DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – OTTAVA PARTE – 2

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – OTTAVA PARTE – 2

intro: L’avvio dell’articolo postato il 27 marzo (mercoledì scorso) aveva una serie di difetti, in primo luogo la ridondanza, la prolissità e poi di conseguenza la pesantezza della struttura. Lo riconosco, anche se non posso per una sorta di scientificità che consenta di comprendere le varie fasi della mia esistenza esimermi dal pubblicarlo. In effetti, poi, le parti successive dello stesso articolo risultano più sciolte, grazie anche alla varietà dei prodotti filmici analizzati.

Chi è che canta laggiù

2.
Fra i film presentati ve n’erano alcuni di buona qualità, che a ragione potrebbero trovare posto nella programmazione delle sale cinematografiche italiane senza perdere nel confronto con i più diffusi e spettacolari prodotti statunitensi. Parliamo del divertente “Koto Tamo Peva” (Chi è che canta laggiù) di Slobodan Sijan, che, dopo il successo ottenuto al Festival di Cannes, potremo vedere nella prossima stagione cinematografica; di “Usijanje” (Incandescenza”) di Boro Draskovic; di “Specijalno Vaspitanje” (Educazione speciale”) di Goran Markovic, un delicato film sull’educazione e sul problema del recupero dei ragazzi emarginati, disadattati, spesso costretti a scoprire la violenza all’interno ed a contatto con le istituzioni. Il ritmo dell’inchiesta che appare dalla visione del film mette in evidenza il precedente lavoro del regista, che aveva prodotto, prima di questo, che è il suo film lungometraggio d’esordio, un numero notevole – una cinquantina – di documentari per la televisione jugoslava. Buona la recitazione di Bekim Fehmiu (il già famoso “Ulisse” televisivo di Franco Rossi) nell’interpretazione di Zarko, un moderno educatore alle prese con dei giovani delinquenti; bravo anche Slavko Stimac nel riolo del giovane Pera, protagonista della storia narrata. Complessivamente un film che è piaciuto; questo però ci impone una precisazione: i moduli stilistici adottati lo avvicinano notevolmente alle cinematografie occidentali, la recitazione e la vicenda, che si svolge in maniera perfettamente ellittica, lo fanno ritenere un prodotto “industriale” di largo consumo. Il film che ci ha maggiormente entusiasmato è stato “Samo Jednom Se Ljubi” (Si ama una volta sola), terzo film di Rajko Grlic. Speriamo di poterlo rivedere: ci ha ricordato il cinema del compianto Fassbinder, in particolare “Il matrimonio di Maria Braun” (lo stesso Grlic,ammettendo di aver visto “Maria Braun” solo dopo la realizzazione del suo film, vi ha notato delle consonanze). C’è forse la stessa atmosfera drammatica che ha caratterizzato dappertutto, nel dopoguerra, la fase della ricostruzione, foriera di mille e più speranze, ma portatrice di altrettante disillusioni. Ciò che ci ha impressionato di più è stata la capacità di narrare una vicenda sentimentale, senza cadere nel fumettone romantico, ambientata in un momento di intenso dibattito politico, senza per questo incappare in un’opera di agiografia filo-socialista. Anzi, nel rapporto fra i due protagonisti della vicenda narrata, Tomislav (eroe della Resistenza, membro dell’Ufficio Speciale della Milizia Popolare) e Bebèe (danzatrice di balletto classico, appartenente ad un ceto medio-borghese), la politica non è mai preponderante rispetto all’amore.

fine parte ottava – 2….continua

Post dell’autore: Nel prossimo blocco termineremo l’articolo sul cinema jugoslavo e continueremo con quello magiaro.

Joshua Madalon

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All’anema d”a palla (diffidate dalle fanfaronate e dalle promesse mirabolanti)! Bufale ecologiche a cielo aperto!

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All’anema d”a palla (diffidate dalle fanfaronate e dalle promesse mirabolanti)! Bufale ecologiche a cielo aperto!

Sarò breve. Anche perché ho scritto già qualcosa in merito alle sciocchezze che verranno messe in campo dai “venditori di tappeto” di Destra e di Centrosinistra. E qualcuno ha già protestato, piccato per la verità che evidentemente esprimevo.

Ma, davvero, facciamola finita!

Smettiamola di prendere in giro la gente travestendosi da ecologisti, difensori dell’ambiente, con lusinghieri apprezzamenti alla giovane leader svedese alla quale idealmente si porgono cadeaux. Queste sono sporche strumentalizzazioni della specie più bassa.

Davvero, allora, smettiamola di raccontare balle, fandonie.

La realtà è molto più chiara di quanto non possa apparire.

D’altra parte, bisogna essere seri e dire che il Progetto principale su cui si innesta il Programma di Governo del Centrosinistra, cioè il Piano operativo, è costituito da una serie di ammiccamenti sia al mondo imprenditoriale, soprattutto edilizio, sia ai difensori dell’ambiente. Un colpo alla botte ed uno al cerchio, entrambi tuttavia inficiati da una serie di vincoli che non consentiranno la messa in opera sia dei progetti degli uni che degli auspici degli altri.
Con il sistema della compensazione sarà complicato costruire, e forse questo è un bene, anche perché i tempi di approvazione del Piano sono lunghi, più o meno un anno, e la sua durata non supera la prossima legislatura: è un Piano a tempo, giusto per costruire una campagna elettorale. Allo stesso tempo non sarà possibile procedere alla piantumazione di 180 mila nuovi alberi, non fosse altro che per i costi vivi e a regime di tale operazione.
Si tratta dunque di una bufala! Ed è evidente che ci si possa credere: le bufale sono costruite ad arte per accalappiare consensi.

E’ stato (ed è) lo stile “politico” anche dei pentastellati e dei leghisti. Ma il miglior modo per opporsi loro (lo dico a quei benpensanti che credono che l’unità a tutti i costi sia un valore: lo è se si basa sull’onestà culturale e politica: non lo è se si presume di essere i migliori senza confronto e senza ascolto, o con un falso ipocrita confronto ed ascolto).

Joshua Madalon

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – OTTAVA PARTE – 1

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – OTTAVA PARTE – 1

Da giovane. In tante altre pagine su questo Blog ho celebrato “Il mio Cinema”. Ho dedicato a quella passione una parte importante della mia vita. Anche in questi giorni continuo ininterrottamente a guardare film attraverso i mezzi domestici. Ma il titolo del post rimanda a quel che facevo quando avevo l’età dell’Alighieri all’inizio del suo viaggio nell’aldilà. Ero ancora a Feltre, dove insieme ad alcuni giovanissimi amici, cinephiles anche loro, avevamo fondato un Circolo di Cultura Cinematografica. Ne ho già parlato in altri post.
Per recuperare quella memoria trascrivo in questa ottava parte alcuni articoli scritti per una rivista del Nordest, “AREANORD”, curata da altri giovani.
In quegli anni alla fine della scuola frequentavo come “critico” alcuni Festival come quello di Pesaro, quello di Cattolica, quello di Venezia.
Gli articoli che vi presento riguardano Pesaro. La Mostra Internazionale del Cinema Nuovo era soprattutto un’occasione di studio sulle cinematografie. Per averne un’idea vi riporto il link dal quale potete recepire pur epidermicamente le caratteristiche.
Nel 1982 venne approfondita la cinematografia magiara e quella jugoslava. Era da poco morto il maresciallo Tito e di lì a breve si sarebbe dissolto il Paese in una guerra civile sanguinosa.

1.
La XVIII edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro (12-20 giugno 1982) era quest’anno dedicata a due cinematografie poco presenti nelle nostre sale, quella magiara e quella jugoslava. La programmazione dei films presentati è stata suddivisa in quattro parti: nella stessa giornata, in perfetta concomitanza, venivano proiettati films e videonastri in quattro diversi punti. Questo ha comportato ovviamente nello spettatore una scelta da compiere di volta in volta e la conseguenza di tutto ciò è che si sono perse delle incredibili occasioni per seguire filmetti a dir poco mediocri. Poichè, da quel che si è visto, il cinema che è apparso più interessante è stato quello ungherese, ci sembra giusto, dopo le consuete e meritate lodi al Direttore della Mostra, Lino Miccichè, noto critico de L’Avanti!, formulare delle critiche nei confronti dell’organizzazione per quanto riguarda la scelta dei temi da trattare, delle cinematografie da presentare. Ci è apparsa infatti pretestuosa, e almeno non pienamente motivata la decisione di affrontare il duplice impegno del cinema ungherese e jugoslavo e non riescono a convincerci neanche le motivazioni riportate nell’introduzione fatta alla Mostra. Sarebbe bastato infatti dedicare questa edizione soltanto al cinema ungherese per offrire un’occasione “unica” ed irripetibile agli studiosi ed al grande pubblico: su 128 films presentati, ben 82 appartenevano all’Ungheria e 46 erano invece jugoslavi.
Quest’ultima cinematografia ha deluso, sia per la quasi totale bassa qualità del prodotto(escluso alcuni titoli che ricorderemo più avanti), sia per l’assenza forse di carattere opportunistico o per scelta, del cinema d’animazione, noto ed apprezzato in tutto il mondo, peraltro annunciato nel programma e non presentato: è probabile che, essendosi aperto negli stessi giorni il Festival di Zagabria (dedicato proprio a quel settore), gli organizzatori di quell’evento abbiano preferito tenere “in casa” le pellicole più importanti. Complessivamente, dunque, il cinema jugoslavo ha deluso ed anche il seminario che lo riguardava è stato meno seguito di quello ungherese.

…ottava parte – 1…continua

Joshua Madalon

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 10

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DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 10

…L’erba muore, gli alberi, gli arbusti selvatici della macchia mediterranea, tutto diventa grigio, nero, ti sporchi perché tutto è carbone. Salvaguardiamo il verde. In una conca craterica vicina notiamo il cupo specchio lacustre dell’Averno. Teatro di mitologiche leggendarie imprese, dall’aspetto tetro, è stato ritenuto uno degli ingressi agli Inferi e una delle sedi della Maga Sibilla. Numerose sorgenti di acqua scaturivano qui intorno ma, interrate dall’eruzione del Monte Nuovo nel 1538 la maggior parte, ora ne rimane solo qualcuna.I ruderi del cosiddetto Tempio di Apollo, non altro che sala termale confusa con un tempio, sono testimoni dell’antica uso e della civiltà romana. Del lago si gode un’ottima totale vista dal belvedere della Domitiana dal quale ognuno può assistere al sapiente gioco di luci e di ombre che rende misterioso questo luogo. Nelle ore pomeridiane sulle sue rive il silnezio è ispiratore di pace. E così, lontano dai rumori della città, in alcune ore del giorno fastidiosissimi, alla ricerca di luoghi silenziosi e pieni di storia e di fascino qualcuno può scoprire scorci nuovi, che prima non aveva considerato. Non è forse migliore il silenzio? Nopn è meglio ascoltare i dolci rumori naturali? Quelli del vento, del mare calmo o in tempesta, la voce degli uccelli, i pesci guizzare, le rane tuffarsi, la brezza leggera che muove le onde superficiali e le foglie, il fruscio delle erbe.

Nota post dell’autore: Da qualche anno nel perimetro intero del quasi perfetto bordo circolare del Lago è stato tracciato un percorso verde con spazi per la sosta e per il birdwatching. In un’occasione vi ho trovato anche una serie di istallazioni artistiche molto interessanti proprio per una collocazione appropriata dentro il contesto naturale. Aggiungo che le pendici sono ricche di prodotti della terra a partire dalle uve che producono un ottimo vino. Quel che segue è da collegare al fatto che la maggior parte dei fruitori del libretto erano allievi delle scuole cittadine…

Ma qui in città il silenzio non è di casa. Siamo un po’ tutti rumorosi: le nostre voci che tendono ai toni alti; i nostri apparecchi radiotelevisivi, grammofoni e registratori che non ne vogliono sapere di stare zitti o perlomeno di continuare abbassando i toni; i nostri motori roboanti e scoppiettanti; il nostro entusiasmo esorbitante e tanti altri fattori che ci fanno prigionieri. Anche contro i rumori occorre mettere riparo.

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Più vicino al mare c’è il Lago Lucrino (che sarebbe meglio chiamare “laguna” per le sue caratteristiche), era anticamente un ampio golfo in comunicazione diretta, per mezzo di un canale, con il più ampio lago d’Averno. Ritornando a quest’ultimo occorre aggiungere che fu la sede di una parte della flotta romana e in esso, per esercizi bellici e divertimento collettivo, si svolgevano le celebri naumachie (battaglie navali).
Esso è il risultato di un’accumulazione progressiva di detriti costieri e di sabbia, oltre che delle conseguenze della famosa eruzione del 1538, a causa della quale fu ulteriormente scollegato dall’altro specchio lacustre.
Famoso per la ittiocoltura, nell’epoca romana imperiale fu tenuto in gran pregio per la coltivazione delle ostriche, iniziata e condotta con un metodo industriale da un certo Gaio Sergio Orata.

Joshua Madalon

….fine parte settima – 10……

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UNITA’ DELLE FORZE ANTIFASCISTE non significa unità politica ed amministrativa (e la responsabilità è di tutti)

UNITA’ DELLE FORZE ANTIFASCISTE non significa unità politica ed amministrativa (e la responsabilità è di tutti)

Non è un capriccio, nè una forma di rivalsa acrimoniosa e livorosa, e neanche la volontà di distinguersi la ragione per cui continuo ad essere più che convinto che non ci possa essere alcun accordo con il Partito Democratico soprattutto nelle elezioni amministrative e politiche. La distanza si è sempre più progressivamente acuita sin dalla Fondazione, laddove si avvertivano già segnali di emarginazione del dissenso critico di molti militanti da parte dei dirigenti delle due maggiori forze politiche – DS e Partito popolare. In pratica oggi non sentirsi più rappresentati dal Partito Democratico viene rafforzato anche dal fatto che non ci si sente nemmeno più rappresentati dalle forze politiche della Sinistra di testimonianza, quelli per così dire “nudi e puri”, espressione totale dell’intransigenza in nome di un’ideologia.

Queste riflessioni qui sopra riportate sono sorprendentemente collegate a quello che è accaduto in questi ultimi giorni qui a Prato. Mi riferisco alla richiesta di gruppi neofascisti di poter svolgere un loro raduno a Milano ed a Prato a 100 anni precisi dalla Fondazione dei fasci di combattimento. E a tutto quello che ne è stata conseguenza.
Come mai? Dietro l’entusiasmo dei gruppi che hanno sostenuto in numero corposo la necessità di dover svolgere comunque una contromanifestazione a mio parere c’è in larga parte una malafede profonda.
Si è pensato di poter collegare gli interessi ideali di associazioni come ANPI e sindacati come la CGIL a quelli del Partito Democratico che, dietro lo schermo di una ventilata ma impossibile necessaria “unità” delle forze politiche della Sinistra, pretenderebbe di continuare ad illudere masse di elettrici ed elettori. Si chiede loro di contrapporsi alle Destre senza punto cambiare nelle fondamenta le sue scelte politiche.
Non c’è peraltro alcun segnale di cambiamento: rimangono in piedi i rapporti privilegiati con la parte più ricca del Paese: Prodi si è illuso dopo la vittoria di Zingaretti, forse anche altri si sono illusi in quella direzione, ma basterebbe osservare quanti tra coloro che hanno sostenuto fino all’altroieri la parabola renziana si siano immediatamente imbarcati sulla zattera del nuovo. Cosa rappresentano costoro?
Una “non novità”, una noiosa non novità!
A Prato inoltre il Partito Democratico non ha nemmeno tentato di cambiare; non ha dato segnali di voler rivedere il suo rapporto con il mondo imprenditoriale e con le categorie economiche più forti rinunciando ad indirizzarle alla difesa delle categorie più deboli.
L’amministrazione PD continua a vendere fumo sulla partecipazione e su progetti che abbiano a cuore l’ambiente; anzi si prosegue a portare avanti scelte che emarginano i cittadini a favore dei
costruttori, allestendo momenti partecipativi che sono offensivi dell’intelligenza umana.
Metteremo in evidenza tali mancanze, allo scopo che possano essere accolte da chi governerà nei prossimi cinque anni questa città.

Come possono pensare, donne ed uomini con una propria autonoma intelligenza, a cadere nella trappola dell’unità ? e come possono pensare di convincerli senza aver fatto uno, due o tre passi indietro per ragionare su quel che poteva pure apparire utile e necessario prima?

Joshua Madalon

DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 9

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Ritorno a riprendere il viaggio sui tempi della “memoria” personale. Il mio impegno storico, ambientalista e culturale è già tutto inscritto in questo piccolo contributo che diedi alla mia città.

Il libro è “PASSEGGIATA nei Campi Flegrei – Pozzuoli” novembre 1971
Quelli che…sono nati ieri lo sappiano

DA GIOVANE: LA SENSIBILITÀ AMBIENTALISTA, STORICA E CULTURALE – SETTIMA PARTE – 9
la parte settima- 8 è stata pubblicata il 2 marzo u.s.

….Al di sotto del Monte Sant’Angelo, la località detta “Taiano” (per errore “Toiano”) era sede una volta quasi certamente della villa di Ottaviano Augusto (da cui il toponimo ridotto in “Taiano”). Accanto a questa, al di là della via Domitiana (leggasi “Domiziana”), un’altra altura cava è quella del Monte Nuovo. La sua storia è forse, per il periodo storico in cui si elevò, più conosciuta.

Nota post dell’autore: Insieme ad altri due amici di ginnasio ho scritto un giallo “Il diavolo a Monte Nuovo”, di cui tratterò a breve con una serie di post

In quella zona dove sorgeva una volta un villaggio detto “Tripergole”, fondato dagli Angioini, dopo numerose avvisaglie di carattere sismico e vulcanico, la notte del 29 settembre del 1538, in una rapida e catastrofica eruzione, si formò quell’altura che con poca fantasia fu denominata “Monte Nuovo”, distruggendo tutto intero il villaggio. Ovviamente il paesaggio venne ad essere modificato.
Parlando del paesaggio attuale la vegetazione che ricopre quel Monte è quella che caratterizza i terreni vulcanici: per lo più pini ed arbusti, più la macchia mediterranea con tutte le sue straordinarie specie varie e costanti. La presenza della pietra lavica è anch’essa imperante e rende dura vieppiù la salita a chi senza una guida già esperta vi si avventuri nelle escursioni.

Nota post dell’autore: Quando ero fanciullo ed ancora ai tempi (i primi anni Settanta del secolo scorso) in cui scrivevo questo libretto,al Monte si accedeva liberamente. Oggi è la sede di un Parco protetto e per accedere occorre varcare un ingresso ed essere autorizzati a procedere.

Ha un profondo e stretto cratere e la vista, una volta arrivati sull’orlo, spazia su largo tratto del golfo di Pozzuoli. Come tutte le altre nostre alture, anche questa è spesso oggetto di incendi per lo più estivi che ne depauperano il patrimonio boschivo, rendendo il paesaggio di un colore grigio fumo tendente a sfumare sul nero degli alberi bruciati. E’ un aspetto desolante che forse per voi, miei cari giovani amici, non avrebbe bisogno nemmeno di una descrizione perché molte volte, troppe davvero, facilmente ne avete avuto diretta esperienza. E spesso la colpa è nostra: un fiammifero acceso, un mozzicone di sigaretta, i resti di un bivacco mal spento e poi con la comoplicità involontaria del vento. Questo per essere ottimisticamente buoni! Ma bisogna fare molta più attenzione.Anche gli animali, dai più piccoli ai più grandi, ne soffrono; per non parlare poi del pericolo di frane (anche se, a dire il vero, in questi posti di cui sto trattando, esso è minimo).

parte settima – 9 …continua….

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ODIO E SANGUE

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ODIO E SANGUE

Ieri il mio post era dedicato alle “conseguenze” delle azioni individuali che diventano collettive. Nessuno può sottrarsi alle responsabilità rispetto a tutto ciò che accade: anche i grandi uomini del passato, anche quelli la cui onestà e magnanimità sia da considerarsi cristallina quanto a valori e ideali condivisi, non sono da considerarsi immuni dal doversi accollare in quota parte il peso degli eventi conseguenti alle loro azioni, o inazioni che dir si vogliano.
Quel che accade oggi è la diretta conseguenza di ciò che abbiamo costruito (o distrutto) nei tempi. Anche l’involuzione politica è in ogni caso una evoluzione, a seconda dei punti di vista. Di fronte ad un’esaltazione del libero mercato anche da parte degli eredi del socialismo rivoluzionario i lavoratori hanno perso il loro sostegno in cambio di ideali sfumati che progressivamente sono stati abbandonati del tutto. Permangono sacche di irriducibili sognatori che tardano a prendere la giusta consapevolezza dei limiti e delle contraddizioni pratiche delle azioni che I loro leader vanno proponendo come miglior futuro possibile.
Il malessere diffuso tangibile concreto coinvolge tutto e tutti. Occorre costruire progetti che siano in grado di opporsi con una critica puntuale non distruttiva ma severa, partendo da ciascuno di noi, con il riconoscimento dei limiti che abbiamo avuto.
Se ciò non accade e si prosegue nel giustificazionismo, il disastro sarà ancor più maggiore e vivremo tempi che non ci saremmo mai augurati, non del tutto diversi da quelli che nel periodo apparentemente pacifico per tante parti del mondo occidentale insozzò di odio e di sangue la pur molto vicina penisola balcanica. Già l’odio dilaga tra noi; da qui al sangue potrebbe non mancare molto.

Joshua Madalon

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LA VARIABILE UMANA

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LA VARIABILE UMANA

Copio/incollo da Internet ricercando “quante sono le cellule in un unico corpo umano?” e “quanti sono gli abitanti del nostro Pianeta?”

Numero di Cellule nel Corpo Umano. 3.72 × 1013, ovvero: 37.200.000.000.000 ovvero 37.200 miliardi. E’ questo il numero di cellule che compone grossomodo il corpo umano, secondo un recente studio1 pubblicato sulla rivista Annals of Human Biology.
Per popolazione umana mondiale si intende il numero di esseri umani viventi sul mondo in una data definita. Si stima che al 31 ottobre 2011 la popolazione mondiale abbia raggiunto la soglia di 7 miliardi di abitanti. A marzo 2019 la popolazione mondiale ammonta a circa 7,69 miliardi di persone.

Ciascuno di noi è diverso ma ciascuno di noi è portatore di responsabilità individuali che si innestano nella collettività.
Quel che sta accadendo in questi minuti è la conseguenza di azioni individuali e collettive precedenti delle quali siamo tutti e tutte responsabili in quota parte, ma in ogni caso “responsabili”!
Quel che accadrà successivamente è il risultato di azioni precedenti, contemporanee ed in linea di tempo futuro che ciascuno di noi compirà.
Dallo studio della “Storia” ciascuno di noi avrà potuto cogliere i nessi e le connessioni; proprio per questa grande incommensurabile diversità tra tutti noi esseri viventi quel che è avvenuto prima non potrà mai ripetersi nelle stesse identiche modalità ed anche gli esiti di ogni azione non posseggono in se stessi un marchio di riconoscibilità tale da poter essere identificabili in toto per essere utilizzabili. Pur tuttavia conoscere in modo scientifico complessivo gli eventi della Storia aiuta a riconoscere nelle loro pieghe gli aspetti più reconditi che hanno prodotto. Ciò può essere utile ma solo se si è in grado di interpretare le variabili legate ai tempi ed alle modalità con cui il tutto si è verificato e si va costruendo.

Joshua Madalon

L’ ANTIFASCISMO PACIFICO e la manifestazione di Forza Nuova (cosa dice il Prefetto)

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L’ ANTIFASCISMO PACIFICO e la manifestazione di Forza Nuova (cosa dice il Prefetto

Quasi ventimila firme a richiedere la sospensione della manifestazione di Forza Nuova, indetta per il 23 marzo qui a Prato. Non è sfuggita a nessuno la coincidenza con la data nella quale a Milano cento anni fa vennero costituiti i Fasci di combattimento. Un’altra formazione neofascista, Casa Pound, aveva programmato proprio a Milano per lo stesso giorno lo stesso luogo, Piazza San Sepolcro, una manifestazione che è stata tuttavia già da qualche giorno annullata dalle autorità preposte, Prefettura e Questura, al mantenimento dell’ordine pubblico.
A Prato, no. Questa mattina un improbabile Prefetto, costretta dalla pressione di ben 18.000 firme e da un parterre ricchissimo di Associazioni ed Istituzioni che si richiamano correttamente all’Antifascismo oltre che alla Democrazia a convocare – dopo aver rifiutato per giorni di indirlo – il Comitato per l’ordine pubblico della città se ne è cavata frettolosamente in meno di mezzora, evidentemente senza tener conto delle pressioni democratiche popolari ma allo stesso tempo cedendo a ben altre pressioni, confermando l’assenso alla richiesta che Forza Nuova aveva prodotto,di svolgere la propria manifestazione nelle strade di Prato.
Intervistata su Rai Tre Regionale la signora Prefetto ha mostrato una certa confusione a volte balbettando. Ha così evidenziato la contraddizione con la quale si stava scontrando tra la sua formazione costituzionalmente antifascista e democratica ed il nuovo che, insieme al Governo, sta avanzando. Non è in assoluto possibile richiamarsi alle leggi senza tener conto dei primo comma della XII Disposizione transitoria e finale che così recita: “E` vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista.” Per ovviare a questa prescrizione costituzionale ci si nasconde dietro l’assenza di richiamo al Partito Fascista all’interno della documentazione istitutiva di queste forza che, tuttavia, tramite i loro leader ed i loro iscritti, non hanno mai nascosto di volersi riferire a quelle forze politiche che hanno prodotto odio e sangue nel secolo scorso e se ne vantano costantemente nelle azioni e negli slogan. La Democrazia è una cosa seria, e va difesa fino a quando attraverso di essa si opera per il bene di tutti,”senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”, come recita l’art.3 della nostra Carta costituzionale. Tra le opinioni politiche non può tuttavia, senza entrare in netta contrasto con il resto della Carta, essere annoverata la rinascita del Fascismo. E soprattutto non può essere tollerato l’uso della violenza, che è invece caratteristica prioritaria nelle parole e nei fatti di questi raggruppamenti.
In questi giorni il Prefetto avrebbe potuto leggere tra le righe (forse non solo “tra” ma anche “dentro”) l’arroganza, la violenza verbale che è foriera di quella fisica, la sfacciataggine legata probabilmente al sentirsi sicuri e protetti, che hanno mostrato i leader locali e nazionali di Forza Nuova. Non lo ha fatto e potrebbe renderne conto soprattutto nel caso in cui a Prato in questo fine settimana si verificasseo episodi di violenza ad uomini e cose. Ed allora sarebbe giusto e necessario chiederne le dimissioni per manifesta incapacità e scarsa autonomia collegata ai bisogni locali non collimabili con quelli nazionali di parte.

Joshua Madalon

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AI GIOVANI CHE LOTTANO PER CAMBIARE IL MONDO – un riconoscimento, un monito ed un invito

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AI GIOVANI CHE LOTTANO PER CAMBIARE IL MONDO – un riconoscimento, un monito ed un invito

I giovani manifestanti a favore del clima, capitanati dalla giovanissima leader Greta Thunberg, criticano giustamente I propri genitori e tutti quelli che oggi hanno un’età tra gli …enta e gli …anta, rimproverando loro di non aver fatto nulla per evitare I danni attuali che – ci si creda o meno – produrranno in modo progressivo cambiamenti climatici che condizioneranno l’esistenza delle generazioni future a partire dalla loro.
Considero allo stesso tempo manchevole la loro critica in relazione al fatto che, essendo molti di loro già in grado di produrre riflessioni ponderate, non affondano politicamente la loro analisi sulle questioni, mantenendosi in maniera superficiale ancorati all’attacco degli attuali “potenti” e delle masse amorfe che in modo attivo per convenienza e passive per dabbenaggine e debolezza li sostengono.
Le generazioni ignave a cui lanciano strali sono state più o meno protagoniste di marce e battaglie politiche a sostegno di buone cause. Si partiva anche allora dalla critica feroce verso I “padri” e si giurava che ci si sarebbe comportati molto diversamente. Quasi tutti sono poi rientrati nelle greggi antropologiche inquadrati e più o meno incasellati in una vita così normale da non essere nemmeno più riconoscibili come quei barricaderi e rivoluzionari che si era stati e che si prometteva di continuare ad essere.
So bene che vi deludo, mie care amiche e miei cari amici giovani, e vi instillo il seme del dubbio. Ma non posso esimermi dal farlo, innanzitutto perché sono personalmente deluso da me e dai miei coetanei, incapaci di sottrarsi svincolarsi dai lacci del Potere e poi perché temo che anche voi ci deluderete e ne sarete affranti. Forse se qualcun altro, oltre me, vi facesse comprendere come vanno le vicende dell’esistenza, riprenderemmo insieme a ragionare su tutti questi temi. Dopotutto però la mia delusione mi ha condotto a non avere più fiducia nelle forze politiche alle quali ho dato sin da giovane un sostegno: per convenienza delle leadership si sono stretti accordi, segreti e palesi, con lobbies finanziarie ed imprenditoriali, che hanno finito per mortificare il libero pensiero. Un giovane infatti, come sono stato anche io, ha voglia di cimentarsi nell’agone politico portando il proprio contributo ma questo cozza contro gli interessi particolaristici dell’apparato, la cui sopravvivenza è collegata in una società di mercato ai fondi economici che affluiscono non sempre, ce lo insegnano le cronache, in modo legale.
Lavoriamo dunque per costruire una società nuova, nella quale vi siano competenze e professionalità indipendenti dai poteri economici. Non sarà facile, ma è proprio questa la sfida che io, care e cari giovani, vi lancio. Chi vivrà saprà e di certo è nelle vostre mani il futuro, ma – sappiatelo – anche molti di coloro, tra i quali mi annovero potrebbero essere al vostro fianco senza chiedere nulla in cambio, solo per recuperare il tempo perduto “insieme” a voi. Ne avete bisogno anche per affidare a noi la cattiva coscienza che potrebbe rodere il vostro cervello, quando avrete l’età mia, nel caso in cui le vostre battaglie finiscano come sono finite le nostre.

Joshua Madalon

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