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Bisogna parlare,/addestrare la memoria/per ricordare. ANNIVERSARI 2018 – VERSO IL GIORNO DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2018) parte 7
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Bisogna parlare,/addestrare la memoria/per ricordare.
ANNIVERSARI 2018 – VERSO IL GIORNO DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2018) parte 7
Bisogna parlare,/addestrare la memoria/per ricordare.
Venti anni fa, più o meno un anniversario perché fu nella prima parte del 1998 che girammo quel videofilm sull’Olocausto, tra i giovani studenti collaboratori per la scrittura della sceneggiatura ci furono anche due poeti, Luca Vannini del Liceo “Cicognini” (quello collegato al Convitto in Piazza del Collegio) e Lisa Panella dell’ITC “Paolo Dagomari”.
I loro versi arricchirono di un valore superiore la sceneggiatura, accompagnando immagini di repertorio, quelle più crude e drammatiche dei campi di sterminio. Ai diffusori di menzogne e creatori di scetticismi diffusi consiglio di vedere quei reportage che furono ripresi “in diretta” dagli operatori che accompagnarono la Liberazione; proprio per evitare che quel genocidio perpetrato nei confronti degli Ebrei, delle minoranze e degli oppositori politici al regime nazifascista fosse occultato agli occhi della società locale, i membri di quest’ultima furono invitati a visitare quei luoghi: dalle riprese di operatori, tra i quali va ricordato Alfred Hitchcock, notiamo in un primo momento il loro atteggiamento come visitatori comuni in gita di piacere e poi, di fronte alle cataste umane di morti e semimorti, scheletri vaganti, il raccapriccio e l’orrore.

Qui di seguito trascrivo una delle poesie di Luca Vannini riportata a pagina 37 del suo libro “La Disperazione Di Non Esistere” edito nel 1996 da Attucci. Il titolo è
“CIVILTA’”
Ho seguito centinaia di processioni,
Ho preso parte al più misero
Dei riti funebri.
Nella mia giovane vita
Ho visto crocifiggere
L’innocenza
Da giovani ariani,
Che protendevano il loro braccio
Verso il paese in cui
Non sorge più il sole;
Ho visto seppellire
La Libertà
Sotto il putrido fango
Dell’intolleranza e dell’odio:
Ho visto squallidi becchini
Vomitare il loro disprezzo
Sulla tomba dell’eguaglianza.
Ho visto la carcassa putrefatta
Della giustizia,
Scarnificata dall’ingordigia
Di luridi vermi.
Ho visto il cadavere
Della solidarietà
Penzolare inerte
Dal cappio dell’egoismo.
Ovunque l’uomo.
Ovunque la morte.
Non so cosa mi spinga
A vivere in questo
“Olocausto”.
Questi versi portano in calce una data, il 28 gennaio 1995, a conferma che l’ispirazione sia stata collegata proprio al giorno precedente, il 27 gennaio. Da ricordare che l’istituzione ufficiale di una Giornata da dedicare alla Memoria dell’Olocausto nel nostro Paese è datata 20 luglio 2000; l’ONU l’ha istituita il 1° novembre del 2005. Storicamente e nella sensibilità diffusa si operava nei contesti scolastici e nella società sulla data del 27 gennaio già negli anni precedenti al suo riconoscimento.
Un’altra delle poesie di Luca Vannini accompagnò proprio le immagini dei “visitatori” autoctoni al campo di Auschwitz, quelli di cui si dice sopra. Il titolo è esemplificativo dell’atteggiamento di questi, vestiti a festa come se si trattasse di una piacevole escursione.
“GIORNI DI FESTA”
Ora, ora che i giorni trascorrono
Vuoti, immutabili, spenti,
Ora che la solitudine è la mia
Unica compagna,
Ora che la melanconica e atroce
Vacuità dell’esistenza si fa viva,
Comprendo quale triste e disperato
Destino ci sia riservato.
E non so se andarmene
O se restare: se fuggire
Quest’ultimo, inutile giorno di festa.
L’altra poeta, Lisa Panella, compose in diretta due testi senza titolo. Ne ripropongo uno.
Quando l’odio sprofonda
nelle menti deboli,
la passione spietata
pervade nei diletti pensieri.
Pastori superiori,
questi schiavi del male,
disegnano progetti corrotti:
concentrano…
correggono…
cancellano….
finiscono l’intento
…e muoiono.
Così
si confondono
i lamenti innocenti
con lo sfondo dell’universo.
Non riconosci le voci?
Gli uomini
vestiti tutti uguali
vivono
e piangono preghiere,
ingoiano il silenzio
lentamente.
Ogni palpito diventa un grido,
ogni attimo, tremito ardente.
Ancora adesso
mi affonda nel cuore
l’inquietudine
di quegli sguardi languidi.
Bisogna parlare,
addestrare la memoria
per ricordare.
Riprenderemo da questo nel prossimo post: Bisogna parlare,/addestrare la memoria/per ricordare.
Joshua Madalon

ANNIVERSARI 2018 – VERSO IL GIORNO DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2018) parte 6
ANNIVERSARI 2018 – VERSO IL GIORNO DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2018) parte 6
Il videofilm ha inizio con il buio. Scegliemmo congiuntamente quella forma, seguita subito dopo dall’ouverture corale della Passione secondo Matteo BWV 244 di Johann Sebastian Bach
Kommt, ihr Töchter, helft mir klagen
Kommt, ihr Töchter, helft mir klagen,
sehet! – Wen? – Den Bräutigam.
Sehet ihn! – Wie? – Als wie ein Lamm.
Sehet! Was? – Sehet die Geduld!
Sehet! – Wohin? – Auf unsre Schuld!
Sehet ihn aus Lieb und Huld
Holz zum Kreuze selber tragen!
Venite, figlie, aiutatemi a piangere…
Guardate! – Chi? – Lo sposo.
Guardatelo! – Come? – Come un agnello.
Guardate! – Che cosa? – Guardate la pazienza!
Guarda! – Dove? – Per nostra colpa!
Guardatelo come per l’amore e per la grazia
porta egli stesso il legno della croce!
Quando arriva la luce ci troviamo nella platea del Magnolfi con una breve carrellata sulle macerie e sulla svastica disegnata in modo grossolano sopra una delle pareti. Ci si sposta poi ai piani superiori dove il Coro, Taltibio ed Ecuba con altre ancelle-donne si muovono nell’esprimere il senso fatale del loro destino di oppressori ed oppressi.
Al termine del testo euripideo Ecuba si allontana nell’ombra divenendo anch’essa ombra errante. Il buio ritorna ad essere forma e in lenta dissolvenza lascia il posto al segno del tempo che scorre fino ad una deflagrazione espressa attraverso le immagini di Zabriskie point del maestro Michelangelo Antonioni sotto le quali voci confuse di idioma germanico sovrapposte indicano l’avvento del nazismo con le sue minacce nei confronti della libertà e della democrazia.

Ecuba ritornerà nella scena finale come ombra solitaria che ripercorre le stanze della patria abbandonata, memore della tragedia consumata con la morte atroce del piccolo Astianatte. Ci aiutarono moltissimo le parole del testo (“NON POSSO TACERE GLO ORRORI – per Suada e gli altri) elaborato insieme al professor Antonello Nave in una scrittura drammaturgica in un atto fra la guerra di Troia e quella di Bosnia, che qui di seguito riporto:
(il brano è il numero 7)
Giulia-Ecuba: lamento su un bambino ammazzato.
“Tu piangi, bambino? Hai dei tristi presentimenti? Perché ti avvinghi a me, ti stringi alle mie vesti, perché ti getti sotto le mie ali come un uccellino? Ettore non uscirà da sottoterra, impugnando la lancia, per salvarti; la famiglia di tuo padre e la forza di questa città non esistono più. Non ci sarà pietà: precipiterai con un salto orribile dalle mura, sfracellato esalerai l’ultimo respiro.
Cosa aspettate?! Su, forza, scaraventatelo dalle mura, se avete deciso così: spartitevi le sue carni. Perché gli dei ci annientano e noi non possiamo impedire la morte di questo bambino.
Perché vi siete macchiati di un delitto tanto mostruoso? Per paura di un bambino? Temevate che avrebbe resuscitato Troia dalle sue ceneri?….”
A questo testo in uno dei miei commenti avevo fatto precedere un’elaborazione ispirata dal titolo “NON POSSO TACERE GLI ORRORI” dei testi sopra riferiti.
“Io, io non posso tacere gli orrori
non posso tacere l’umana perversa follia
non posso tacere le infinite tragedie delle guerre che chiamano “civili”
non posso tacere l’arrogante presunzione dell’animo umano.
Non posso tacere l’ottusa intolleranza
non posso tacere le umiliazioni, le torture,
la volontà di annientamento totale dell’avversario
le “pulizie etniche”,
il fanatismo ideologico e religioso
non posso tacere la stupidità di chi, senza mai dubitare, acconsente.
Non posso tacere gli orrori di questo secolo che si compie.”
Queste parole vengono pronunciate da Giulia Risaliti mentre percorre le stanze e vi fanno eco gli altri componenti (Irene Biancalani, Stefano Mascagni e Linda Pirruccio)
fine parte 6….continua….
Joshua Madalon

Archivi del mese: gennaio 2018

ARTE, Cinema, Cultura, Narrativa, Storia
ANNIVERSARI 2018 – VERSO IL GIORNO DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2018) parte 5
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ANNIVERSARI 2018 – VERSO IL GIORNO DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2018) parte 5
Il fumo delle fiamme ormai sopite si diffonde sulle rovine della città. Tutto intorno è distruzione. Le donne si muovono come ectoplasmi tra cumuli di macerie. La tragedia di Euripide, “Le Troiane”, quella che narra degli ultimi istanti della permanenza delle donne nella loro città, mentre attendono il compimento del loro destino di schiave “deportate” alla corte degli Achei (Cassandra viene data ad Agamennone, Andromaca a Neottolemo ed Ecuba a Ulisse), appariva la più adatta ad essere un riferimento con un’analoga vicenda tragica del XX secolo che ci apprestavamo a ricordare.
Il sopralluogo che aveva lasciato il segno sulla mia caviglia ne aveva tuttavia impresso uno più solido nel mio animo: quelle immagini di abbandono, quell’odore intenso di muffa, quella polvere che si sollevava naturalmente ad ogni passo ad ogni spostamento di infissi, quegli oggetti che parlavano di vite che erano di là transitate apparivano nella mia memoria una naturale location per una messinscena teatrale utile a rinnovare il ricordo per le nuove generazioni ai quali intendevo dedicare il mio impegno intellettuale.
il lavoro di costruzione della sceneggiatura era stato continuato ed avevamo fatto crescere l’attesa per il giorno in cui avremmo avviato le riprese. Avevo temuto che qualcuno avesse potuto recarsi all’interno del complesso “Magnolfi” a ripulire gli ambienti: la fiducia era ovviamente e per fortuna mal riposta.
Facemmo un nuovo sopralluogo con l’operatore ed il tecnico del Metastasio. Pippo Sileci mi accompagnò, insieme ad un primo gruppo di giovani del “Cicognini” e del “Dagomari”. Avvertimmo tutti di essere molto attenti nel procedere: sapevamo di avere una responsabilità che andava oltre il lecito. In quel luogo cadente poteva accadere anche qualcosa di pericolosamente irreparabile. In effetti trovammo tutto nello stesso ordine in cui quattro mesi prima avevamo lasciato quegli spazi: la stessa polvere – forse qualcosa di più non certo di meno – e gli stessi oggetti, gli stessi orrendi graffiti. La foto che allego riprende un momento di quel sopralluogo.

Chiedemmo al tecnico teatrale di poter avere un minimo supporto con una macchina del fumo ed un generatore elettrico per l’illuminazione artificiale.
Decidemmo poi insieme ai giovani la data per le riprese. Quella parte del testo che doveva fare da introduzione era praticamente già pronta nella recitazione. Occorreva impostare i movimenti e scegliere le diverse posizioni scenografiche.
Questo è il testo da “Le Troiane” di Euripide, che viene recitato da Irene Biancalani (Coro), Stefano Mascagni (Taltibio) e Giulia Risaliti (Ecuba).
Coro. “Povera madre, che ha visto spegnersi con te le speranze più belle. Ti credevamo felice, perché disceso da una stirpe grande; e atroce fu la tua morte. Vedo in alto alle mura braccia che muovono fiamme nell’aria. Il fato vibra un altro colpo su Troia.”
(Rientra Taltibio seguito da guardie)
Taltibio.
“Ordino a voi, uomini prescelti a distruggere la città di Priamo, di appiccare il fuoco alle case, affinché dopo aver tutto annientato e bruciato, possiamo salpare liberamente da Troia. Voi, figlie dei Troiani, appena sentirete uno squillo oscuro di tromba, recatevi alle navi degli Achei per partire con loro. E tu seguile, infelicissima vecchia. Costori son venuti a prenderti da parte di Ulisse, di cui ti fa schiava il destino.”
Ecuba.
“Misera me. Ecco l’estrema, veramente il colmo, di tutte le mie sciagure: mi spingono fuori, lontana dalla patria che brucia. Vecchio piede, affrettati, con il corpo stanco: affrettati veloce a rivolgere l’ultimo saluto alla povera patria. Troia, che un tempo respiravi di grandezza, tu perdi il tuo nome superbo. Tu ardi e noi ti lasciamo. Voi, o dei… Ma perché invoco gli dei? Essi non odono. Nè mai hanno udito la mia voce, che pure fu alta. Su, corriamo dove l’incendio arde. La morte più bella per me è là, con le fiamme della patria.”

…fine parte 5…continua
Joshua Madalon

ANNIVERSARI 2018 – VERSO IL GIORNO DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2018) parte 4

ANNIVERSARI 2018 – VERSO IL GIORNO DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2018) parte 4
Su via Gobetti c’è l’ingresso principale del complesso Magnolfi, e c’era anche venti anni fa, ma il portone non era accessibile; per poter entrare occorreva procedere a sinistra per un viale sterrato che introduceva ad un ampio cortile occupato in quel tempo – non so ora cosa vi sia – da auto in attesa di essere aggiustate in tutti i sensi (carrozzeria, motore, suppellettili varie).
Vi era un gran disordine.
Per andare all’interno del complesso dopo aver costeggiato le mura sormontate da ampi finestroni polverosi e sconnessi sia negli stipiti che nei vetri, che presentavano ampi squarci, vittime di chissà quali monellerie locali, si accedeva da una porticina. Gabriele che mi accompagnava, tirò fuori da un borsello un mazzo di chiavi e provò a lungo prima di riuscire ad aprire.
Verosimilmente quella porta non era stata aperta da un pezzo ed infatti fece ulteriore resistenza quando, dopo aver sentito l’ultimo scatto della serratura, dovemmo spingerla per attraversarla. E già con quell’azione si alzò un primo piccolo polverone ed un odore tipico della muffa umida dell’abbandono colpì le nostre narici.
Dentro era buio e, come prevedibile, non vi era alcuna possibilità di illuminare gli ambienti in modo artificiale, per cui provvedemmo alla meno peggio con delle torce, non osando procedere nell’apertura di qualche imposta, visto i precedenti.
Davanti avevamo un grande corridoio che portava verso un altro altrettanto grande largo passaggio che sulla destra arrivava fino al portone di ingresso principale, quello di via Gobetti.
A sinistra c’era una porta più piccola e Gabriele mi disse che era quella del Teatro. La aprì senza grandi sforzi e mi precedette. La austera struttura ottocentesca mi apparve nel suo totale abbandono. Fui colpito da un cumulo di residui di varia natura: calcinacci, stracci, legni di varia misura che erano appartenuti ad oggetti inqualificabili, e sulle pareti scritte di vario genere ed una svastica di grandi dimensioni.
L’abbandono era evidente, ed anche lo smarrimento della ragione: a me appariva un ritorno in una dimensione che non avevo conosciuto ma della quale avevo sentito argomentare e che aveva prodotto in me profondi turbamenti: immaginai per un attimo di trovarmi in un luogo che era stato attraversato dalla violenza e misuravo i miei passi. Salimmo con trepidazione intellettuale ai piani superiori, là dove c’erano state le aule e le camerette degli orfani.
Tutto sossopra e tanta polvere, porte scardinate, mura sgretolate ed in fondo, in un angolo di una stanza buia, una culla, a segno di una presenza infantile non troppo tempo addietro.
Da altre scale ci spingemmo poi al piano superiore, l’ultimo e più alto fatto di sottotetti ampi ed abitabili. Qui la confusione era minore, forse non era stato accessibile negli ultimi tempi! C’erano delle finestre oblique che spingevano la mia curiosità. Mi allungai salendo su un tavolo ed allungando lo sguardo al di là dei vetri osservai lo skyline del centro di Prato con i vari campanili svettanti. Osai scendere dal tavolo con un salto e mi ritrovai con una lussazione alla caviglia destra. Scesi dolorante le scale ed andai al Pronto Soccorso, evitando di menzionare compagnia e luogo dove mi ero infortunato, non essendo possibile alcuna copertura assicurativa per un’impresa di quel genere.
Essenzialmente per questo motivo rinviai le riprese alla primavera successiva.
…fine parte 4….continua

ANNIVERSARI 2018 – VERSO IL GIORNO DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2018) parte 3

ANNIVERSARI 2018 – VERSO IL GIORNO DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2018) parte 3
Avviammo a lavorare intorno al progetto all’avvio dell’anno scolastico 1997/98; chiesi la collaborazione di tutti gli Istituti medi superiori della provincia di Prato, ottenendo la partecipazione, oltre che della scuola dove insegnavo (ITC “Paolo Dagomari”), del Liceo Scientifico “Niccolò Copernico” con allievi coordinati dal prof. Giuseppe Barbaro che curarono la parte relativa al “Diario di Anna Frank”, dell’Istituto Professionale “Datini” coordinati dal professor Mauro Antinarella, del Liceo Scientifico “Carlo Livi” coordinati dal professor Giorgio de Giorgi, del Lieco Classico “Cicognini” coordinati dal professor Antonello Nave.
Dopo una riunione preliminare in assessorato alla Cultura con i funzionari avviammo gli incontri di presentazione in ogni scuola che aveva aderito confrontandoci in modo aperto e coinvolgente.
Avevamo pensato di realizzare un teaser da presentare pubblicamente come annuncio alla stampa poco prima dell’inizio delle festività natalizie, durante le quali avremmo dovuto lavorare con gli studenti in un’impresa che appariva complessa ma possibile. L’idea era quella di portare il prodotto finito entro la data canonica del 27 gennaio 1998.
Non ci riuscimmo anche perchè come molto spesso si dice “il diavolo ci mise la coda”.
In quel periodo ero consigliere comunale e mi occupavo in primo luogo di Scuola e Cultura, settori per i quali potevo vantare qualche credito visto quel che facevo e quel che avevo già fatto. In particolare quelli erano gli anni della “battaglia” per il riconoscimento di “Teatro Nazionale Stabile” per il “Metastasio” e mi stavo battendo anche contro le posizioni della maggioranza del mio Partito, PDS, che era piuttosto tiepida in quella scelta. Alla Presidenza c’era Alessandro Bertini, architetto con esperienze acquisite nel campo della scenografia ed alla Direzione amministrativa c’era Teresa Bettarini. Il Direttore artistico era il grande compianto Massimo Castri, regista annoverato nella triade che comprendeva Luca Ronconi e Giorgio Strehler, il primo dei quali peraltro aveva messo in scena a Prato molte delle sue straordinarie mitiche regie.
Avevo richiesto la cooperazione del Teatro, che in quel periodo, come ancora oggi ma in ben diverse migliori condizioni, possedeva le chiavi del complesso “Magnolfi” in via Gobetti. Per chi non è di Prato consiglio di consultare il sito http://www.magnolfinuovoprato.it/it e di leggere il libro “il MAGNOLFI nuovo” prodotto dal Comune di Prato nel 2004 nel quale, tra le altre ben più importanti, troverete una mia introduzione dal titolo “UN AMICO RITROVATO”.
E fu così che, in una mattina di fine ottobre, insieme a Gabriele Mazzara Bologna che in quel periodo svolgeva attività di “tecnico teatrale” presso il Metastasio, mi recai a svolgere un sopralluogo nelle stanze del Magnolfi che era stato parte di un convento dei Carmelitani Scalzi e poi sede di un Orfanotrofio dal 1838 fino al 1978, dopo di che fu sede del quartiere (quando questi in città erano 11), della Guardia medica, alloggio provvisorio per sfrattati, sede di varie Associazioni e del famosissimo Laboratorio teatrale di Luca Ronconi.
Dopo questo periodo culturalmente stimolante dagli inizi degli anni Ottanta lo spazio era stato occupato da gruppi che afferivano all’esperienza dei “centri sociali”.
Non mi aspettavo di vedere ciò che vidi. Ne parlerò nel prossimo post.
….fine parte 3….continua

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ANNIVERSARI 2018 – VERSO IL GIORNO DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2018) parte 2
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ANNIVERSARI 2018 – VERSO IL GIORNO DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2018) parte 2
Come tante volte accade, con l’avanzare del tempo e l’usura delle sinapsi, ho commesso qualche piccolo errore nel post precedente. Errori sostanziali riferiti al titolo del lavoro, eccellente, del professor Antonello Nave. Il testo cui ci si ispirava è “Fra Troia e la Bosnia: Agamennone e la guerra inutile – Un allestimento della tragedia di Eschilo nel “teatro della scuola” “ prodotto dall’Associazione Culturale “Nuova Colonia” (associazione precedente all’attuale “Altroteatro”) per il Liceo Classico “Cicognini” di Prato, dove l’amico Nave ha svolto la sua professionalità fino allo scorso anno. Il testo che noi abbiamo concordemente utilizzato non è l’ “Agamennone” di Eschilo, prima parte dell’Orestea che nel libro viene tradotto e reinterpretato contestualizzandolo alle tragedie balcaniche di quegli anni; è invece “Le Troiane” di Euripide. Il motivo per il quale noi utilizzammo l’angoscia delle donne troiane in attesa di conoscere il loro destino di “deportate”, una volta che i loro “uomini” erano stati annientati, uccisi come Priamo ed Ettore o come il piccolo Astianatte o scappati come Enea, era collegato allo stesso identico sentimento delle donne, ebree o dissidenti o appartenenti a categorie discriminate, al tempo delle deportazioni nazifasciste.

Dallo stesso libro, però, traemmo spunto da un testo finale scritto a più mani il cui titolo è “NON POSSO TACERE GLI ORRORI” (per Suada e gli altri) scrittura drammaturgica in un atto fra la guerra di Troia e quella di Bosnia a cura di Antonello Nave. Da questo prendemmo il settimo movimento e ne traemmo una parte – le prime dieci righe – che riportava il “lamento” di Ecuba su un bambino ammazzato. Per noi, così come per l’amico Nave ed i suoi allievi, si trattava di una trasposizione, un collegamento, tra la tragedia antica e quella attuale, balcanica, passando ovviamente per quell’altra ugualmente tremenda dell’Olocausto. Il riferimento del titolo a Suada è alla prima vittima della guerra di Bosnia. Suada Deliberovic morirà la mattina del 5 aprile 1992 mentre insieme ad una folla di manifestanti protestava contro le barricate serbe.
La settima parte del testo collettivo cui ci riferiamo è collocata nel videofilm a chiusura. Ecco qui di seguito come promesso il testo (Giulia è l’interprete, Giulia Risaliti ed il riferimento al bambino è al piccolo Astianatte, figlio di Ettore ed Ecuba: Ettore è stato ucciso nel celebre duello con Achille):
Giulia-Ecuba: lamento su un bambino ammazzato
“Tu piangi, bambino? Hai dei tristi presentimenti? Perché ti avvinghi a me, ti stringi alle mie vesti, perché ti getti sotto le mie ali come un uccellino? Ettore non uscirà da sottoterra, impugnando la lancia per salvarti; la famiglia di tuo padre e la forza di questa città non esistono più. Non ci sarà pietà: precipiterai con un salto orribile dalle mura, sfracellato esalerai l’ultimo respiro.
Cosa aspettate?! Su, forza, scaraventatelo dalle mura, se avete deciso così: spartitevi le sue carni. Perché gli dei ci annientano e noi non possiamo impedire la morte di questo bambino.
Perchè vi siete macchiati di un delitto tanto mostruoso? Per paura di un bambino? Temevate che avrebbe resuscitato Troia dalle sue ceneri?…..”
Giulia Risaliti nel videofilm interpreta questo passo con un’intensità straordinaria che ancora oggi mi commuove. La vediamo muoversi tra le rovine della città consapevole dell’ineluttabilità del dramma che sta vivendo e dell’incertezza del futuro per lei e le altre donne “troiane” il cui destino è nello sradicamento della deportazione e dell’annientamento psicologico totale.
In un prossimo post tratteremo di altri documenti che ci aiutarono a scrivere il videofilm e parleremo del realismo scenografico nel quale ci trovammo a girare quelle scene.
Joshua Madalon
…fine parte 2….continua

Antropologia, Cultura, Narrativa, Politica, Sociale, Storia
ANNIVERSARI 2018 – VERSO IL GIORNO DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2018)
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ANNIVERSARI 2018 – VERSO IL GIORNO DELLA MEMORIA (27 GENNAIO 1945 – 27 GENNAIO 2018)
La Cultura salverà la nostra personale umanità, quella cui nella prima metà del secolo scorso attentarono uomini (e donne) obnubilate da miti nazionalistici che prefiguravano una superiorità di “razza” (termine purtroppo utilizzato nuovamente per costruire discriminazione e separatezza). Quel periodo fu contrassegnato da un abbassamento del livello di attenzione in un tempo di crisi economica, sociale e politica generalizzata prodotta allo stesso tempo da leadership nazionali che non vollero – o non ne furono capaci di – riconoscere che occorrevano interventi strutturali complessivi che tendenzialmente e progressivamente abbassassero il livello di odio che era susseguito alla prima Guerra mondiale.
Oggi – come accennato prima – sembra di rivivere quei tempi “non così lontani da noi”. LA CULTURA CI SALVERA’? dobbiamo solo sperarlo? o dobbiamo provare con tutte le nostre residue forze?
In una serie di post da qui al 27 gennaio pubblicherò e commenterò alcuni testi sia originali che non relativi ad un mio lavoro di venti anni fa.
Tra il 1997 ed il 1998, mentre ero consigliere comunale di Prato, con il “Laboratorio dell’Immagine Cinematografica che era da me diretto, realizzai un “Progetto” che riuscì a coinvolgere studenti di molte scuole superiori della città, a partire dall’ITC “Paolo Dagomari” nel quale insegnavo. Giovani studenti del Liceo Classico “Cicognini”, del “Datini”, del “Copernico” furono da me coordinati nella realizzazione del videofilm “Appunti sull’umana follia del XX° secolo: la deportazione”.
A dare un particolare sostegno al Progetto ci fu il prof. Antonello Nave con il suo gruppo “Altroteatro”; insieme a lui collaborarono i professori Mauro Antinarella, Giuseppe Barbaro e Giorgio de Giorgi. Gli studenti che furono impegnati sono in ordine alfabetico Irene Biancalani, Lorenzo Branchetti, Alberto Carmagnini, Juri Casaccino, Cristina Isoldi, Simone Lorusso, Stefano Mascagni, Lisa Panella, Monica Pentassuglia, Annarita Perrone, Daniele Peruzzi, Linda Pirruccio, Giulia Risaliti e Luca Vannini. Alcuni di loro (Lisa Panella e Luca Vannini) produssero anche dei testi originali. Il gruppo del “Cicognini” si impegnò prioritariamente a mettere in scena una libera interpretazione de “Le Troiane” dal titolo “Non posso tacere gli orrori” di Antonello Nave che fa da preambolo al film; nel video c’è, ispirato alla rielaborazione del prof. Nave, un testo da me scritto con il quale il lavoro si chiude.
Nella realizzazione del videofilm ebbi la collaborazione oltre che dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Prato, anche del Teatro di Piazza e d’Occasione – TPO attraverso la figura di Marco Colangelo – e della Fondazione Teatro Metastasio ed in modo particolare Renzo Cecchini, Teresa Bettarini e Gabriele Bologna Mazzara. Fu nostro consulente costante Mario Fineschi della Comunità ebraica toscana.
Le musiche furono vagliate e scelte in modo coordinato: da Bach, “Passione secondo Matteo” a “Canti e Musiche Tradizionali ebraiche” di Moni Ovadia, alla colonna sonora de “Il paziente inglese” di Gabriel Yared a “Songs From A Secret Garden” di R. Lovland.
Le riprese ed il montaggio furono realizzate da Pippo Sileci di Filmstudio 22.
Nei prossimi giorni, come sopra annunciato, in concomitanza con la data del 27 gennaio (giorno della Memoria) giorno in cui vennero abbattuti dall’Armata Rossa i cancelli del campo di Auschwitz pubblicherò alcuni dei testi riferibili a quel lavoro.
Joshua Madalon

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