocera) e tormentato da oscuri pensieri.
Comprendo tuttavia che le complessioni opposte, che si ritrovano tra quelle persone che si danno un gran da fare a ridosso delle feste natalizie e del passaggio tra l’anno vecchio e quello nuovo, siano il frutto di un’esorcizzazione estrema verso la fine della vita e l’esigenza di non essere troppo critici nei confronti di se stessi, utilizzando a proprio vantaggio una forma di “carpe diem” non sempre interpretata culturalmente e scelta consapevolmente.
Ho da sempre vissuto in modo schivo i tempi della “caciara”, cercando di utilizzare quella parte della vita per riprendere in mano i fili del discorso talvolta interrotti dal ritmo frenetico dei giorni che man mano sono diventati sempre più corti con il passare degli anni.
Non mi è mai tuttavia – forse in virtù di questo carattere – venuto in mente di coinvolgere altri (dai più vicini ai più lontani) in questo mio comportamento e, fino ad oggi, l’ho conservato dentro di me come un necessario segreto, figlio di quella mia riservatezza congenita.
Forse d’ora in poi cambierò, forse no. Di certo, chi si muove come me non ha molto da chiedere agli altri, oggi più che ieri e domani ancora più di oggi; ma, come ieri oggi e domani, non sono disposto neanche a svendere le mie idee per uno o due piatti di lenticchie, che di questi tempi sarebbero anche beneagurali per l’Anno nuovo!

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